VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
6,1:Non farti invece d'amico, inimico del prossimo, ec. Lega questa sentenza con quello, che è detto nel fine del capo precedente. Non fare in guisa di caparrarti l'odio e la nimicizia, in cambio dell'amore del prossimo, colla detrazione e col nuocere a lui occultamente; perocchè ogni uomo malvagio ha per sua porzione l'obbrobrio e l'infamia, ma questa pena tocca particolarmente all'uomo di lingua doppia e invidioso. Quella particella e, vale qui particolarmente; è nello stesso senso Marc. XVI. 7. 2,
6,3:Non t'innalzare ne' pensieri dell'animo tuo ec. Guardati dalla superbia e dall'arroganza, non imitare il toro violento e furibondo, il quale inquieta e maltrattagli altri animali; perocchè ciò sarebbe grande stoltezza, e questa stoltezza in vece di accrescere la tua possanza, la distruggerebbe; e siccome il toro suoi gettarsi su' teneri arboscelli, e divorarne le foglie, e dispergerne i frutti, così la tua stessa superbia e stoltezza distruggerebbe tutto quello, che tu hai di bello e di buono, e ti rimarresti come pianta secca ed infruttifera nella so litudine, cioè abbandonato da tutti. E qui vivamente rappresentato il vizio della superbia co' suoi effetti, tra'qua li è molto bene notato, che la superbia rende inutili i doni di natura, e quelli ancora di grazia, e i frutti stessi delle buone opere guasta e disperde, e per essa rima ne l'uomo pianta secca e sterile, abbandonata da Dio e dagli uomini.
6,4:L'anima malvagia ec. Per l'anima malvagia intendesi qui principalmente l'anima superba, dura, insociabile, come apparisce anche da quello che segue.
6,5:La parola dolce ec. L'affabilità e la dolcezza guadagna i cuori. E la lingua graziosa nell'uomo virtùoso. Con grande avvertenza aggiunse nell'uom virtùoso, perocchè le dolci parole dell'uomo finto, adulatore. cattivo, sono altra cosa; parla adunque di quella affabilità e umanità, che viene da virtù, da carità, da umiltà. Vedi Prov. XV. 4.
6,6:Prendine uno di mille ec. Perocchè rari sono quegli uomini anche tragli stessi amici, che sieno degni di una intera confidenza, e buoni a dar consiglio.
6,7:Fattelo dopo averlo sperimentato. Così non sarai soggetto a pentirti e a rompere l'amicizia con poco piacere e onore. E se (come dice un antico filosofo) i mobili, che si provveggono, si visitano diligentemente, molto più dee disaminarsi la vita e il carattere dell'uomo, con cui si vuole stringere amicizia.
6,9:È v'ha tal amico, che metterà fuori ec. Disse nella prima parte del versetto esservi tali uomini, che l'amicizia cambiano repentinamente in nimicizia, e soggiunge adesso esservi qualche amico ancor più sfacciato, che non avrà difficoltà di manifestare i segreti a se confidnti, e di render pubblici i dissapori e le contese, che l'amico ebbe con altri, e gli sfoghi, che seco fece contro di quelli; e tutto ciò per coprire la propria incostanza e far passare l'amico per un uomo torbido, inquieto e iracondo. Tale sembrami il vero senso di questo luogo secondo la nostra Volgata.
6,12:Se egli si umilia dinanzi a te, ec. Se per verecondia e umiltà egli non vorrà prevalersi della confidenza, che tu gli dai, e si ritirerà, e non ardirà di agir teco con libertà d'amico, sappi, che questo stesso dee renderlo caro a te, e che egli sarà amico buono e leale ed unanime.
6,13:Allontanati da' tuoi nemici, ec. Siccome appartiene alla prudenza il guardarsi da'nemici, così il non fidarsi troppo facilmente degli amici, non solo perchè non sempre son veri amici quelli, che per tali si spacciano, ma anche perchè quegli stessi, che adesso ti amano, posso no cambiarsi per incostanza, per interesse od altri umani riguardi.
6,15:E non è degna una massa d'oro ec. Se tu mettessi da una parte della bilancia la fede di un buon amico, e dall'altra qualunque peso d'oro o d'argento, il pregio del buon amico sorpasserà di gran lunga l'oro e l'argento.
6,16:Balsamo di vita e d'immortalità. L'amico virtuoso e fedele co'suoi consigli e co' suoi esempi, non solamente conforta e sostiene l'amico nelle tribolazioni e miserie della vita presente, ma lo aiuta grandemente a conseguire la immortalità beata; perocchè il massimo dei beni, che un amico può e dee fare all'altro, si è di condurlo per la via della virtù alla vera felicità. Quindi tutti i sapienti convengono in questo principio, che non si dà vera amicizia se non tra persone dabbene e virtùo se, come è detto nel versetto seguente.
6,17:Chi teme Dio averà parimente ec. il dono di un buon amico non è conceduto da Dio se non a chi teme lui e lo onora: questi essendo fedele a Dio, avrà un amico buono e fedele, cioè simile a sè.
6,18:E fino alla vecchiezza ec. Se tu di buon'ora, negli anni più teneri studierai e abbraccerai di cuore gl'in segnamenti della sapienza, ti troverai sempre a lato la sapienza, ché ti accompagnerà sino all'ultima vecchiezza, e starà teco costantemente anche quando le altre cose ti verran meno. Dimostra adunque il Savio quanto importi il cominciar di buon'ora a formare lo spirito e il cuore dei fanciulli, perocchè difficilmente cancellasi quello che negli animi ancor teneri si impresse, dice s. Girolamo ep. ad Laetam.
6,19-20:Come quegli, che ara e semina, ec. Insegna la maniera di fare acquisto della sapienza colla similitudine del contadino, il quale con gran fatica ara e rompe la terra sterpandone dalle radici l'erbe inutili e nocive, e dipoi semina quello che di mieter desidera. La similitudine è molto bella, perocchè ella viene a dimostrare come prima dall'anima debbono sterparsi le spine de' vizi e de' difetti, che in essa quasi in incolto campo facilmente germogliano, secondo l'insegnamento di Geremia IV. 3, indi spargervi i semi della celeste dottrina mediante la lezione e meditazione della divina parola, e mediante l'orazione, colla speranza del frutto, che ne verrà. Vedi Jacob. V.7. Finalmente siccome nella cultura della campagna si ha un rinnovellamento continuo di fatica e di frutto, così nello studio della sapienza, che è la cultura dell'animo, avrà l'uomo da faticare per tutto il tempo della vita, avendone per frutto l'avanzamento di sua santificazione come ne avrà per fine la vita eterna. Or nell'avanzamento stesso di sua perfezione raccoglie l'anima continuamente altri frutti della sapienza, quali sono l'accrescimento di cognizione e di luce, la pace e tranquillità della coscienza, diminuendosi nell'anima il timore dell'inferno quanto più cresce in essa la carità; onde viepiù si fortifica la speranza della vita eterna e il desiderio di vedersene in sicuro possesso.
6,21:Agli uomini ignoranti. Vale a dire agli stolti, che seguono la concupiscenza e non la ragione; a questi la sapienza pratica sembra terribilmente austera ed aspra, come a guasto palato amaro sembra il cibo più dolce.
6,22:Come grossa pietra da prova, ec. Sarà la sapienza per gli stolti come una di quelle grosse pietre, con cui gli uomini si esercitano e fanno prova delle loro forze; questa pietra all'uomo stolto riesce di peso eccedente, ed egli perdutosi d'animo la getta per terra tosto che cominciò ad alzarla. La mortificazione delle passioni, le tribolazioni, le malattie ec. sono anch'esse come pietre di prova, che Dio dà a portare a' suoi servi per esercitarli nella scuola della sapienza e della virtù; lo stolto le rigetta; il saggio le ama, e aiutato dalla grazia del Salvatore le porta con generosità e ilarità. Quanto alle pietre, con cui si esercitavano e provavano le loro forze anche gli Ebrei, vedi Zachar. XII. 3.
6,23:La sapienza... è qual ella si noma, e non è conosciuta da molti. Sembra alludere ad alcuno de' nomi, che avea la sapienza nella lingua Ebrea, o piuttosto nella Siriaca, nella qual lingua probabilmente fu scritto questo libro; e siccome di esso non si ha più il testo originale, ella è perciò cosa difficilissima, anzi impossibile l'indovinare questo nome, che dovea significare, nascosta, ovvero poco conosciuta: quindi la diversità grande delle sposizioni, essendovi fino chi ha creduto possibile che lo Scrittore sacro abbia voluto alludere al significato che può avere in Ebreo il nonne, che si dà alla sapienza nel Greco linguaggio; la qual cosa è così poco naturale e poco verisimile, come poco naturali e poco verisimili sono le allusioni a certe voci Ebree od Arabiche, le quali allusioni può legger chi vuole presso i nostri interpreti. Mi parrebbe meno strano l'esporre col Giansenio queste parole in tal guisa: La sapienza è qual ella si dice, cioè cosa ardua, sublime ec., onde è conosciuta da po chi. Ma con quelli, che la conoscono, ec. Quelli che la conoscono e l'amano, li prende ella sopra di sè, e non li lascia fino a tanto che li conduca a vedere Dio. Si allude alla similitudine dell'aquila, Deuter. XXXII, II: Come aquila... stese le ali sue, e sel prese sopra di sè, e portolto sue sue spalle: così Mosè parlando dell'amore di Dio verso il suo popolo.
6,25:Metti i tuoi piedi ec. Vuol dire, non aver difficoltà di farti servo della sapienza: una tal servitù è somma mente gloriosa, perocchè ella consiste nel soggettare la volontà e gli affetti e tutte le azioni alla legge e ai dettami della stessa sapienza, onde questa servitù tende a liberare l'uomo dagli appetiti animaleschi e dalla con cupiscenza, la quale si frena e si doma mediante la buona disciplina nfinchè non precipiti l'uomo nella perdizione. Così i ceppi e le catene della sapienza sono il principio della libertà e della gloria de' figliuoli di Dio.
6,26:E portala. Se da principio per la tua poca virtù ella ti sembra peso grave e molesto, contuttociò soggetta ad esso il tuo dorso. Vedi vers. 22.
6,30:E base di valore: ovvero di fermezza. E molto bene ai misteriosi ceppi della sapienza attribuisce l'esser base e fondamento di fermezza e di stabilità nel bene per chi li porta.
6,31:In lei si ha lo splendore della vita, ec. La sapienza, i cui precetti sembrano a prima vista duri e penosi a portarsi, perchè mettono in ceppi e in catene la con cupiscenza dell'uomo, questa sapienza ella è la vera gloria e lo splendor della vita dell'uomo, il quale da lei renduto amabile e venerabile negli occhi di Dio, e anche negli occhi degli uomini; e le sue catene sono come quelle fasce onde si legano le ferite, le quali fasce in comodano un po' il paziente, ma lo risanano.
6,32:Qual corona di giocondità. Come una di quelle corone, che solevano usarsi in occasione di nozze o di solenne banchetto.
6,35:Frequenta le adunanze dei seniori prudenti. In terzo luogo, frequentare i vecchi, che hanno dato saggi di lor prudenza in tutta la precedente lor vita; amar di cuore la loro saviezza, e studiarsi di ricopiarne gli esempi, e di imparare da essi tutto quello che è da sapersi riguardo a Dio, riguardo alla sua legge, riguardo a quello, che egli vuole dall'uomo per farlo salvo e felice, e apprendere le sentenze e le parabole tanto pregevoli e degne di lode, nelle quali fu antichissimouso di ristringere i documenti della sapienza.
6,36:Se tu vedi un uomo sensato, ec. Disse qui avanti, che l'amatore della sapienza dee cercare la compagnia dei saggi; dimostra adesso con qual sollecitudine e diligenza e assiduità e costanza debba egli frequentare la casa di tali persone. Tra' Romani fu il costume, che i genitori procuravano, che i loro figliuoli si dessero di buon'ora a frequentare continuamente la casa di alcuno de' vecchi più riputati nella repubblica, affinchè dalla lor maniera di vivere e di operare apprendessero fino dalla prima età il buon colume e isentimenti propri di un cittadino Romano.
6,37:I tuoi pensieri sieno fissi ec. Questa è la quarta disposizione, o sia il quarto mezzo per l'acquisto della sapienza; la seria costante meditazione de' precetti e insegnamenti divini registrati nelle Scritture sante, meditazione indiritta non ad abbellire, pascer lo spirito, ma a formare i costumi e la vita pratica. A chi le Scritture divine leggerà e studierà con tal fine, a lui darà Dio un cuore, che ben amando e desiderando la sapienza, sarà fatto degno di possederla.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap