Ecclesiastico - 30

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Educare, e correggere i figliuoli: è cosa pericolosa l'esser troppo indulgente con essi. La sanità del corpo val più che le ricchezze. Quanto sono dannose all'uomo, e dà fuggirsi la malinconia. E quanto utile la giocondità del cuore.

1Chi ama il suo figliuolo, adopra sovente con esso la sferza, affin di averne consolazione nel fine, e perché quegli non abbia a picchiare alle porte de' vicini.
2Chi istruisce il proprio figliuolo, ne ritrarrà onore, e di lui si glorierà colla gente di sua famiglia.
3Chi istruisce il proprio figliuolo, muoverà ad invidia il suo nemico; e si glorierà di lui co' suoi amici.
4Il padre di lui si morì, e quasi non morì; perocché ha lasciato dopo di se uno, che lo somiglia.
5Egli vivendo lo, vide, e ne ebbe consolazione, e nella morte sua non si attristò, e non ebbe ad arrossire in faccia de' nemici;
6Perocché egli ha lasciato alla casa un difensore contro i nemici, ed uno, che sarà grato verso gli amici.
7Per amor delle anime de' figliuoli ei fascerà le loro piaghe, e ad ogni voce si scuotcran le sue viscere.
8Un cavallo non domato diventa intrattabile, e un figliuolo abbandonato a se stesso diventa pervicace.
9Piaggia il figliuolo, e ti darà delle angosce; scherza con lui, e ti arrecherà grandi dolori.
10Non gli ridere in bocca, affinchè tu non abbi da ultimo a piangere, e a digrignare i denti.
11Non lo lasciar fare a modo suo nella gioventù, e non far le viste di non vedere quel, ch'egli pensa.
12Piega a lui il collo nella giovinezza, e battigli i fianchi mentr'egli è fanciullo, affinchè non si induri, e ti nieghi ubbidienza, io che sarà dolore all'anima tua.
13Istruisci il tuo figliuolo, e affaticati intorno a lui per non incorrere ne' suoi disonori.
14Val più un povero sano, e robusta di forze, che un ricco spossato, e fiaccato dalle malattie.
15La salute dell'anima consistente nella santità della giustizia, vai più di tutto l'oro, e l'argento, e un corpo ben disposto più vale, che le immense ricchezze.
16Non v'ha tesoro, che superi il tesoro della sanità del corpo, né piacer maggiore, che il gaudio del cuore.
17E preferibile la morte alla vita amara, e il riposo eterno agli ostinati languori.
18I beni riposti per uno, che ha chiusa la bocca, sono come le molte vivande disposte attorno ad un sepolcro,
19Che giovano all'idolo le libagioni. Perocché egli non mangerà, e non sentirà, odore:
20Cosi succede a chi è perseguitato dal Signore, e porta la mercede di sua iniquità:
21Vede cogli occhi suoi, e geme com'un eunuco, che abbraccia una vergine, e da un sospiro.
22Non lasciar l'anima tua in preda alla tristezza, e non affligger te stesso co' tuoi pensieri.
23La giocondità del cuore è la vita dell'uomo, e tesoro inesausto di santità; e la letizia allunga i giorni dell'uomo.
24Abbi compassione dell'anima tua per piacere a Dio, e sii continente, e riunisci il cuor tuo nella santità, e manda lungi da te la tristezza.
25Perocché la tristezza ne ha uccisi molti, ed ella non è buona a nulla.
26L'invidia, e l'ira abbreviano i giorni, e i sopraccapi menano la vecchiaia prima del tempo.
27Un cuore ilare, e benigno è in banchetti, e i suoi banchetti son preparati con diligenza.
Note:

30,1:Affin di averne consolazione nel fine, ec. Dimostra, come ben si comprende, che il padre non può usare se verità verso il figliuolo, e gastigarlo ne' suoi errori senza patire e far forza a se stesso; ma ciò (dice il Savio) dee pur fare un buon padre, primo, per amor di se stesso, affin di avere consolazione dal figliuolo nel fine, cioè quand'ei sarà uomo fatto; secondo, per amore dello stesso figliuolo, e perchè questi divenuto infingardo, ozioso e buono a nulla, non abbia a ridursi a mendicare il suo sostentamento.

30,2:Ne ritrarrà onore. Questo è il terzo frutto della buona educazione, vale a dire, che ne è lodato il padre da tutti quelli, che veggono e ammirano la saviezza del figlio. Altri frutti sono notati in appresso.

30,4:Il padre di lui si mori, ec. Il padre di questo figliuolo ben educato morì; ma egli quasi vive tutt'ora nel figlio, che lo somiglia. Questa è quella specie d'immortalità, che gli uomini bramano e cercano di avere ne' figliuoli, ch'ei considerano come una immagine di loro stessi, ed amano più di se stessi, onde desideran sempre di lasciar vivi i figliuoli dietro a sè.

30,5:Egli vivendo lo vide, e ne ebbe consolazione. Il padre vivendo vide questo rampollo degno di sè, e si con solò, e lieto mori.

30,7:Per amor delle anime de' figliuoli ec. Il buon padre per la cura, che ha delle anime de' figliuoli,fascerà, cioè curerà le piaghe e i vizi loro, e ad ogni piccol rumore, ch'ei senta di qualche mancamento da essi commesso, saranno scosse e messe alla tortura le sue viscere.

30,11:E non far le viste di non vedere quel ch'egli pensa. E sta'attento a scoprire le sue inclinazioni e le sue voglie, e non dissimular di conoscerle, e non lasciar di correggerle se son cattive.

30,13:Per non incorrere ne' suoi disonori. Con questa forte espressione vuol dire, che l'infamia del figlio ridonda nel padre, che mancò al dovere di ben educarlo.

30,16:Il gaudio del cuore. Questo gaudio del cuore viene dalla sanità dell'anima, e dalla quiete della buona co scienza, onde l'anima buona in Dio si gode, secondo la parola di Paolo, Philip. v. 4.

30,17:E preferibile la morte alla vita amara, ec. La vita amareggiata dalle continue ostinate malattie può dirsi lunga e lenta morte piuttosto che vita, onde naturalmente parlando si stima minor male il morire, che il vivere in tal guisa. Il riposo eterno in questo luogo significa la liberazione dai mali presenti, da' quali è sciolto per sempre chi muore.

30,18:I beni riposti per uno, che ha chiusa la bocca, ec. A che giova l'avere messi da parte e riposti de' gran tesori, quando uno per la malattia e per la nausea non può mangiare, ed ha come chiusa la bocca? Tutti i tesori di un ricco ammalato sono come le vivande, che si mettono sopra i sepolcri, le quali non saranno toccate nè gustate da' morti. I Gentili e i Giudei ed anche i Cristiani ebbero un tempo la costumanza di porre da mangiare e da bere su' sepolcri de' defunti, ma con idee e fini diversi. Gli Ebrei ben istruiti e i Cristiani erano persuasissimi, che i morti non mangiano nè bevono, e preparavano cibo e bevanda per refezione de' poveri, affinchè pregassero per i loro morti. I Gentili lo stesso rito imbrattavano con molte superstizioni, e invitavano il morto a mangiare gridando: Alzati, vieni, mangia, bevi, e ral legrati, come racconta s. Epifanio. Vedi Tob. IV. 18. Baruch, VI. 26. Nella Chiesa d'Africa questa usanza fu abolita da s. Agostino per li molti disordini, che ne nascevano.

30,19-20:Che giovano all'idolo le libagioni? Come le libagioni di liquori a nulla giovano all'idolo, che essendo una muta e morta statua di sasso, di legno, o di metallo, non ha nè gusto, nè odorato, nè vista, così tutte le ricchezze e tutte le grandezze nulla servono a consolare un uomo perseguitato e afflitto da Dio colle malattie e colle calamità per li suoi peccati.

30,21:Vede cogli occhi suoi, e geme ec. Quest'uomo vede nttorno a sè nella sua casa tutto quello, che potrebbe servire a soddisfare le sue passioni, e farlo nuotare nelle delizie, ma vede, che tutto ciò non serve a liberarlo dalla malattia e dai dolori. Questa bella e forte pittura rappresenta vivamente quanto poco tutte le cose esteriori sieno capaci di formare la felicità dell'uomo. Eccoti un ricco potente, che abbonda di tutti i mezzi per vivere lieto e beato secondo l'idee del secolo, ma egli è quale i poeti finsero il loro Tantalo, egli sta in mezzo alle acque, e Dio non gli permette di bere.

30,22:Non lasciar l'anima tua ec. Non permettere, che l'animi tua sia dominata dalla maninconia. Parla il Savio di quella che è detta da Paolo tristezza del secolo, 2. Cor. VII. 10., la quale per ordinario ha per fondamento de' vani terrori e delle immaginazioni false e delle apprensioni storte, od anche procede da qualche sconcerto della macchina; e in tutti questi casi il male, se vi è, si accresce a dismisura cogli inutili e noiosi pensieri, e col meditare perpetuamente sopra le cose che danno dispia cere e afflizione. Questa tristezza originata dall'apprensione di mali temporali è non solo inutile, ma cattiva e dannosa all'anima sommamente, e di essa molto si prevale il nimico per infestare lo spirito colle sue tentazioni. Dei mali di questa passione vedi Greg. Moral. XXIII. 2I7, Augustin. De Gen. ad. lit. XII. 33. Di un' altra tristezza, che è secondo Dio, la quale opera la nostra salute mediante la penitenza, vedi. 2. Cor. VII. 10. Il grande efficacissimo rimedio contro la cattiva tristezza è posto nella speranza in Dio, in cui ogni nostra sollecitudine dobbiam deporre, come dice s. Pietro, I. Pet. V. 7.

30,23:La giocondità del cuore è la vita dell'uomo, ec. Il gaudio santo del cuore è vita dell'uomo a cui rende fa cili tutte le operazioni, e di cui sostiene florida la sanità: egli ancora aiuta e promuove grandemente la santità, aiutando l'uomo a respingere e superare le tentazioni e le difficoltà della vita spirituale, e a far tutto con prontezza e ilarità, onde (come racconta s. Atanasio) il gran s. Antonio diceva: La sola maniera di vincere il nimico si è la letizia spirituale, e la costante memoria di Dio, la quale, rigettando qual fumo i tentativi del demonio, piuttosto che temere gli avversari li perseguiterà. Vedi Pal tad. Hist. Laus. cap. 52. Finalmente la giocondità del cuore allunga la vita dell'uomo.

30,24:Abbi compassione dell'anima tua per piacere a Dio, ec. Scaccia la tristezza per amore di te stesso, e per piacere a Dio che ciò vuole; ovvero per amor di te stesso, e perchè così piacerai a Dio: si continente, frenando coll'aiuto della grazia tutti i movimenti della concupiscenza, e il cuore (che facilmente si dissipa, e si distrae in molte e inutili e cattive sollecitudini che lo turbano e lo sconvolgono) riuniscilo tutto con tutti i suoi desideri all'oggetto grande di tua santificazione, e il demonio della tristezza anderà lungi da te. Si attristano facilmente quelli, le speranze de' quali sono nelle basse cose terrene: Si rallegrano facilmente quelti, che hanno le loro speranze nell'alto. Beda in Proverb.

30,26:L'invidia e l'ira abbreviano i giorni, e i sopraccapi ec. L'invidia, l'ira e le soverchie sollecitudini, o nascono dalla tristezza, o le sono sorelle e compagne.

30,27:Un cuore ilare e benigno ec. Un cuore allegro, dolce e benigno con tutti, è sempre tanto contento quanto se vivesse in continui e squisiti banchetti.

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