VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
17,1:Il peccato di Giuda è scritto con stile di ferro, con punta di diamante impresso sopra la tavola del loro cuore, ec. Il peccato di Giuda è indelebile, sendo scritto ne' loro cuori, e su' corni degli altari eretti ai falsi numi, con istile di ferro e con punta acuta di diamante, onde è scritto si profondamente, che non può cancellarsi e neppure essere occulto. L'essere scritto ne' loro cuori dinota, che in esso erano ostinatamente fissi, talmente che i loro cuori aveano presa la forma stessa del peccato; l'essere scritto su' corni degli altari sacrileghi significa, che non aveano nè vergogna nè sentimento della loro perversità, ma anzi ne faceano pompa. Del rimanente la versione, che ho dato di questo luogo, è conforme ai LXX e ad altre antiche versioni.
17,2-3:Siccome i figli loro si son ricordati ec. Siccome i loro figliuoli ancora per compiere la misura de' padri hanno avuto a cuore gli altari e i boschetti e l'ombrose piante, che sono negli alti monti, e i sacrifizi alle loro immonde divinità offeriscono anche nelle campagne; io perciò, o Gerusalemme, farò che sieno saccheggiati i tuoi tesori, e i luoghi eccelsi tanto amati da te, per gli enormi peccati, che in ogni parte del tuo paese commettonsi.
17,4:Resterai spogliata della tua eredità, ec. Resterai nuda e spogliata del tuo popolo, e del regno che io ti avea dato.
17,5:Maledetto l'uomo, che confida nell'uomo, ec. Queste parole vanno a ferire Sedecia e i principi della nazione, i quali senza pensare a Dio ricorrevano agli aiuti degli Egiziani. L'Egitto è uomo e non Dio, diceva loro Isaia. XXXI.3.
17,6-8:Sarà simile al tamarisco ec. Questa pianta, che nasce nelle aride solitudini, non sente il bene della pioggia,perchè il sabbione, in cui ella ha le sue radici, non ritiene l'umido, e il calore l'abbrucia, ond'ella resta sempre a terra, e non prospera in un terreno pieno di salsugine, cioè di nitro, che isterilisce. La similitudine è molto bella, e dipinge il destino d'un uomo, che le sue speranze ripone negli uomini, e non in Dio. Egli sarà sempre poca cosa, e non mai veramente felice nè grande, perchè la felicità e la grandezza non cerca dove può ritrovarla, cioè nel Signore. Per lo contrario quanto bene è rappre sentata la sorte di un'anima, che ha tutto in Dio, le speranze, gli affetti, i desideri, ogni sua espettazione?
17,9-10:Pravo è il cuore di tutti, ec. Quanto mai è tortuoso, fallace, il cuore dell'uomo cui Dio solo può penetrare, che è scrutatore de' cuori! e chi pertanto potrà fidarsi di se medesimo, e dire, che in Dio egli spera e non nell'uomo?
17,11:La pernice cova le uova, che ella non partori: ec. I naturalisti dicono, che la pernice ruba quando può le uova dell'altra pernice, covandole come se fosser sue; ma nati i perniciotti l'abbandonano, e non la riconoscono per loro madre: così le ricchezze mal acquistate fuggiranno dagli ingiusti possessori: e si vedrà alla fine, che stolto è l'uomo, che vuol arricchire per mezzo del peccato. Queste cose sono dette contro gli avari Ebrei, de' quali ha parlato anche di sopra.
17,12:O trono della gloria dell'Altissimo ec. Contro la prepotenza e l'avarizia insaziabile de' grandi il Profeta alza gli occhi al cielo dov' è il trono glorioso e eterno di colui, che giudica con giustizia, ed il quale punirà i ricchi ingiusti e rapaci. Il Profeta aggiunge che il cielo è il luogo di nostra santificazione, sì perchè tutta la santità viene dal cielo, e sì perchè la sola santità nel cielo ricetto.
17,13:Espettazione d'Israele. La sola speranza de' veri figliuoli d'Abramo e di Giacobbe, de' veri Israeliti. Saranno scritti nella terra: cioè nella polvere, maniera di proverbio simile n quella de' latini, che dicevano scritte nell'acqua le promesse vane e fallaci.
17,14:Sanami ....ed io sarò sanato: ec. Sanami dalle piaghe delle lingue calunniatrici.
Perocche mia gloria se' tu. Vero e stabile bene e onore non posso aver io se non da te, e da te solo io lo desidero, in cui solo mi glorio e mi glorierò.
17,15-16:Dov'è la parola del Signore? ec. Signore, tu vedi se io spero in te. Io non lascio di annunziare le tue minacce; e perchè tu dando a costoro spazio di penitenza se' lento a mandare il gastigo, quest'empi si burlano delle parole, che tu metti a me nella bocca. Ma io non mi turbo per questo; perchè io qual timida e cauta pecorella seguo te mio pastore; e non bramai il giorno dell'uomo, non bramai la felicità terrena, i terreni applausi, i favori degli uomini, come ben tu sai, o Signore, e come la parola, che io ho annunziata, è verità, checchè dicano i peccatori, che mal volentieri la soffrono.
17,17:Non sii tu a me cagion di spavento. Non permettere, o Signore, che per ragion di tua parola mi spaventino le minacce degli avversari; non mi lasciare alle sole mie forze, ma colla possente mano tua sostenta la mia debolezza.
17,18:E con doppio flagello percuotiti. Con doppio flagello, cioè colla fame e colla spada; o semplicemente con grave e pesante flagello.
17,19:Sulla porta ....per la quale entrano ed escono i re. Può forse significarsi la porta occidentale del tempio, per cui i re dal loro palazzo entravano nel tempio, e ordinariamente con gran sequela di gente, onde potè dirsi ancora porta de' figliuoli del popolo. Il ragionamento che segue non ha che fare col precedente.
17,21:Abbiate cura delle anime vostre. Guardatevi dal peccare, particolarmente contro la santificazione del sabato col fare opere servili.
17,25:Entreranno per le porte di questa città i re e i principi che sederanno ec. Darò a voi de' re della stirpe di Davidde, i quali goderanno pace e gloria grande, e si vedranno andare e venire ne' loro bei cocchi e soprn i loro destrieri.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap