VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
26,1:L'undecimo anno, il primo giorno del mese, ec. Questo anno undecimo della eattività di Jechonia, e pari mente undecimo del regno di Sedecia egli è l'anno stesso della rovina di Gerusalemme. È qui notato il primo giorno del mese, ma non è detto di qual mese, onde la varietà de' sentimenti tragl'Interpreti. Quanto a me crederei, che sia da intendersi lo stesso mese quarto, in cui fu presa Gerusalemme, onde la profezia sarebbe di otto giorni anteriore alla espugnazione della città, della cui distruzione Ezechiele predice, che Tiro farà gran festa, e predice insieme, che perciò sarà ella punita da Dio severamente. Non veggo cosa, che possa obbiettarsi contro questa opinione esposta in tal guisa, e veggo una ragione, che potè avere il Profeta di tacere il nome del mese, lasciando cioè, ch'ei s'intendesse dalla narrazione del grande avvenimento, di cui egli parla.
26,2:Sono spezzate le porte de' popoli. Le porte erano luogo di concorso, e di adunanza, come si disse più volte, e Gerusalemme era la città, alla quale non solo dalla Giudea, ma anche da tutte le parti del mondo concorrevan gli Ebrei domiciliati in moltissime parti della terra: così Gerusalemme è detta città, le cui porte sono porte di molti, e vari popoli. Questa grande affluenza di gente facea, che Gerusalemme fosse città ricchissima, e di grandissimo commercio, donde l'invidia di Tiro, la quale si rallegra, ed esulta, perchè le porte di quella città sono spezzate, onde dalla rovina di lei crescerà il commercio di Tiro.
Tutti verranno a me. Letteralmente: Ella è venuta a me, lo che si riferisce a Gerusalemme, cioè alle ricchezze, e al commercio di Gerusalemme, come se Tiro dicesse: io diverrò il doppio più grande, perchè tirerò a me tutto il commercio, che era diviso tra me, e Gerusalemme, onde io sarò piena di beni, appunto perchè ella è ridotta un deserto.
26,3:Come i flutti del mare in tempesta. Paragona la moltitudine, la fierezza, il tumulto dell'esercito de' Caldei a' flutti del mare sconvolto. Questa predizione contro Tiro è simile a quella, che leggési Jerem. XLVII. intorno allo stesso avvenimento. Dagli antichi scrittori della storia de' Fenici, scrittori citati da Giuseppe (Cont. Ap. I.) im pariamo, che Nabuchodonosor assediò Tiro mentre ivi regnava Ithobal, e che l'assedio durò tredici anni.
26,4:E io ne raderò fin la polvere, ec. Distrutta la città ne getterò la polvere al vento. Così i LXX. Vedi una simile frase 3. Reg. XIV. 10.
26,5:Ella sarà in mezzo al mare un sito da asciugarvi le reti. La città di Tiro era composta di due città, l'antica Tiro, che era nella terra ferma, e la nuova Tiro, che era in un'isola, e dall'una all'altra si andava per una selciata. Qui si parla di quella, che era in mezzo al mare, e diede molto più da fare a Nabuchodonosor per espugnarla; conciossiachè egli dovette far di nuovo la selciata, che era stata distrutta da que' di Tiro. Della nuova Tiro adunque si dice, che atterrate le sue torri, e le mura, e le grandiose sue fabbriche non vi restera altro, che il sito comodo pe' pescatori, che vi asciugheranno le loro reti.
26,6:Le figlie ancora di lei, ec. Le città subalterne di suo dominio. Tiro in que'tempi era padrona di quasi tutta la Fenicia.
26,7:Re de' regi. Titolo, che si appropriarono i re Caldei, e dopo di essi i re di Persia.
26,8:Alzerà lo scudo contro di te. Si avanzeranno contro le tue mura i soldati Caldei, avendo ciascuno sulla sua testa lo scudo, serrati l'uno coll'altro in guisa, che non potranno essere offesi dai dardi, nè dalle pietre, che contro di essi si gettino dalle tue mura.
26,9:Disporrà le vigne. La vigna formavasi di legni assai forti, che sostenevano de' graticci, sotto de' quali gli assedianti si accostavano alle mura per lavorare colla zappa. Gli arieti erano grosse travi colla testa di ferro, le quali con impeto grande spingendosi contro le mura vi facevano breccia.
26,11:E le tue insigni statue anderanno per terra. Le statue dei tuoi dei tanto apprezzate da te. Apollo, ed Ercole erano gli dei adorati principalmente in Tiro; e Quinto Curzio racconta (lib. IV.) che quando Alessandro assediò la nuova Tiro i cittadini legarono con catena d'oro la statua di Apollo all'altare d'Ercole, affinchè quel Dio non potesse scapparsi, o per opera di magia non fosse chiamato fuori della città.
26,13:I tuoi cantici. Ovvero i tuoi concerti di musica.
26,14:E non sarai più edificata. Abbiam veduto come Isaia XXIII. 15. predisse, che Tiro sarebbe dimenticata per settanta anni, e dipoi sarebbe ristorata. Quello pertanto, che qui si legge, dee intendersi più probabilmente di Tiro l'antica, quella cioè, che era nella terra ferma, che era come la madre dell'altra, e questa distrutta intieramente da Nabuchodonosor non alzò mai più testa. La nuova poi fondata nella vicina isola si rimesse in piedi, onde era già grande, e ricca a' tempi di Zaccaria, cioè circa settanta anni, dopo che fu espugnata da' Caldei: perocchè questi la presero, secondo l'Usserio, l'anno 346., e Zaccaria credesi, che cominciasse a profetare l'anno 3486.
26,15:Le isole.Tutti i paesi oltre mare. Tiro avea fondate in varie parti delle insigni colonie, e, come dice Quinto Curzio, si era renduta padrona non solo del vicino mare, ma di tutti i luoghi ancora dove andavano le sue armate navali. Quindi Utica, Lepti, Cartagine, Cadice, e molte altre illustri città famose pel loro commercio da' Tiri riconobbero la loro fondazione, e queste, e i loro principi si dice qui, che meneranno gran duolo per la rovina di Tiro lor madre.
26,18:Veggendo, che nissuno più esce da te. Le vicine isole avvezze a ricever continuamente nei loro porti gran numero delle tue navi, rimarranno affllitte non veggendo nè le tue navi, nè i tuoi marinari.
26,19:Avrò mandato un diluvio sopra di te. Il diluvio, e le acque grandi significano le molte, e grandi calamità mandate da Dio sopra questa superba città.
26,20-21:E quando io ti averò gettata laggiù al popolo eterno ec. Parla di Tiro come di una persona, di una sola donna: quand'io ti avrò subissata, e gettata tra' morti; quand'io ti avrò collocata tra quel popolo, che sta per sempre nel sepolcro sino alla fine del mondo, donde uscirà nella risurrezione generale per passare agli eterni supplizi, non rimanendo di te sopra la terra, se non il luogo deserto, dove già fosti; e quand'io alla terra del popol mio avrò renduta la sua felicita, e la sua gloria, allora la tua gloria, il tuo impero, le tue ricchezze, le tue delizie, il tuo fasto sarà da me interamente annichilato, e tu più non sarai. Gerusalemme è qui detta terra de' vivi, perchè ivi adoravasi il Dio vivo, che è principio di vita per quei, che a lui servono, e perchè ell'era abitazione, e sepoltura dei giusti, che doveano un dì risorgere per vivere eternamente con Dio.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap