VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
22,1-2:Il pigro è lapidato con sassi ec. Per dimostrare il disprezzo, con cui è riguardato l'uomo pigro, dice, che egli è lapidato con sassi intrisi di fango, ovvero propriamente, col fango; è lapidato collo sterco di bue, perchè tutti lo maltrattano, e lo hanno in avversione come cosa vilissima, e da essere disprezzata da ognuno.
22,3-4:E la figlia sarà poco stimata. Intendesi ripetuto, la figlia mal educata. Non sarà in istima, e non troverà chi desideri disposarla, come avverrà della fanciulla prudente, la quale dice, che è una ricchezza del marito: quella poi, che reca disdoro al marito, è l'obbrobrio del padre, perchè la malvagità di lei si attribuisce (nè senza ragione) all'essere stata male educata dal padre.
22,5:Non la cederà agli empi. Non sarà da meno degli uomini più scellerati, nella superbia, nella lussuria, e in tutti gli altri vizi.
22,6:Un ragionamento fuor di tempo ec. Come disconvengono i lieti canti al tempo del duolo, così un ragionamento fatto non in tempo opportuno è molesto e non utile: ma la correzione e l'istruzione de' figliuoli è sempre ben fatta, ed è secondo la saviezza.
22,7:È come chi vuol rimettere insieme un vaso di terra rotto. Viene a dire, tenta quello, che è difficilissimo, anzi impossibile. Un uomo che si è dato in preda alle sue passioni, che è perduto dietro a' suoi piaceri, non dà retta agl'insegnamenti, che si oppongono a'suoi capricci.
22,9:Chi è costui? Chi è costui, che fa a me il maestro il predicatore, il pedagogo? Così lo stolto, in vece di far profitto degli avvertimenti, si burla degli ammonitori.
22,10-13:Piangi il morto, ec. Se tu piangi la morte di un amico e ne hai compassione, perchè è privo della luce del giorno, piangi molto più la sciagura dello stolto, cioè del peccatore, che ha perduto il bene e la luce dell'intelletto, ed è morto pel suo peccato dinanzi a Dio. Il morto corporalmente non è da piangersi eccessivamente nè per lungo tempo; perocchè alla fine la morte è un riposo dagli affanni, dai dolori e dalle miserie della vita; ma tutto il viver dell'empio è da piangersi perchè la vita di lui è peggiore di qualunque morte;è peggiore della morte stessa naturale del medesimo empio, perchè vivendo egli non fa altro, che render peggiore la sua dannazione aggiungendo peccati a peccati: per questo se un morto si piange per sette giorni, l'empio stolto è da piangersi per tutto il tempo ch'ei vive. Il termine ordinario del duolo era di sette giorni presso gli Ebrei.
22,18:Un imprudente, uno stolto, un empio. Tutte tre queste voci una stessa cosa significano, come si vede di continuo in questo libro, cioè l'empio. Grave, pesante, molestissimo è l'empio, e più facilmente potrà portarsi qualunque altro peso, che quello della sua temerità, im prudenza e malvagità. Vedi Prov. XXVII. 3.
22,19-20:Un legamento di travi unite insieme. Gli antichi nelle loro fabbriche tramezzavano le mura di pietra o di mattone con delle travi ben legate tra loro. Vedi 3. Reg. VI. 36. VII. 12. E ciò faceasi anche nelle fondamenta, e dava maggiore stabilità alle fabbriche istesse. Dice adunque il Savio, che siccome un piano di travi ben collegate insieme e messe nei fondamenti non si discioglie nè può essere scosso, così il cuore dell'uomo saggio non è scosso dalla forza delle tentazioni, delle avversità e delle persecuzioni, perchè è appoggiato a solidi e stabili consigli, e le sue risoluzioni non si altereranno, non si muteranno per paura de' potenti o di qualunque difficoltà. Così il Savio dimostra la fermezza de' buoni proponimenti del giusto rinnovati sovente, e renduti per così dire immutabili mediante la grazia del Signore. Ciò si vide particolarmente ne' Martiri di Gesù Cristo, la invincibil costanza de' quali fe' tanto onore alla Chiesa.
22,21-22:Come i pali piantati in luogo alto, ec. I pali di vite piantati in una vigna situata in luogo elevato, dove il vento è più forte, non resistono ai venti, e non vi resistono neppure le muraglie a secco, ovvero fatte con risparmio di calcina, e di pietre mal commesse: così pure il cuor dello stolto, che è sempre pauroso, non regge all'impeto del timore.
22,23:Siccome il cuor dello stolto, ec. Lo stolto non sempre teme, ma egli, che è pauroso al sommo ne' pericoli di morte, di persecuzione, o di altra avversità temporale, è temerario nel pericolo continuo della dannazione eterna: il giusto, che osserva costantemente i comandamenti di Dio, non è soggetto ad essere agitato giammai dai timori, che scuotono e turbano l'empio.
22,24:Chi punge il cuore, ec. Chi punge il cuore, o sia la mente, col lodare o minacciare ec., questi sveglia ne gli uditori gli affetti di piacere, di timore ec., de' quali affetti gli uditori daranno esternamente de' segni.Questa bella sentenza insegna come convien guardarsi dalle aspre e male parole, e dalle ingiurie, che pungono il cuore de' prossimi, e vi fan piaga, e li muovono a odio e av versione contro dell'offensore. Ma di più ella ci insegna come per conoscere gl'interni sensi e le inclinazioni dell'uomo basta pungere il cuore di lui con qualche parola, che lo penetri; conciossiachè il cuore punto improvisamente farà manifesta la virtù o la debolezza dell'uomo.
22,25:Così pure chi parla male ec. Le parole di maldicenza, che offendono l'amico nella riputazione, e nell'onore, alienano l'amico e rompono l'amicizia; perocchè l'amico ha giusta ragion di pretendere di essere rispettato e onorato dall'amico, e con ragione eziandio non soffre di essere da lui diffamato.
22,26-27:Quand'anche tu avessi tirata fuori la spada ec. Quando per subitaneo impeto d'ira tu avessi messo mano alla spada contro l'amico, quando gli avessi detto per ira qualche parola dura, non disperare di poterti riconciliare con esso; perocchè tali cose, come fatte non per malvagità di cuore, ma per trasporto di sdegno, potranno trovar perdono da un amico saggio e amoroso. Ma il parlar male dell'amico, il rimproverare a lui i benefizi, trattandolo come ingrato, la superbia, onde nasce il disprezzo dell'amico, la manifestazione del segreto confidato a te dall'amico, e il tradimento occultamente tramato contro di lui, queste son le cose, che faran fuggire l'amico tanto lungi da te, che non sarà più possibile di reintegrar l'amicizia. Parla il Savio secondo il fare degli uomini, che seguono i movimenti della natura: perocchè, quanto a' giusti, tutte queste cose ed anche peggiori sanno sopportare e vincere mediante la grazia e la carità di Dio diffusa ne' loro cuori dallo Spirito santo. Ma opportunamente si dimostra come chi in tali maniere viola l'amicizia sarà punito colla perdita dell'amico, e quand'anche lo stesso amico sia di virtù assai grande di perdonare tali offese, non crederà però di dover con tinuare nell'antica familiarità e confidenza coll'amico disleale.
22,29:Affin di esser chiamato a parte della sua eredità. Tra gli antichi fu molto in uso di riconoscere alla morte gli amici lasciando loro qualche porzione della eredità.
22,30:Precedono lo spargimento del sangue. Guardati dalle maldicenze, dalle contumelie, dalle minacce: tutte queste cose accendono il sangue, e sono cagioni, che ne vengano gli omicidii e le mortali vendette.
22,31-32:Non mi vergognerò di salutare l'amico, ec. Se l'amico sarà in povertà, in tribolazione ec. io lo saluterò e lo assisterò, nè mi vergognerò di farmi conoscere suo amico: se poi egli con ingratitudine corrisponde al mio amore, io lo sopporterò; ma chiunque sarà informato del suo cattivo procedere, si guarderà da lui come da uomo infedele e ingrato.
22,33:Chi porrà una guardia ec. È la stessa preghiera del santo Davidde, Ps. CXL. 3. E questa preghiera viene molto a proposito dopo che il Savio haparlato de' mali, che nascono tra gli uomini, e particolarmente tra gli amici, dalle maldicenze e dalla intemperanza della lingua.Vedi il Grisostomo in Ps. 140.
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