Lettera II ai Corinti - 1

12345678910111213

VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Narra l'Apostolo da quante avversità lo avesse il Signore liberato nell'Asia, affinchè egli pure potesse consolare altri; dipoi dimostrando la sincerità del suo cuore, e della sua dottrina, fa vedere, che se non è andato da loro, conforme aveva risoluto, è ciò accaduto non per sua incostanza. Dimostra, come è stabile, e ferma la verità della sua predicazione.

1Paolo per volontà di Dio Apostolo di Gesù Cristo, e il fratello Timoteo alla Chiesa di Dio, che è in Corinto, e a tutti i santi, che sono per tutta l'Achaia.
2Grazia a voi, e pace da Dio padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.
3Benedetto Dio, e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, Padre delle misericordie, e Dio di tutta consolazione,
4Il quale ci consola in ogni nostra tribolazione: affinchè noi pure consolar possiamo coloro, che in qualunque strettezza si trovano, mediante la consolazione, onde siamo anche noi da Dio consolati.
5Imperocché, siccome abbondano sopra di noi i patimenti di Cristo; cosi pur è per Cristo ridondante la nostra consolazione.
6Sia però, che noi siam tribolati, (lo siamo) per vostra consolazione, e salute, siache siam consolati (lo siamo), per vostra consolazione, e salute, la quale si compie per mezzo della sofferenza di que' medesimi patimenti, che noi pur patiamo:
7Onde stabile sia la speranza, che abbiamo di voi: sapendo noi, che siccome siete compagni ne' patimenti, così pur lo sarete nella consolazione.
8Imperocché non vogliamo, che a voi, o fratelli, sia ignota la tribolazione suscitata a noi nell'Asia, come sopra misura, sopra le forze siamo stati aggravati fino a venirci a noia la stessa vita.
9Ma noi abbiamo avuto in noi stessi avviso di morte, affinchè non abbiamo fidanza in noi, ma in Dio, che risuscita i morti:
10Il quale da sì gravi pericoli ci ha liberati, e ci libera: in cui confidiamo, chi tuttavia ci libererà,
11Dandoci insieme la mano anche voi, con pregare per noi: onde del bene, che in grazia di molte persone noi abbiamo, siano da molti rendute grazie per noi.
12Imperocché questo è il nostro vanto, la testimonianza della nostra coscienza, dell'esserci noi diportati con semplicità di cuore, e con sincerità di Dio, non con la saggezza della carne, ma con la grazia di Dio in questo mondo: e molto più presso di voi.
13Imperocché non altro scriviamo a voi, che quello, che avete letto, e riconosciuto. E spero lo riconoscerete sino alla fine,
14Siccome avete voi in parte riconosciuto, che noi siamo la vostra gloria, come voi pur la nostra, pel giorno del Signore nostro Gesù Cristo.
15E con questa fidanza volli prima venir da voi, affinchè aveste una seconda grazia:
16E da voi passar nella Macedonia, e nuovamente dalla Macedonia venir da voi, e da voi esser incamminato per la Giudea.
17Tale adunque essendo stata la mia volontà, sono forse stato incostante? Ovvero quello, che io delibero, lo delibero secondo la carne, onde sia presso di me il si, e il no?
18Ma fedele Dio, il nostro ragionare usato tra di voi non è sì e no.
19Imperocché il Figliuolo di Dio Gesù Cristo, il quale tra voi fu predicato da noi, da me, da Silvano, e da Timoteo, non fu si, e no, ma in lui fu (sempre) il si.
20Imperocché tutte, quante sono, le promesse di Dio, sono in lui si: e in lui perciò (sono) amen a Dio per nostra gloria.
21Or Dio è quegli, che con voi ci conferma in Cristo, e che ci ha unti:
22Il quale ci ha eziandio sigillati, ed ha infuso ne' nostri cuori la caparra dello Spirito.
23Or io sulla mia vita chiamo Dio in testimone, come, per essere con voi indulgente, non son più venuto a Corinto: non perché noi la facciamo da padroni sopra la vostra fede, ma cooperiamo alla vostra consolazione: dappoiché state saldi nella fede.
Note:

1,1:E il fratello Timoteo. Timoteo è chiamato qui fratello da Paolo non tanto per la comune fede, quanto per la dignità del ministero, perchè egli era predicatore del Vangelo.
E a tutti i santi, che sono per tutta l'Achaia. Voleva l'Apostolo, che da Corinto metropoli dell'Achaia fosse questa lettera comunicata a tutte le Chiese di quel paese, e tanto più, che forse aveano tutte gli stessi mali, ed abbisognavano di eguali rimedi.

1,2:Grazia a voi, e pace ec. Rom. 1. I. Cor. 1. 3.

1,3:Benedetto Dio, e Padre ec. Formola solenne di ringraziamento, che si ha pure, Rom. I. 25. IX. 5.

1,4:Mediante la consolazione, onde siamo anche noi ec. È costante carattere di Paolo il riferire e tuttose stesso e tutto quello che a lui avveniva, alla utilità ed edificazione della Chiesa. Se Iddio, dice egli, mi conforta in mezzo alle mie tribolazioni con le sue divine consolazioni, ciò egli fa non tanto pel bisogno, che io ne ho, quanto perchè io possa della stessa consolazione far parte a chi in angustie, e afflizioni simili alle mie si ritrova.

1,5:I patimenti di Cristo. I patimenti, che Cristo soffre in noi che siamo suoi membri. Vedi Atti IX. 4.; 1. Cor. IV. 10. Rom. VIII. 17.

1,6:Sia però, che noi siam tribolati, (lo siamo) per vostra consolazione, ec. A questo bellissimo sentimento dà gran luce un altro del cap. III. 22. dell'epistola precedente. Tutto quello che in noi succede, o intorno a noi, dice Paolo, si riferisce tutto al bene vostro, e al vostro vantaggio. Le nostre afflizioni sopportate da noi virilmente servono di esempio a confortarvi sotto la croce, e a rendervi forti, e insuperabili contro i mali, che dovete soffrire nella vita presente per giugnere alla salute; le consolazioni, con le quali Dio si degna talora di visitarci, servono a rianimare la vostra speranza, e a rendervi certi dell'aiuto, e dell'assistenza divina ne' vostri patimenti, per mezzo de' quali operate la vostra salute, alla quale e noi, e voi non possiamo per altra via pervenire.

1,8:Imperocchè non vogliamo, che a voi... sia ignota ec. Questo imperocchè si riferisce all'ultime parole del versetto 6., dove avendo accennato l'Apostolo le tribolazioni, nelle quali si era poc'anzi trovato, viene adesso a mostrarne la gravezza. La diversità di sentimenti, che è tra gli Interpreti nel determinare a quale particolar circostanza della storia di Paolo debbano riferirsi queste sue parole, può servire d'indizio, che è molto dubbioso, se di alcuna si parli di quelle persecuzioni descritte negli Atti, ovvero di qualche altro fatto non registrato da s. Luca. Per questa seconda opinione sembra, che faccia il riflettere, che pochissimo tempo avanti era avvenuto quello che qui egli racconta, mentre suppone, che niuna notizia ne avessero ancora i Corinti, e dall'altra parte dal versetto 10. sembra potersi inferire, che i nemici dell'Apostolo gli avesser messe le mani addosso, mentre dice, che Dio a tanto pericolo, o (come legge il greco) a tal morte lo aveva sottratto; il che farebbe, che ciò non possa sedizione da Demetrio in alcun modo intendersi della mossa. Vedi gli Atti XIX.
Sopra misura. Vuol dire eccessivamente.
Sopra le forze. Della natura, e del corpo, non dell'animo rinfrancato dalla grazia.

1,9:Abbiamo avuto in noi stessi avviso di morte. De scrive con molta forza, qual fosse stata la violenza, e la furia della tempesta, in cui si era trovato, la quale talmente avealo sopraffatto, che nulla più si aspettava fuori della morte.
Affinchè non abbiamo fidanza in noi, ec. Non per altra cagione ha permesso il Signore, che noi cadessimo in sì gravi pericoli, in tali e tante strettezze, e in tanto ab battimento di spirito, se non perchè non venissimo giammai a porre la nostra speranza in noi stessi, o nel nostro coraggio, ma nel Signore; vedendo com'egli contro ogni umana speranza dalla morte, e dal sepolcro stesso richiama i suoi alla vita, quando cosi a lui piace; sentenza gravissima, e di grand'uso nelle tribolazioni, dalle quali un gran bene ritrarrà l'uomo giusto, se imparerà a temer sempre di se stesso, e a confidare in Dio solo.

1,11:Onde del bene, che in grazia di molte persone noi abbiamo, ec. Onde siccome alle orazioni di molti (vale a dire di tutti i fedeli) dobbiamo i benefizi e le grazie, che a noi sono state da Dio concesse, e particolarmente la liberazione da tanti pericoli; così da molti ancora sia no rendute a Dio grazie per noi. È da ammirar grande mente e la umiltà dell'Apostolo, e la molta fidanza di lui nell'efficacia delle comuni orazioni, alle quali sovente si raccomanda in queste sue lettere. Di questa efficacia abbiamo un bell'esempio nella liberazione di Pietro dalla prigione, dove Erode l'aveva fatto rinchiudere, Atti cap. XII., e sappiamo da Tertulliano, che anche a' suoi tempi i fedeli uniti in orazione ottenevan talvolta da Dio anche il risuscitamento de' morti. Vuole adunque l'Apostolo, che ciò essendo, i fedeli tutti si riconoscano debitori a Dio delle grazie, che hanno impetrato per altri con le loro orazioni, e comuni ringraziamenti ancor gne ne rendano.

1,12:Imperocchè questo è il nostro vanto, la testimonianza ec. Queste parole legano con la fine del vers. 10.: confidiamo, che Dio tuttavia ci libererà; dapoichè noi possiamo gloriarci di aver proceduto in tutto con quella semplicità, e schiettezza, e sincerità di cuore degna di Dio, di cui siamo ministri, che è effetto non della saggezza della carne, ma della grazia del Signore; così, dico, abbiamo proceduto sempre, e in ogni luogo, dove abbiam predicato Cristo, ma in qualche modo più ancora presso di voi, o Corinti, a' quali abbiamo dato maggiori, e più evidenti riprove della nostra sincerità. E qui e nel versetto seguente prende di mira i falsi Apostoli superbi per l'eloquenza, e per la greca filosofia, da cui procedeva quella che egli chiama sapienza della carne.

1,13:Non altro scriviamo a voi, che quello che avete letto, ec. Quello, che ora vi scrivo, è quello stesso, che avete letto nella precedente mia lettera: lo che voi pur riconoscete essere la verità, come spero, che lo riconoscerete anche per l'avvenire. La prima parte di questo versetto secondo il greco può tradursi: Imperocchè non altro noi vi scriviamo, fuori che quello, di che voi vi ricordate, e che voi riconoscete (esser la verità).

1,14:Siccome avete voi in parte riconosciuto. Dice in parte, perchè quantunque avessero i Corinti accolto con onore Timoteo, e satisfatto in gran parte i desideri di Paolo, non lasciavan però (almen parte di essi) di essere prevenuti pe' falsi Apostoli, onde non avevano di Paolo quella opinione, che pur dovevano.

1,15:E' con questa fidanza volli ec. Con la fidanza, che io aveva di essere pienamente conosciuto da voi, e in conseguenza, che non senza frutto sarebbe stata la mia venuta, aveva io determinato di venir da voi per portarvi una seconda grazia; conciossiachè, siccome nella mia prima venuta vi portai la notizia del Vangelo, e la conver sione alla fede, così in questa seconda disegnava di portarvi la confermazione nella fede, e l'avanzamento nelle cristiane virtù.

Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap