Ezechiele - 1

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


1E avvenne, che l'anno trentesimo nel quarto mese ai cinque del mese, mentre io me ne stava in mezzo ai prigionieri presso il fiume Chobar, si apersero i cieli, e vidi visioni divine.
2Ai cinque del mese nell'anno appunto, che fu il quinto dopo la trasmigrazione del re Joachin,
3Il Signore indirizzò sua parola ad Ezechiele sacerdote figliuolo di Buzi nel paese de' Caldei, presso il fiume Chobar, ed ivi si fé sentire sopra di lui la mano del Signore.
4E vidi, ed ecco un turbine di vento, che veniva da settentrione, e una nube grande, e un fuoco, che in lei s'immergeva, e uno splendore intorno ad essa, e dal suo centro (viene a dire da mezzo al fuoco) una immagine come di elettro:
5E in mezzo a quel (fuoco) la rappresentanza di quattro animali, de quali l'apparenza era tale: eglino aveano somiglianza di uomo.
6Ciascuno avea quattro facce, e ciascuno avea quattro ali.
7I loro piedi, piedi diritti, e la pianta de' loro piedi come la pianta del piede di un vitello, e gettavano scintille come fa al vedersi un fulgido acciaio.
8E mani di uomo (eran) sotto le loro ali ai quattro lati, ed avean le facce, e le ali da' quattro lati.
9Ed erano unite le ali dell'uno di essi a quelle dell'altro. Non andavan indietro allorché camminavano, ma ciascheduno si movea secondo la direzione della sua faccia.
10Quanto alla figura de' loro volti, avean faccia di uomo, e faccia di lione avean tutti quattro alla loro destra parte: la faccia di bue avean tutti quattro alla sinistra parte, e al disopra di essi quattro era la faccia dell'aquila.
11Le loro facce, e le loro ali si stendeano all'insù: due ale di ciascuno di essi erano egualmente distese, e due cuoprivano i loro corpi.
12E ognuno di essi si movea secondo la direzione della sua faccia: dove portavali l'impeto dello spirito, colà andavano, né in andando si volgevan indietro.
13E gli animali erano a vederli come carboni ardenti di fuoco, e come accese faci: vedeasi scorrere nel mezzo degli animali uno splendore di fuoco, e dal fuoco uscir folgori.
14E gli animali andavano, e venivano a somiglianza di folgore lampeggiante.
15E mentre io mirava gli animali, apparì una ruota sulla terra presso agli animali, la quale avea quattro facce:
16E le ruote, e la materia di esse erano a vederle come del colore del mare, ed erano tutte quattro ad un modo, e la loro forma, e la loro struttura era come di una ruota nel mezzo di un'altra ruota.
17Camminavano costantemente pe' quattro lati, e quando camminavano non si volgevano indietro.
18Le ruote avean pure una grandezza, e una altezza orribile a vedersi, e tutto il corpo di tutte quattro all'intorno era pieno di occhi.
19E camminando gli animali, camminavano del pari anche le ruote dietro ad essi, e quando gli animali si alzavan da terra, si alzavano insieme anche le ruote.
20Dovunque andava lo spirito, colà dietro allo spirito s'indirizzavan le ruote seguitandolo; imperocché nelle ruote era lo spirito di vita.
21Andavano se quelli andavano, stavan ferme se stavan fermi quelli, e alzandosi quelli da terra, si alzavan anche le ruote seguendoli, perchè lo spirito di vita era nelle ruote.
22E sopra le teste degli animali era la figura del firmamento, che pareva un cristallo orribile a vedersi, steso sopra le loro teste.
23E sotto del firmamento le loro ale stese quella dell'uno a quella dell'altro, ciascuno con due ale velava il suo corpo, e l'altro era velato allo stesso modo.
24E io udiva il suono delle ale come romorreggiamento di molte acque, come tuono di Dio possente: quando camminavano il romore era come di turba grande, come romore di un'armata: e quando stavan fermi, avean posa le loro ali;
25Imperocché quando levavasi voce sopra il firmamento, che era sopra le loro teste, eglino si fermavano, e tenevan ferme le loro ale.
26E sul firmamento, che era sopra le loro teste, era come un trono di pietra saffiro; e su quel quasi trono era la figura come di un uomo.
27Ed io vidi una specie come di elettro, e come un fuoco dentro di lui, e all'intorno dai lombi di lui all'insù, e da' lombi di lui sino all'infime parti, vidi come un fuoco, che risplendeva all'intorno.
28Qual è l'aspetto dell'arco baleno allorché formasi nella nube in un dì piovoso, tal era l'aspetto fuoco, che risplendeva all'intorno.
Note:

1,1:E' avvenne, che l'anno trentesimo ec. Si è veduta in altri libri la particella congiuntiva E posta al principio secondo l'uso degli Ebrei; così cominciano l'Esodo, il Levitico, i Numeri, Giosuè ec. Intorno a quest' anno trentesimo è disputa tra gl' Interpreti, da qual punto od epoca sia da computarsi. Due sole opinioni riferirò; l'una, che conta i trenta anni dal principio del regno di Nabopolassar padre di Nabuchodonosor sul fondamento non irragionevole, che Ezechiele vivendo tra' Caldei, e soggetto a' Caldei, come tutta la sua nazione, abbia voluto segnare l'anno di queste visioni secondo l'uso degli stessi Caldei, i quali contavano gli anni dal cominciamento del regno di quel re fondatore dell'impero Caldaico; la seconda opinione, che è forse più vera, prende quest'anno trentesimo dall'anno diciottesimo di Giosia, nel qual anno fu trovato il libro della legge, e fu celebrata la Pasqua con istraordinaria solennità, come si narra rv. Reg. VXII. 10. II. 12.; e da quest' anno fino all'anno quinto della trasmigrazione del re Joachim vi sono trenta anni. Il quarto mese. Si crede comunemente dell'anno sacro, che cominciava in marzo, onde il quarto mese è qui il mese di giugno. Presso il fiume Chobar. Egli è l'Eufrate, o qualche canale dell'Eufrate, secondo molti interpreti: ma secondo altri egli è il fiume Chabora nella Mesopotamia, rammentato da Tolomeo, e detto Abora da Strabone, e da Ammiano Marcellino.
Si apersero i cieli. Vuol dire, che fu illustrata la sua mente per veder le cose celesti.
E vidi visioni divine. Visioni mandate da Dio. Queste egli le vide o co' soli occhi della mente, ovvero cogli occhi anche del corpo.

1,2:Del re Joachim. Egli è chiamato più comunemente Jechonia. Vedi I. Paral. III. 16. 17.

1,3:Ed ivi si fe' sentire sopra di lui la mano del Signore. La mano in questo luogo significa lo spirito profetico, il quale spirito cominciò allora a investire Ezechiele.

1,4:Un turbine di vento, ec. Ovvero:un vento tempestoso. Questo vento dinotava la forte indignazione del Signore contro Gerusalemme, la quale da questo vento dovea essere atterrata e distrutta. Il Profeta dice, che questo veniva da Setten trione, cioè dalla Caldea, che è a Settentrione rispetto alla Giudea, contro la quale soffiava questo vento potente; e benchè egli fosse attualmente nella Caldea, contuttociò parla, come se nella Giudea si trovasse, e nella stessa città di Gerusalemme, perchè si tratta delle calamità dell'una, e dell'altra, che sono mostrate allo stesso Profeta. Si può anche per questo turbine tempestoso intendere significato Nabuchodonosor, di cui volea servirsi il Signore come di strumento a punire la Giudea, e Gerusalemme.
E una nube grande. È detta grande questa nube forse non tanto per essere vastissima, quanto perchè era gra vida di procelle, e di tutti i flagelli, che Dio volea mandare sopra la terra.
E un fuoco, che in lei s'immergeva. Globi immensi di fiamme si aggiravano nel centro di questa nube. E uno splendore intorno ad essa. I lampi e le folgora, che partivano da questa nube, faceano, che tutto intorno ad essa era luce e splendore. E dal suo centro (vale a dire di mezzo al fuoco) una immagine ec. Nel centro della nuvola, il qual centro era vivo fuoco (come si è detto), vide il Profeta una immagine, ofigura di uomo (vers.27.) la cui esterna apparenza era come s'ei fosse fatto di elettro. Non ho voluto cambiar questa voce, perchè quantunque sia questo una specie di rame, egli era però un rame molto prezioso, anzi più splendido, e più prezioso, e più stimato dell'oro, come dice s. Girolamo, Origene, ed altri. Gli antichi lo chiamarono orichalco. La figura adunque, che vedeasi in mezzo a quel fuoco, era di tal materia, che esprimeva (quanto umanamente esprimer si può cosa sì grande) la maestà dell'Altissimo personaggio, che per essa veniva rappresentato.

1,5:E in mezzo a quel (fuoco) la rappresentanza di quattro animali, ec. Per questi quattro animali venivano simboleggiati quattro principali Angeli ministri del Re dei regi. Dice, la rappresentanza di quattro animali, perchè non veri animali, ma nobilissimi spiriti erano essi; e solamente per alcune qualità aveano qualche similitudine con certi animali conosciuti da noi.

1,6:Ciascuno avea quattro facce. Ognuno di essi avea primo la faccia di uomo; secondo: ognuno avea dalla parte destra la faccia di lione; terzo, dalla sinistra parte la faccia di bove; quarto finalmente, nella parte di dietro la faccia di aquila: così secondo queste quattro diverse, e distinte facce ciascuno di questi animali veniva ad essere, uomo, lione, bove, ed aquila. Vedi il versetto 10.
E ciascuno avea quattro ali. Due per volare, e due per coprire le parti inferiori del corpo.

1,7:I loro piedi, piedi diritti. Per i piedi intende gli stinchi, che eran diritti come quelli degli uomini, non curvi come quelli de' bovi, lioni ec., i quali hanno a mezzo della gamba la piegatura, che hanno gli uomini nel ginocchio.
E la pianta de' loro piedi ec. La pianta de' piedi era rotonda come è quella del vitello.
E gettavano scintille come fa al vedersi un fulgido acciaio. Ovvero: come un fulgido rame; ma la prima traduzione, che è del Vatablo, mi sembra più appropriata per spiegare la lucentezza de' piedi di questi sacri animali.

1,8:E mani di uomo (eran) sotto le loro ali a' quattro lati. Aveano quattro mani, come aveano quattro facce, e quattro ale, una mano a ciascuno de' loro lati. Vi ha chi crede, che le quattro ale fosser le quattro braccia coperte di penne, alle estremità delle quali braccia erano le quattro mani.

1,9:Ed erano unite le ali dell'uno di essi a quelle dell'altro. Sendo spiegate le ale di questi animali come per volare, si toccavano nelle loro estremita l'una coll'altra. Sembra, che sulle loro ale reggevasi da questi animali il trono di Dio, onde s'intende, che toccandosi le ale dell'uno con quelle dell'altro, le otto ale venivano a for mare, e chiudere un quadrato.
Non andavan indietro allorchè camminavano. Andavano sempre innanzi per diritta via quando si moveano, e nè tornavano mai indietro, nè piegavano a destra, od a sinistra; onde è detto, che ciascheduno si movea secondo la direzione della sua faccia, lo che intendesi della faccia umana, che era in essi la principale. Con quelle parole: Non tornavano indietro ec., può dinotarsi la invariabil costanza di questi spiriti nell'adempiere i comandi del Signore.

1,10:E al disopra di essi quattro era la faccia dell'aquila. La faccia adunque di aquila non era nella parte dere tana del capo, ma sopravanzava sul capo istesso; perocchè s. Girolamo, s. Gregorio, e tutti i Latini lessero desuper, benchè oggidì questa parola non sia nell'Ebreo, e neppure nella nuova edizione di s. Girolamo.

1,11:Le loro facce, e le loro ali si stendevano all'insù. Ovvero: erano rivolte all'insù, miravano all'insù. E spressione, che spiega come questi spiriti erano sempre intesi a Dio, a considerare le cose celesti e i misteri dell'Altissimo. Due ale, erano ugualmente distese. Il senso, che ho tenuto nella versione, parmi, che sia il più vero, e sicuro: le loro ale erano tra loro corrispondenti, erano di contro l'una all'altra, spiegate come le ale di un uccello, che vola: tale è (secondo me) il senso delle parole: Simul jungebantur. Sono quattro virtù (dice s. Gregorio), che alzano l'animale sopra le terre ne affezioni, riguardo al futuro l'amore, e la speranza, che vanno del pari, perchè gli eletti amano le cose celesti, e speran quello che amano; riguardo al passato il timore, e la penitenza, le quali due virtù nascondono agli occhi di Dio i loro mali, i peccati passati. Ecco quel che significhino le due ali, con cui i santi animali velano i loro corpi.

1,12:Secondo la direzione della sua faccia. Della faccia di uomo, come si disse qui avanti. Dove portavali l'impeto dello spirito, ec. Questo spirito egli è lo spirito di Dio, che reggeva questi animali in tutti i loro movimenti.

1,13:Come carboni ardenti di fuoco. Erano del colore del fuoco, e parea che ardessero da ogni lato. Vedeasi scorrere ec. Di mezzo agli animali uscivano lampi, e folgori, e viva fiamma. Qualche interprete suppone, che nel mezzo del quadrato, che formavasi da' quattro animali, fosse come un grandissimo braciere di accesi carboni, la fiamma de' quali spandevasi per ogni parte, onde gli animali stessi erano del colore del fuoco.

1,14:Andavano, e venivano a somiglianza ec. Andavano, e camminavano con somma celerità, come tanti folgori.

1,15:Una ruota sulla terra presso agli animali, ec. Presso ciascuno degli animali era una di queste ruote, onde erano quattro ruote, ed erano totalmente simili tra loro nella forma e nella grandezza, onde chi una ne vedeva, le avea tutte vedute; ed elle erano fatte in tal guisa, che erano come una ruota inserita in altra ruota, tagliandosi le due ruote ad angoli retti, ed agevolmente poteano muoversi verso l'una, e verso l'altra parte, e ciò secondo alcuni vuol significarsi quando dicesi, che aveano quattro facce; altri però suppongono, che le stesse ruote avessero impresse le quattro facce de' Cherubini, la faccia di uomo, la faccia di lione, di bove, e di aquila, e così l'intese s. Girolamo.

1,16:Del colore del mare. Di color ceruleo. E la loro forma e la loro struttura ec. Erano (come si è detto) due cerchi, che si tagliavano ad angoli retti, ed erano inseriti l'uno nell'altro. Si disputa, se queste ruote avessero il loro asse, onde venissero a fare il cocchio, e pare, che non dovesse dubitarsene, perchè lo Scrittore sacro dell'Ecclesiastico dice, che Ezechiele, vide lo spettacolo della gloria mostrato a lui nel cocchio de' Cherubini, XLIX. 10. Ma alcuni lo negano, e dicono, che si parla di cocchio, perchè le quattro ruote stavan sempre in ugual distanza, e o stavano ferme, o si moveano insieme con tutto il grande spettacolo.

1,17:Camminavano ....pe' quattro lati. Si moveano per ogni verso, ed erano portate dal comune movimento del cocchio.
Quando camminavano non si volgevano indietro. La più vera sposizione di queste parole credo esser questa, che queste ruote non si moveano come le ruote de' nostri cocchi, girando intorno al loro asse, ma si moveano col movimento del cocchio.

1,18:Era pieno di occhi. Questa circostanza dà a queste ruote una somiglianza col cielo, di cui sono come tanti occhi le stelle lucenti.

1,19:E camminando gli animali, camminavano del pari anche le ruote. Movendosi gli animali verso qualunque parte, si moveano anche le ruote, onde restava sempre lo stesso spazio tralle ruote, e gli animali.

1,20:Dovunque andava lo spirito, colà, dietro allo spirito, ec. Lo stesso spirito, che guidava, e portava gli animali, portava anche le ruote. Il cocchio del Signore non era tirato da' buoi, nè da' cavalli, ma camminava da sè, quasi fosse animato. Si moveano i Cherubini per impulso dello spirito, e le ruote li seguivano pel medesimo impulso, quasi fossero animate.

1,22:E sopra le teste degli animali era la figura del firmamento. Vidi il firmamento, o sia il cielo diafano, splendente, orribile (cioè stupendamente bello) a vedersi, li cui quattro angoli erano sopra le teste de' Cherubini.

1,23:Le loro alle stese quella dell'uno a quella dell'altro. Le due ale di ciascuno degli animali erano tutte di stese alla stessa guisa, e alla medesima altezza, onde dove finiva l'ala di uno, cominciava quella dell'altro.
Ciascuno con due alle velava il suo corpo, e l'altro era velato allo stesso modo. Queste parole: E l'altro era velato ec. Sono una repetizione delle precedenti, repetizione usata dagli Ebrei, quando vogliono spiegare la conformità di varie cose tra loro.

1,24:E io udiva il suono delle ale ec. Quando i Cherubini volavano in alto, lo sbattimento delle alle loro facea romore, come di una gran piena di acque, e come di tuono mandato da Dio onnipotente a terror de' mortali: quando poi i Cherubini camminavano, il romor, ch'ei facevano, era come romore di gran turba di popolo, ovvero di grande esercito.
E quando stavan fermi, avevan posa le loro ali. Così dee tradursi il verbo demittebantur, come apparisce dalla Versione de' LXX, e non si dee già intendere, che i Cherubini abbassassero, o ripiegasser le ale, ch'ei tenevano sempre tese, e pronte al volo, come è detto nel vers. II.

1,25:Quando levavasi voce sopra il firmamento, ec. A una voce di Dio, che stava sopra il firmamento, i Cherubini davan posa alle loro ale, tenendole però sempre distese.

1,26:Come un trono di pietra saffiro. Nulla può idearsi di più nobile, e grandioso di questo trono formato di saffiro, pietra di sì gran pregio, e bellezza, come si è detto più volte. Sopra questo trono vede il Profeta l'immagine di un gran personaggio, come di un gran re.

1,27:Vidi una specie come di elettro, ec. il personaggio sedente sopra quel trono da' fianchi in su pareva formato di elettro, dentro di cui splendeva vivo fuoco; da' fianchi in giù tutto era fuoco in tutte le parti, e all'intorno.

1,28:Qual'è l'aspetto dell'arco baleno. Dalla refrazione della luce tramandata da questo splendidissimo corpo, formavasi nella sottoposta atmosfera una bella iride, che cingeva il trono, e la Maesta del Signore sedente sul trono.
Dopo avere spiegato brevemente, e (quanto per noi si potea) chiaramente la lettera della profezia, conviene, che alcuna cosa diciamo per la intelligenza di quest'altissima e difficilissima visione, nella cui sposizione se lo stesso s. Girolamo credette di dover pregare i suoi lettori, che compatisser la sua temerità, che dovremmo dir noi in tanta disuguaglianza d'ingegno, di scienza, e di spirito? Contuttociò il desiderio di servire alla edificazione e istruzione de' prossimi non mi permette di abbandonare a questo passo senza guida i lettori, e confidando nell'aiuto divino, e seguendo le tracce di quel massimo Interprete delle Scritture, e i lumi degli altri padri e maestri, potrà forse riuscirmi di dare una qualche idea di questo spettacolo, spettacolo meraviglioso, e pieno di grande istruzione.
In questa visione di Ezechiele si vedono i Cherubini, che furono nel tabernacolo di Mosè, e nel tempio di Salomone; anzi da questo luogo del nostro Profeta, e dal capo XLI. 18. argomentò qualche dotto Interprete, che gli stessi Cherubini di Mosè, e di Salomone avessero anche essi le quattro facce come questi di Ezechiele. Ed è ancor da notare che Salomone fece nel tempio (secondo l'ordine dato da Davidde) una quadriga di Cherubini, come si legge I. Paral. XXVIII. 18., onde non due, ma quattro furono i Cherubini del tempio, come quattro ne furon veduti da Ezechiele. Le quattro ruote venivano a fare come un quadrato, e quasi formavano un cocchio, che somigliava l'arca del Testamento nella sua figura quadrangolare. Presso alle ruote stavano i Cherubini, e sopra i Cherubini stava il firmamento, che era come la predella del trono di Dio. Da quello adunque, che fu fatto prima nel tabernacolo di Mosè, e dipoi nel tempio di Salomone, si vede e quì, e in molti altri luoghi delle Scritture rappresentato l'Altissimo, che siede, e vola sopra i Cherubini: Deuter. XXXIII. 26., ps. XVII. 10., LXXIX. 2., XCVIII. I., 4. Reg. XIX. 15., Isai. XXXVII. 16. Ed è molto simile questa visione a quella, che è descritta da s. Giovanni Apocal. V. Sono adunque notate dal Profeta tutte queste cose: primo il vento, la nube grande, il turbine di fuoco; secondo il cocchio di Dio co' quattro Cherubini: terzo le ruote; quarto il trono di Dio, cui serve di predella il firmamento, e finalmente lo stesso Dio in figura umana sedente sul trono.
Si è veduto, che il vento, il turbine e il fuoco venivano da settentrione verso Gerusalemme, onde significano la terribil tempesta, che dovea venire da quella parte sopra Gerusalemme, e sopra le genti vicine. La nube grande è figura dell'esercito numerosissimo de' Caldei comandato da Nabuchodonosor, come si vede in Geremia cap. 1.II.13 Questa tempesta viene da Dio, perchè egli de' Caldei si servirà ad eseguire i suoi decreti contro i Giudei, e il fuoco, che va colla nube, annunzia la devastazione e l'incendio della città e del tempio. S. Gregorio M. applicò questo luogo a Cristo, il quale venendo al giudizio con immensa schiera di Angeli, e di Santi, quasi in turbine rovinoso di fuoco involgerà i reprobi, e li precipiterà nell'inferno.
Il cocchio di Dio è figura della sua gloria, della sua maestà, della sua providenza, e del suo regno, onde in torno a questo cocchio stanno gli Angeli ministri di lui, che i voleri di lui adempiono con uguale esattezza e celerità. Le quattro ruote, e le quattro facce degli animali e delle ruote dimostrano come la provvidenza verso le parti tutte dell'universo penetra e si stende; e siccome le ali distese degli animali dimostrano la prontezza, e celerità, con cui la stessa providenza il tutto opera, e a tutto provvede; così le ali ripiegate, che velano il corpo di essi ci fanno intendere come di molte ordinazioni divine sono occulte a noi le cagioni; ma contuttociò nel generale governo del mondo splende miracolosamente la gloria di Dio, e della sua infinita sapienza. Ma ove più dappresso si consideri il fine, per cui fu mandata questa visione al Profeta, noi verremo a comprendere, che tutto il grande spettacolo è specialmente indiritto a rappresentare il sovrano Signore del cielo, e della terra qual terribil guerriero, che messo in ordine il suo cocchio, va a far guerra agli Ebrei. Imperocchè (come osservò s. Girolamo) que' Giudei, i quali insieme col loro re Joachim si erano soggettati a' Caldei) ed erano stati condotti a Babilonia, avendo per quasi cinque anni veduto come Gerusalemme era tuttora in piedi, e il regno sussi steva, e non si adempivano ancora le predizioni fatte contro quella citta da Geremia (cap. XXIV.), que' Giudei (dico) cominciavano già a pentirsi di essersi volontariamente renduti al nemico, e a negar fede alle parole di quel Profeta. E Dio in quell'anno appunto diede ad Ezechiele lo spirito di profezia, e con questa prima visione volle a lui far vedere (e per mezzo di lui a quegl'increduli), che la guerra di Dio contro Gerusalemme non era finita, e che anzi egli non tarderebbe a ricominciarla, e non tarderebbono a verificarsi le profezie di Geremia; e allora fortunati si riputerebbero i Giudei, che viveano in pace nella Caldea in comparazione dei loro fratelli rimasi nella patria, dove ogni sorta di mali e di sciagure avrebber sofferto sia nell'assedio, sia nella espugnazione della infelice città. Che tale fosse il fine di Dio in questa visione, evidentemente dimostrasi da quello, che dicesi cap. XLIII. 3., dove si legge, che questa visione egli la ebbe quando Dio venne a distruggere la città. Quindi, siccome le profezie tutte di Ezechiele si riferiscono principalmente a quel grande avvenimento, così possiam dire, che esse sieno quasi la chiave per la intelligenza di questa visione.
I quattro animali, o sia Cherubini, sono quattro Angeli primari ministri dell'Altissimo nel governo delle cose create, e particolarmente nel governo del popolo di Dio, e i decreti di lui eseguiscono, sieno essi di misericordia, ovver di giusta vendetta. Per la qual cosa noi leggiamo, che cacciato Adamo dal paradiso terrestre fu posto un Cherubino colla sua spada fiammante a custodire quel luogo, e a tenerne lontani Adamo e i suoi figliuoli. Le quattro facce degli animali secondo alcuni sono sim boli delle quattro virtù, che diconsi cardinali, giustizia, prudenza, fortezza, temperanza: ma forse meglio per riguardo al fine già detto di questa visione, s'intendera nella faccia di uomo significata la giustizia; nella faccia di bove la mansuetudine, nella faccia di lione la fortezza, nella faccia di aquila la sapienza di Dio; onde queste quattro facce dei Cherubini sono come gli stemmi, e le insegne del loro Signore. E siccome nel general governo dell'universo spiccano mirabilmente la giustizia, la bontà, la possanza, e la sapienza infinita del Creatore, cosi si fecer nobilmente conoscere nel gastigo di Gerusalemme, gastigo, in cui la giustizia fu temperata colla misericordia, gastigo, cui Dio colla sua sapienza e possanza ordinò al ravvedimento e conversione del popol suo, onde tutti quattro i Cherubini hanno le piante di bove per dimostrare come tutto quello che Dio farà, avrà per fine la misericordia, di cui goderanno quelli che a lui si rivolgeranno colla penitenza. Le stesse facce sono nelle quattro ruote, le quali ruote dimostrano la somma facilità e prontezza, con cui le cause seconde si muovono ad un cenno del Creatore, come gli occhi, onde elle son piene, e la loro altezza dinotano la oculatissima, e sapientissima providenza, la quale il tutto vede, e il tutto modera da un polo all'altro, e dall'una fino all'altra estremità del mondo. L'essere poi ciascuna di queste ruote come una ruota in mezzo ad un'altra ci dimostra la concordia, e l'armonia, e corrispondenza, che trovasi in tutte le opere di Dio; corrispondenza non sempre veduta, e intesa da noi; ma di essa abbiamo una bella e viva immagine negli ordinatissimi movimenti dei corpi celesti.
Siede Dio sopra il suo trono in atto di esercitare la suprema sua potestà di giudicare, e di punire i peccatori: e questo trono è formato di una pietra la più rara e preziosa, che si conoscesse in que' tempi del colore stesso del cielo, e sparsa di macchie d'oro, come di stelle; e la magnificenza del trono è ricresciuta dallo stesso firmamento, che serve di sgabello a' piedi del Signore. Questi sul trono apparisce agli occhi del Profeta come una figura di elettro nella parte sua superiore, e al di dentro piena di fuoco, e nella parte inferiore tutta fuoco, perchè, come dice s. Girolamo, la gloria della divinita non s'intende dagli uomini quale ella è in se stessa; ma solo per le inferiori sue parti si vede, cioè per le opere esteriori, onde l'eterna virtù di lui si conosce: e si osserva anche in questa pittura verificato quello che di Dio già disse Mosè, che egli è un fuoco divoratore, Deut. IX. 3. L'Iride finalmente, che cinge il trono di Dio, è simbolo della misericordia, per cui le stesse avversità, e gli stessi flagelli sono indiritti alla salvazione degli eletti, pe' quali tutte le cose sono fatte.

Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap