Ecclesiastico - 7

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Fuggire il male, l'ambizione, la presunzione. La pusillanimità, la menzogna. Elogio della agricoltura, e della buona donna, e del servo temperante. I genitori istruiscano i lor figliuoli, e collochino le figlie: i figli onorino i genitori; si onori Dio, e i suoi ministri. Delle opere di misericordia, e della memoria de' novissimi.

1Non fare il male, e il male non verrà sopra di te.
2Partiti dall'uom perverso, e sarai lungi dal male.
3Figliuolo, non seminare cattiva semenza ne' solchi dell'ingiustizia, e non avrai da mieterne il settuplo.
4Non chiedere al Signore di esser condottiere di altri, né al re un posto di onore.
5Non ti spacciare per giusto dinanzi a Dio; perocché egli è conoscitore de' cuori, e non allettare di comparire sapiente dinanzi al re.
6Non cercare di essere fatto pudice; se non hai petto da farti largo a traverso dell'iniquità: affinchè non avvenga, che tu temendo la faccia di un potente, abbi da esporre alle cadute la tua equità.
7Guardati dall'offendere la moltitudine della città; e non ti gettare in mezzo al popolo.
8Non congiungere peccato con peccato: perocché nemmen per un solo non sarai esente da pena.
9Guardati dall'aver un cuor pusillanime:
10Non trascurar l'orazione, e il far limosina.
11Non dire: Iddio avrà riguardo a' molti miei doni, e quand'io offerirò i miei doni all'Altissimo, ei gli accetterà.
12Non ti burlare di un uomo, che ha il cuore afflitto; perocché quegli, che umilia, ed esalta, egli è Dio, che tutto vede.
13Non inventar menzogne contro del tuo fratello; e noi fare similmente contro l'amico.
14Guardati dal proferire alcuna menzogna; perché l'avvezzarsi a ciò non è cosa buona.
15Non essere verboso nella adunanza de' seniori; e non ripeter parola nella tua orazione.
16Non odiare le opere di fatica, né l'agricoltura istituita dall'Altissimo.
17Non ti associare alla turba degli indisciplinati.
18Ricorditi dell'ira, la quale non sarà lenta.
19Umilia grandemente il tuo spirito: perocché il fuoco, e il verme puniranno la carne dell'empio.
20Non venir in rottura coll'amico, che tarda a renderti del denaro; e non disprezzare un fratello carissimo in confronto dell'oro.
21Non ti separar da una donna giudiziosa, e dabbene, la quale nel timor del Signore ti toccò in sorte; perocché la grazia della sua verecondia val più che l'oro.
22Non maltrattare il tuo servo, che opera con fedeltà; né il mercenario, che consuma per te la sua vita.
23Il servo sensato sia amato da te, come l'anima tua, non gli negare la sua libertà, e nol lasciare in miseria.
24Hai tu de' bestiami? va a visitarli; e se sono utili, restino presso di te.
25Hai tu de' figliuoli? istruiscili, e domali dalla loro puerizia.
26Hai tu delle figliuole? custodisci la loro verginità, e non mostrar ad esse il viso ridente.
27Da a marito la figliuola, ed hai fatto un'opera grande; ma dalla ad un uomo sensato.
28Se tu hai una moglie secondo cuor tuo, non la mandar via; e nondarti ad una, che sia odiosa.
29Con tutto il cuor tuo onora il padre tuo; e non ti scordare de' gemiti di tua madre.
30Ricordati, che senza di essi tu non saresti nato; e rendi ad essi secondo quello, che han fatto per te.
31Temi il Signore con tutta l'anima tua, e onora i suoi sacerdoti.
32Con tutte le tue forze ama colui, che ti ha creato: e non abbandonare i suoi ministri.
33Onora il Signore con tutta l'anima tua, e rispetta i sacerdoti; e mondati offerendo le spalle (delle ostie).
34Da ad essi la parte delle primizie, e (delle ostie) di espiazione, come fu a te comandato; e mondati dalla tua negligenza colle poche (vittime).
35Offerirai in dono al Signore le spalle delle tue vittime, e il sagrifizio di santificazione, e le primizie delle cose sante:
36E stendi al povero la tua mano (affinchè sia perfetta la tua propiziazione, e la tua benedizione).
37La beneficenza è gradita a tutti i viventi; e tu non negarla nemmeno ai morti.
38Non mancare di porgere consolazione a chi piange; e tieni compagnia agli afflitti.
39Non ti paia greve il visitare il malato; perocché per tali mezzi ti fonderai nella carità.
40In tutte le tue azioni ricordati del tuo ultimo fine, e non peccherai in eterno.
Note:

7,1:Non fare il male, e il male ec. Guardati dal male di colpa, e sarai esente dal male di pena.

7,2:Partiti dall'uom perverso, ec. La società de' cattivi e contagiosa; vuoi tu guardarti dal male del peccato? fuggi la compagnia de' cattivi, e sarai lungi dal peccato stesso e da' mali e danni del peccato.

7,3:E non avrai da mieterne il settuplo. La cattiva semenza del peccato è feconda come il loglio, onde da una ingiustizia sovente ne nascono sette, cioè molte altre, e da queste la moltiplicità de' gastighi, che vanno sempre dietro alle colpe; perocchè: quello, che l'uomo avrà seminato, quello ancora mieterà. Gal. VI. 8.

7,4:Non chiedere al Signore di esser condottiere ec. Documento simile a quello di s. Giacomo cap. III. I.: Non vogliate esser molti a far da maestri, sapendo, che vi ad dossate più severo giudizio. È adunque condannata l'ambizione, la quale se è vituperevole riguardo a qualunque superiorità anche secolare, lo è molto più riguardo alle dignità della Chiesa.

7,5:Non ti spacciare per giusto ec. È una stolta arroganza il vantarsi di essere giusto dinanzi a Dio, mentre la Scrittura c'insegna, che nissun uomo vivente è perfettamente giusto dinanzi a lui. Vedi Psal. CXLII. 2. Prov. XXIV. 16. È un'altra maniera di stoltezza il voler far pompa di sapienza dinanzi al re, che è un mettersi a rischio di ritrarne confusione e odiosità.

7,6:Se non hai petto da farti largo ec. L'iniquità molte volte è potente, astuta, piena di raggiri e di protezioni: fa d'uopo, che il giudice abbia petto forte e risoluto, che non solo non tema, ma abbia cuore di andar contro all'iniquità a faccia scoperta e atterrarla. Un giudice timido, dominato dagli umani rispetti, è in continuo pericolo di sacrificare l'equità ai capricci di chi ne può più.

7,7:Guardati dall'offendere la moltitudine... e non ti gettare ec. Un giudice, un magistrato dee guardarsi dal tirarsi addosso l'ira di tutto un popolo, nè dee esporsi al furor di una moltitudine, che è in tumulto. Così dimostra, che l'uffizio di giudice esige gran cautela e prudenza. Del rimanente il senso che ho seguitato nella traduzione è conforme non solo alla Volgata, ma anche al Greco.

7,8:Non congiungere peccato con peccato: ec. Se hai peccato una volta, non peccar la seconda; perocchè tu sai, che aggiungendo peccati, aggiungi peso ai gastighi; e se uno solo non sarà senza pena, il maggior numero di peccati avrà pena più rigorosa e più grande.

7,9-10:Guardati dall'aver un cuor pusillanime: ec. Questi due versetti legano col precedente. Se tu hai peccato guardati dal peccare nuovamente per pusillanimità, o per disperazione: procura di placare Dio coll'orazione e col la limosina. Il Greco legge: non esser pusillanime nell'o razione tua, e non trascurare di fare limosina. La fiducia nella divina bontà è l'anima dell'orazione. Vedi s. Bern. serm. X. in Cant.

7,14:Non è cosa buona. Con una figura usata sovente nelle Scritture si dice il meno affinchè il più si intenda: perocchè vuol dire il Savio, che l'abitudine di mentire è cosa pessima, e di pessime conseguenze. Ottimamente dimostrò s. Agostino esser qui proibita ogni sorta di bugie, perniciose, giocose, officiose. Vedi il libro de mendacio, e quello contra mendacium.

7,15:Non essere verboso nell'adunanza dei seniori. erocchè in tale adunanza conviene al giovine di ascoltare e non parlare. E non ripeter parola nella tua orazione. È qui lo stesso insegnamento, che fu dato da Gesù Cristo, Matt. VI. 7: Non vogliate nelle vostre orazioni usar molte parole, come i Pagani, imperocchè essi si pensano di essere esauditi mediante il molto parlare. Vuole Dio, che noi gridiamo a lui coll'affetto piuttosto, che colla voce, col cuore anche piu, che colle labbra, e non nella studiata repetizio ne delle parole si faccia consistere l'essenza e l'efficacia dell'orazione, ma nel colloquio (per così dire) della mente con Dio. Ove questo pio affetto sia nel cuore non sarà inutile la repetizione della stessa preghiera, come dalla Chiesa stessa nella pulbblica orazion si costuma; ma dove manchi lo stesso affetto qualunque repetizione sarà inutile. Vedi quel che si è detto Matt. VI. 7. Alcuni spiegano questa sentenza dell'attenzione della mente nell'orare, come se dicesse: nella tua orazione sii tu talmente attento coll'animo a quello, che tu colla voce pronunzi, che non abbia a venirti mai dubbio, se tu abbi recitato tutto quello che dovevi, onde ti sia necessario il tornare a ripeterlo. Ma la prima sposizione è più semplice, e credo anche la vera secondo la lettera.

7,16:Non odiare le opere di fatica, ec. Le opere di fatica corporale sono da amarsi, come quelle che servono a ban dir l'ozio, a dar vigore al corpo e all'animo, a tener l'uomo lontano dal vizio, e finalmente perchè, secondo la parola di Giobbe, come l'uccello per volare, così l'uomo nasce per la fatica. l'agricoltura poi ella è quella occupazione, che Dio diede all'uomo nello stato stesso dell'innocenza, Gen. II. 16., affinchè in essa si esercitasse non con travaglio di servo, ma per onesto piacere dell'animo, come dice s. Agostino. Ma dopo il peccato dell'uomo l'agricoltura divenuta essendo come la più necessaria, cosi anche la più utile di tutte le arti, fu sempre in gran dissimo onore presso tutti i saggi e presso tutte le nazioni, che sepper conoscere qual sia la vera immutabil sorgente della ricchezza e della felicità, di cui sono capaci gli uomini sopra la terra.

7,17:Degl'indisciplinati. Il Greco de' peccatori, che è il senso anche della Volgata.

7,19:Umilia grandemente il tuo spirito: ec. Tienti in grande e profonda umiltà colla considerazione di quel fuoco, che sempre abbrucia, e di quel verme, che sempre rode nell'inferno i dannati. Così fuggirai il pericolo di cadere in quel fuoco, e di essere roso da quel verme. Opponi (dice s. Agostino) quel fuoco dell'inferno alle fiamme dell'impurità e della cupidità. Questo fuoco, che si usa nella vita presente, consuma tutte le cose, alle quali si appiglia; ma quello tormenta sempre quelli, che in sè riceve, e li serba intieri sempre alla loro pena, e per questo si dice, che non mai si estingue, non solo perch'ei non si spenge, ma anche perchè non estinguerà e non uccidera quelli, che vi caderanno; e nissuna voce, nissuna lingua può di quel fuoco spiegar la possanza. Serm. 181. de temp., dove allude s. Agostino a quelle parole di Cristo: il loro verme non muore: e il fuoco non si estingue. I demoni e le anime de' dannati sciolte dai loro corpi (dice lo stesso santo) sono tormentate da un fuoco corporale in maravigliosa maniera, ma vera; perchè questo fuoco le investe e le circonda e agisce sopra di esse, onde elle ne sentono la incredibile attività, come quando sono unite ai loro corpi soffron dolore delle ferite, che si fanno nella loro carne. Vedilo, de civit. XXI.10, e defide et operibus XV. Pel verme, che sempre rode, si intendono assai comunemente i rimorsi della coscienza.

7,20:Che tarda a renderti del denaro. Tale è il senso piu semplice e naturale della Volgata. il Greco secondo la miglior lezione dice: Non ti mutare riguardo all'amico per una cosa indifferente; cioè che non ti fa felice se la hai, e non ti fa infelice se la perdi, com'è una somma di denaro; mentre l'amico è cosa di tanto pregio, cone si è veduto cap. VI, 14.

7,22:Che consuma per te la sua vita. Non risparmia la propria vita, anzi la espone faticando e soffrendo per te il caldo, il freddo, la intemperie delle stagioni ec. per servirti. Vedi Ephes. VI. 9.

7,23:Non gli negar la sua libertà. Il servo Ebreo venduto a un altro Ebreo dovea esser messo in libertà al primo anno sabatico, Exod. XXI. I. Deuter. XV. 12.; e di più il padrone nol dovea rimandare colle mani vuote, ma dar gli onde poter sostentarsi. Vedi Deuter. XVI.12.13.14.; onde si aggiunge: e nol lasciare in miseria.

7,24:E se sono utili ec. Parla in generale di ogni specie di bestiame, ma particolarmente di quegli animali, l'opera dei quali è di grande uso per la campagna, come gli asini, i bovi, i cammelli.

7,25:E domali. Avvezzali a piegare il collo, a obbedire, ad esser docili, a soggettare i loro capricci e le nascenti passioni; un'educazione molle snerva e l'animo ed il corpo, disse già un antico. Vedi la bella lettera di s. Girolamo a Leta.

7,26:E non mostrar ad esse il viso ridente. Una certa gravità e severità di volto è attissima a contenere e reprimere nella prima età il sesso più debole, sopra del quale generalmente più assai può il timore, che l'amore; ed essendo assai facile, che elle abusino della molle condiscendenza e facilità delle madri, è necessaria la severità del padre ad ovviare ai mali, che dalla indulgenza soverchia delle madri possono nascere; e questa stessa severità del capo di famiglia renderà le figlie stesse men facili ad affezionarsi agli uomini. Vedi s. Bern. de con sider. IV. 6.

7,27:Hai fatto un'opera grande. Ti se' sgravato di una gran pena, se la hai maritata ad un uomo sensato.

7,28:E non darti ad una, ec. Non isposare per amore della grossa dote o per altri umani riguardi una donna, cui tu non ami e non possi amare pei difetti, che ha, o di corpo o di spirito.

7,30:E rendi ad essi ec. Eglino hanno fatto a te del gran bene; fa' tu pure del bene ad essi: amali, servili ec.; perocchè di rendere ad essi l'equivalente, ciò non è possibile a te in verun modo.

7,32:E non abbandonare i suoi ministri. È ordinato sovente agli Ebrei nella legge di soccorrere i sacerdoti e i Leviti, ai quali non era stata assegnata porzione nella terra di Chanaan. Exod. XXII.12 17. ec.

7,33:E mondati offerendo le spalle (delle ostie). La spalla destra di tutte le ostie pacifiche, che si offerivano dagli Ebrei, apparteneva ai sacerdoti secondo la legge, Exod. XXIX. 22. 27. Levit. VII. 32. Num. XVIII. 18., e altrove. Dice adunque: da'al sacerdote quello, che a lui appar tiene delle ostie, cui tu offerisci, che così sarai libero dal peccato, che commetteresti se tu non obbedissi in questo alla legge.

7,34:Da' ad essi la parte ec. Vale a dire, da' ai sacerdoti le primizie, cioè la parte, che dei dar loro delle ostie pacifiche, le quali cose sono la porzione assegnata da Dio ai sacerdoti pel loro sostentamento. Delle ostie pacifiche toccava al sacerdote oltre la spalla destra (di cui si è parlato qui avanti) anche il petto; queste son chiamate primizie del sacerdote Levit. VII. 32., e altrove. Ne' sacrifizi di espiazione, o per lo peccato, il sacerdote avea tutta l'ostia, tolto il sangue, i due reni, la coda e il grasso, che bruciavansi sull'altare. Levit. VII. 3. 7. Oltre a ciò davasi ai sacerdoti e Leviti il prezzo del riscatto de' primogeniti degli uomini e degli animali, e le primizie dei frutti e delle granaglie.
È mondati dalla tua negligenza ec. Negligenza chiamasi il peccato commesso per ignoranza o per inavver tenza e smemorataggine: da questa sorta di peccati, se tu se' povero e non se' in istato di offerire grosse vittime e molte, mondati coll'offerire quel poco che tu puoi. Queste sentenze sono talmente strette e concise, che non sempre possiam noi trarne senso sicuro e indubitato; come qui le parole: purga te cum paucis, lascian luogo a indovinare quello, che veramente voglia dire lo Scrittore sacro; ma la sposizione, che lor abbiam data, mi è paruta la più ragionevole di quante si leggono presso i nostri Interpreti.

7,35:Le spalle delle tue vittime. La spalla destra di ogni ostia pacifica. il sacrifizio di santificazione: s' intende probabilmente il sacrifizio, che offerivano i Nazarei per la loro santificazione. Vedi Num. VI. Le primizie delle cose sante: probabilmente intendesi la decima parte di tutte le decime, la qual decima parte davasi dai Leviti ai sacerdoti: perocchè i Leviti riscuotevan le decime dal popolo, e di queste pagavan la decima ai sacerdoti. Vedi Deuter. XIV. 22.

7,36:Affinchè sia perfetta ec. Non dimenticare il povero, accompagna colla limosina il tuo sacrifizio di propiziazio ne e di espiazione, affinchè sia perfetto, e perfetta sia la tua beneficenza e liberalità. La voce benedizione è usata qui in senso di beneficenza, come II. Cor. IX., ma di beneficenza religiosa, o sia oblazione sacra.

7,37:E tu non negarla nemmeno a' morti. Ai morti ancorn si estenda la tua liberalità, rendendo loro gli ultimi doveri nella cura dei lor funerali e di lor sepoltura, e suf fragandoli colle limosine e co' sacrifizi ec. Vedi quello che si è notato Tob. IV. 18.

7,38:E tieni compagnia agli afflitti. Questo è quello, che disse Paolo: piangere con quei che piangono. Rom. XII. II.

7,40:In tutte le tue azioni ricordati del tuo ultimo fine. Ovvero, come in oggi diciamo, de' tuoi novissimi, la morte, il giudizio ec. Per ben guidar la tua barca mettiti nel fondo di essa come fa il buon nocchiero; abbi sempre presente dove tu vada, abbi sempre presente la fine di tutto quello che sei o puoi desiderar di essere in questo mondo: tu trovi alla fine della vita la morte, e dopo la morte il giudizio severissimo di tutta la vita, e dopo il giudizio una eternità di bene o di male: pensa a queste cose e non peccherai in eterno; perocchè questa considerazione distrugge la superbia, uccide l'invidia, sana la malizia, mette in fuga la lussuria, annichila la vanità e la giattanza, stabilisce la disciplina, perfeziona la santità, e prepara l'anima alla eterna salute. Così un antico Scrittore tralle opere di s. Agostino. Vedi s. Bernardo serm. II. de ss. Petro et Paulo, e s. Girolamo epitaph. Nepotiani.

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