Secondo libro de' Maccabei - 4

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Onia per le calunnie di Simone va a trovare Seleuco. Giunone fratello di lui ambisce il Ponteficato, e offerisce al re moltissimi talenti, e fatto Pontefice distrugge tutto il culto di Dio. Menelao offerendo maggior somma al re lo fa privare del Ponteficato; ma perché non mantiene le promesse gli è dato successore Lisimaco suo fratello. Onia accusando Menelao di sacrilegio, a esortazione di lui è ucciso dà Andronico, e nello stesso luogo perciò è ucciso Andronico per ordine di Antioco. Oppresso Lisimaco dal popolo, Menelao accusato dinanzi al re, è assoluto a forza di doni, e i suoi accusatori innocenti son messi a morte.

1Ma il già detto Simone, che aveva in danno della patria dato l'indizio di quel tesoro, parlava male di Onia, come se egli avesse istigato Eliodoro a far tali cose, e fosse egli stato la cagione del male:
2E al protettore della città, al difensore della nazione, allo zelator della legge divina ardiva di apporre, che macchinasse contro del regno.
3Ma avanzandosi i dissapori fino a tal segno, che da alcuni degli amici di Simone si facevano delle uccisioni,
4Considerando Onia i pericoli della discordia, e come Apollonio governatore della Celesiria, e della Fenicia colla sua imprudenza attizzava la malvagità di Simone, si portò dal re:
5Non come accusatore de' suoi con cittadini, ma riflettendo dentro di se a quello, che alla comune utilità di tutto il popolo si conveniva.
6Perocché egli vedeva, che sènza la previdenza del re non era possibile di rimettere le cose in calma, nè che Simone ponesse fine alle sue avventaggini.
7Ma morto Seleuco, essendo a lui succeduto Antioco soprannominato Epifane, Giasone fratello di Onia ambiva il ponteficato:
8E ito a trovare il re gli promise trecento sessanta talenti, e altri ottanta talenti per altri titoli,
9E oltre a ciò altri cento cinquanta ne prometteva per la permissione di fondare un ginnasio, e un efebio, e per dare a quei di Gerusalemme la cittadinanza di Antiochia.
10La qual cosa essendo a lui conceduta dal re, e avendo egli conseguito il principato, cominciò subito a far prendere a' suoi nazionali i costumi gentileschi:
11E tolta via la maniera di vivere approvata dalla umanità dei re in favor de' Giudei, mediante gli ufficj di Giovanni padre di Eupolemo (il quale fu poi mandato pubblico Ambasciadore a Roma a rinnovare la confederazione, e l'amicizia) egli distruggendo i diritti de' cittadini stabiliva leggi perverse.
12Imperocché ebbe ardimento di fondare sotto la stessa cittadella un ginnasio, e di mettere ne' lupanari il fior della gioventù.
13Ed era questo non un principio, ma un avanzamento, e progresso della maniera di vivere gentilesca, e straniera introdotta con infame, e inaudita malvagità dal non sacerdote, ma empio Giasone:
14Onde avvenne, che i sacerdoti non erano più intenti al ministero dell'altare, ma disprezzato il tempio, e messi in non cale i sagrifizj, correvano alla palestra, e ai premj indegni, e ad esercitarsi al disco.
15E non facendo verun conto di quel, che era in pregio tra i padri loro, migliori stimavano le glorie della Grecia:
16Delle quali l'acquisto si disputavan tra loro non senza pericolo, e le usanze di quelli emulavano, e a quelli volevano in tutto esser simili, i quali erano stati loro nemici, e distruttori.
17Imperocché non rimane senza gastigo l'operare empiamente contro le leggi divine: ma ciò verrà in chiaro ne' tempi che sieguono.
18Ma celebrandosi a Tiro i giuochi quinquennali, ed essendovi presente il re,
19Mandò il facinoroso Giasone da Gerusalemme uomini perversi a portare trecento di dramme d'argento pel sagrifizio d'Ercole; ma quelli, che le portavano chiesero, che non si spendessero pè sagrifizj, perché ciò non era conveniente, ma si impiegassero in altri usi.
20Onde veramente dal donatore furono offerte pel sagrifizio di Ercole; ma in grazia dei latori furono impiegate nella fabbrica delle triremi.
21Ma Antioco avendo spedito in Egitto Apollonio figliuolo di Mnesteo a trattare co' grandi della corte del re Tolomeo Filometore, vergendo come era stato escluso dagli affari di quel regno, pensando a' proprj vantaggi, si parti di là, e andò a Joppe, e indi a Gerusalemme.
22E accolto grandiosamente da Giasone, e dalla città, vi entrò a lumi accesi, in mezzo ai canti; e indi tornò coll'esercito nella Fenicia.
23Tre anni dopo Giasone mandò Menelao fratello del mentovato Simone a portar denari al re, e riportarne gli ordini sopra altari di importanza.
24Ma quegli acquistatosi il favore del re coll'esaltare la sua potenza tirò a se il sommo Sacerdozio, dando trecento talenti d'argento più di Giasone.
25E ricevuti gli ordini del re se ne tornò. Or ei nulla aveva che fosse degno del sacerdozio, ma portava un cuor di tiranno crudele, e la rabbia di una fiera selvaggia.
26E Giasone, che avea tradito il proprio fratello, ingannato egli stesso fu cacciato esule nel paese degli Ammoniti.
27Or Menelao ottenuto il principato non veniva a capo di trovare i denari promessi al re, benché facesse l'esazione Sostrato, che era governatore della cittadella.
28(Perocché a lui spettava l'esigere i tributi): e furono perciò ambedue chiamati a comparire dinanzi al re.
29E Menelao fu deposto dal ponteficato, nel quale ebbe per successore Lisimaco suo fratello; e Sostrato fu mandato al governo di Cipro.
30Or mentre succedevano queste cose accadde, che quei di Tharso, e quelli di Mallo si mossero a sedizione, perché erano stati soggettati ad Antiochide concubina del re.
31Onde il re si mosse in fretta per sedarli, lasciando a far le sue veci Andronico, uno de' suoi amici.
32Allora Menelao persuaso, che quello fosse il tempo per lui, rubati alcuni vasi di oro dal tempio, ne fece dono ad Andronico, avendone venduti degli altri in Tiro, e nelle vicine città.
33Della qual cosa avendo avuta Onia sicura notizia, ne fece rimproveri a lui, tenendosi egli però in Antiochia, in luogo sicuro presso Daphne.
34Per la qual cosa Menelao andò a trovar Andronico, pregandolo di far uccidere Onia. E quegli fece visita ad Onia, e presolo per mano, e giuratagli fede lo indusse (benché ei non se ne fidasse interamente) a uscir dell'asilo, e subito senza alcun riguardo per la giustizia, lo uccise.
35Per la qual cosa non solo i Giudei, ma anche le altre nazioni furono scandalizzate, e commosse per la ingiusta morte di sì grand' uomo.
36Quindi tornato che fu il re dalla Cilicia, i Giudei, e gli stessi Greci si presentarono a lui per querelarsi della iniqua uccisione di Onia:
37E il re afflitto nell'animo compassionando il caso di Onia non trattenne le lagrime, ricordandosi della sobrietà, e della modestia del defunto:
38E acceso di sdegno ordinò che Andronico spogliato della porpora fosse menato attorno per tutta la città, e che al sacrilego fosse tolta la vita nello stesso luogo dove avea commessa l'empietà contro Onia. Cosi il Signore rendè a lui il meritato gastigo.
39Ma avendo Lisimaco fatti molti sacrilegj nel tempio a istigazione di Menelao, e divulgatasi la fama del molto oro, che egli ne avea cavato, si radunò il popolo contro Lisimaco.
40E principiando la turba a fare tumulto, essendo gli animi pieni di ira, Lisimaco armati tre mila uomini sotto la condotta di un certo tiranno avanzato egualmente nell'età, e nella stoltezza, cominciò a fare delle violenze.
41Ma quelli conosciuti i disegni di Lisimaco si armarono chi di sassi, e chi di buoni bastoni; e alcuni gettavan sopra di lui della cenere.
42E molti furon feriti, e alcuni ancora uccisi, e tutto il resto messi in fuga; e lo stesso sacrilego rimase ucciso presso all'erario.
43Or di tutte queste cose si cominciò ad accusar Menelao.
44Ed essendo giunto il re a Tiro andarono a parlare con lui di questi affari tre uomini deputati da' seniori.
45E Menelao ridotto a mal partito promise una grossa somma di denaro a Tolomeo, perché svolgesse il re in suo favore.
46E Tolomeo andò a trovare il re, che se ne stava in un porticato a prendere il fresco; e lo fece cambiar di parere:
47Onde Menelao reo di tutto il male fa da lui pienamente assoluto; ma quei infelici, i quali in un tribunale eziandio di Sciti sarebbono stati dichiarati innocenti, li condannò alla morte.
48Furon pertanto in fretta puniti ingiustamente quelli, i quali sostenevan la causa del popolo, e della città, e la venerazione dei vasi sacri.
49Della qual cosa stomacati quelli di Tiro spesero largamente in onorare la loro sepoltura.
50Ma Menelao stante l'avarizia dei potenti, conservò l'autorità crescendo in malizia a danno dei cittadini.
Note:

4,2:Che macchinasse contro del regno. Non ho voluto discostarmi nella mia traduzione dal comune sentimento degl'interpreti. Simone per rendere odioso Onia principalmente nella corte di Seleuco lo accusava di macchinare cose nuove contro il regno dello stesso Seleuco.

4,9:Un ginnasio e un'efebia. Il ginnasio serviva per gli esercizi degli uomini fatti, l'efebia pe' giovanetti, che passavano gli anni quattordici. Gli Ebrei aveano un sommo aborrimento per tali luoghi, come quelli, ne' quali non tanto si otteneva di rendere agile e robusto il corpo, quanto di apprendere i piu licenziosi costumi.

4,12:Sotto la stessa cittadella. Vale a dire in vicinanza del tempio.
E di mettere ne' lupanari ec. Lupanari sono chiamate le efebie dove la gioventù esercitandosi ignuda prendeva (per cosi dire.) lezione di dissolutezza.

4,18:Celebrandosi a Tiro i giuochi quinquennali, ec. erano i giuochi Olimpici, che celebravansi a Elea nel Peloponneso di cinque in cinque anni; ma varie città come Alessandria, Atene, Tiro vollero averli in casa propria; imperocchè incredibile era la passione, o piuttosto il furore de' Gentili, e principalmente de' Greci per questi giuochi.

4,19:Pel sarrifizio d'Ercole. Ercole era protettore di Tiro. Coloro che portavano quel denaro, benchè uomini di poca coscienza, nondimeno o per umano rispetto, o perché non avessero perduta affatto la religione, pregarono, che il denaro non fosse impiegato nel culto di quella divinità.

4,21:Ma Antioco avendo spedito in Egitto Apollonia ec. Antioco (come. abbian detto Lib. I. cap. 1. 17.) chiedeva la tutela di Tolomeo Filometore. Leneo ed Eulalio suoi tutori e gli altri grandi dell'Egitto non volevano che, Antioco si mescolasse negli affari di quel regno, conoscendo benissimo le sue cattive intenzioni; quindi per togliere a lui ogni speranza chiesero, ch'ei rendesse la Celesiria data in dote, da Antioco il Grande a Cleopatra sua figliuola e sorella di Epiphane. Questa domanda fu il segnale della guerra.

4,30:Erano stati soggettati ad Antiochide ec. Tale era l'usanza de' re dell'Asia. Assegnavano alle loro mogli delle città, per esempio una per le scarpe, una per gli ornamenti del collo, un'altra pel velo, ec. Vedi Cicerone in Verrem v. Le città Greche non volevano esser soggette alle donne de' re.

4,33:Delle qual cosa avendo avuto Onia ec, Onia era andato ad Antiochia per giustificarsi dalle accuse dategli da Simone, la quel tempo Giasone ottenne il pontificato, e Onia si rimase in Antiochia, dove si guadagnò la stima del re. Il borgo di Dafne, dove abitava Onia era luogo amenissimo e asilo inviolabile per ragione del tempio di Apolline. Onia per mettere in sicuro la propria vita potè senza offesa di sua pietà, e senza accreditare la superstizione godere del privilegio conceduto a quel luogo da' principi idolatri.

4,45:A Tolomeo figiiuolo di Dorimene favorito del re. Machab. III. 38.

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