Ecclesiastico - 20

123456789101112131415161718192021222324252627282930313233343536373839404142434445464748495051

VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Della correzione fraterna; del silenzio: della casa del sapiente, di quelli dello stolto: della falsa promessa, e della menzogna: del saggio, che è accetto ai grandi. Del non ricevere i donativi: della sapienza nascosta.

1Quanto è meglio il riprendere, e non proibir di parlare a chi con fessa (la colpa), che il nudrir l'ira!
2Un impudico eunuco disonora una verginella:
3Cosi taluno iniquamente viola la giustizia.
4Quanto buona cosa ell' è nella correzione dimostrar pentimento! perocchè così tu fuggirai il peccato volontario.
5V'ha chi saggio dimostrasi col tacere: ed havvi chi è odioso per la intemperanza del parlare.
6Uno si tace, perché non ha senno per parlare; e uno si tace, perché sa qual'è il tempo approposito.
7L'uomo saggio tacerà fino a un dato tempo; ma l'uomo vano, e l'imprudente non badano al tempo.
8Chi molto parla, farà danno all'anima propria, e chi si arroga ingiusto potere, sarà odiato.
9La prosperità è un male per l'uomo scorretto: e i tesori trovati gli diveutan dannosi.
10Tal dono v'ha, che è inutile; e ve n'ha tale, che ha doppia mercede.
11Taluno nell'esaltazione trova l'abbassamento; e a un altro l'umiliazione giova per innalzarsi.
12Taluno compera molte cose a vii prezzo; ma poi gli tocca a pagarne il settuplo.
13Il saggio si rende amabile con sue parole, ma le grazie degli stolti sono gettate.
14Il dono dello stolte non sarà utile a te; perocché egli ha sette occhi:
15Ei darà poco, e molti farà rimproveri, e aperta la bocca, getterà fuoco.
16Egli è uno, che oggi da in prestito, e ridimanda domane: un tal uomo è odioso.
17Lo stolto non avrà un amico, e i suoi doni non saranno graditi:
18Conciossiachè quelli, che mangiano il pane di lui sono falsi di lingua: e quanti, e quanto spesso si burleranno di lui?
19Perché egli senza giudizio dona o quello, che dovea serbare, e quello ancora, che non doveva serbare.
20Le cadute della lingua fallace, sono come di chi cade dal tetto; così repentina sarà la caduta dei cattivi.
21L'uomo sgraziato è come una favola senza sugo di quelle, che van sempre per le bocche di gente mal allevata.
22La parabola non ha grazia in bocca dello stolto, perché egli la dice fuori di tempo.
23V'ha chi non pecca, perché non ne ha il modo, e si cruccia di stare nell'inazione.
24V'ha chi manda in rovina l'anima propria per uman rispetto, e la rovina in grazia di un imprudente, e per riguardo ad un tal uomo si perde.
25V'ha chi per uman rispetto promette all'amico, e il guadagno, che ne ha, è di farselo gratuitamente nimico.
26Pessimo vitupero dell'uomo ella è la bugia, ma questa sta di continuo nella bocca dei male allevati.
27E men cattivo il ladro, che il mentitore perpetuo: tua e l'uno, e l'altro avranno in retaggio la perdizione.
28I costumi de' mentitori sono disonorati, e si sta sempre con essi la loro ignominia.
29Il saggio col suo parlare si accredita, e l'uom prudente sarà accetto ai magnati.
30Chi coltiva la sua terra, farà più alto cumulo di grasce: e chi fa opere di giustizia sarà esaltato; e chi è accetto ai magnati, fuggirà l'iniquità.
31I regali, è i donativi accecano gli animi de' giudici, e rattengono le loro riprensioni, facendoli come mutoli.
32La sapienza, che si tiene occulta, e il tesoro, che non si vede, a che giovano l'una, e l'altro?
33E più da stimarsi chi nasconde la sua stoltezza, che chi tiene occulto il suo sapere.
Note:

20,2-3:Un impudico eunuco ec. Notisi, primo, che per custodi delle vergini si prendevano degli eunuchi; in secondo luogo gli antichi dipingevano Astrea, la Giustizia, in figura di vergine. Viene adunque a dire il Savio, che il giudice, o magistrato, che dee esser custode delle leggi e della giustizia, se con inique sentenze corrompe la stessa giustizia, commette scelleraggine simile a quella di un uomo, che disonora una fanciulla raccomandata e fidata alla sua custodia.

20,4:Fuggirai il peccato volontario. Se ti penti, tu dimostri, che se hai peccato, lo hai fatto perfragilità, per ignoranza, per mancanza di riflessione, non per effetto di cattiva volontà

20,9:La prosperità è un male per l'uomo scorretto, ec. Lo stolto, il peccatore, se ha delle prosperità ne abusa, onde divengono per lui funeste; e s' ei trova de' tesori, questi non servono se non di grandanno a lui, perchè ei li fa servire a sfogare le passioni, onde perde l'anima propria e l'eterna salute. Si dà qualche altra sposizione alla prima parte di questo versetto, ma tenendoci alla nostra Volgata dalla seconda parte apparisce, se non m'inganno, che il senso espresso nella versione è il vero.

20,10:Tal dono v'ha, che è inutile; ec. È gettato il dono, che si fa a un ingrato, rispetto a quello, che da lui sperar potesse il donatore: pel contrario il dono fatto a un uomo di buon cuore è compensato doppiamente, cioè largamente. Di più ancora è inutile dinanzi a Dio il dono fatto anche a'poveri, ma non con buon fine, e senza osservare le debite circostanze: ha doppia mercede poi quel dono, che si fa a' poveri per amore di Dio,perocchè sarà ricompensato da Dio stesso co' doni di grazia nel tempo presente, e col dono della gloria nel secolo futuro.

20,11:Taluno nell'esaltazione ec. Le grandezze sovente servono a manifestare il carattere e i difetti della persona, onde un uomo, il quale prima di essere innalzato godeva stima e concetto grande di saviezza e di virtù, perde molto del suo nella opinione degli uomini, ed è talora privato della stessa sua dignità. Al contrario la umiliazione è stata in ogni tempo la scala per innalzarsi, come si vide in Giuseppe, in Davidde ec.

20,12:Ma poi gli tocca a pagarne il settuplo. Corrisponde a questa sentenza il nostro proverbio: il buon mercato torna caro. L'avaro crede di far buona compra ogni volta, che ha la roba per piccol prezzo, ma quello ch'ei compra a tal condizione essendo roba cattiva gli fa poco uso, onde egli viene a spendere molto più degli altri, che comprano il buono al giusto prezzo.

20,13:Ma le grazie degli stolti sono gettate. Si potrebbe anche tradurre: i benefizi degli stolti ec. Lo che darebbe un senso migliore, perchè farebbe meglio risaltare la differenza grande, che passa tral saggio e lo stolto: perocchè il savio si fa amare colle parole; lo stolto getta inu tilmente non solo le parole, ma anche i benefizi e i doni, perchè egli fa male ogni cosa.

20,14-15:Perocchè egli ha sette occhi, ec. Ha sette occhi per mirar dietro al dono, che egli ti fa, e vedere se tu gli rendi a sette volte il suo dono. È aperta la bocca, getterà fuoco. Ti rimprovererà senza fine quel ch'ei ti ha dato, e credendosi sempre mal corrisposto, prenderà ira grande contro di te, e non aprirà la bocca se non per gettar fuoco e fiamme, dolendosi acerbamente del tuo procedere, e svituperandoti come ingrato.

20,17-19:Lo stolto non avrà un amico, ec. Ha parlato di sopra dello stolto avaro; parla adesso del prodigo. Dice adunque, che egli non avrà un vero amico, perchè que gli, che gli stanno attorno, son parasiti bugiardi e adulatori, che non cercano altro, che di empiere il ventre alla mensa di lui, e dopo averlo lodato in faccia, di lui si burlano senza riguardo continuamente dietro alle sue spalle:perocchè la liberalità di lui non è diretta da buon giudicio e prudenza, onde egli indiscretamente e senza riflessione getta via quello che avrebbe dovuto serbare pel proprio mantenimento, e similmente senza discrezione e prudenza dà via quello, che essendo superfluo al suo bisogno, avrebbe egli dovuto spendere in opere buone, ed egli lo impiega a nudrire i vizi ed i viziosi.

20,20:Le cadute della lingua fallace, sono come ec. Uomini di lingua fallace sono i calunniatori,gli adulatori ec. Dice adunque, che la rovina di questi tali è tanto re pentina e mortale, quanto è quella di un uomo, il quale camminando sul solaio della propria casa, sgraziatamente cade sullo stesso solaio, e da questo cade nella strada. Abbiam notato altre volte, che i tetti delle case della Palestina erano piani, e solevan gli Ebrei passeggiare sopra di essi, e starvi a fare altre cose.

20,21:L'uomo sgraziato ec. L'uomo insipido, insulso, senza garbo nè grazia, è tanto ingrato e molesto, quanto il sono que' racconti favolosi privi di sostanza, che si odono dalla bocca degl'ignoranti e della turba più vile.

20,22:La parabola non ha grazia ec. Lo stolto ripeterà talvolta delle gravi e sagge sentenze udite da altri, ma siccome non le cita a proposito nè a tempo, elle perdono nella bocca di lui il loro pregio; e il poco concetto, che si ha di lui, fa sì, che neppure si badi a quel che egli dice quando per accidente egli parli sensatamente. Vedi Prov. XXVI. 7. 9.

20,23:E si cruccia di stare nell'inazione. La mancanza de' mezzi di fare il male non toglie la volontà di mal fare, anzi maggiormente l'accende. I Rabbini, fin dai tempi di Gesù Cristo, insegnarono che la sola interna volontà di peccare non è peccato, quando non passa a commettere l'azione esterna. Errore gravissimo e di pessime conseguenze nella morale. Ne abbiam parlato altre volte. Vedi Job, XXXI. I.

20,24:V'ha chi manda in rovina l'anima propria per uman rispetto, ec. Per non disgustare un amico, per non aver il coraggio di rigettare una richiesta fatta da persona potente ec., a tali ingiusti rispetti umani si sacrifica sovente la coscienza e l'anima, e si sacrifica, dice il Savio, per un imprudente, anzi stolto, che chiede quello che è turpe e illecito, e non ha rossore di chiederlo.

20,25:E il guadagno, che ne ha, è di farselo gratuitamente nimico. Perchè riflettendo dipoi che non può o non dee in verun modo adempire la sua promessa, si ri tratta, e quegli, a cui avea fatta tal promessa, si offende, e diventa nimico del promissore imprudente.

20,27:È men cattivo il ladro, che il mentitore perpetuo. Primo, il ladro offende il prossimo nella roba, il mentitore l'offende nella fama e talor nella vita; secondo, il mentitore non fa male solamente a qualche particolare come il ladro, ma mette sovente in iscompiglio le intere famiglie, ed anche le intere città; terzo, l'assiduità nel mentire va sempre accompagnata da molti altri peccati; quarto finalmente, se del ladro non possiamo fidarci riguardo alla roba, del bugiardo non possiamo fidarci in nulla.

20,28:La loro ignominia. La ignominia, che ad essi è dovuta. Vedi il bel libro di S. Agostino contra mendacium.

20,30:E chi è accetto ai magnati, fuggirà l'iniquità. Chi vuol continuare a godere la grazia dei grandi, cercherà di conservarsi esente da biasimo e da ingiustizia.

20,31:I regali e i donativi accecano ec. Dicesi, che gli Egiziani rappresentavano i giudici senza mani.

20,32:La sapienza che si tiene occulta, ec. Quelli, a' quali ha dato Dio de' talenti, co' quali possono rendersi utili al bene dell'anime e all'edificazione della Chiesa, se non ne fanno uso, ma li nascondono non impiegandoli secondo la volontà del gran Padre di famiglia, sono degni de' rimproveri fatti al servo del Vangelo, che andò a seppellire il denaro lasciatogli dal padrone per trafficare, Matth. XXV.25. Vedi sopra di ciò le belle riflessioni di s. Gregorio, III. parte Pastor. admon. 26.

20,33:E più da stimarsi ec. Utilmente e prudentemente talvolta un uomo celerà la propria ignoranza, per non far male a sè od agli altri; chi tiene occulta la sua sapienza, generalmente parlando, si priva del merito, che potrebbe acquistare rivolgendola alla istruzione de' prossimi, e priva gli altri del vantaggio, che ne trarrebbono.

Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap