VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
20,3:Gli tesero insidie i Giudei ec. Questo stesso avevano fatto altre volte, XV. 33., XVIII. 21, 23. S. Luca non dice, qual modo tenessero i nemici di Paolo per averlo nelle mani, e fors'anche per rubargli il denaro, che egli portava a' poveri di Gerusalemme; ma dice, che avendone Paolo avuta notizia, si determinò a fare il viaggio per terra, almeno per quanto avesse potuto.
20,4:Sopatro .... Tichico ec. Sopatro è lo stesso nome, che Sosipatro, e Berea, sua patria, era città della Macedonia. Di Tichico fa sovente menzione Paolo nelle sue lettere. Degli altri compagni dell'Apostolo si è parlato di sopra. È probabile, che di questi debbano intendersi quelle parole della 2. a' Corinti, dove parla degli Apostoli delle Chiese gloria di Cristo, mandati dalle stesse Chiese con lui per portare le collette a Gerusalemme, 2. Cor. VIII.23. Tra questi fu anche s. Luca, come apparisce da questo, e dal seguente versetto.,
20,6:E' in cinque giorni li raggiungemmo a Troade, ec. La significazione di queste parole è questa, che i compagni di Paolo non aspettarono il suo arrivo a Troade, se non cinque giorni.
20,7:Il primo di della settimana ec. La domenica, giorno consagrato alle adunanze Cristiane, come dice il gran martire s. Giustino, e alla celebrazione de' sagri misteri la qual celebrazione è indicata con le parole per ispezza il pane, come abbiamo veduto altrove, e così le hanno intese le antiche versioni e i Padri; la cena del Signor era accompagnata dal convito di carità, come si vedrà meglio dall'epistola ai Corinti.
20,9:Stando a sedere sopra una finestra ec. Dove è vero simile, che si era egli posto per poter sentire il discorso dell'Apostolo, essendo pieno il cenacolo, e aperta la finestra per diminuire il calore cagionato dalla moltitudine della gente, e da tante lampane accese. Il giovinet to pare, che cadesse non nel cenacolo, ma sì nella corte della casa, perchè si dice, che Paolo discese.
20,10:Si gettò sopra di lui, e abbracciatolo disse ... l'anima sua è in lui. S. Paolo imita il fatto di Eliseo, 2 Reg. v. 32.: quando egli dice, che il giovinetto era vivo, o era già seguito il miracolo, o s. Paolo ne parla, come di cosa fatta, perchè infallibilmente dovea succedere.
20,11:Avendo bastevolmente parlato sino all'alba. Non so, quel che sia più da ammirare, o la indefessa, e invitta carità dell'Apostolo, o la fame di questi Cristiani per la parola di Dio, e la invincibile perseveranza nella orazione; imperocchè ambedue queste cose occuparono l'Apostolo per tutto quel lungo tratto di tempo, l'orazione non meno, che la predicazione avendo sempre accompagnato la frazione del pane. Le adunanze dei Cristiani in giorno di Domenica principiavano sempre avanti giorno, come si ricava da sicurissimi monumenti. Ma quand'anche quella, di cui si parla fosse cominciata solamente verso la sera (della qual cosa abbiamo qualche leggiero indizio, ma non certezza), ognun vede però, quante ore dovettero que' buoni Cristiani starsene adu nati nel luogo della comune orazione.
20,13:Ad Asson ec. Città dell'Eolide, ovvero della Misia, chiamata anche Apollonia. S. Paolo volle fare questo viaggio a piedi, e solo e per ispirito di penitenza, e per trattenersi più liberamente con Dio, e forse per prendere nello stesso viaggio tutte le occasioni di spargere la semenza del Vangelo.
20,14:A Mitilene. Città principale dell'isola di Lesbo.
20,15:A Chio. Isola situata in mezzo a quella di Lesbo, e di Samo.
A Mileto. Città illustre della Caria.
20,17:A chiamare i seniori della Chiesa. Non solo della città di Efeso, ma anche de' luoghi vicini fece venire i Vescovi,,e i sacerdoti, come dice s. Ireneo, lib. 3. cap. 14.
20,18:In qual modo io mi sia stato con voi ec. Vale a dire: in qual modo io mi sono comportato verso di voi nel mio ministero.
20,19:Servendo al Signore con tutta umiltà tra le lagrime e le tentazioni, ec. Si rifletta un momento sopra questa maniera di parlare di un Apostolo sì grande dopo tante conquiste fatte pel regno di Dio; ma si notino particolarmente quelle parole tra le tentazioni, che mi assalirono per le insidie ec., dove un tanto uomo pone per fondamento della umiltà nella quale si era sempre mantenuto, il timore di perdersi, e di non reggere alle afflizioni, alle minacce, agli strapazzi, che quasi abbon dante raccolta gli venivano da' Giudei in ricompensa della carità ardente, che nutriva per essi. Questo linguaggio e queste disposizioni di cuore non sono meno ammirabili, che le vittorie riportate da lui sopra l'in fermo, anzi sono elleno appunto il principio, e il fonda mento delle stesse vittorie.
20,20:Sia in pubblico, sia per le case. Affettuosa cura prendendo e di tutti e di ciascheduno in particolare. Imperocchè uffizio del vero pastor della Cbiesa è di imitare quanto mai sia possibile il principe de' pastori, di cui è proprio, come dice s. Agostino, di aver cura e di tutti come di un solo, e di un solo come di tutti.
20,21:La penitenza inverso Dio, e la fede ec. La penitenza, e la conversione di cuore, e il credere in Gesù Cristo, il quale giustifica l'empio mediante la fede animata dalla carità, sono quasi il compendio di tutto il Vangelo.
20,22:Legato dallo Spirito ec. Per impulso, e comando dello Spirito santo, il quale le azioni mie, e tutta la mia vita regge, e governa. Queste parole tendono a persuadere a' suoi uditori, che non cerchino di opporsi al suo viaggio come ordinato da Dio, e a mostrare, che se egli continua nella stessa deliberazione, dopo i consigli, e le predizioni dei profeti, e della Chiesa, ciò non procede nè da ostinazione, nè da disprezzo, ma si da supe riore autorità, alla quale conviene, che ubbidisca.
Non sapendo quali cose ec. Vale a dire, abbenchè lo Spirito, che mi ha commesso di andare, non abbia a me rivelato qual sia per essere l'esito del mio viaggio.
20,23:Se non che lo Spirito santo ec. Ma quello che lo Spirito santo non ha rivelato a me, lo ha rivelato ai profeti della Chiesa, i quali per parte di lui in tutte le città dove io passo, mi annunziano e catene, e tribolazioni da soffrire in Gerusalemme.
20,24:Nè tengo la mia vita per più preziosa di me, ec. Lo non fo più conto della mia vita, che di tutto me stesso; e sapendo, che la necessità mi incombe di predicar il Vangelo, e senza perder me stesso non potrei tralasciare di farlo, I. Cor. IX. 16., sono pronto per una tal causa a dare anche la vita, purchè io termini la mia carriera con gaudio. Tale sembra essere il senso di queste parole. Il Greco dice: nè è cara a me la mia vita, pur chè termini ec.
20,25:Io so, che non vedrete più la mia faccia ec. E sentimento assai comune, che contro l'espettazione dell'Apostolo volle Dio, che egli tornasse nell'Asia: per la qual cosa queste parole furono dette da lui nella ferma persuasione che egli aveva di non potere umanamente sottrarsi ai pericoli, che gli sovrastavano in Gerusalemme, dove quegli stessi Giudei, i quali egli aveva in ogni luogo provati nemici si implacabili e furibondi, erano molto più potenti, che in verun altro paese. Ma Dio altrimenti dispose contro ogni sua speranza.
20,26:Sono mondo dal sangue di tutti. Non sono cagione della perdizione di veruno, nè chi perirà, per colpa mia perirà.
20,27:Tutti i consigli di Dio. Tutto quello che Dio vuole, che da ciascheduno di voi si faccia pel conseguimento della salute.
20,28:Badate a voi stessi e a tutto il gregge, di cui lo Spirito santo vi ha costituiti Vescovi. Pensate in primo luogo alla propria vostra perfezione, e salute: imperocchè chi non è buono per se stesso, potrebb'egli esser buono per altri? In secondo luogo alla perfezione e salute del gregge alla vostra cura commesso. Parla qui l'Apostolo ai Vescovi di tutto il paese all'intorno di Efeso; ma le sue parole si estendono proporzionatamente anche ai sacerdoti secondo la porzione loro assegnata delle funzioni, e dei diritti pastorali. Egli dice, che i Vescovi sono stati costituiti dallo Spirito santo, perchè l'ordine episcopale viene dallo Spirito santo, e dallo Spirito santo ricevettero gli Apostoli la podestà di consagrare dei successori nel lor ministero.
Per pascere la Chiesa di Dio acquistata da lui col proprio sangue. Abbiamo qui una illustre prova dell'unione delle due nature in Gesù Cristo, e di quella, che i Teologi chiamano comunicazione degli idiomi, o sia delle proprietà. Gesù Cristo vero Dio, e uomo, col sangue che sparse, che era sangue di un Dio, fe' acquisto della Chiesa sua sposa. Quanto forte motivo è questo al cuor di un vero pastore per amare un gregge acquistato da un Dio a prezzo del proprio sangue!
20,29:Entreranno tra voi de' lupi crudeli, ec. Per questi lupi vogliono intendersi gli Eretici, i quali fecero infiniti mali alla Chiesa in que' primi tempi.
20,30:E anche di mezzo a voi stessi ec. Trai fedeli stessi dell'Asia si leveranno su de' falsi apostoli, maestri di perverse dottrine, come Imeneo, e Alessandro (I. Tim. I. 20.), e Figello, ed Ermogene (II. Tim. I. 15.).
Per trarsi dietro de' discepoli. Gli Eretici non cercano de' discepoli per Cristo, ma per loro stessi.
20,32:E alla parola della grazia di lui. Abbiamo veduto in altri luoghi, che la parola di grazia è il Vangelo, nel qual Vangelo brama l'Apostolo, che dopo Dio trovino i fedeli la loro consolazione, e la loro pace.
Il quale è potente per edificare, ec. Per condurre a fine la fabbrica in voi cominciata della vostra santificazione, facendovi crescere continuamente nella fede, e frutti rendere di buone opere per poi farvi parte della eredità eterna nella società de' Santi.
20,33:L'argento, e l'oro, ec. Samuele si gloriava in faccia a tutto Israele di avere nell'amministrazione della giustizia conservate pure le sue mani dai donativi (I. Reg. XII. 3. 4. 5.). S. Paolo si gloria di non avere nemmen voluto ricevere mercede alcuna per le continue fatiche sofferte nell'insegnare il Vangelo.
20,35:In tal guisa lavorando, conviene sostenere i deboli, ec. Per coloro, che sono ancor deboli nella fede niuna cosa può essere maggiormente d'inciampo, che il sospetto una volta concepito, che il ministro del Vangelo faccia servire a' propri vantaggi la predicazione della parola. Quest'inciampo volle Paolo, che dal suo esempio imparassero a toglier di mezzo i prelati della Chiesa. Questa stessa massima di guadagnar col sudore del suo volto il proprio sostentamento, piuttosto che essere di peso, o di scandalo ai deboli, la vedremo anche meglio spiegata nelle epistole di questo Apostolo. Il testo Greco, dove noi diciamo convien sostenere, porta convien porgere la mano ai deboli, come per reggerli, perchè non cadano.
E maggior ventura il dare, ec. Questa sentenza doveva essersi conservata nella memoria de' primi discepoli di Gesù Cristo, e ripetuta da' medesimi come utilissima per accendere i fedeli a tutte le opere della misericordia, e della liberalità Cristiana. Il ricevere è contrassegno di povertà, e di indigenza; il dare di abbondanza, e di generosità; e questa generosità ben regolata ottiene e l'affetto degli uomini, e la mercede, e la ricompensa da Dio nella vita avvenire.