Salmi - 76

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Orazione, colla quale il giusto parte si lamenta con Dio delle sue afflizioni, e parte celebra le opere di lui.

1Per Idithun. Salmo di Asaph.Alzai la mia voce, e le mie grida al Signore: alzai la mia voce a Dio; ed egli mi ascoltò.
2Nel giorno di mia tribolazione stesi la notte verso Dio le mie mani: e non sono stato deluso.
3Non volle consolazione l'anima mia: mi ricordai di Dio, e n'ebbi conforto, e mi esercitai nella meditazione, e venne meno il mio spirito.
4Gli occhi miei prevennero le vigilie: io era turbato, e non apersi la bocca.
5Ripensai ai giorni antichi: ed ebbi in mente gli anni eterni.
6E meditava la notte in cuor mio, e ponderava, e ripurgava il mio spirito.
7Ci rigetterà forse Dio in eterno, ovvero non vorrà più essere disposto a placarsi?
8Ovvero terrà egli per sempre la sua misericordia a tutte le generazioni, che seguiranno?
9Ovvero si dimenticherà Dio di usar pietà? o tratterrà nell'ira sua le sue misericordie?
10E io dissi: Adesso io incomincio: questo cangiamento (vien) dalla destra dell'Altissimo.
11Mi son ricordato delle opere del Signore: anzi mi ricorderò di tutte e meraviglie fatte da te fin da prinipio.
12E mediterò tutte quante le opere sue, e anderò investigando i tuoi consigli.
13Le tue vie, o Dio, sono sante: qual è il Dio, che grande sia, come il Dio nostro? Tu se' il Dio, che operi meraviglie.
14Tu facesti manifesto a' popoli il tuo potere: col tuo braccio tu riscattasti il tuo popolo, i figliuoli di Giacobbe, e di Giuseppe.
15Te videro le acque, o Dio, le acque ti videro, e si impaurirono; e gli abissi furono sconvolti.
16Romor grande di pioggia: le nuvole hanno date fuori le loro voci.
17Le tue saette scoppiano: la voce del tuo tuono ruota per l'aria.
18I tuoi folgori illuminarono il giro della terra: la terra si scosse, e tremò.
19Tu camminavi pel mare: tu ti facesti strada per mezzo alle acque, e non si vedranno le tue pedate.
20Guidasti il tuo popolo, come tante pecorelle, col ministero di Mosè, e di Aronne.
Note:

76,1:Per Idithun ec. V'ha chi pretende, che questo titolo indichi, che il salmo dovesse cantarsi, o mettersi in musica da questi due celebri cantori. Altri dicono, che Idithun sia qui il nome d'uno strumento, ovvero di un'aria, sulla quale si dovesse cantarlo.

76,2:Siesi la notte verso Dio le mie mani. Così orava Mosè nel tempo della battaglia contro gli Amaleciti, Exod. XVII. 10., e l'Apostolo: voglio, che gli uomini orino in ogni luogo alzando al cielo pure le mani, 1. Tim. II. 8. E questo rito si osserva nelle pubbliche orazioni della Chiesa come nel sacrifizio della messa, nel quale il sacerdote prega in gran parte colle mani stese.

76,3:Non volle consolazione l'anima mia: ec. Non volle consolazione terrena: mi ricordai di Dio, di sua bontà, di sua misericordia, e questo pensiero mi conforto: quindi m'immersi sempre più in tal considerazione, e il mio spirito ne provò una inesplicabil soavità, per cui quasi si liquefaceva, e veniva a mancare.

76,4:Gli occhi miei prevennero le vigilie. Erano aperti prima dell'ora, in cui sogliono svegliarsi gli uomini più solleciti e diligenti, o piuttosto vuol significare, che in tutte le quattro parti, o vigilie, nelle quali era divisa la notte, i suoi occhi mai si chiudevano, passando egli la notte nella meditazione delle cose divine e nell'orazione, bramando da Dio sollievo a' suoi mali. Io era turbato, e non apersi la bocca: e nella meditazione delle opere di Dio lo restava quasi stordito e fuor di me stesso, e non articolava parola.

76,5:Ripensai a' giorni antichi. Vale a dire a quei giorni, ne' quali cose si grandi e inaudite tu operasti a favor del tuo popolo, a' giorni particolarmente di Mosè e di Giosuè. Ed ebbi in mente gli anni eterni. Dopo aver considerato i tuoi precedenti benefizi, io pensai agli anni eterni della vita avvenire, nella quale gli eletti tuoi metterai a parte di tutti i tuoi beni.

76,6:E meditava la notte in cuor mio. E tali cose andava meditando e ponderando la notte dentro di me, e quindi mi volgeva a disaminare me stesso e tutte le mie azioni e la intiera mia vita, procurando di ripurgnre il mio cuore da ogni macchia anche più occulta, giudicando me stesso con severità, perch' io so, che, chi da se stesso si giudica, dal Signore non sara giudicato. 2. Cor. II

76,7:Ci rigetterà forse Dio in eterno, ec. Io andavo dicendo nell'animo mio: forse Dio offeso pe' nostri falli vorrà rigettarci per sempre? ovvero non terra essere mai più benigno e placato verso di noi? Questo stesso sentimento è esposto con bella varietà e con mirabile affetto anche ne' due seguenti versetti. Ed è qui notata una delle tentazioni più violente, che possa assalire un' anima sollecita quanto dee esserlo della propria salute, la quale al considerar la propria miseria e fragilità, e i suoi peccati, dei quali non può mai esser certa d'aver ottenuto il perdono, pensa e dice tra se: chi sa, se io sia degna di odio, o di amore? chi sa, se Dio è placato e riconciliato con me? chi sa, se egli colla sua misericordia mi assisterà sino alla fine? Ma notisi, che i dubbi proposti in questi tre versetti del profeta sono espressi in tal guisa, che insieme si vede, che sono gravissimi, e hanno fondamento nella miseria e indegnità dell'uomo; ma vedesi insieme, che il profeta non crede possibile quello, che il suo timore gli rappresenta, voglio dire l'abbandonamento di Dio. il non piegarsi lo stesso Dio a misericordia ec. Quindi manifestamente conoscesi come nell'animo dell'uomo giusto a tutti i timori prevale, e sta a galla, per così dire, la speranza, la speranza non in alcun proprio merito, ma in Dio, e nella sua misericordia, come anche meglio apparlsce da quello che segue.

76,10:E io dissi: Adesso io incomincio. Calmate le mie agitazioni, dileguati i miei dubbi, io adesso principio a respirare e a saper confidare nella bontà del Signore quanto dee confidare un'anima, che conosce la carità e misericordia di lui verso di noi: e queste canginmento, per cui da una violenta tempesta il mio cuore passa a una dolcissima calma, abbandonandomi interamente nelle braccia della misericordia del mio Dio, questo cangiamento è opera della mano di lui, ed a un effetto della sua grazia.

76,11-12:Mi son ricordato delle opere del Signore: anzi mi ricorderò ec. Dio mi ha risvegliata nel cuore in memoria di quello, che egli fece mai sempre per infinite altre persone, che furon come me nella tentazione e nella tribolazione: mi rammentai queste opere di bontà dei Signore, anzi mi posi a ricordare a me stesso tutto quello che tu o Dio, facesti ne' tempi più rimoti a favore del tuo popolo: mediterò queste opere tue, e in esse procurero d'intendere i tuoi segreti consigli: perocchè io ben comprendo come queste opere fatte da te a benefizio dei Padri nostri sono figure di altre opere ancor più grandi, e più utili, che tu hai disposto di fare un dì per salute di tutti gli uomini.

76,13:Le tue vie, o Dio, sono sante. Santo se' tu, e tutte le opere tue sono dirette a condurre gli uomini alla santità. E in questo solo quanto ti distingui, o Dio, sopra tutto quello, che in terra e il cielo può avere di grande! Tu veramente se' un Dio mirabile in tutte le opere tue.

76,14:Tu facesti manifesto ai popoli il tuo potere: ec. Viene a parlare della liberazione d'Israele dalla schiavitù dell'Egitto, nella quale era figurata una miglior redenzione. In questa liberazione tu facesti conoscere a' vicini popoli, agli Egiziani, agli Arabi, a Chananei, a Filistei il tuo potere ne' miracoli grandi, che allor tu facesti. I figliuoli di Giacobbe e di Giuseppe. Nomina particolarmente Giuseppe, perché da lui comincia la storia della liberazione. Questi figliuoli di Giacobbe e di Giuseppe tu li riscattasti col tuo braccio, vale a dire (come spiega un antico Interprete) per mezzo del tuo figliuolo, del tuo Cristo: perocchè egli di una libertà infinitamente più pregevole a noi fece dono, Gal. IV. 31.

76,15:Te videro le acque ec. Le acque del mare rosso ti viddero, viddero il lor Creatore e Signore, e ti obbedirono con rispettoso timore, e gli stessi profondi gorghi del mare furon in agitazione e tremore dinanzi a te, e cangiaron la lor fierezza in umil docilità, e diedero libero il passo al tuo popolo.

76,16-18:Romor grande di pioggia: le nuvole ec. Descrive una gran bufera, che avvenne in quei passaggio accennato da Mosè nel suo cantico, Exod. XV. 8,10 e altrove nei salmi. Vedi anche Eusebio praeparat. IX. 27. Pioggia impetuosa e romorosa, tuoni e saette, che scoppiavano dalle nuvole, il romor de' tuoni, che rompea l'aria con gran fragore: i folgori nel più cupo silenzio della notte con triste e orrida luce rischiaravan la terra. Tutto era terrore per gli empi, i quali avevan risoluta la distruzione totale del popol tuo.

76,19:Tu camminavi pel mare. ec. Frattanto tu andando innanzi al tuo popolo, passavi il mare con esse attraverso delle acque profonde, che stetter ferme qual muro dall'una parte e dall'altra, e non rimase vestigia del tuo passaggio, perchè passato che fu il tuo popolo le acque tornarono a chiudere, e seppellire la strada, nè si vide più alcun segno, che fosse stata aperta giammai.

76,20:Come tante pecorelle, ec. conducesti per mezzo di Mosè e di Aronne un popolo immenso in si pericoloso, e lungo viaggio con quella stessa facilità, colla quale un pastore conduce un branco di pecorelle.

Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap