Sapienza - 14

12345678910111213141516171819

VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Seguita a dimostrare la stoltezza, e cecità degli idolatri.

1Parimente un altro, che pensa di navigare, e stando per fare viagggio per mezzo ai flutti tempestosi invoca un legno più fragile, che quel, che lo porta.
2Perocché questo fu inventato dalla cupidità del guadagno, e fabbricato dall'artefice col suo sapere.
3Ma dalla tua previdenza, o Padre, egli è governato, perché tu apristi anche nel mare una strada, e passaggio fermissimo per mezzo ai flutti.
4Facendo redere come da qualunque pericolo tu puoi salvare anche quando senz'arte uno entri nel mare.
5Ma affinchè non restassero inutilile opere di tua sapienza, per questo ancora gli uomini affidano ad un legno le loro vite, e valicano il mare sopra una barca, e si salvano.
6E ancor da principio allorché i superbi giganti perirono, si rifugiò la speranza del mondo in una nave, la quale governata dalla tua mano rendette al secolo la semenza di suo rinascimento;
7Perocché benedetto è il legno, che serve alla giustizia.
8Ma il legno manofatto di un idolo, è maledetto, ed egli, e l'artefice; questi perché lo formò, e quello perché essendo cosa frale portò il nome di dio.
9E Dio odia egualmente l'empio, e la sua empietà.
10E l'opera stessa, con chi la fece, sarà punita.
11Per questo anche gli idoli delle nazioni non saran risparmiati, perché le creature di Dio furon fatte servire all'abbominazione, e tentare le anime degli uomini, e ad esser laccio a' piedi degli stolti;
12Imperocché la invenzione degli idoli è principio di fornicazione, e il loro ritrovamento fu la corruzione della vita:
13Perocché questi da principio non furono, e non saranno per sempre;
14Conciossiaché la vanità degli uomini gli introdusse nel mondo, e perciò in breve verrà il loro esterminio.
15Un padre pieno di dolore si fece il ritratto di un figliuolo rapito a lui ripentinamente, e quello, che allora mori come uomo, ha cominciato adesso a onorarlo qual Dio, e tra' suoi servitori gli assegna culto, e sacrifizj:
16Indi coll'andare del tempo prese piede la prava consuetndine, e l'errore fu osservato qual legge, e per ordine de' tiranni onorati furono i simolacri.
17E quelli, che gli uomini non potevano onorare personalmente, perché erano assenti, fatto venire da lungi il loro ritratto, esposero in chiara luce l'immagine del re, a cui volevan rendere onore, affine di tributargli i loro ossequi come se fosse presente.
18E ad un simil culto furono spinti anche gli ignoranti dalla finissima diligenza dell'artefice.
19Mentre questi per piacere a chi lo adoperava, fece ogni sforzo dell'arte per fare più perfetta l'immagine.
20Onde la turba rapita dalla belletta dell'opera, prende adesso per un Dio colui, che poco prima si onorava come uomo.
21Cosi precipitò nell'errore la umana vita, mentre gli uomini, o per secondare il proprio affetto, o per ingraziamisi coi regi, diedero al legno, ed ai sassi il nome incomunicabile.
22Né bastò l'avere errato riguardo alla cognizione di Dio, ma vivendo gli uomini nella guerra grande della loro ignoranza a tanti mali, e sì grandi danno nome di pace.
23Conciossiachè or sacrificando i proprj figliuoli, or tenebrosi sacrifizj facendo, or celebrando veglie piene d'infamità;
24Né la vita loro, né i matrimoni conservano puri; ma l'uno uccide l'altro per invidia, o lo contrista co' suoi adulterj.
25E dappertutto inondano le stragi, gli assassini, i furti, le fraudi, le corruttele, le infedeltà, i tumulti, gli spergiuri, la vessazione de' buoni.
26La dimenticanza di Dio, la contaminazione delle anime, la incertezza de' parti, la incostanza de' matrimoni, la confusione degli adulterj, e della impudicizia.
27Conciossiachè l'abbominevol culto degli idoli è causa, e principio, e fine di ogni male;
28Imperocché o nelle loro feste danno in insania, o almeno falsi oracoli fingono, o vivono senza giustizia, o spergiurano con facilità.
29Perché confidati ne' loro idoli, che sono senz'anima, sperano, che male non farà ad essi il giurar malamente:
30Ma per l'una, e pell'altra causa giustamente saran puniti, perché dediti a' loro idoli pensaron male di Dio, e fecero giuramenti ingiusti, e fraudolenti con disprezzo della giustizia.
31Imperocché non la potenza di quelli, pe' quali essi giurano, ma la vendetta de' peccatori va sempre dietro alle prevaricazioni degli ingiusti.
Note:

14,1-2:Un altro... invoca un legno più fragile, ec. Si raccomanda a una figura di legno rappresentante o Nettuno dio del mare secondo gl'idolatri, ovver Castore e Polluce protettori dei naviganti; si raccomanda a questa figura, che è più fragile senza paragone della nave, che lo porta, la quale di forte e ben compaginato legname con molta arte e diligenza fu fabbricata; perocchè l'amore e il desiderio delle ricchezze fece studiare il modo di navigare colla maggior sicurezza possibile, e l'artefice dotto e industrioso pose ogni attenzione per far tal lavoro, che resister potesse al furore dei venti e delle burrasche.

14,3:Dalla tua providenza... egli è governato, ec. dalla tua providenza, o buon Padre, egli è retto e governato quel legno, sul quale solca l'uomo arditamente i flutti del mare: tu fosti, che insegnasti all'uomo la navigazione, e gli apristi la strada a traverso delle onde. La prima epoca della navigazione l'abbiamo nella famosa Arca fabbricata da Noè secondo il disegno dato a questo patriarca da Dio, ed ella fu la nave più bella e più vasta che siasi veduta nel mondo: gli uomini cominciano dal piccolo per giungere al grande: Dio comincia dal grande e istruisce gli uomini a fare il meno.

14,4:Anche quando senz'arte uno entri nel mare. Come senz'arte e senza esperienza vi entraron quei primi uomini, i quali animati dall'esempio dell'Arca formarono la prima barchetta, e principiarono a correre le vie del mare.

14,5:Affinchè non restassero inutili le opere di tua sapienza, ec. Questo versetto può avere due sensi. in primo luogo: Dio insegnò l'arte del navigare, affinchè molte cose che la sapienza di Dio avea prodotte nei luoghi rimoti e separati per mezzo delle acque del mare, non restassero inutili, ma si rendessero comuni a tutti mediante il commercio d'un popolo coll'altro: in secondo luogo: Dio non ha voluto, che un'arte sì utile come quella della navigazione (la qual'arte fu opera di sua sapienza, perchè insegnata da lui) rimanesse oziosa, o trascurata e dimenticata: quindi gli uomini confidando nella protezione di Dio mettono a rischio le loro vite, imbarcandosi sopra un fragile legno, e Dio gli aiuta e gli salva. Questa seconda sposizione sembra migliore. Notisi, che la navigazione era senza paragone molto più difficile e pericolosa nei tempi antichi, di quel ch'ella sia oggi giorno dopo scoperta la bussola, e dopo la cognizione, che si ha di tutti i mari, e dopo molte invenzioni, che la hanno assai facilitata. Un filosofo antico dubitava se quelli che navigavano dovesser contarsi tra' vivi ovvero trai morti: onde meraviglia non è se il Savio dica essere stato necessario, che Dio stesso incoraggisse gli uomini a navigare; e tanto più perchè quest'arte volea egli far servire non solo al bene temporale degli uomini, ma anche al bene spirituale, e a propagare più facilmente per tal mezzo la vera religione.

14,6:E ancor da principio ec. Al principio, nel tempo del diluvio, la speranza, che sola restava al mondo di ripopolarsi, era Noè e li suoi tre figliuoli colle lor mogli: queste otto persone si rifugiarono nell'Arca allorchè Dio irritato per la superbia degli empi giganti sommerse col diluvio la terra: queste persone rinchiuse nell'Arca e governate dalla mano di Dio (che era come il piloto dell'Arca) furono quelle, che diedero un nuovo nascimento al genere umano, che nuovamente da esse si propagò. Così il Savio dimostra nel primo esempio della navigazione l'uso e la utilità del navigare.

14,7-8:Benedetto è il legno, che serve alla giustizia. Benedetta da Dio fu quell'Arca, la quale servì alla giustizia, cioè a salvare il giusto Noè e la sua famiglia; ma il legno, che è convertito in un idolo, è degno di ogni esecrazione, ed è maledetto da Dio egli e lo scultore: il legno, perchè ebbe il nome di Dio quantunque sia cosa fragile e vile; l'artefice perchè di tanta empietà fu l'autore. I Padri in quelle parole: benedetto il legno ec., videro una profetica allusione al legno santissimo della croce, da cui venne la giustizia e la salute a tutti i credenti; perocchè sopra di questa croce Cristo ci riscattò dalla maledizione della legge, divenuto egli stesso male dizione per noi, Gal. III. 13. Così il Grisostomo, s. Agostino, s Cirillo, s. Clemente di Alessandria e s. Ambrogio, il quale per la parola giustizia intese la misericordia. Vedilo serm. 8. in Ps. II.8. Noterò ancora, che dove nella nostra Volgata si legge: Per quod fit iustitia: vari antichi lessero: Per quod fit salus.

14,9:È Dio odia egualmente ec. L'empio artefice, e l'opera dell'empio son del pari in odio al Signore.

14,10:Sarà punita: Saran bruciati e ridotti in polvere gl'idoli, e anderà al fuoco eterno l'empio artefice, che li formò.

14,11:Gl'idoli delle nazioni non saran risparmiati, ec. Quest'idoli adorati come vere divinità dalle genti, saranno un giorno disprezzati e gettati al fuoco senza alcun riguardo, perchè colla invenzione di questi si è fatta servire la creatura di Dio (il legno, il bronzo, l'argento, l'oro) all'abbominevole gentilesca superstizione, con fare di tali materie idoli di legno, d'argento ec., preparando la stessa perizia e industria dell'artefice occasione d'inciampo e di caduta alle anime deboli degli stolti. Tale e tanta è la corruzione dell'uomo, che de' doni di Dio, delle creature fatte da Dio per suo bene, e per servire ai bisogni ed ai comodi della sua vita, ne abusa direttamente ancora contro il medesimo donatore. Ma notisi, che questa verità può e dee intendersi di un'altra specie d'idolatria ancor più comune: perocchè si adora quel che si ama, e se (come dice l'Apostolo) il ventre è il dio di alcuni uomini, di altri è dio il piacere, di altri la ricchezza ec., nelle quali cose tutte l'uomo ingiustamente per allontanarsi da Dio e per propria rovina abusa di quelle creature, che a Dio doveano condurlo e aiutarlo nell'operare la propria salute.

14,12:La invenzione degl'idoli è principio di fornicazione, ec. Per la fornicazione s'intende qui da molti l'idolatria, ma non so con quanta ragione: certamente che gli idoli e l'idolatria vadano di conserva sei sa e 'l vede chicchessia: sembra adunque più vero il sentimento di altri Interpreti, i quali per la fornicazione intendono ogni maniera d'impurità, onde la corruzione della vita, cioè dei costumi. La idolatria adunque favori e ampliò for misura il regno della concupiscenza e sterminò dal mondo i buoni costumi. Veggasi Rom. I., e s. Agostino de CIV. II. 7., e Lattanzio, Arnobio, e Clemente d'Alessandria, i quali ci hanno lasciato sì orribili pitture della prodigiosa depravazione de' Gentili, depravazione attesta ta egualmente dagli scrittori profani. Ed era cosa assai naturale, che quando l'uomo si arrogò di formarsi delle divinità a suo talento, tali le eleggesse, che favorisser piuttosto le sue passioni: quindi come dei adorò uomini morti, le scellerate opere dei quali erano conosciute da tutti, e cantate dai poeti, e rammentate nelle loro solennità. Così ciascuno dei Gentili potea dire a se stesso colle parole di quel giovinastro presso Terenzio: avrò io paura di fare quello, che fece Giove ec. Ma che di più, se le più vergognose impurità facean parte del culto di tali dei? Vedi s. Atanasio Orat. cont. Idola.

14,13:Questi da principio non furono, ec. L'idolatria non fu da principio, nè ella nacque coll'uomo, il quale pel contrario ebbe da Dio la cognizione della vera pietà, e il culto di un solo Dio, onde non è conforme alla natura dell'uomo, ma straniera e contraria, e inventata nei tempi posteriori da uomini perversi e corrotti di spirito e di cuore; ed ella avrà fine e sarà abolita alla venuta del Cristo, mediante la predicazione del vangelo. Èqui una profezia manifesta della distruzione della idolatria dominante, profezia, che si vide adempiuta con somma celerità in grandissima parte del mondo, e si va adempiendo ogni dì in quella parte di mondo, che è stata negli ultimi tempi scoperta.

14,15:Un padre pieno di acerbo dolore ec. Viene a dimostrare come l'idolatria ebbe principio dal dolore di un padre, il quale perduto avendo un figlio grandemente a mato, per consolarsi ordina, che sia fatta una statua rappresentante il caro figliuolo, e collocatala in luogo di stinto della sua casa, principia a venerare come Dio quel figlio, il quale perchè era uomo mori; nè contento di venerarlo egli solo, lo fa onorare con sacro culto, e con sacrifici da tutta la sua famiglia. È qui portato un esempio delle maniere onde ebbe principio l'idolatria; e un antico istorico citato da Fulgenzio lib. I. de diis Gent. la prima origine ne assegnò ad un avvenimento simile a quello, che qui è descritto.

14,16:E per ordine de' tiranni ec. I regi vollero essere anch'essi adorati dai loro sudditi: così Nabuchodonosor ordinò che la sua statua fosse adorata, Dan. III. Così gli imperatori di Roma furono innalzati agli onori divini.

14,21:Il nome incomunicabile. Quel nome, che dee essere talmente proprio dell'Esser supremo, che non può darsi giammai nel suo proprio senso a veruna creatura, qualunque ella sia, senza empietà. Questo nome presso le diverse nazioni è diverso; ma egli sempre dinota quell'Essere infinito creatore di tutte le cose, di cui nulla può concepirsi di più perfetto, e da cui tutto dipende.

14,22:Nella guerra grande della loro ignoranza, ec. Dalla idolatria e dall'errore funesto intorno al domma capitale della religione, quale è la professione di un solo vero Dio, da quest'errore traboccarono in infiniti altri errori pratici, che urtano e combattono i lumi della retta ragione, onde l'intestina guerra dell'uomo con se medesimo, guerra originata dalla orribile lor cecità e dalla funesta ignoranza del lor creatore. Questi errori pratici sono descritti nei versetti che seguono, e sono gli orrendi vizi, che accompagnarono l'idolatria e fecero all'uomo crudelissima guerra, guerra poco sentita e poco curata, perchè la seduzione delle passioni e l'induramento del cuore faceansi, che l'uomo stesso si credesse tanto più in pace e beato, quanto più fortemente era in felice, come disse s. Agostino.

14,23:Tenebrosi sacrifizi facendo, ec. Parla dei sacrifizi notturni di Cerere, di Cibele, di Bacco ec., che si face vano nei boschi per lo piu, e anche nelle caverne, sacrifizi accompagnati da infamità d'ogni genere, onde l'Apostolo: Le cose, che da coloro si fan di nascosto, sono obbrobriose anche a dirsi. Efes. v. 12.

14,26:La dimenticanza di Dio. Secondo il Greco dovrebbe leggersi nella nostra Volgata: doni immemoratio, la dimenticanza dei benefizi, cioè la ingratitudine. La incostanza dei matrimoni. Parla del ripudio delle mogli, tanto comune trai Gentili, che Tertulliano disse, era quasi frutto del matrimonio la separazione. Apolog. VII.

14,28:Danno in insania. Come nelle feste di Bacco.

14,31:Imperocchè non la potenza di quelli, pe' quali essi giurano, ec. Benchè gl'idolatri giurinopei falsi dei, che sono senz'anima e non hanno verun potere, non lasceranno però di esser puniti dei falsi lor giuramenti; perocchè la vendetta di Dio, o sia la giustizia di Dio, che prende vendetta de' peccatori, va sempre dietro alle prevari cazioni degl'ingiusti e le punisce. Se l'idolo di sasso (dice s. Agostino) non ascolta quel che tu dici, Iddio però punirà il tuo spergiuro.

Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap