VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
33,1:Nulla avverrà di male; ec. Quegli stessi mali di pena, a' quali è soggetto il giusto, non sono un male vero per lui, perchè mediante l'aiuto della grazia il giusto li vince, onde si convertono piuttosto per lui in bene, e in bene grande, e in argomento di merito e di gloria eterna. Quindi la parola male la prima volta è posta a significare un male vero, pieno e perfetto quale è il solo peccato; la seconda volta è usata a dinotare i mali temporali, che provano la fede e la virtù del giusto.
33,2:Non darà negli scogli, ec. Non darà negli scogli del peccato e della eterna perdizione, non farà naufragio dell'anima sua.
33,3:E la legge è fedele a lui. Mantiene a lui le promesse, delle quali ella è piena, promesse, che sono tutte in favore del giusto, a cui Dio nella legge promette aiuto, difesa, consolazione, premio eterno.
33,4:Chi illustra un quesito, ec. Chi ha da spiegare un quesito, mediterà sopra quello che dee rispondere, farà orazione affinchè Dio lo illumini, e Dio lo esaudirà e gli darà la grazia di rispondere in guisa, che non ne resti offesa la vera e sana dottrina; così egli risponderà non temerariamente, non per acquistarsi il favore degli uomini, ma secondo la pura e schietta verità. È qui insegnato particolarmente ai direttori delle coscienze in qual modo debbano prepararsi a rispondere ai dubbi e alle difficoltà che sono ad essi proposte.
33,5:Il cuore dello stolto è come la ruota ec. Il giusto è stabile e costante, perchè è fedele alla legge; lo stolto, cioè il peccatore, non ha stabilità, gira sempre come una ruota, onde da lui non è da aspettarsi risposta soda e si cura, se tu lo interroghi, perchè egli va dove lo mena non la legge, ma il capriccio. Accenna, come colui, il quale è interrogato sopra qualche punto di morale (del quale parlò nel versetto precedente), non avrà fermezza nella buona dottrina, se non sarà di cuore retto e fedele alla legge.
33,6:L'amico finto è come un cavallo stallone, ec. Questa parabola ancora illustra la stessa materia, di cui parlò di sopra. Il cavallo stallone nitrisce chiunque sia colui, che lo cavalca, onde si vede, che nitrisce, non (come altri cavalli generosi sogliono fare) per amor del cavaliere, ma per amor delle cavalle. Così il finto amico, il falso maestro, sembrerà, che cerchi la salute di chi lo consul ta, quando non ad altro pensa, se non a se stesso, al suo guadagno, alla sua gloria, per le quali cose risponderà e dirà tutto quello che crederà più spediente.
33,7-8:Donde avvien egli, che un giorno è da più di un altro, ec. Non tutti i giorni sono simili tra di loro. V'ha dei giorni festivi e dei giorni non festivi, e similmente vi sono degli anni, che sono da più degli altri, il settimo, detto anche anno sabbatico, e il cinquantesimo, anno del giubileo: chi ha posta tal diversità tra' giorni e tra gli anni, mentre e gli uni e gli altri vengono tutti egual mente dal sole, il quale col moto diurno fa i giorni, coll'annuo suo movimento fa gli anni? La sapienza del Signore fu quella, che pose questa differenza tra' giorni e tra gli anni, senza che un tal giorno o un tal anno avesse o diversa natura dall'altro, o merito alcuno ond' essere preferito. Fu fatta adunque da Dio questa distinzione, e non dal caso o dalla fortuna, e nemmeno dal sole, perocchè fu fatta dopo creato da Dio lo stesso sole, il quale obbedisce con grande esattezza ai comandi di Dio.
33,9:All'ora stabilita. Per esempio il novilunio cominciava dal punto, in cui principiava ad apparire la luna nuova; le altre feste cominciavano dalla sera. Vedi Num. XV VIII. II.
33,10-11:Di essi giorni Dio alcuni li fece grandi... e tutti qli uomini li fece di polvere ec. Come di questi giorni alcuni sono stati fatti grandi da Dio, che li consacrò al suo culto, altri furon lasciati nella turba de' giorni; così degli uomini creati tutti della medesima terra, di cui fu fatto Adamo, Dio colla sua gran sapienza fece varie tra loro le condizioni, talmente che uno è ricco e nobile e grande, un altro è povero, plebeo e abbietto; alcuni sono condotti da lui nelle vie della giustizia, altri permette egli, che battano le vie dell'iniquità, abbandonandogli ai desideri del corrotto loro cuore.
33,12:Di essi altri ne benedisse, ec. Piacque a Dio di benedire ed esaltare la stirpe di Abramo, e di questa stirpe santificò, cioè separò, e prese, e consacrò a se stesso la tribù di Levi. Maledisse dall'altro lato la stirpe di Chanaan, e la umiliò, e la discacciò dal paese, in cui vivea a distinta e separata dagli altri popoli, ovvero, li distrusse dopo la loro separazione.
33,13-14:Come la creta del vasaio ec. L'essere stata usata la stessa similitudine dall'Apostolo Rom. IX. 21. ec., dove parla dell'incomprensibil mistero della predestinazione e della riprovazione, è un grande argomento per credere, che dal vers. II. in poi il Savio voglia parlare dello stesso mistero. Dio dalla stessa massa degli uomini viziata per lo peccato di Adamo, secondo la sua molta sapienza separò i predestinati, eleggendogli alla gloria per far conoscere in essi le ricchezze della sua grazia; li benedisse, gli esaltò, e gli prese per sè; altri ne riprovò volendo mostrare in essi l'ira sua e la sua possanza; li maledisse, li umiliò, e li atterrò, dopo la separazione loro dagli eletti. Vedi quello, che si è detto intorno a questa similitudine nelle annotazioni della lettera ai Romani.
Così l'uomo è nelle mani di colui, che lo fece, ec. La predestinazione de' santi (dice s. Agostino) ella è la prescienza e preparazione de' benefizi di Dio, mediante i quali sono certissimamente liberati tutti quelli, che sono liberati. Gli altri poi (i reprobi) dove sono eglino, se non nella massa di perdizione, in cui per giusto giudizio di Dio sono lasciati o De dono persev. cap. XIV. 33.
33,15:Il bene è contrario al male, ec. Ogni cosa nel mondo ha la sua contraria: la vita ha la morte, il giorno ha la notte, il bene ha contrario il male, il giusto ha di contro il peccatore; e questa contrarietà fa spiccare la sapienza infinita del Creatore: perocchè il buio della notte fa meglio comprendere la bellezza della luce, e gli orrori del vizio rendono viepiù ammirabile e amabile la virtù. Quando Dio creò l'uomo, di cui prevede la colpa, egli, che dal male sa e può trarne il bene, la stessa colpa vuol far servire a manifestar la sua gloria, e alla felicità de' suoi eletti: quand'egli nella lor perdizione abbandona i peccatori, fa maravigliosamente risplendere non solo la sua giustizia, ma ancora la infinita sua carità verso de' suoi figliuoli, i quali a lui solo son debitori della loro liberazione da' mali eterni, ne' quali ancor essi avrebbon potuto cadere. Vedi s. Agostino de civit. XI. 18.
33,16-19:Or io mi sono alzato l'ultimo, ec. Il Savio fa cendo qui passaggio a discorrere di altre cose, e a proporre delle nuove sentenze, si concilia l'attenzione de' suoi discepoli col dire, che egli veramente è l'ultimo di sua nazione, che siasi messo a raccogliere e scrivere tali sentenze, ed è venuto dopo che la piena vendemmia era stata fatta da altri vendemmiatori; ma con tutto ciò mediante la benedizione di Dio, che a tale opera lo avea chiamato, e nel quale avea posta la sua speranza, egli pure raspollando in certo modo, e raccogliendo quello che era stato lasciato indietro dagli altri, ha fatta assai copiosa vendemmia non pel solo proprio vantaggio, ma per tutta la Chiesa, per tutti i figliuoli di lei, che amano di apparar la sapienza. Finalmente dopo tali espressioni di umiltà, persuaso egli della verità e importanza de' suoi documenti, sicuro dello spirito di Dio, che in lui parlava, invita i grandi, i principi, i capi del popolo e i popoli tutti ad ascoltare la sua dottrina.
33,20:Al figliuolo, e alla moglie, ec. Due cose sono qui raccomandate particolarmente alle persone costituite in dignità; primo, di non lasciarsi dominare nè da un figliuolo, nè dalla moglie, nè da fratello, nè da amico qualunque siasi, perchè chi si lascerà dominare, non sarà mai libero per far quello, che l'esatta giustizia richiede, e sovente, anche senza accorgersene, servirà alle passioni e a' capricci di chi gli ha preso il sopravvento. Secondo, di non ispogliarsi del dominio de' propri beni in favore di chicchessia, chè questo pure sarebbe come crearsi un padrone, da cui dipendere in tutti i bisogni della vita.
33,21:Nissun uomo ti faccia mutar di parere. Attienti a questo insegnamento, e non mutar parere per amore nè di fratello, nè d'amico, nè d'uomo del mondo.
33,23-24:Mantieni la tua superiorità: Affine ec. Non ti lasciar dominare da altri, e non cedere a nissuno i tuoi beni, affinchè tu non ti riduca a far delle cose che ti facciano disonore, come si è detto. Quanto ai beni, tu li distribuirai a' tuoi figliuoli ed eredi alla tua morte.
33,25:Pane, sferza, e lavoro allo schiavo. Sono qui ottimi precetti intorno a quello che dee farsi dal padre di famiglia riguardo agli schiavi, che erano (come si è detto) presi in guerra e venduti a prezzo, che appartenevano pienamente al padrone che li comprava. Gli Ebrei ne aveano molti di altre nazioni. Questi, dice il Savio, abbiano il pane, cioè il vitto necessario, la correzione, e da lavorare. La correzione dello schiavo era la sferza, perchè la sperienza avea mostrato, che lo schiavo non poteva istruirsi colle parole, Proverbi XXIX. 9. Del rimanente tutto quello, che qui si dice, spira non meno umanità, che prudenza.
33,31:Lo hai comprato col tuo sangue. Ciò s'intende di uno schiavo preso in guerra con rischio della vita.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap