VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
2,1:Sul finire de' giorni ec. Significa, che era già passato lo spazio corrente tra la Pasqua, e la Pentecoste, la qual festa era così denominata, perchè celebravasi il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua, e nella mattina del giorno cinquantesimo successe quello, che riferisce s. Luca. Era quel giorno della Pentecoste gran festa tra gli Ebrei in memoria della legge in tal dì ricevuta: e in quel di medesimo lo Spirito santo scese sopra gli Apostoli, e sopra gli altri fedeli per iscrivere ne'loro cuori la nuova Legge, compimento, e perfezione dell'antica.
2,2:E venne di repente dal cielo un suono, come se levato si fosse un vento ec. Questo suono era destinato e a rendere attenti i fedeli alla discesa dello Spirito santo, e a risvegliare la curiosità de' Giudei, onde concorressero al luogo dove questo suono si udiva.
E riempiè tutta la casa, ec. Argomento, che dovea nella stessa guisa riempire tutto il mondo, pel quale dovea sten dersi la Chiesa.
2,3:E apparvero ad essi delle lingue bipartite come di fuoco. Queste lingue rappresentavano, come la luce della verità predicata dagli Apostoli accender dovea negli uomini il desiderio, e l'amore delle cose celesti; sembra anche aver voluto Dio con questo simbolo farci intende re, che se la division delle lingue fatta già per punire la superbia degli uomini servì per dispergerli, e separarli gli uni dagli altri, il dono delle lingue servir dovea a riunirli tutti in un solo popolo mediante il Vangelo.
E si posò sopra ciascheduno di loro. Il fermarsi che fece sopra le teste di ciascheduno de' fedeli adunati questo fuoco celeste, indica, come la Chiesa sarebbe stata in ogni tempo assistita da questo stesso Spirito, dal quale fu congregata.
2,4:Secondo che lo Spirito santo dava ad essi di favellare. Conforme piaceva allo Spirito santo di ispirargli a parlare or l'una or l'altra lingua. Alcuni Interpreti hanno creduto, che gli Apostoli parlando in un sol linguaggio fossero intesi da tutti gli uditori, benchè di nazione e di lingua differenti; la qual cosa benchè non si nieghi, che possa essere talvolta accaduta, nondimeno in questo luogo s. Luca dice, che essi parlavano vari linguaggi. Vedremo in qual modo di questo stesso dono (che per assai lungo tempo continuò nella Chiesa ) parli l'Apostolo nella sua prima lettera a que' di Corinto.
2,5:Abitavano in Gerusalemme ec. Oltre le altre ragioni, le quali potevano attirar di continuo a Gerusalemme un gran numero di Giudei dispersi per tutto l'universo, una in questi tempi si era la comune credenza, che prossima, e imminente fosse la venuta del Messia. Il sagro storico però dicendo, che questi erano uomini religiosi, ha dato motivo a molti di credere, che fossero Gentili di origine, ma convertiti al Giudaismo; non sembra però verisimile, che sì gran numero di persone di tante nazioni fosser tutti proseliti. E quantunque questa maniera di parlare si adopri talora nelle Scritture per significare i proseliti; nulladimeno può anche prendersi nel senso più semplice, come pare, che la stessa espressione vada intesa, cap. VIII. 2. Imperocchè è una stessa parola Greca quella, che in questo luogo la Volgata ha tra dotto colla voce religiosi, e nel detto cap. 8. con quella di timorati, vale a dire persone divote, e amanti della pietà, e adoratrici del vero Dio.
2,7:Non son eglino ... Galilei tutti quanti? Vale a dire di un paese di niuna cultura; e dove lo stesso comun linguaggio si parla assai male, come per lo più addiviene ne' luoghi rimoti dalla capitale.
2,9:Elamiti. Nazione, che era di mezzo trai Medi, e la Mesopotamia; la sua capitale era Elimaide.
Della Giudea, ec. I Giudei parlavan Siriaco, o piuttosto Caldaico, come anche i popoli della Mesopotamia, ma con dialetto molto diverso. Ed è da notarsi, che in tutto quel gran tratto dell'Asia, di cui sono nominati in questo versetto gli abitatori, eccetto pochissimi Greci, tutto il rimanente era popolato da genti barbare; e di queste genti erano le ventidue lingue, le quali parlava Mitridate. Vedi Strab. lib. 12.
Dell'Asia. Asia in questo luogo si è la regione di tal nome, che stendesi intorno alla Propontide.
2,10:De' paesi della Libia, che è intorno a Cirene. Onde dicesi Libia Cirenaica.
Pellegrini Romani, tanto Giudei, come proseliti. Vale a dire nati in Roma o di stirpe Ebrea, o Gentili di origine, ma divenuti Giudei di religione. Molti di questi proseliti erano in Roma in questi tempi, come rilevasi dagli Scrittori di quella età.
2,13:Altri poi facendosi beffe ec. Forse gli Scribi, e i Farisei, i quali bestemmiavano secondo il loro costume quello, che non intendevano.
2,14:Ma ... Pietro ec. Come a capo, e pastore del nuovo gregge a lui si apparteneva di prenderne la difesa, e di rintuzzare gli scherni degli avversari.
2,15:Mentre è la terza ora del dì. L'ora terza dopo il levare del sole, la quale verrebbe a fare per noi le nove della mattina, era il tempo destinato alla orazione, alla qual' orazione (particolarmente ne' dì festivi) andavan digiuni: e questa orazione della mattina durava sino alla sesta, che era l'ora del desinare. Ed era segno di intemperanza grande il mangiar la mattina avanti il mezzodi. Vedi Isai. v. II. Eccl. 10. 16. 17. Gli Ebrei non facevano se non due pasti, a mezzogiorno, e alla sera.
2,17:Avverrà negli ultimi giorni ec. Questi giorni sono i giorni del Messia; imperocchè avea già detto il Signore per bocca dello stesso Gioele nello stesso capo II. 23. Figliuoli di Sion esultate, e rallegratevi nel Signore Dio vostro, perchè vi ha dato il Dottore della giustizia: e questi giorni sono detti ultimi, perchè concessi da Dio all'ingrata sinagoga per ravvedersi, e riconoscere il suo Liberatore esaltato alla destra di Dio, e glorificato con la risurrezione da morte, e con la missione dello Spirito santo, dopo i quali giorni rimanendo essa nella incredulita, null'altro dovea aspettarsi, che la totale sua desolazione, e rovina.
Sopra tutti gli uomini. Senza distinzione di Ebreo, o gentile.
E la vostra gioventù vedrà delle visioni, ec. Immagini, o rappresentazioni mandate da Dio, visibili talvolta a soli occhi della mente, talvolta anche agli occhi del corpo. Delle une, e delle altre sono frequenti gli esempi ne' profeti, e anche in questo stesso libro.
Sogneranno de' sogni ec. Sappiamo infatti, che di tali sogni, nei quali con interna locuzione, o illustrazione facea sentire alle anime la forza della verità, e l'efficacia della sua grazia, di tali sogni, dico, si servì il Signore per convertire moltissimi infedeli: e ciò accadea tuttora frequentemente anche a' tempi di Tertulliano, come egli stesso racconta..
2,18:E sopra i miei servi, e sopra le mie serve. Nell'Ebreo è semplicemente: E sopra i servi, e sopra le serve senza il pronome. Il che manifesta più chiaramente, come lo Spirito santo inondar dovea per così dire tutta quanta la Chiesa, comunicandosi anche alle persone più piccole, e abiette secondo il mondo. S. Luca ha seguito nella citazione di questo testo, come di altri, la versione dei LXX (senza però legarsi alla lettera): e ciò ha egli fatto, perche la detta versione era per le mani di coloro, pei quali scriveva. Ma anche secondo la lezione dei LXX, e della nostra Volgata il senso è l'istesso, perchè significa, che lo Spirito santo sarà diffuso sopra ogni genere di persone, senza differenza non solamente di sesso, ma anche di condizione, e fino sopra i servi, e le serve, quando questi, e queste siano servi di Dio, e a lui cerchino di piacere anche più che agli uomini.
2,19-20:E farò de' prodigi su in cielo, ec. I prodigi descritti in questi due versetti sono quelli, che dovevan precedere la futura desolazione di Gerusalemme presa da' Romani. Il giorno, in cui dovea succedere l'eccidio di quella infelice città, giorno grande e illustre, cioè memorabile per tutti i secoli, si chiama giorno del Signore, perchè è uso della Scrittura il dire giorni del Signore quelli, che sono contrassegnati o coi benefizi, o coi gastighi di Dio.
2,22:Gesù Nazareno. Lo chiama col nome col quale erano soliti di chiamarlo, e i più per disprezzo.
Cui Dio ha renduto irrefragabile testimonianza tra di voi per mezzo delle opere ec. Dichiarato da Dio suo figliuolo, e suo Cristo con argomenti evidenti, quali furono i miracoli senza numero da lui operati a vista di tutta Gerusalemme.
2,23:Per determinato consiglio, e prescienza di Dio essendo stato tradito. Il decreto di Dio riguarda la passione del Salvatore ordinata nei suoi eterni consigli per la riparazione del genere umano; la prescienza riguarda l'empietà de' nemici di Cristo, i quali secondo il bel detto di s. Leone nell'esecuzione della loro scelleraggine servirono a' disegni del Salvatore. In tal maniera l'Apostolo va incontro allo scandalo prodotto negli animi de' Giudei dalla Croce di Cristo. Dove la Volgata dice traditum, il Greco propriamente dice dato nelle mani, vale a dire consegnato non tanto da Giuda, quanto da Dio medesimo in vostro potere, onde volontariamente, e liberamente bevesse il calice datogli dal Padre suo.
Per le mani degli empi. Per le mani di Pilato, e dei soldati Romani costretti da voi a crocifiggere l'innocente.
2,24:Sciolto avendolo dai dolori dell'inferno. La voce inferno sovente nelle Scritture significa lo stato di morte, e così porta il testo Greco. Sciolto dai dolori di morte è lo stesso, che essere liberato, e renduto vincitore di morte dolorosa, e crudele. Un'altra interpretazione parimente letterale, e coerente sì al testo Greco, come alla Volgata sarebbe: sciolti i dolori della morte: con che verrebbe a significarsi distrutta da Cristo la podestà, che esercitava la morte sopra gli uomini; mentre questa dopo la morte, e la risurrezione del Salvatore non è più oggetto di dolore, e di affanno, ma di letizia pe' buoni come passaggio ad una vita migliore ed eterna: nulladimeno le parole che seguono, meglio si adattano alla prima interpretazione.
Siccome era impossibile, ec. Non poteva Cristo essere ritenuto sotto il dominio della morte, la quale non avea alcun diritto sopra di lui, che era senza peccato.
2,25:Di lui dice Davidde. Gli Ebrei erano persuasi, che Davidde era un'espressissima figura dell'aspettato Messia; onde non è meraviglia, che s. Pietro dica franca mente a' suoi uditori, che in questo, come in tanti altri luoghi de' Salmi, le parole di Davidde sono parole di Gesù Cristo, in cui più letteralmente, che nello stesso Davidde si sono verificate.
Io antivedeva sempre ec. In tutte le mie azioni, e in tutti i miei patimenti ebbi sempre dinanzi agli occhi la volontà del Signore, e l'amorosa e potente sua protezione. Sotto gli occhi di tal condottiere mi animai a combattere, e la pietosa assistenza di lui confortando in me il valore e le forze, quindi venne la mia costanza a fronte di tanti furibondi nemici.
2,27:Non abbandonerai l'anima mia nell'inferno. Anche in questo luogo la voce inferno intendesi o dello stato di morte, ovvero del sepolcro. E sovente nelle Scritture è lo stesso il dire l'anima mia, che il dire me.
Nè permetterai, che il tuo Santo ec. Queste parole sono una dichiarazione delle precedenti: non abbandonerai me, il corpo mio nel sepolcro, nè vorrai, che il tuo Santo sia soggetto alla putrefazione, si corrompa, e torni in polvere, come degli altri uomini avviene. Santo di Dio per eccellenza è chiamato anche nel Vangelo Gesù Cristo.
2,28:Mi insegnasti le vie della vita; ec. Mi mostrasti la strada per giugnere a nuova vita, vale a dire mi richiamasti alla vita, e ad una vita piena di contentezze ineffabili, delle quali sarò ricolmo dalla tua presenza nel cielo.
2,29:Sia lecito di dire liberamente con voi ec. Con molta grazia s'insinua negli animi degli Ebrei l'Apostolo, volendo far loro conoscere, come sì alte cose non potevano a Davidde (benchè tale, e sì gran patriarca egli fosse) applicarsi letteralmente.
E' il suo sepolcro è presso di noi ec. Davidde mori, fu sepolto, e nel suo sepolcro si giacque, e soffrì la corruzione; Cristo morì, fu sepolto, ma non restò lungamen te nel sepolcro, nè sentì la corruzione. Di Cristo adunque, e non di Davidde si parla in quel Salmo.
2,30:Che uno della sua stirpe. Intendesi la Vergine, del seme di Davidde, dalla quale nascer dovea il Cristo, il quale dovea come Davidde regnare sopra il popolo di Dio, composto però non de' soli Ebrei, ma ancor dei Gentili.
2,32:Siamo testimoni tutti noi. Che lo abbiamo non solo udito, e veduto, ma anche toccato.
2,33:E ricevuta dal Padre la promessa dello Spirito santo. Ricevuta dal Padre la podestà di mandare lo Spirito santo promesso da lui a noi suoi discepoli.
Lo ha diffuso, quale voi lo vedete ec. Dai prodigiosi effetti, che opera in tutti noi. Lo vedete nella costanza, colla quale vi annunziamo le glorie del Cristo da voi crocifisso; nella dottrina, con la quale vi spieghiamo i più alti sensi delle Scritture: lo udite nella varietà delle lingue, delle quali ci è stato conferito il dono dal medesimo Spirito.
2,34:Imperocchè non salì Davidde al cielo. Se non salì al cielo Davidde, non a lui, ma al Cristo risuscitato da morte furono dette dal Signore quelle parole del Salmo 109. Vedi Matth. XXII. XLIV.; con queste prova s. Pietro la divinità di Gesù Cristo.
2,36:Dio ha costituito Signore, e Cristo ec. Lo ha costituito Signore di tutte le cose dandogliene il dominio assoluto, e Cristo, cioè Re del popol di Dio.
2,38:Nel nome di Gesù Cristo per la remissione de' vostri peccati: ec. Ricevete il Battesimo, e con esso la remissione de' peccati meritata da Cristo con la sua passione, e con lo spargimento del suo sangue. Dove è da osservarsi, che s. Pietro non avendo in mira di portar qui la forma del Battesimo prescritta già da Gesù Cristo, ma solamente d'insegnare agli Ebrei illuminati e convertiti, quello, che far doveano per esser salvi, non è perciò meraviglia, che abbia solamente fatta menzione del nome di Cristo, e non ancora del Padre e dello Spirito santo, perchè quello, che maggiormente premevagli, si era d'insegnar loro a riguardare Gesù Cristo crocifisso, come quel solo nome dato agli uomini per principio, e fondamento di lor salute.
Riceverete il dono dello Spirito santo. Ciò può intendersi, primo, della grazia, e de' doni interiori conferiti per mezzo del Battesimo, e anche della confermazione, il qual sacramento ne' primi tempi della Chiesa si amministrava insieme col Battesimo. Secondo, può intendersi anche de' doni esterni concessi o tutti a ciascheduno, o a chi l'uno, a chi l'altro.
2,39:Imperocchè per voi sta la promessa ... e per tutti i lontani. Lontani da Dio, dalla fede, e dalla salute erano i Gentili, i quali dice Pietro dover esser chiamati anch'essi alla fede, e riceversi nella Chiesa.
2,41:E si aggiunsero. Vuolsi intendere alla Chiesa, o sia a quella compagnia di 120 Cristiani.
2,42:Ed erano assidui alle istruzioni ec. Sembra, che qui si adombrino le tre parti del sacrifizio Cristiano, l'orazione, l'istruzione, e la comunione del corpo del Signore, la qual comunione indubitatamente si intende per la frazione del pane. E di queste tre parti è stata sempre, ed è tuttora composta la Messa.
2,46:E ogni giorno trattenendosi lungamente ... nel tempio. Principalmente nelle ore destinate all'orazione; ed è da osservarsi, come quantunque facessero le loro adunanze or in questa, or in quella casa, non abbandonavano perciò le pubbliche adunanze, nè il tempio.
E spezzando il pane per le case prendevan cibo con gaudio, e semplicità di cuore. Ragion vuole, che moltiplicati i fedeli, in diversi luoghi questi si adunassero. Ognuno poi sa, che alla Eucaristia succedevano i conviti di fratellevole carità detti Agape, nei quali non la sontuosità dell'apparato, nè la squisitezza delle vivande, ma la pura e schietta benevolenza di santo gaudio ricolmava i Fedeli.