Lamentazioni - 1

12345

VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Dopoché Israele fu condotto in ischiavitù, e Gerusalemme rimase deserta, il profeta Geremia se ne stava piangendo, e sfogò con questa lamentazione il suo cordoglio sopra Gerusalemme e col cuore afflitto sospirando, e gridando disse:

1SALEPH. Come mai siede solitaria la città già piena di popolo, la signora delle nazioni è come vedova: la donna di Provincie è obbligata al tributo?
2ABETH. Ella piange inconsolabilmente la notte, le sue lagrime bagnano le sue guance: non v' ha tra tutti i suoi cari chi la consoli: tutti gli amici suoi la han disprezzata, e son divenuti suoi avversari.
3GHIMEL. Disperso andò Giuda, perchè straziato con molte maniere di servitù: pose sua stanza tralle nazioni, e non trovò requie: tutti i suoi persecutori lo strinsero da tutte parti.
4DALETH. Piangono le vie di Sionne, perchè nissuno più concorre alle sue solennità: tutte le sue porte distrutte: i sacerdoti sgementi, le vergini nello squallore, ed della oppressa dall'amarezza.
5SHE. I suoi nemici la signoreggiano; que', che la odiano, si sono arrichiti; perchè il Signore pronunziò contro di lei per le molte sue iniquità. I suoi fanciulli sono stati condotti in ischiavitù, cacciati dal persecutore.
6VAU. Perde la figlia di Sion tutta la sua beltà: i suoi principi son diventati come arieti, che non trovan pastura: e sono andati privi di forze innanzi a chi stava loro alle spalle.
7ZAIN. Gerusalemme ha in memoria i giorni di sua tribolazione, e la sua prevaricazione, e tutti que' beni, ch'ella ebbe fin dagli antichi tempi, quando il suo popolo per man nemica cadeva, privo di chi l'aiutasse. La videro i nemici, e si burlarono de' suoi sabati.
8HETH. Peccato grande fu il peccato di Gerusalemme, per questo ella non ha avuto stabilità. Tutti que', che le davano lode, la han disprezzata, perchè han vedute le sue brutture: ella perciò so spirando ha rivolta indietro la faccia.
9TETH. La sua immondezza è fin ne' suoi piedi, ne ella si ricordò del suo fine. Or ella è altamente depressa, senza avere chi la consoli. Mira, o Signore, la tribolazione mia; perocché il nemico è divenuto insolente.
10JOD. Il nimico mise la mano sopra tutto quel, ch'ella avea di più caro, ed ella ha veduto entrar nel suo santuario le genti, le quali tu avevi ordinato, che alle tue adunanze non si accostassero.
11CAPH. Tutto il suo popolo è in sospiri, e cerca di pane, tutte le cose più preziose hanno date per aver cibo da ristorarsi. Mira, o Signore, e considera com' io sono avvilita.
12LAMED. O voi tutti, che passate per questa strada, ponete mente, e vedete, se v' ha dolor simile al mio dolore; perocché il Signore, secondo ch'egli predisse, mi ha vendemmiata nel giorno dell'ira sua furibonda.
13MEM. Dall'alto mandò un fuoco nelle mie ossa, e mi gastigò: tese una rete a' miei piedi, e mi fé cadere all'indietro. Mi ha posto in desolazione, mi ha fatto tutto di consumar di dolore.
14NUN. Venne sopra di me ad un tratto e il giogo di mie iniquità. Egli colle sue mani ne fé un fascio, e le pose sopra il mio collo. Le mie forze sono mancate. Signore mi ha consegnata a tal mano, da cui fuggir non potrò.
15SAMECH. Il Signore mi ha rapito dal seno tutti i miei principi. Ha chiamato contro di me il tempo, in cui distruggere tutti i miei campioni. Il Signore ha pigiate le uve per la vergine figlia di AIN.
16Per questo io piango, ed acque sgorgano dagli occhi miei, perchè si è ritirato da me il consolatore, che ravvivi l'anima mia. I figli miei sono periti, perchè il nimico l'ha vinta.
17PHE. Sionne stende le mani, ma non havvi chi la consoli. Il Signore ha con vocato contro Giacobbe i suoi nemici, che lo circondassero: in mezzo a questi Gerusalemme è come una donna nella sua immondezza.
18SADE. Giusto è il Signore, perchè io violando la sua parola lo esacerbai. Popoli tutti udite, vi prego, e ponete mente al mio dolore: le mie vergini, i miei giovani son' iti in ischiavitù.
19COPH. Ricorsi agli amici miei, ed ei m'ingannarono. I miei sacerdoti, e i miei anziani si son consumati nella città incercando cibo da sostener la loro vita.
20RES. Mira, o Signore, com' io son tribolata: le mie viscere sono scommosse, il mio cuore è sconvolto dentro di me,io son piena di amarezza. La spada uccide al di fuori, e in casa è l'immagine della morte.
21SIN. Hanno uditi i miei gemiti, e nissun' ha, che mi consoli: tutti i miei nemici hanno sapute le mie sciagure, neanno goduto, perchè questa è opra tua: manderai il giorno di consolazione, e diverran simili a me.
22THAU. Siati presente tutta la loro malizia, e trattali come me hai trattato per le mie iniquità: imperocché continui sono i miei sospiri, ed è angustiato il mio cuore.
Note:

1,1:Dopo che Israele fa condotto in ischiavitù, ec. Questo titolo, ovver argomento di queste lamentazioni, manca nell'Ebreo, nel Caldeo, nel Siriaco e ne' migliori m noscritti della versione di s. Girolamo, e sembra aggiunto da' LXX; perocchè in essi si trova, e antico egli è certamente.

Come mai siede solitaria ec. Il Profeta, considerato quel che era nei tempi addietro Gerusalemme, e quel che ella è adesso, esce a questa espressione di stupore: Come mai ec.
La signora delle nazioni ec. Quella, che ebbe soggetti al suo impero gli Idumei, gli Ammoniti, i Moabiti, gli Arabi, i Soriani, ha dovuto pagare il tribùto da Achaz in poi agli Assiri, indi per qualche tempo agli Egiziani, e finalmente adesso ai Caldei.
E come vedova. Ella ha perduto il suo re, ha perduto il suo pontefice, ha perduti i suoi principi e i suoi grandi ha perduto il suo popolo.

1,2:Ella piange inconsolabilmente la notte. Piange tutta la notte, non solo perchè questo tempo di silenzio e di solitudine è attissimo alle lagrime, ma anche perchè le convien di nascondere a' suoi duri padroni la sua tristezza ed il suo pianto. Ella adunque piange ha notte, e non ha mai asciutte le guancie, e tanto più irremediabile è il suo dolore, perchè non solo non riceve consolazione da veruno de' suoi amici, ma questi la sprezzano e la trattano da nemici. Gli Ammoniti, i Moabiti e gli Idumei, che aveano fatto lega con Sedecia contro il Caldeo, si uniron con esso ai danni di Gerusalemme, e quand'ella fu assediata e presa, ne fecero festa: e la stessa cosa fecer Tiro e Sidone. Vedi Jerem. XXVII. 3. 7. XLVIII. 26. 27, ec. Ezech. XXVI. 2. Gli Egiziani, che si mossero per soccorrerla, non giovarono a lei, e le tirarono addosso la piena.

1,3:Disperso andò Giuda, perchè straziato ec. Un gran numero di Giudei ridotti in somma povertà, oppressi dalle gravezze imposte al paese da' Caldei, e maltrattati in molte guise da essi, si spersero tralle vicine nazioni, ma non ebbero in verun luogo la requie, che cercavano, perchè tra gli Idumei, tragli Ammoniti, e trai Moabiti furono trattati anche peggio che nella Giudea dai Caldei, onde Giuda si trovò come serrato e stretto tralle angherie de' suoi diversi nemici e persecutori.

1,4:Piangono le vie di Sionne, ec. Piangono, e al pianto invitano le vie di Sionne, quelle, che da tutte le parti della Giudea menano a Gerusalemme ed al tempio, vie una volta calcate da immenso popolo, e particolarmente al ritorno delle tre grandi solennità, ed ora affatto deserte. Ognun sa, che tutti gli Ebrei doveano presentarsi al tempio tre volte l'anno, cioè nelle tre feste di Pasqua, della Pentecoste e de' Tabernacoli. E non solo da tutta la Giudea, ma anche da tutti i paesi, dove si trovassero addomiciliati, un grandissimo numero di Ebrei andava in quelle feste a Gerusalemme per divozione, come si vede Atti. II. 5. È però vero, che ne' tempi di Geremia, tolti gli Ebrei, che erano stati già menati in ischiavitù dal paese di Samaria e da quello delle due tribù, non abbiamo indizio, che se ne trovassero sparsi in altre provincie, come seguì ne' tempi appresso. Ma il concorso degli uomini di tutta la nazione a Gerusalemme dovea essere un grandioso spettacolo.

1,5:Cacciati dal persecutore. Cacciati come un branco di pecore dal Caldeo persecutore, che li conduce schiavi a Babilonia.

1,6:Tutta la sua beltà. Tutto quello che la ornava e la rendeva gloriosa, il tempio, i sacerdoti, i sagrifizi, i suoi principi, i suoi grandi, i suoi palazzi, i suoi cittadini, le sue ricchezze, il suo regno.
I suoi principi, come arieti privi di pascolo, si son trovati alla fame, e perciò privi di forze, talmente che spingendogli i Caldei per menargli in cattività, appena aveano vigore da sostenersi e muovere il passo,

1,7:Gerusalemme ha in memoria i giorni di sua tribolazione, ec. Riunisce insieme il Profeta tre motivi della altissima afflizione di Gerusalemme. Primo, ella non può scordarsi dei mali grandi, degli atroci mali sofferti in questi giorni di sua tribolazione; secondo, ella non può scordarsi, che questi mali ella gli ha meritati colle sue prevaricazioni e co' suoi peccati; terzo, ella non può scor darsi de' beni grandi, che Dio versò in seno a lei fino dai tempi antichi; e di tutto ella si vede spogliata, e vede il suo popolo caduto in poter di mano nemica, senza che trovisi chi lo so ccorra, e per giunta ella vede come i nemici burlano l'antica sua religione e l'osservanza della requie del sabato. Vedi s. Agostino de CIV. VI. 11, dove racconta come i Gentili deridevan gli Ebrei dicendo, ch'ei perdevano una settima parte della vita per ragion del riposo del sabato, come se fosse tempo perduto quello, che era destinato a meditare le opere di Dio, a cantar le sue lodi, a studiare la legge ec. Non debbo però tacere, che gli Interpreti Greci per questa voce sabbata intendono in questo luogo la totale inazione, a cui era ridotta Gerusalemme, priva di ogni commercio, senza giudizi, senza negozi, senza occupazione, perchè senza popolo: come se i nemici alludendo alla requie del sabato dicessero, che adesso veramente un perfetto sabato si osserva in Gerusalemme. Vedi la minaccia di Dio, Levit. XXVI. 33.

1,8:Non ha avuto stabilità. Non si è mantenuta nel feli ce suo stato, perchè grandemente ed enormemente ha peccato colla sua idolatria, col voltar le spalle al suo sposo, e darsi sfacciatamente ad altri amatori. Per questo da quelli, che un dì la lodavano, ella non riscuote adesso se non disprezzi ed insulti; perocchè son divenute pubbliche le sue brutture, la sua immondezza: quindi ella stessa, piena di confusione e di vergogna, tien volta indietro la faccia, e vorrebbe celarsi non solo agli sguardi altrui, ma anche a se stessa. Dall'Ebreo apparisce, che qui e nel versetto seguente si paragona la peccatrice Gerusalemme a una donna, che è nel tempo di sua immondezza.

1,9:Nè ella si ricordò del suo fine. Peccò Gerusalemme, si contaminò, si rendette immonda e abbominevole, perchè non si ricordò mai di quello, che dovea essere di lei, se continuava a vivere nel suo peccato; non volle mai ricordarsene quando Dio tante volte fece annunziare a lei pe' suoi profeti le future calamità. Or ella ha fatto una prodigiosa caduta: è stupore il comparare quel ch'ella fu, con quello ch'ella è adesso. Ma tu, o Signore, mira l'estrema tribolazione mia, se non altro perchè il nemico ne prende argomento di insolentire e di credere, che opera sua sieno le afflizioni, con cui tu mi punisci. Tale è la breve e bella preghiera, che il Profeta mette in bocca a Gerusalemme. Il mio istituto non mi permette di stendermi nel dimostrare l'applicazione continua, che può farsi de' sentimenti del Profeta allo stato di un'anima, che si è separata da Dio col peccato ed è caduta in un orribile spogliamento, in una terribili privazione di ogni bene spirituale, divenuta schiava del demonio, da cui è tenuta sotto durissimo giogo, senza che sia capace di dar da se sola un passo per liberarsene; non mi permette (dico) il mio istituto di stendermi ad illustrar questo senso, ma la cosa è assai facile, ed io spero, che Dio darà tanto lume a quelli, che leggeranno queste lamentazioni, da saper ricavarne quel frutto, per cui principalmente egli le dettò.

1,10:Il mimico mise la mano sopra tutto quel, ec. Quello, che Gerusalemme poteva aver di più caro, erano i libri della legge e le cose sante del tempio: in questo empio vide Gerusalemme entrare i Caldei Gentili e avanzarsi non solo nel santo, ma fino nel santuario, nel santo de' santi, cioè in quel luogo, nel quale il solo pontefice una volta l'anno poteva entrare. E questi Gentili, o Signore, erano quelli, a' quali tu avevi proibito di aver parte alle adunanze di Israele, per esser questi incircon cisi e profani.

1,12:Mi ha vendemmiata. Si è veduta più volte la vendetta di Dio rassomigliata alla vendemmia; ed anche la comparazione di Gerusalemme e del popolo Ebreo ad una vigna.

1,13:Dall' alto mandò un fuoco nelle mie ossa, ec. La vendetta di Dio venne dall'alto qual fuoco ardente a divorare e consumare tutte le mie forze, e questo fuoco è il gastigo delle mie colpe, e ne fa a me conoscere tutta l'enormità.

1,14:Venne sopra di me ad un tratto il giogo ec. Allude al giogo, col quale Geremia si fe' vedere per Gerusalemme (cap. XVIII.), minacciando a Israele il giogo de' Caldei: Gerusalemme adunque dice, che Dio fe'venire ben presto e improvvisamente sopra di lei il giogo formato e lavorato dalle sue stesse iniquità; e come a un toro indomito si suol mettere il giogo improvvisamente e quand'ei meno lo teme, nella stessa guisa pose Dio sopra di lei questo terribil giogo: egli delle pene dovute ai suoi peccati ne fece colle sue proprie mani una forte e pesante catena, e sul collo di lei la pose; quindi priva di forze per liberarsi consegnolla Dio in custodia ad un nemico, dal potere di cui non può ella da se liberarsi giammai.

1,15:Ha chiamato contro di me il tempo, ec. Ha chiamato e fatto venire quel tempo tante volte a me minacciato, in cui tutti i miei difensori dovean esser ridotti in polvere. Il Signore ha pigiate le uve per la vergine figlia di Giuda. Dio stesso ha non sol vendemmiata la vigna, ma ha pigiate le uve e ne ha tratto il vino, onde inebriar di amarezza la vergine figlia di Sion.

1,17:Come una donna nella sua immondezza. Come donna, da cui ognuno dee star lontano per non contaminarsi. Vedi Levit. XV. 19.

1,19:Ricorsi agli amici miei, ec. Gli Ebrei aveano qual che confederazione coll'Egitto, coll'Idumea, colla Fenicia ec. Tutto fu inutile, perchè Dio li volle punire, e punire nella maniera tante volte predetta.

1,20:La spada uccide al di fuori, e in casa ec. Quelli, che sono in istato di andar qua e là, sono uccisi dalla spada, imbattendosi ne' nemici, e per le case non si veggono, se non uomini semivivi e moribondi per la fame, e per tutti gli altri mali, che van con essa.

1,21:Ne hanno goduto, perchè questa è opra tua. Ed è cosa ordinaria, che quando tu disprezzi e gastighi, gli uomini ancora disprezzino ed affliggano; perocchè ciò tu permetti pel bene stesso di quei, che sono da te gastigati.
Manderai il giorno di consolazione. Verrà nel tempo da te stabilito la mia consolazione, ed ei saranno allora quale io son adesso. Si è veduto in Geremia predetto il gastigo di tutti i nemici del popol di Dio, e particolarmente dei Caldei.

1,22:E trattali come me hai trattato. È qui una nuova predizione contro i nemici del popol di Dio. Questi li tratterà, cioè li punira pe' loro peccati, come pe' suoi peccati ha punito Israele.

Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap