VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
40,1:Il ventesimo quinto anno della nostra trasmigrazione. Vale a dire l'anno del mondo 3430.
E menommi colà. Vale a dire a Gerusalemme. In ispirito fu condotto il Profeta al monte, sopra del quale era già il famoso tempio, tempio, che allor non era, se non una massa di sassi, e di rovine, come tutta la santa città. Questa è quella ultima parte della profezia di Ezechiele piena di tanta difficoltà e oscurità, che lo stesso s. Girolamo avrebbe voluto lasciarla intatta, e quello, che violentato per così dire dalle istanze della santa Vergine Eustochietta sopra questi nove capitoli ci lasciò scritto, si protestò di dettarlo come per semplice congettura, non per certa, e indubitata dichiarazione: e s. Gregorio Magno diceva anch'egli: oscura è la materia, che noi prendiamo a maneggiare, ma mettiamoci bene in testa, che camminiamo di notte: resta adunque, che cerchiamo tentoni la strada, dicendo al Signore: Togli il velo dagli occhi miei, e io considererò le meraviglie della tua legge. Veramente in questi ultimi tempi hanno scritto, e faticato molti dotti uomini per illustrare questo argomento, ma contuttociò non possiamo vantarci di aver fatto tanto acquisto di lumi, che sia sufficiente a dissipare le tenebre, nelle quali ci ritroviamo. Senza legarci a veruno scrittore nè a verun sistema particolare noi anderemo notando tutto quello, che ci parra più ragionevole, e più accosto alle parole del nostro Profeta. Egli adunque dopo avere predetta, e dipoi raccontata, e descritta la distruzione del tempio di Salomone, viene adesso a dare il disegno del medesimo tempio rappresentato a lui in visione da Dio, il quale volea, che egli ne lasciasse per iscritto la memoria al suo popolo. Questa descrizione dovea servire sì a risvegliare nello stesso popolo i sentimenti di penitenza, ben sapendo egli come pelle sue iniquità avea Dio abbandonato alle fiamme quel miracoloso edifizio, di cui andavan superbi gli Ebrei; e dovea servire a risvegliare in essi il desiderio, e la speranza di vederlo un dì ristorato insieme colla repubblica Ebrea, e finalmente la stessa descrizione servir dovea di modello per la futura ristorazione dopo i settanta anni della cattività.
40,2:Sopra di cui era come la fabbrica di una città volta a mezzodì. Il tempio con tutti i suoi annessi era come una città, e Davidde gli dà il nome di città del re grande, Ps. XLVII. 3. Riguardo a Ezechiele, che era stato là condotto da settentrione, cioè da Babilonia, il tempio restava a mezzodì; ma riguardo a Gerusalemme il tempio era da settentrione.
40,3:E introdussemi colà dentro. M'introdusse nella gran fabbrica.
Ed ecco un uomo, che era a vedersi splendente come bronzo. Intende di quello stesso rame, di cui parlò, cap. 1.7 , rame lucidissimo, e di gran pregio. Quest'uomo era un Angelo mandato da Dio a dare al Profeta le misure, e il disegno della gran fabbrica. Egli ha in una mano la corda, di cui si servivano gli antichi per misurare le lunghezze, e i piani di grande estensione, e la canna, colla quale misuravansi le altezze. La canna era lunga sei cubiti, e un palmo (come è detto nel versetto 5.), lo che vuol significare, che questa canna era di sei cubiti, e ancora di sei palmi, aggiunto cioè un palmo a ciascuno di sei cubiti. Così spiegano gli Ebrei, e ancor molti de' nostri Interpreti, e ciò si inferisce ancora dal capo XLIII. 13.
40,5:Un muro tutt' all'intorno della casa. Questa grandissima muraglia chiudeva il tempio con tutti i suoi annessi, girando attorno al monte.
Misurò la larghezza dell'edifizio, ec. L'altezza, e la larghezza di questo muro da edificarsi erano della stessa misura di una canna.
40,6:Andò alla porta, che guardava all'oriente. Il tempio avea quattro grandi porte, la orientale, la occidentale, la settentrionale, e quella di mezzodì; e sali la sua scalinata: dall'atrio de' Gentili era una salita per arrivare a quello degli Ebrei, e un'altra salita per giungere a quello de' sacerdoti; i LXX mettono qui una salita di sette gradini.
Misurò il limitare della porta ec. La soglia della porta avea la larghezza stessa del muro, che era di una canna, cone è detto vers. 5.
40,7:E ogni camera avea una canna di lunghezza, ec. Da ciascun lato della porta erano tre camere, o stanze della larghezza e lunghezza di una canna, e una stanza era divisa dall'altra con muraglie di cinque cubiti di grossezza. In queste stanze (le quali servivano anche ad ornare il vestibolo) si stavano i Leviti custodi delle porte.
40,8:E il timitare della porta presso al vestibolo dentro alla porta ec. Passato il vestibolo, nel quale erano le stanze già dette veniva la porta interiore, la cui soglia era di larghezza una canna come la soglia della porta esteriore, es. 6.
40,9:Misurò il vestibolo della porta, che era di otto cubiti. Di otto cubiti di larghezza. Questo vestibolo dovea essere coperto con volta, che andava da una porta all'altra. Quelle parole: il vestibolo della porta era al di dentro, significano, che egli era all'ingresso del tempio, e dentro di esso tra la prima, e la seconda porta. S. Girolamo lo chiamò, atrio coperto.
E la fronte di due cubiti. Questa fronte la formavano le colonne, le quali dice, che aveano due cubiti di grossezza, Villalp.
40,11:Misurò la larghezza del limitare della porta, che era di dieci cubiti. Il senso di queste parole secondo alcuni si è, che la larghezza della porta, la quale al di fuori era di otto cubiti, veniva al di dentro ad essere di dieci cubiti, allargandosi un cubito per parte. Altri suppongono, che si parli dello spazio, che restava tra una porta di una delle camere fino alla porta della camera opposta, il quale spazio fosse di dieci cubiti.
E la lunghezza della porta di tredici cubiti. La lunghezza, cioè l'altezza della porta era di tredici cubiti.
40,12:E lo sporto davanti alle camere era di un cubito. Si potrebbe tradurre, il sedile davanti alle camere, ec.; perocchè quello, che abbiam detto sporto, era un muricciuolo davanti a' due ordini di camere. Alcuni però pretendono, che colla voce marginemsiasi voluto intendere lo spazio, che restava tralla porta, e ciascheduno de' due ordini di camere.
40,13:E misurò la porta dal tetto ec. Col nome di porta è qui inteso tutto il vestibolo, che restava tralle due porte, di cui la larghezza dal fondo del tetto di una delle camere al fondo del tetto della camera dirimpetto, era (come dice) di venticinque cubiti.
40,14:E fece le facciate di sessanta cubiti. Le facciate delle due porte, e il portico, o colonnato delle stesse porte aveano sessanta cubiti di altezza. Questo parmi il senso di tutto questo versetto.
40,15:Dalla facciata davanti della porta ec. Tutto lo spazio, che restava compreso tralla facciata anteriore della prima porta, e la facciata interiore della seconda porta, era di cinquanta cubiti.
40,16:E (fece) delle finestre oblique ec. S. Girolamo per finestre oblique, intese finestre chiuse con gelosie. Altri interpretano finestre larghe dalla parte interiore e anguste al di fuori, delle quali se ne vede tuttora nelle chiese antiche di struttura gotica. Vedi. 3. Reg. VI. 9. Queste finestre sono come quelle, che da' nostri scrittori si chiamano balestriere. Queste finestre erano non solo sopra le camere, ma anche alle facciate, e intorno a tutti gli altri vestiboli, i quali aveano le stesse dimensioni, e gli stessi ornati.
E davanti alle facciate (erano) palme scolpite. Queste palme erano colonne, ovvero pilastri, e i capitelli delle colonne rappresentavano i rami della palma, come il fusto della colonna rappresentava il tronco di una palma. Vedi V. 26.
40,17:E menommi all'atrio esteriore, e vidi le stanze. Vidi l'atrio circondato dalle sue stanze, ovver camere. In queste camere aveano il loro albergo i sacerdoti, e i Leviti, e in molte di esse si custodivano le cose necessarie pel servigio del tempio, le legna, il sale, l'olio, il vino ec. Dicesi ancora, che in quest'atrio stesser le donne ne' portici del secondo piano, come gli uomini ne' portici del piano di terra: perocchè dinanzi alle stanze, e appartamenti già detti erano i portici sostenuti dalle colonne disposte per ordine come notò s. Girolamo.
Il pavimento dell'atrio era lastricato di pietra. Secondo l'Ebreo pare, che debba intendersi piuttosto che il lastrico fosse di marmo di colore di fuoco.
Erano trenta stanze intorno al pavimento. Questa maniera di parlare sembra, che dimostri come le stanze erano non solo al secondo piano, sopra i portici, ma anche al piano di terra.
40,18:E' il pavimento in faccia alle porte ec. Ovvero: ai lati delle porte, come altri traducono l'Ebreo.
40,19:E misurò la larghezza dalla soglia della porta inferiore sino al principio dell'atrio interiore ec. La larghezza, ovvero l'ampiezza dell'atrio del popolo dalla porta orientale fino alla porta dell'atrio interiore (cioè dell'atrio de' sacerdoti) era di cento cubiti senza la lunghezza del vestibolo sopra descritto: e similmente l'ampiezza dello stesso atrio misurata da mezzodì a settentrione era di cento cubiti.
40,20-22:Misurò eziandio ec. La porta settentrionale dell'atrio del popolo avea le stesse dimensioni, ornati, camere ec. come la porta orientale dello stesso atrio già descritta n. 6. 7. 8. 16.
40,23:E le porte dell'atrio interiore ec. Alle due porte, orientale, e settentrionale dell'atrio del popolo risponde vano due altre porte nell'atrio interiore, cioè de' sacerdoti; e lo stesso intendasi della terza porta.
40,26:Ed eranvi le palme scolpite, ec.A' lati delle porte, e a' lati delle camere erano le colonne o pilastri rappresentanti la figura di tante palme. Vedi V. 16.
40,29:La sua camera. Cioè ognuna delle sue camere.
40,38:E ognuna delle camere a' lati delle (grandi) porte avea una porta. Ho procurato di schiarire il nostro testo colla giunta di una parola assolutamente necessaria: parla il Profeta del vestibolo della porta settentrionale dell'atrio de' sacerdoti, il qual atrio avea come gli altri le sue camere comprese tralle due porte grandi dello stesso vestibolo: e queste camere aveano come le altre ciascuna la sua porta, ma l'uso di queste camere del vestibolo set tentrionale si era di lavare in esse i piedi, e le interiora degli animali da bruciarsi in olocausto.
40,39-41:E nel vestibolo della porta ec. Chiama qui vestibolo della gran porta quello spazio, che restava coperto sotto la stessa porta, e dividevasi in due parti, l'una interiore, l'altra esteriore, dove erano quattro mense nell'una, e quattro mense nell'altra parte di detto spazio; e sopra queste mense si scannavano le vittime da offerirsi per lo peccato, o per lo delitto; onde erano in tutto otto mense, sopra le quali si scannavano le vittime.
40,42-43:E le quattro mense per l'olocausto ec. Le quattro mense già dette (cioè le quattro, che eran dentro, e le quattro, che eran fuori della porta) erano di pietra, ovver di marmo, e quadre, avendo la stessa lunghezza, e la stessa larghezza di un cubito e mezzo, e aveano un cubito di saldezza; e sopra di esse stavano gli arnesi, e strumenti necessari sia per uccider la vittima, sia per raccoglierne il sangue ec. Elle aveano una cornice all'intorno, che serviva a far sì, che non cadesser per terra gli strumenti, ovver qualche parte delle vittime.
40,44:E fuori della porta interiore ec. Ovvero: e passata la porta interiore, ec. Entrato cioè il Profeta nell'atrio de' sacerdoti, o sia atrio interiore, egli vide subito da un lato, e dall'altro della porta settentrionale le camere dei cantori Leviti. Questi cantori abitavano parte al destro lato della porta orientale dello stesso atrio, e parte al lato sinistro della porta settentrionale, e le loro camere si riunivano all'angolo di due lati, orientale e settentrionale.
40,45:Questa camera, che guarda mezzodì, ec. Vuol dire: quest'ordine di camere ec. Le camere, che erano dal lato meridionale della porta orientale, erano pe' sacerdoti che vegliano a guardia del tempio, vale a dire, custodivano le cose più sante della casa del Signore. 46. La camera poi, ec. cioè l'ordine di camere ec. Che vegliano pel servigio dell'altare: l'Ebreo dice: che custodiscono l'altare, cioè l'altare degli olocausti, mante nendovi il fuoco, offerendovi le vittime ec. I discendenti di Sadoc celebre pontefice a 'tempi di Salomone aveano l'uffizio di offerire i sacrifizi su quell'altare, come si dice anche in appresso cap. XLIII. 19. XLIV. 15. ec.
40,47:E l'altare ... dinanzi alla facciata del tempio. L'altare degli olocausti era allo scoperto nell'atrio de' sacerdoti dinanzi al Santo.
40,48-49:Nel vestibolo del tempio. Nel portico annesso alla parte del tempio detta il Santo. Questo portico coperto era largo undici cubiti, lungo venti; il muro, che chiudea questo portico da destra e da sinistra avea cinque cubiti di grossezza. De'venti cubiti, che era la lunghezza del portico (da settentrione a mezzodì) lasciando tre cubiti di muro da una parte, e tre dall'altra, restano quattordici cubiti pella larghezza della porta del tempio, la qual larghezza non è qui espressa, ma trovasi ne' LXX. Due colonne una da una parte, una dall'altra. Sono queste le grandiose colonne di bronzo descritte 3. Reg. VII. 15., 2. Paralip. III. 15.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap