VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
15,1:È verace. Si nel tuo essere, che non è finto o immaginario come quello degli dei del Gentilesimo; e sì nn cora nelle tue parole e nelle tue promesse e minacce.
15,2:Se noi peccheremo, siamo tuoi, noi ec. Gl'idolatri spergiurano e peccano, perchè veramente non han timore de' muti ed insensati dei loro; ma noi se pecchiamo siamo tuoi, opera delle tue mani, chiusi sotto la tua potenza, soggetti a te, che puoi e perdonare i nostri peccati e punirli, conoscendo noi la grandezza del tuo potere, a cui nissun può sottrarsi; e se non pecchiamo sappiano che tu tieni conto di noi, e saremo vieppiù cari a te, e ci riguarderai come buoni figliuoli, e ci ricolmerai dei tuoi favori e nel tempo e nella eternità.
15,3:Il conoscer te ec. il conoscer te, o sia il crederti con fede viva, operante per la carità, questo è perfetta giustizia, questo forma il vero giusto. Vedi Rom. I. 17., III.28., v. I., Gal. II. 16. È il conoscer la giustizia e potenza tua ec. Il sapere, che tu sei giusto e onnipotente, ispirandoci un santo timore, ci tien, lontani dal peccato e ci stimola al ben operare, che è il principio d'immorta lità e di felicità e di gloria eterna per noi.
15,4:Non ha indotti noi in errore la invenzione maligna ec. Rende grazie a Dio, il quale mediante la cognizione della vera religione (di cui pose qui sopra i principii) ha tenuto lungi dal popol suo la idolatria, che regnava presso tutte le altre nazioni. Non ha indotti noi in errore la invenzione maligna degli uomini, che si crearono degli dei bugiardi per lor dannazione; nè il vano artificio della pittura, la quale per mezzo di ombre e di colori rappresenta i corpi, nè la elegante rappresentazione e immagine di questi dei espressa colla varietà dei colori. Dove dice: l'antificio di una ombreggiata pittura, viene indicato il primo cominciamento e l'origine di quest'arte; perocchè dice Plinio, che a Sicione o a Corinto si cominciò a dipinger segnando con linee l'ombra dell'uomo formata nella muraglia: si aggiunse dipoi il colorito prima uniforme, dipoi variato. Vedi Plin. libro XXXV. 3. 4.
15,5:Di cui la vista sveglia la cupidità ec. Indica, che la bellezza di tali pitture contribuì grandemente alla propagazione del culto idolatrico. Di quel che potessero ad accendere le passioni certi capi di opera de' maestri di quest'arte se ne leggono stranissimi esempi in Plinio lib. XXXVI. 9., e in Arnobio Cont. Gent. lib. VI.
15,7-8:Similmente un vasaio ec. Rappresenta vivamente la stranissima cecità degl'idolatri. Eccoti un vasaio, che fa della stessa creta vasi ad usi propri e decenti, verbi grazia, da ornare una credenza o da servire per la tavola, e ne fa anche de' vasi ad usi vili e spregevoli, e della medesima pasta, di cui fa un vaso destinato ai sordidi bisogni del corpo, ne forma un Giove, un Apollo, una deilà. E notate, che il creatore (per così dire) di questa deità è un uomo mortale fatto anch'egli di terra, che tornerà presto nella terra stessa, da cui fu tratto, allorchè Dio gli ridomanderà quell'anima, che a lui diede come in deposito, Vedi Luc. XII. 20.
15,9:Ma egli non pensa ec. Ma questo vasaio, che fa i suoi idoli di terracotta, non bada alla fatica, non bada al suo essere di uomo mortale, ma lavora per farsi glorioso superando, se può,gli orefici, gli argentieri e bronzisti, che fanno li stessi ideli.
15,10:Il suo cuore è cenere, ec. Costui ha un cuore simile al fango, con cui fa li suoi dei, ha un cuor di cenere, e le sue speranze son polvere e cenere.
15,12-13:Han creduto, che sia un giuoco ec. Han creduto, che a nulla di serio debba esser indiritta la vita dell'uomo, che non si tratti in questo mondo di altro, che di sollazzarsi e darsi bel tempo, e perciò sia da cercare unicamente di guadagnare, di farsi ricco anche col mal fare: nulla importando se bene o male si viva, perchè (com' ei pensano) tutto finisce quaggiù, e il futuro è un niente. Pprocchè se qualche pensiero avesse della vita futura, ben rifletterebbe il vasaio, che egli pecca formando i suoi idoli più che tutti quei che gli adorano, perchè egli ben sa come il suo idolo altro non è, che un composto fatto da lui di quella stessa materia, della quale formò de' vasi d'ignominia: chi può adunque scusarlo quando egli alle altrui adorazioni espone cosa sì vile?
15,14-15:I nemici del popol tuo, i quali lo dominano. I nemici d'Israele, che cercan di opprimerlo, sono superbi e stolti e infelici più di qualunque uomo nato, perchè eglino adorano tutti i falsi dei delle nazioni (dei, che nulla sono e nulla possono), e di più perseguitano il popolo, che te adora, solo, unico vero Dio.
15,16:Fu dato in prestito lo spirito. L'anima, che egli a Dio dee rendere un giorno, come fu detto di sopra.
15,17:Egli è da più di quelli che adora. Onde dice s. A gostino, che se l'artefice, che diede all'idolo la sua figura, avesse potuto dargli un po'di sentimento, l'idolo stesso adorerebbe l'artefice. Serm. 55. De Verb. D.
15,18:Rendono culto ai più odiosi animali. I serpenti, i lupi, i lioni, i coccodrilli, i gatti, i topi ec., bestie peggiori degli altri irragionevoli animali, che son più docili e di miglior naturale, e più utili all'uomo.
15,19:Nè alcuno può nell'aspetto istesso ec. Vale a dire, sono orribili anche a vedersi. Parla dei serpenti adorati particolarmente dagli Egiziani; onde soggiunge, che questi dei degli Egiziani sono animali, che hanno perduta l'approvazione e la benedizione data da Dio alle sue creature (vedi Gen. 1. 31.); perocchè il serpente, perchè avea sedotta la prima donna fu maledetto da Dio, Gen. III. 14. Possono però queste parole: han perduta l'approvazione e la benedizione di Dio, estendersi a tutti gli animali adorati come dei, i quali per questo stesso motivo di essere divenuti obbietto di un culto sacrilego ed empio, meritaron di perdere l'approvazione e benedizione del Signore.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap