Salmi - 115

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Rende grazie a Dio della sua liberazione. Conviene ai martiri di Cristo.

1Credetti; per questo parlai: ma mi fui umiliato oltre modo.
2Io dissi nella mia perturbazione: Tutti gli uomini sono mendaci.
3Che renderò io al Signore per tutte le cose ch' egli ha date a me?
4Prenderò il calice di salute, e invocherò il nome del Signore.
5I voti da me fatti al Signore scioglierò alla presenza di tutto il suo popolo: preziosa nel cospetto del Signore è la morte de' santi suoi.
6Perché io, o Signore, son tuo servo, io tuo servo, e figliuolo di tua ancella.
7Tu hai sprezzate le mie ritorte: a te sagrificherò ostia di lode, e invocherò il nome del Signore.
8Scioglierò i voti fatti da me al Signore alla presenza di tutto il suo popolo: nell'atrio della casa del Signore, in mezzo a te, o Gerusalemme.
Note:

115,1:Credetti; per questa parlai, ec. Credetti a Dio, e la mia fede in Dio manifestai colle mie parole. L'Apostolo citò questo luogo II. Cor.IV. 13. nel medesimo senso. Lo stesso Apostolo altrove disse, che: col cuore si crede per conseguire la giustizia, colla bocca si fa confessione per la salute, Rom. X. 10. Vedi anche Luc. XII. 8. Gli Ebrei congiungono questo salmo col precedente, onde la fede, di cui qui si parla, sarebbe la fede di una vita avvenire, nella quale il giusto riceve il premio delle sue buone opere, godendo e amando il suo Dio.

115,2:Nella mia perturbazione. Si spiega in moltissime diverse maniere il latino in excessu meos ho tradotto in quel modo, che mi è paruto avvicinarsi meglio all'Ebreo e alle più antiche versioni. nell'agitazione e turbamento di spirito cagionatomi dalle afflizioni, che mi premevano, io dissi: Gli uomini per loro stessi, di lor natura sono tutti mendaci, non è da porre in essi speranza, non e in essi salute. vedi Rom. III.3.

115,3:Che renderò io al Signore ec. A Dio solo io debbo la mia liberazione. Ma che renderò io a lui per tanto benefizio, e favore? Qual'offerta potrò io fargli, che degna sia del suo amore e della misericordia, che ha usata verso di me?

115,4:Prenderò il calice di salute, ec. il calice di salute secondo alcuni è il calice di ringraziamento, il quale usano tuttora gli Ebrei nei solenni conviti in occasione di feste sacre e di nozze, e nel circoncidere i loro figliuoli, calice, ch'essi benedicono, e mandano attorno a' convitati. I Padri però generalmente l'intendono del calice de' patimenti, nel qual senso è usata questa parola Luc.XXI. 42., Matt. XX. 42.. XXVI.22. Così s. Cipriano, s. Basilio, Agostino, Teodoreto ec. Onde dice il Profeta: Noi la speranza de' beni eterni io accetterò volentieri, e berò il calice della passione e del martirio, calice di salute, perchè le anime conduce al cielo.

115,5:I voti da me fatti al Signore ec. I miei voti, i miei rendimenti di grazie adempirò in cielo dinanzi a tutto il popolo degli eletti, co' quali io sciolto dal corpo di morte io benedirò in eterno. Preziosa nel cospetto del Signore è la morte ec. Parla della morte sofferta per la confessione della fede. Questa morte de' servi suoi e di grandissimo pregio negli occhi di Dio, mentre egli la ricompensa con una vita gloriosa e beata e immortale. Vedi s. Cipriano. lib. III. ep. ec.

115,6-7:Perché io, o Signore, son tuo servo, ec. Per l'intelligenza di questo luogo e da notare, che i servi nati di una serva erano in certo modo anche più servi, che quelli, de' quali per altra via il padrone facesse acquisto. Dice adunque a Dio l'uomo fedele: Signore, io son tuo servo, e son tuo servo per volontà, e per essere stato comprato da te col prezzo grande dato dal tuo Cristo per me, ma son tuo servo ancor per natura; perocchè sono nato di una tua serva, vale a dire, sono figliuolo della Chiesa, che è tua ancella. Quindi tu scioglierai le mie ritorte, e io ti sacrifichero in eterno ostia di laude, e glorificherò il tuo nome. Tu mi scioglierai da' lacci del corpo mortale, e io volerò nel tuo seno, dove goderò di te, e, ti renderò grazie per tutte le misericordia usate da te all'anima mia.

115,8:Nell'atrio della casa del Signore, ec. Nell'atrio della celeste tua casa, in mezzo a quella Gerusalemme beata, che è lassù, che è nostra madre. Gal. IV. 26. i santi considerano come una delle grandi felicità della patria celeste il poter ivi con cuore libero, e pieno di santo amore unirsi con tutto il popol de' santi e con tutti i beati spiriti a celebrare le divine misericordie, e dar gloria ai loro liberatore cristo Gesù.

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