VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
18,1:A Corinto. Capitale dell'Acaia, nobilissima città, e ricca pei due porti, il Leccheo, e Cencrea, i quali le procuravano gran commercio. Era piena di filosofi, e di oratori, ma di cattivo nome riguardo ai costumi sommamente corrotti de' suoi cittadini.
18,2:Nativo di Ponto, ec. Provincia pienissima di Giudei. Di Aquila,e di Priscilla fa onoratissima menzione l'Apostolo, Rom. XVI.4.
Essendo che Claudio avea ordinato, ec. Questo Imperatore ne' principi del suo governo era stato favorevole a' Giudei, permettendo loro di vivere secondo i loro costumi; ma otto anni dopo fece l'editto, di cui si parla in questo luogo. Svetonio dice, che Claudio li cacciò di Roma, perchè a istigazione di Cresto, o sia di Cristo, come altri leggono, movevano continui tumulti. L'odio de' Giudei contro il nome cristiano può aver dato occasione anche in Roma a più di una di quelle violenze, che accadevano sovente negli altri luoghi, come veggiamo da questa istoria; e siccome i Romani poco informati delle cose dei Giudei facevan di questi, e de' Cristiani (de'quali i primi eran Giudei di origine) un solo corpo, Svetonio avendo udito dire, che la cagione di tali discordie veniva dalla dottrina di Cristo abbracciata dagli uni, e rigettata dagli altri, si immaginò, che Cristo fosse un dottore ancor vivente, e che fosse scisma di due fazioni giudee quello che era tra i Giudei, e i Cristiani. Del rimanente l'editto di Claudio non ebbe lunga vita, come vedremo andando avanti, e forse per questo non ne fa menzione Giuseppe Ebreo.
18,3:E perchè avea lo stesso mestiere ... lavorava ec. Il mestiere era di fare delle tende per i soldati, e queste erano di pelle. Questa regola di guadagnarsi il vitto con le proprie mani se l'era prescritta l'Apostolo fino dal principio della sua predicazione. Vedi I. Cor. IV. 12., I. Thess. 2. 9., 2. Thess. III. 8. E osservano gli eruditi, essere stati soliti anche i primi dottori Ebrei di impara re un mestiere, onde sostentare in certe occasioni la vi ta senza essere d'aggravio altrui. Egli non ignorava, che Gesù Cristo permetteva a' suoi ministri di ricevere il bisognevole pel proprio mantenimento da coloro, a' quali predicavano la parola; ma sapeva con somma discrezione e sapienza adattarsi a' luoghi, e alle circostanze, e conservando l'onor del Vangelo far conoscere a tutti, che ciò, che egli cercava, erano le anime, e non, il vile guadagno.
18,5:Ma quando furono arrivati dalla Macedonia ec. Dove erano stati da lui mandati per la seconda volta da Atene. Vedi I. Thess. III. I. 2. 3. 4.
18,6:Il vostro sangue sul vostro capo: ec. Col nome di sangue si intende qui l'esterminio, la rovina, la distruzione degli Ebrei, della quale dice l'Apostolo, che sono essi stessi la cagione, e i rei.
18,7:E' uscito di lì ec. Dalla casa di Aquila, dove fino a quell'ora avea abitato, andò a stare in casa di Tito proselito, la qual casa era contigua alla Sinagoga, mostrando così agli Ebrei, che quanto a sè egli era sempre vicino ad essi col cuore, e col desiderio di illuminarli, tentando insieme di eccitare emulazione tra essi, e i Gentili, i quali accorrevano a lui.
18,8:E molti de' Corinti ec. Tra questi fa menzione l'Apostolo di Gaio e di Stefana, I. Cor. I. 14. 15. 16. Della stessa città erano anche probabilmente Sostene; I. Cor.1I.. ed Epeneto, Rom. XVI. 5.
18,12:Essendo poi Gallione proconsole ec. L'Acaia era provincia consolare, e questo Gallione, il quale la governava, era fratello del filosofo Seneca lodato da questo per la sua dolcezza, affabilità, e schiettezza.
18,13:Contro il tenor della legge. Vale a dire della legge di Mosè, che cosi l'intese Gallione, v. 15., e non comc vogliono alcuni della legge Romana.
18,15:Ma se sono questioni di parole, e di nomi, e intorno ec. Se si tratta solo di sapere, se Gesù sia il Cristo, o il Messia, o se vada adorato Dio in un modo, o in un altro. Gallione gentile tratta con disprezzo questa sorta di controversie, delle quali non sicura di informarsi, persuadendosi essere dispute di sole parole,e non di cose gravissime, come elle pur erano.
18,17:Ma quegli avendo tutti preso Sostene principe della Sinagoga, ec. Non è necessario di dire, nè che questo Sostene fosse succeduto a Crispo nel governo della Sinagoga, nè che egli fosse capo di un'altra Sinagoga, che alcuni si immaginano essere stata in Corinto. Egli non era archisinagogo, ma uno de' principali della Sinagoga affezionato all'Apostolo come da lui convertito, e sopra di lui vollero sfogare in parte gli Ebrei la loro rabbia, non avendo ardire di tentar nulla contro s. Paolo, persuasi che egli era protetto dal proconsole, il quale lo avea rimandato libero, e in certo modo assoluto. Vedi il Grisostomo, Hom. 39. in Act.
18,18:Fermatosi ancora per molti giorni. Oltre ai diciotto mesi, alla fine de' quali successe quello che è raccontato di sopra.
Tosatosi egli il capo in Cencrea: perchè aveva voto. S. Paolo, il quale non faceva difficoltà di farsi Giudeo co' Giudei (1 Cor. 9. ) avea fatto un voto simile a quel de' Nazarei, il quale era di astenersi per un dato tempo (ordinariamente per trenta giorni) dal vino, e da ogni liquore, e di lasciar crescere i capelli, i quali il Nazareo si tagliava poi alla porta del tabernacolo, offerendo certi sagrifizi. S. Paolo trovandosi al termine del suo voto lungi dalla Palestina, si tosò il capo nel porto di Cenarea prima di imbarcarsi, riserbandosi di adempire il resto in Gerusalemme secondo l'uso.
18,19:E arrivò ad Efeso, e quivi li lasciò. Ciò è detto per anticipazione, perchè non li lasciò nell'arrivare, ma solo quando si partì da quella città, metropoli dell'Asia minore.
18,22:E sbarcato a Cesarea ec. Si può intendere quella detta Cesarea di Stratone. Da Cesarea, dice il Grisostomo, che Paolo andò ad Antiochia della Siria; onde secondo lui non andò questa volta Paolo a Gerusalemme; e seguitando la Volgata, si può dire, che o egli non fece quel viaggio, o che s. Luca lo ha assolutamente passato sotto silenzio: imperocchè la Chiesa, di cui qui si parla, non pare, che altra possa essere, che quella di Cesarea, e quella parola rotta ascese, sulla quale alcuni si fondano per dire, che va sottinteso a Gerusalemme, non porge se non una meschinissima congettura, la quale sparisce, e va in fumo; spiegando, come abbiam fatto, si portò conforme in molti altri luoghi significa la voce ascendere. Quanto al testo Greco dicendo s. Paolo nel v. 21. secondo il detto testo: Bisogna, che io faccia la festa, che è imminente in Gerusalemme, converrà dire, che s. Luca ha omesso dipoi di parlare di questa andata, come già bastantemente ivi accennata, o che s. Paolo ebbe volontà, e desiderio di andarvi, ma che Dio non gliel per mise per qualche ragione concernente gli interessi della sua Chiesa.
18,23:E ivi fermatosi ec. Egli vi aveva già de' discepoli. Vedi Act. XVI. 6.
18,25:Conoscendo solo il battesimo di Giovanni. Egli era semplice catecumeno, come quelli, dei quali si parla nel capo XIX. I.
18,26:Priscilla, e Aquila ... lo preser seco, ec. La lunga familiarità, che questi avevano avuto con s. Paolo, attissimi li rendeva a sì alto magistero. Sono da ammirarsi le disposizioni di Dio non solo nell'infondere tanta virtù in un catecumeno, ma di più in servirsi anche di una donna a perfezionare questo catecumeno nella cognizione di Gesù Cristo, e degli altissimi misteri della sua Chiesa. Di Apollo si parla, I. Cor. III. 9. III. 7.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap