VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
28,1:Chiamavasi Malta, ec. Quest'isola Malta, o Melita, come porta il Greco, è, secondo la più comune opinione, quella che anche oggi giorno ritiene lo stesso nome, posta tra l'Affrica, e la Sicilia, divenuta celebre per essere la sede dell'ordine de cavalieri di s. Giovanni di Gerusalemme. In quest'isola avevano mandato una colonia i Cartaginesi, della qual colonia rimanevano ancora in parte i discendenti, almeno nelle campagne; e questi sono quelli, che san Luca chiama barbari, essendo l'isola già da molto tempo soggetta ai Romani, dopo che i Greci di Sicilia, e i Cartaginesi ne avevano avuto il dominio.
28,3:Una vipera saltata fuori ec. Questa vipera nascosta tra que' sarmenti, prima intorpidita dal freddo, di poi riavuta, e alla fine offesa dal calore del fuoco, ne saltò fuori, e si appiccò alla mano di Paolo per morsicarlo, come pur fece; ma Dio impedì miracolosamente l'effetto del veleno, affinchè si adempisse la promessa di Gesù Cristo, Luc. X. 19. e avesser que' barbari motivo di maggiormente rispettare la persona di Paolo, e udire i suoi insegnamenti.
28,4: Or tosto, che videro i barbari ec. Il veleno della vipera in molti luoghi opera rapidamente, e uccide in pochissimo tempo.
Certo, che un qualche omicida ec. L'opinione, che Dio non lasci mai impunite le scelleraggini, era comune presso tutte le nazioni; l'errore consisteva in credere, che gli empi siano puniti sempre in questa vita, e che dalle prosperità, o avversità, che vengono ad un uomo, si possa inferirne, s'ei sia giusto, o ingiusto.
La vendetta. La giustizia divina.
28,6:Ch'egli avesse a gonfiare, ec. Propriamente il Greco dice, che avesse a bruciare, effetto di questo veleno essendo di cagionare uno smisurato ardore accompagnato da gonfiezza universale. E questo è anche quello che aggiugne s. Luca, che que' barbari si aspettavano, che egli cadesse morto, e l'ammirazione eccessiva, che nacque in essi dal vedere, che Paolo restava sano, e illeso, servono a dimostrare, che il veleno delle vipere di quell'isola era grandemente potente. Or notissima cosa essendo che niun serpente si trova presentemente a Malta, che abbia veleno, non è perciò senza giusto motivo, che alla benedizione, e alle orazioni dell'Apostolo si attribuisce questa proprietà, la quale non era naturale a quegli animali.
Dicevano, che egli era un Dio. Forse Ercole Ophioctono, vale a dire uccisor di serpenti, perchè si raccontava nelle favole aver lui bambino di culla uccisi i serpenti. Egli era il Dio de' Maltesi.
28,7: Il principe dell'isola. Il comandante, o governatore, il quale chiamavasi con greco vocabolo il proto, il primo. Alcuni credono, che fosse un liberto dell'imperadore. Certamente egli era molto ricco, dappoichè diede da mangiare per tre giorni a dugento settantasei persone.
28,10: Allorchè entrammo in nave, vi miser sopra ec. Non vi voleva poco per provvedere ai bisogni di tanta gente, alla quale nulla era restato dopo il naufragio,fuorichè la vita.
28,11: Avea svernato nell'isola. Si potrebbe più esattamente tradurre: Avea passato la cattiva stagione nell'isola; imperocchè l'inverno non era ancora finito, mentre supponendo, che s. Paolo fosse arrivato a Malta al più tardi alla fine di ottobre, la sua partenza sarebbe stata a' primi di febbraio.
Aveva l'insegna de' Castori. Cioè di Castore, e Pol luce, i quali erano invocati da' marinari come dei tutelari del mare. Avevano le navi de' Gentili alla prora l'insegna di quello o fosse dio, o altra cosa, che dava il nome alla nave, e alla poppa aveano la figura del dio, o dea, cui la stessa nave era raccomandata. Qui Castore, e Polluce davano il nome a questa nave d'Alessandria, e percio era alla prora la loro insegna.
28,12:Ci fermammo ivi tre giorni. Forse perchè la nave dovea lasciarvi parte del carico.
28,13:A Reggio. Porto della Calabria vicinissimo alla Sicilia.
A Pozzuolo. Città della campagna non molto lontana da Napoli, dove ordinariamente solevano approdare le navi provenienti da Alessandria.
28,14:Dove avendo trovato dei fratelli, ec. Vale a dire de' Cristiani, de' quali era già gran moltitudine nell'Italia.
28,15:Ci vennero incontro sino al foro di Appio, e alle tre taberne. Vuol dire, che gli uni andarono loro in contro fino al foro di Appio, gli altri fino alle tre taberne. Il primo di questi luoghi è lontano da Roma più di cinquanta miglia su la via Appia, così nominata da quell'Appio Claudio, che l'aveva fatta, e di cui la statua trovasi nel detto luogo. L'altro luogo è in distanza di trentatre miglia dalla stessa città.
28,16:Con un soldato, che lo custodiva. Gli fu permesso lo starsene in una casa presa da lui a pigione, con la condizione però di aver seco un soldato, che lo custo disse legato alla stessa catena con lui. Tale era l'uso de Romani.
28,17:Convocò... i principali Giudei. I Giudei erano stati discacciati da Roma l'anno IX. di Claudio II. di Cristo, ma è da credere, che morto quel principe vi ritornassero.
28,19:Non come se fossi per accusare ec. Non è mia in tenzione di rendermi accusatore del mio popolo dinanzi a Cesare, ma si di difendere la causa di Cristo, e la mia innocenza senza offendere i miei nemici. In fatti abbiam veduto con quanta moderazione si diportasse l'Apostolo davanti a' magistrati romani, con qual rispetto egli fosse solito di parlare degli Ebrei nelle occasioni stesse, nelle quali si trattava di difendere l'onore non solo, ma anche la vita. Accusato da' Giudei come sedizioso, e ribelle, potendo con tanta verità rigettare l'accusa sopra di essi, seppe astenersene. In una parola la sua apologia fu sempre tale da guadagnarli la stima, e l'inclinazione delle persone sensate, le quali ravvisavano nelle sue parole, non come negli altri rei il linguaggio della passione, ma quello della innocenza, e della vera saggezza.
28,20: A cagione della speranza di Israele. A motivo della fede della risurrezione. Vedi cap. XXVI. 6. 7. Ovvero del Messia promesso ad Israele, la venuta del quale io predico.
28,23:E li convinceva di quel che riguardava Gesù, ec. Facendo vedere con le Scritture alla mano, che Gesù era il promesso Messia, perchè in lui si era avverato tutto quello che nella legge, e nei profeti era stato scritto, e predetto del Messia.
28,26:Va'a questo popolo, ec. Sopra questo passo di Isaia vedi Matth. XIII. 14. 15. Marco IV. 12. Luca VIII. Jo. XII. 40.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap