VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
33,1:Il popol tuo. Non dice il mio popolo a motivo della recente idolatria.
33,3:Io non verrò teco, dappoichè ec. Non sarò più lo stesso con te; ma ti darò un Angelo per tua guida. Questa separazione di Dio dal suo popolo fu indicata col tendersi il tabernacolo in distanza dagli alloggiamenti, vers. 7. Essendo, dice Dio, la grandezza delle tue empietà proporzionata in certo modo all'amore, che io ti mostrava, è meglio per te, che io mi dilunghi in qualche modo da te, e meno ti favorisca, affinchè gl'insulti che tu farai alla mia Maestà, non mi riducano a sterminartî.
33,7:Mosè deposto il tabernacolo, ec. il tabernacolo ordinato da Dio non era ancor fatto; onde s'intende qui un tabernacolo destinato alle adunanze del popolo particolarmente pel culto della religione, in cui Dio soleva parlare a Mosè prima dell'erezione dell'allro tabernacolo. Il vedere trasportato fuori degli alloggiamenti quel tabernacolo dovea umiliare gli Ebrei, e dar loro una maggior idea del loro peccato, per cui eransi renduti indegni di avere tra loro lo stesso Dio.
33,11:Il suo giovane ministro ec. Giosuè avea almeno cinquant'anni; ma è chiamato giovane, eppur fanciullo per l'obbedienza, colla quale serviva a Mosè, come un figliuolo al padre. Vedi Gen. XXXVII. 2., o XII. 12. Si vede, che tutta la cura del tabernacolo in assenza di Mosè era affidata a Giosuè, il quale solo potea entrarvi, ed egli solo vi accompagnava Mosè, quando vi andava; perocchè non vi dormivano nè egli, ne Mosè.
33,12-13:Non mi fai sapere, chi sia ec. Dio avea detto, che manderebbe un Angelo a condurre il popolo alla terra promessa: Mosè volea qualche cosa di più; volea, che Dio stesso fosse lor guida; e questo egli domanda a Dio con molta umiltà e verecondia, e perciò non in termini chiari, ed espressi.
Fammi vedere la tua faccia. Fammiti vedere qual duce e condottiero del nostro viaggio, affinchè io ti conosca placato e propizio a me e al popolo.
33,14:La mia presenza ec. Vale a dire, lo stesso, come hanno i LXX.
E darotti requie. Sarò tuo conforto in tutti i pericoli, ovvero ti consolerò, concedendo alla tua fede, e alle tue istanze quello, che io ti negai per la pervicacia del popolo.
33,15-16:Se tu stesso non vai innanzi a noi, ec. Non è, che Mosè dubitasse dell'effetto della promessa di Dio, ma pieno di consolazione, d'amore, e di gratitudine torna a ribattere lo stesso punto, e a spiegare vie più le ardenti sue brame; onde ottiene, che Dio gli confermi la stessa promessa. Vedi sopra questo luogo Ambros. lib. 3. ep. II. ad Iren.
33,18:Fammi vedere la tua gloria. Il Signore, o sia l'Angelo in figura umana parlava a Mosè; ma questi non vedea colui, che gli parlava di mezzo alla nuvola: egli perciò domanda la grazia di vederlo. S. Agostino e altri Padri hanno creduto, che Mosè bramasse di vedere l'essenza stessa di Dio; ma comunemente è rigettata questa opinione, perché Mosè non potea ignorare, che Dio non vedesi in questa vita, se non per enimmi.
33,19:Io ti mostrerò tutto il bene. Ti farò vedere tutto quel bene, che tu sei capace di vedere al presente.
E pronunzierò il nome di Signore ec. Quando io passerò davanti a te, pronunzierò ad alta voce il nome di Signore, il nome sacrosanto Jehovah; nome proprio del solo Dio Vero, il quale ha anche per suo speciale attributo la misericordia, e la clemenza, di cui fo parte agli uomini secondo il mio beneplacito. Veggasi cap. XXXIV.6., dove Dio adempie questa promessa.
33,20:Non potrai vedere la mia faccia. Tu Vorresti Vedere la mia faccia, e la gloria, onde io sono circondato nella figura corporea, che io ho vestita per parlare con te; ma siccome ella rappresenta, benché imperfettamente, l'essere divino, tu non potresti vederla senza morire. Vedi Gen. XIII. 16.
33,21-22:Io ho un luogo, dove mi sto, ec. V'ha un luogo sul monte, cui onoro di mia presenza, dove son solito di parlarti, e dove ordinariamente si ferma la nuvola: quando io vorrò passare per quel luogo con tutta la gloria, onde io son cinto, io ti farò mettere in una caverna del masso, e ti farò ombra colla mia mano, affinché tu non mi vegga in faccia; ma passato che io sia, farò a te vedere il mio tergo. Vedi cap. XXXIV.
Con gran ragione S. Agostino, quaest. 154 ravvisò in tutta questa storia una profezia riguardante Gesù Cristo. La faccia del Signore significa la divinità di Cristo: i Giudei non conobbero questa divinità, anzi uccisero Cristo, perché egli si dichiarava figliuolo di Dio; ma passato che egli fu al Padre dopo la morte e la risurrezione, molti de' medesimi Ebrei videro i segni, i prodigi, le opere grandi, che ci lasciò dietro a se, e abbracciaron la fede.