VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
10,1-2:Ella custodi colui, ec. La sapienza fu quella, che custodì Adamo, fatto il primo di tutti da Dio per esser padre di tutti gli altri uomini, lo custodl mentre creato solo, vivea solo, lo custodì da ogni esteriore disgrazia, per cui avrebbe potuto perire, dandogli sanità, e vita, affinchè potesse propagare il genere umano, e dal suo peccato lo liberò mediante la penitenza, e gli diè pote stà sopra tutte le altre creature della terra. Notisi in primo luogo, che la penitenza e salvazione di Adamo fu tenuta per comune consentimento nella Chiesa Cristiana fin ab antico, come scrive s. Agostino ep. 99. ad Exod.: Intorno a quel primo uomo padre del genere umano, ch'ei fosse liberato da Cristo, quando nell'inferno discese, il crede generalmente tutta la Chiesa; nè dee credersi, che vanamente ella lo creda da qualunque parte questa tradizione derivi, abbenchè non avessimo manifesta l'autorità delle divine Scritture. Tutti i Padri della Chiesa la stessa tradizione confermano. In secondo luogo la potestà data da Dio ad Adamo innocente sopra tutte le cose inferiori, Gen.I. 28., fu confermata allo stesso Adamo dopo il peccato, benchè diminuita assai da quello, che era prima della sua prevaricazione.
10,3:Ma quando da lei si ribellò ec. Ma quando l'empio Caino per ira conceputa contro l'innocente Abele, dalla sapienza si ribellò, perì pello stesso furore, che lo indusse ad uccidere il fratello, uccidendo l'anima propria collo stesso colpo, con cui la vita temporale tolse al fratello. Quindi divenuto egli sempre peggiore, fu padre di quella stirpe di uomini peccatori, a punire i quali mandò Dio il diluvio, come si dice in appresso.
10,4:A cagione di lui. A cagione dei peccati di lui, imitati dalla sua posterità; conciossiachè non vuol qui intendersi, che Caino perisse nel diluvio, come alcuni contro ogni verisimiglianza han pensato, nè che i soli peccati di Caino sieno stati l'origine dello stesso diluvio. Benchè non si abbia veruna notizia del tempo, che visse Caino, egli però certamente morì molto prima del diluvio.
Conducendo in un legno ec. Conducendo sopra le acque il giusto Noè in un'arca, che pareva affatto insufficiente a reggersi in quella immensa inondazione di acque, e la quale era messa in derisione dagli empi disprezzatori del giusto, che secondo il comando di Dio s'impiegò per tanto tempo nel fabbricarla. Ma la sapienza con questo legno conservò non solo tutte le speranze del genere umano, ma anche tutte le specie degli animali, che doveano tornare a riempier la terra. Vedi August. de civit. XV. 27. Chrisost. hom. XXI. in Gen.
10,5:Allorchè le genti senza distinzione ec. Quando le nazioni tutte della terra cospirarono ad abbracciare il culto dei falsi dei, e si immersero in ogni pravità di costumi, la sapienza fu quella, la quale con una cognizione di approvazione e di amore conobbe il giusto Abramo, e lo conservò irreprensibile dinanzi a Dio, in mezzo alle tentazioni ed agli esempi rei degl'Idolatri, e diegli forza per superare la compassione verso il caro figliuolo, allorchè Dio gli comandò d'immolarlo. Vedi Rom. IV. 18., XI. 19., Orig. hom. 8. in Gen., S. Ephrem ec.
10,6:Ella liberò il giusto, ec. Parla di Lot liberato dal uoco onde arsero le cinque infami città. Vedi Gen. XIX.
10,7:Della malvagità de' quali ec. La memoria dell'empietà degli abitatori della Pentapoli dice, che si conservava, primo, nella terra disabitata e fumante: perocchè il lago Asfaltite che vi si formò èpieno di un'acqua torbida e bituminosa, dalla quale si alzano neri e densi vapori; secondo, nella sterilità totale della medesima terra, che nulla produce di buono, e utile agli uomini, e que' po chi frutti, che vengono su qualche pianta, se paion belli al di fuora, sono però guasti al di dentro, e pieni di cenere e di sugo amaro; onde dice, che sono frutti non istagionati. Terzo finalmente nella statua di sale, in cui fu trasmutata la moglie di Lot per la sua poca fede e disobbedienza. Vedi quello, che si è detto Gen. XIX.
10,10:Ella il giusto, che fuggiva ec. Parlasi di Giacobbe, il quale fuggendo l'ira di Esaù, se ne andò nella Meso potamia guidato dalla sapienza per diritta strada e si cura, ed ebbe la celebre visione, in cui gli fu mostrato Dio sopra la misteriosa scala, per cui salivano e scende vano gli Angeli: visione, che faceagli vedere, come Dio per ministero degli Angeli suoi il mondo governa. Egli ebbe dalla sapienza la cognizione delle cose sante, cioè dei misteri di Dio, di sua Providenza, di sua bontà, e particolarmente della misericordia, che Dio stesso volea usare a lutto il genere umano, mandando il Cristo, che del seme di lui dovea nascere; onde ne restò maraviglio samente animata e accesa la pietà di Giacobbe. La stessa sapienza fu quella, che in mezzo ai lunghi travagli, e in mezzo alle angherie, che dovette soffrire servendo il suo cero Laban, lo arricchì, e fece, che alla fine le sue fatiche gli rendessero molto frutto. Vedi Gen. XXX. XXXI.
10,12:Lo custodi dai nemici, ec. Da Laban, che gli corse dietro con animo irato, e da Esaù, che conservava tuttora l'antico sdegno, e dai Sichimiti, offesi crudelmente dai suoi figliuoli Simeon e Levi.
E vincitore lo fece nel gran combattimento. Nella lotta coll'Angelo, onde egli ebbe il glorioso nome di Israel, cioè Forte a petto di Dio. Così egli conobbe, come la sapienza il tutto vince, e come ella fa l'uomo più forte di tutti i nemici, e di tutti i contrasti. Il Greco in luogo di sapienza, ha qui la pietà, la religione, il vero culto di Dio, il quale nel sincero amore consiste.
10,13-14:Il giusto venduto. Questi è il santo figliuolo di Giacobbe, il castissimo Giuseppe venduto dai fratelli, dai quali lo liberò la sapienza, disponendo, ch'e' si piegassero all'esortazioni di Giuda, e in cambio di ucciderlo, lo vendessero. Ella scese con lui nella carcere dove fu rinchiuso per le calunnie della impudica padrona: ella fu con lui nella oscura fossa, fino a tanto che ella lo fece signore nell'Egitto, avendo dato a lui Faraone una assoluta autorità: ella gli diè potestà sopra di quelli, che lo aveano depresso, i fratelli, ed anche Putifar e la moglie di lui; ella fece conoscere la falsità delle indegne accuse date, contro di lui dalla padrona, e gli procurò gloria e terna, facendogli dare il titolo di Salvatore del mondo. Gen. XII. 4. 5.
10,15:Dalle nazioni, che l'opprimevano, liberò il popolo giusto, ec. Liberò il popolo Ebreo dalla crudele schiavitù, in cui era tenuto dagli Egiziani. Questo popolo è detto giusto ed irreprensibile rispetto agli Egiziani, ai quali non avea fatto verun torto od ingiuria, ed anche perchè come popolo eletto da Dio, e separato pel suo culto, ebbe sempre un numero di giusti e di santi, e la tribolazione stessa, sotto di cui egli gemeva in Egitto, servi senza dub bio alla santificazione di molti di quel popolo.
10,16:Ella entrò nello spirito del servo di Dio, ec. Nello spirito di Mosè entrò lo spirito di sapienza, e lo fece animoso e imperterrito, onde non temè di stare a petto di Faraone, re tanto terribile, e d'intimargli l'ordine di Dio e di fare dinanzi a lui i prodigi. Dice, che Mosè stette a petto de' regi, intendendo Faraone e i grandi della sua corte.
10,17:Rendè a' giusti la mercede di lor fatiche. Spogliaron l'Egitto, avendo avuto in prestito i vasi d'oro e d'argento, i quali si ritennero giustamente, come mercede delle fatiche, che senza alcun premio aveano sofferte nel servire agli Egiziani, lavorando per le loro fabbriche. Vedi Exod. III. 22. XI. 2.
È per maravigliosa via li condusse. Pieno di miracoli fu il loro viaggio per un paese deserto e sterile, dove vi di dar da mangiare a circa tre milioni di uomini.
E ad essi fece ombra di giorno, ec. La maravigliosa colonna, che era oscura di giorno, e luminosa di notte, li mise al coperto dal calore del giorno, e nella notte supplì al chiarore delle stelle.
10,19:E dal profondo abisso li gettò a galla: ec. Gli Ebrei, che fecero il passaggio da un lido del mare all'altro per mezzo alle acque divise, nell'uscire e porre il piede in terra ferma dovetter considerarsi come tratti fuor dal sepolcro; perocchè aveano sempre dinanzi agli occhi il pericolo nelle acque ammontate da destra e da sinistra. Tale è la comune sposizione di queste parole: alcuni però le riferiscono agli Egiziani, piuttosto che agli Ebrei, in questo senso: trasse fuora gli Egiziani dall'abisso profondo, in cui furon sommersi, li trasse a galla e gittolli alla riva, onde poteron gli Ebrei arricchirsi delle spoglie de' cadaveri. Questa sposizione non è da disprezzarsi, e le ultime parole sembra la favoriscano. Vedi anche Giuseppe A. lib. II. cap. ult.
10,21:La sapienza aperse le mute bocche, ec. Gli Ebrei già timorosi, avviliti per effetto della lunga durissima schiavitù, talmente che appena ardivano di aprir bocca, di vennero allora oltre modo lieti e festosi, e la tenera lor gratitudine spiegarono con inni di laude, cantati ad una voce da tutto il popolo, senza eccettuarne gli stessi fanciulli, le balbuzienti lingue dei quali divennero allora eloquenti per celebrare le tue glorie, perchè le laudi, che questi a te danno, sono specialmente care a te, o Signore.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap