Ecclesiastico - 38

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Onorare il medico. Da Dio fu data all'uomo la medicina: come convenga diportarsi nelle malattie. Piangere il morto, ma moderare la tristezza. Ricordarsi di aver a morire. Della agricoltura, e delle arti.

1Rendi onore al medico per ragione della necessità, perché egli è stato fatto dall'Altissimo;
2Perocché tutta la medicina viene da Dio, e sarà rimunerata dal re.
3La scienza del medico lo innarzerà agli onori, ed ei sarà celebrato dinanzi ai grandi.
4Egli è l'Altissimo, che creò dalla terra i medicamenti, e l'uomo prudente non gli avrà a schifo.
5Un legno non raddolcì egli le acque amare?
6La virtù di questi appartiene alla cognizione degli uomini, e il Signore ne ha data ad essi la scienza, affin di essere onorato per le sue meraviglie.
7Con questi egli cura, e mitiga i dolori, e lo speziale ne fa composizioni grate, e manipola unguenti salutari, e i suoi lavori non avran fine;
8Perocché la benedizione di Dio tutta empie la terra.
9Figliuolo, quando se' malato, non disprezzare te stesso, ma prega, il Signore, ed egli ti guarirà.
10Allontanati dal peccato, e raddirizza le tue azioni, e monda il cuor tuo da ogni colpa.
11Offerisci odor soave, e il fior di farina per memoria, e sia perfetta la tua obblazione; e poi da luogo al me dico;
12Perché Dio lo ha istituito; ed egli non si parta da te, perché l'assistenza di lui è necessaria.
13Conciossiachè havvi un tempo, in cui dei cadere nelle mani d'alcuni di essi:
14Ed eglino pregheranno il Signore, che secondi i loro lenitivi, e dia la sanità, alla quale è diretta la lor professione.
15Colui, che pecca sotto degli occhi di lui, che lo creò, caderà nelle mani del medico.
16Figliuolo, spargi lagrime sopra il morto, e come per duro avvenimento comincia a sospirare, e secondo il rito ricuopri il suo corpo, e non trascurare la sua sepoltura.
17E per non essere calunniato, fa amaro duolo per lui per un giorno, dipoi racconsolati per fuggir la tristezza:
18E fa il duolo secondo il merito della persona per un di, o due, per evitare le maldicenze;
19Perocché dalla tristezza vien presto la morte, e la malinconia del cuore deprime le forse, e curva il collo.
20Collo star ritirato si mantien la tristezza, ed è la vita del povero, qual è il suo cuore.
21Non abbandonare il tuo cuore alla tristezza, ma cacciala da te, e ricordati del fine.
22Non te ne scordare; perocché di colà non si torna; e non gioverai niente ad altri, e farai male a te stesso.
23Ricordati di quel, che o stato di me; perocché lo stesso sarà di te: oggi a me, domani a te.
24La requie del defunto renda per te tranquilla la memoria di lui, e tu il consola, mentre si parte da lui il suo spirito.
25La sapienza si acquista dallo scriba nel tempo di libertà dagli affari, e chi ha poco da agire, acquisterà la sapienza. Di qual sapienza si empierà
26Colui, che mena l'aratro, e fa sua gloria di stimolare col pungolo i bovi, ed è tutto nei loro lavori, e non di scorre d'altro, che della progenie dei tori.
27Il suo cuore è rivolto a tirare i solchi, e le sue vigilie a ingrassare le vacche.
28Cosi il legnaiuolo, e l'architetto lavorano la notte come il giorno: colui, che incide gli emblemi degli anelli, e coll'assiduo pensare ne diversifica la scultura: applica il suo cuore a imitar la pittura, e colle sue vigilie perfeziona il suo lavoro.
29Cosi il fabbro sedendo presso all'incudine intento al ferro, ch'ei mette in opera, il vapore del fuoco gli asciuga le carni, ed ei combatte cogli ardori della fornace:
30Egli ha intronate le orecchie dal suon de' martelli, e gli occhi fisi al modello dell'opra sua:
31Il suo cuore è inteso a finire i lavori, e colle sue vigilie gli orna, e gli perfeziona.
32Così colui, che fa i vasi di terra assiso al suo lavoro gira co' piedi la ruota, ed è sempre in sollecitudine per quel, che ha per le mani, e conta il numero di tutte le opere sue.
33Colle sue braccia impasta la creta, e si incurva colla sua forza davanti a' suoi piedi.
34Il cuor di lui sarà inteso alla in verniciatura, e veglierà alla nettezza della fornace.
35Il forte di tutti costoro è nelle lor mani, e ognuno è sapiente nel suo mestiero:
36Senza di loro non si fabbrica una città.
37Eglino però non abiteranno dappresso, e non anderanno girando, e non entreranno nelle adunanze.
38Non saranno assisi trai giudici, e non intenderanno le leggi giudiciali, e non insegneranno le regole della vita, e della giustizia, e non si metteranno ad esporre le parabole:
39Ma essi ristorano le cose del mondo, e i loro voti sono per l'esercizio dell'arte loro, applicando l'anima propria a intendere la legge dell'Altissimo.
Note:

38,1:Rendi onore al medico ec. Onorare nelle Scritture significa, primo, rispettare; secondo, obbedire; terzo, sostentare secondo la condizione della persona. Vuole adunque, che il medico in tutte queste maniere sia onorato come necessario, perchè dell'assistenza di lui ogni uomo o prima o dopo ha bisogno, e Dio fu quegli, che creò la medicina, e diede all'uomo i primi lumi de' rimedi convenienti alle diverse malattie, e creò le erbe e le tante altre materie, onde gli stessi rimedi compongonsi.

38,2:E sarà rimunerata dal re. I medici erano stipendiati dai principi, affinchè potessero senza aver pensiero del proprio mantenimento attendere allo studio della lor pro fessione, e assistere i poveri. Vedi Plin. lib. XXIX. I.

38,5:Un legno non raddolci egli le acque amare? Allude al fatto riferito nell'Esodo XV. 25.,

38,6:Affin di essere onorato per le sue meraviglie. Dio fece conoscere agli uomini la virtù di tanti rimedi, perchè l'onorassero in veggendo le tante meraviglie di lui, vale a dire le virtù, che egli ha dato a tante produzioni della terra per sanare le malattie:perocchè, come lasciò scrit to un antico filosofo: Nulla cosa v'ha nella natura si minuta e si vile ed abbietta, che per qualche lato non dia agli uomini ammirazione. Arist. de part. animal. rap. 5.

38,7-8:Con questi egli cura ec. Con questi rimedi insegnati da lui Dio mitiga e sana i dolori degli uomini, e gli speziali compongono e manipolano gli stessi rimedi, e il loro lavoro non ha mai termine, perchè sempre nuo vi rimedi e medicamenti si scuoprono o per le nuove malattie, che vengono, od anche per le antiche e già conosciute, perchè la benignità di Dio non cessa di spandere le sue grazie per tutta la terra, e di somministrare ai mortali sempre nuovi soccorsi contro i mali, che mi nacciano la salute e la vita.

38,9:Ma prega il Signore, ec. Ecco un medico e una medicina la migliore certamente, che possa suggerirsi all'uomo in qualunque malattia; perocchè da Dio dee venire al medico il lume per conoscere il male e il rimedio appropriato non solo al male stesso, ma anche al temperamento e ad altre circostanze del malato, ma da Dio ancora dee darsi allo stesso rimedio l'efficacia.

38,15:Caderà nelle mani del medico. Merita di cadere nelle malattie chi offende il suo Creatore, e di stare sotto la potestà de' medici, i rimedi de' quali sono talora acerbi poco meno del male stesso, che con quelli debbe curarsi. 16. Spargi lacrime sopra il morto, ec. Appartengono non meno alla religione, che all'umanità gli uflici, che rendonsi ai morti, de' quali il primo è di piangerli; il secondo di vestirli secondo l'uso; il terzo di aver pensie ro della lor sepoltura. Dalla storia del risuscitamento di Lazzaro veggiamo, come gli Ebrei fasciavano i corpi morti, e col sudario coprivano il volto. Joan. XI.43.

38,17-19:E per non essere calunniato, ec. Dopo gli uffici estremi renduti al defunto, seguita ancora a far duolo per un po' di tempo, per uno o due giorni, affinchè qualcheduno non abbia a dire, che tu non avevi amore pel morto; del rimanente dopo il lutto breve, procura di racconsolarti, perchè la tua tristezza, inutile al morto, potrebbe essere di danno grande alla tua sanità e alla tua vita. Gli Ebrei infatti andavano a visitare e consolare le persone, che erano in lutto per la morte di alcuno di lor famiglia, Joan. XI. 19.

38,20:Ed è la vita del povero qual è il suo cuore. Pel povero s'intende l'uomo afflitto per la perdita de' suoi; la vita di lui è trista e dolorosa, come tristo e addolorato è il suo cuore.

38,21-22:Non abbandonare il tuo cuore ec. Non ti lasciar dominare dalla tristezza, ma cacciala da te, e ricordati della morte, cui tu facilmente verresti ad accelerare collo smoderato dolore: ricordati, che questa morte non ha rimedio quando è venuta una volta, onde colla tua tristezza verresti a fare un mal grande a te senza far bene all'amico o al parente, cui tu piangi.

38,23:Ricordati di quel che è stato di me: ec. È introdotto qui un morto a parlare. Dalla mia morte il frutto, che tu dei trarre, si è di pensare alla tua e di preparar viti colla buona vita.

38,24:La requie del defunto renda per te tranquilla ec. Il defunto colla sua morte è entrato nella requie, scevro ed esente omai da' travagli e dalle miserie della vita: la di lui requie serva a far sì, che la memoria di lui non sia a te di afflizione e di tormento: godi della sua requie, e consolati; anzi con tal sentimenti assistendo al moribondo, procura di consolarlo nel tempo, che sta per separarsi da lui il suo spirito.

38,25-26:La sapienza si acquista dallo scriba nel tempo ec. Viene a dimostrare come la scienza, e particolarmente la scienza delle sacre Scritture (che era propria dello scriba o dottor della legge), richiede un animo libero dalle occupazioni e dalle brighe esteriori. La Chiesa veramente ha avuto degli uomini grandissimi, i quali, come dice s. Bernardo (de consid.II. 9.),seppero in mezzo a' gravissimi e immen si negozi trovare ozio per arricchire e edificare la Chiesa stessa con molte insigni opere piene di celeste dottrina, come un s. Leone e un s. Gregorio e un Agostino ed altri non pochi, ma ciò dee riferirsi piuttosto a speciale dono di Dio, che ad opera e vigore di naturale talento. In poche parole insegna mirabilmente s. Agostino la regola da tenersi da quelli, che amano lo studio della Sapienza, e perciò desiderano la libertà e la quiete dagli affari: l'amore della verità (dice egli) cerca l'ozio santo; la necessità della carità obbliga ad accettare l'occupazione giusta, il qual peso se da alcuno non viene imposto, si attenda ad apparare e intendere la verità: se poi venga imposto, dee accettarsi per la necessità della carità; ma neppur allora dee del tutto lasciarsi la dilettazione della verità, affinchè, tolta la soavità di lei, quella necessità non opprima. De civit. XIX. 19.

38,28:A imitar la pittura. Il disegno, che dee incidere o in pietra preziosa, o in oro, argento ec.

38,29:Sedendo presso all'incudine. Anche oggigiorno in Levante i fabbri lavorano sedendo per terra in mezzo alla bottega, e non hanno camino, ma tengono il fuoco accanto col loro soffietto.

38,35-36:Il forte di tutti costoro è nelle lor mani. Tutta questa gente non può attendere allo studio della sapienza, allo studio delle cose divine, ma ognun di essi ha quella sapienza, che conviene alla sua professione; e tutti sono necessari alle città.

38,37:Eglino però non abiteranno dappresso, e non anderanno girando, ec. Questi artefici non saran lasciati abitare presso la curia, o presso al tempio, per ragione dello strepito, che fanno nel lavorare; e non potranno andare qua e là viaggiando come quelli che van cercando la sapienza. Tale può essere il senso della nostra Volgata. E non entreranno nelle adunanze. Nelle adunanze dei senatori, de' sacerdoti e dei dottori della legge.

38,39:Ma essi ristorano le cose del mondo, ec. Le cose del mondo necessarie alla conservazione della vita, le quali come fragili si consumano, sono ristaurate da questi artefici, che fan sempre nuovi lavori, o rassettano le vecchie opere: ei non pensano, e non hanno altro desiderio o ambizione, che di ben esercitare i loro mestieri, ed applicano ancora nei dati tempi il loro spirito a udire e intendere la legge del Signore, affine di adempirla.

Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap