Epistola ai Romani - 12

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Esorta i Romani, che abbandonata la vanità del secolo, si diano interamente a Dio, non s' invaniscano de' doni ricevuti, ni oltre la misura di questi presumano, ma a somiglianza de' membri del corpo ordinando ogni cosa al ben comune, faccian del bene anche a' nemici.

1Io vi scongiuro adunque, o fratelli, per la misericordia di Dio, che presentiate i vostri corpi ostia viva, santa, gradevole a Dio (che è) il razionale vostro culto.
2E non vogliate conformarvi a questo secolo, ma riformate voi stessi col rinnovellamento della vostra mente, per ravvisare qual sia la volontà di Dio, buona, gradevole, e perfetta.
3Dico adunque per la grazia, che mi è stata data, a quanti son tra di voi: che non siano saggi più di quel, che convenga esser saggi, ma di essere moderatamente saggi, e secondo la misura della fede distribuita da Dio a ciascheduno.
4Imperocché siccome in un sol corpo abbiam molte membra, e non tutte le membra hanno la stessa azione:
5Cosi siamo molti un solo corpo in Cristo, e a uno a uno membra gli uni degli altri.
6Abbiam però doni diversi secondo la grazia, che ci è stata data; chi la profezia (la usi) secondo la regola della fede;
7Chi il ministero, amministri; chi l'insegnare, insegni;
8L'ammonitore ammonisca; chi fa altrui parte del suo (la faccia) con semplicità; chi presiede, sia sollecito; chi fa opere di misericordia (le faccia) con ilarità.
9Dilezione non finta. Abborrimento del male, affezione al bene:
10Amandovi scambievolmente con fraterna carità: prevenendovi gli uni gli altri nel rendervi onore:
11Per sollecitudine non tardi: fervorosi di spirito: servendo noi al Signore:
12Lieti per la speranza: pazienti nella tribolazione: assidui nell'orazione:
13Entrando a parte de' bisogni dei Santi: praticando ospitalità.
14Benedite coloro, che vi perseguitano: benedite, e non vogliate maledire.
15Rallegrarsi con chi si rallegra, piangere con chi piange:
16Avendo gli stessi sentimenti l'uno per l'altro: non assettando cose sublimi, ma adattandovi alle cose basse. Non vogliate esser sapienti negli occhi vostri:
17Non rendendo male per male: avendo cura di ben fare non solo negli occhi di Dio, ma anche in quelli di tutti gli uomini.
18Se è possibile, per quanto da voi dipende, avendo pace con tutti gli uomini:
19Non vendicandovi da voi stessi, o carissimi, ma date luogo all'ira; imperocché sta scritto: A me la vendetta; io farò ragione, dice il Signore.
20Se pertanto il nemico tuo ha fame,dagli da mangiare: se ha sete, dagli da bere: imperocché così facendo, ragunerai carboni ardenti sopra la sua testa.
21Non voler esser vinto dal male, ma vinci col bene il male.
Note:

12,1:Vi scongiuro... per la misericordia di Dio, che presentiate i vostri corpi ec. Dopo la dottrina della fede insegnata in tutti i precedenti capitoli, viene adesso a proporre i principii, e le regole della vita Cristiana. Ed è degna di ammirazione la umiltà, e la veemenza della carità, con la quale dà principio a questa esortazione, pregandoli, anzi scongiurandoli per quella stessa misericordia, da cui sono stati salvati, a fare quello, che per gratitudine, e per proprio lor bene far debbono; e primieramente dice: come una volta i sacerdoti presentavano all'altare del Signore i corpi degli animali per essere offerti e consumati in onore di Dio; cosi presentate voi adesso i corpi vostri qual ostia sempre viva, e sempre sagrificata; santa, cioè pura, e senza macchia; gradevole a Dio, cui sono accette tali ostie infinitamente piu, che tutte quelle, che una volta se gli offerivano: or per un tal sagrifizio è sacerdote ogni Cristiano. (Che è) il razionale vostro culto. E un tal sagrifizio comprende quel culto della mente, e della ragione, il quale non nei riti puramente esterni, ma nello spirito, e nella santità della vita consiste, come dice il Grisostomo.

12,2:E non vogliate conformarvi a questo secolo. Non siano le vostre idee, i sentimenti, gli affetti, simili a quelli degli uomini del secolo; fuggite anzi una tal somiglianza, cui rinunziato avete nel vostro Battesimo. Ma riformate voi stessi col rinnovellamento della vostra mente. Ponete ogni studio in riformare il vostro uomo interiore con rinnovare, e ripurgare ogni giorno la vostra mente con la mortificazione dei pravi affetti, che pullulano di continuo dalla corrotta nostra natura.
Per ravvisare, quale sia la volontà di Dio, buona, gradevole, e perfetta. Questa rinnovazione, e riformazione dell'uomo interiore è necessaria, dice l'Apostolo, affin di poter conoscere quella volontà di Dio, secondo la quale indirizzar dobbiamo, e regolare le nostre azioni; volontà buona, vale a dire, secondo la quale Dio non ci prescrive se non quello, che è buono, e onesto;volontà gradevole a chiunque ha il cuor ben disposto; volontà perfetta, nè solamente utile al conseguimento del nostro fine, ma che quasi con lo stesso fine, che è Dio, ci congiunge. A ravvisare, e distinguere in ogni cosa questa amabile volontà divina, la rinnovazione continua, e la non interrotta riforma dell'uomo interiore vi bisogna. Conciossiachè se purgato non sia e sano l'affetto, non può giudicar rettamente intorno al bene, come chi ha guasto il palato giudicar non può dei sapori; ma quanto più la rinnovazione dell'uomo andrà avanzando, tanto andrà crescendo la cognizione, che egli avrà di ciò, che Dio da lui vuole, e distinguerà il meglio, e quello, che è più perfetto, e l'amore stesso della volontà divina in lui crescerà.

12,3:Dico adunque per la grazia, che mi è stata data, a quanti sono tra di voi. Viene a specificare quello, che aveva detto nel versetto precedente intorno al conoscere la divina volontà in tutte le cose per farla. Indica adunque molte cose, che Dio vuole da essi, e ne gli avvisa per la autorità, che egli ha in qualità di Apostolo; ma è ben degna di riflessione la maniera, ond'egli il suono di questa sua autorità (che pur dovea rammentare per essere con docilità ascoltato) tempera, e raddolcisce, affinchè niuna apparenza le resti di rigore, o d'impero; dico a voi tutti, e a quanti siete fedeli in Roma, e per quella grazia vel dico, per cui di quello, che era, diventai quel, che or sono, Apostolo delle Genti, e perciò ancor vostro Apostolo.
Che non siano saggi più di quel, che convenga esser saggi, ma di essere moderatamente saggi, e secondo la misura della fede ec. Niuno di voi pensi troppo altamente di se medesimo, niuno di soverchio presuma della propria sapienza, onde trapassando i propri confini, maggiori cose intraprenda di quel che porti il proprio talento; ma ognuno modestamente pensi di se stesso, e secondo quella misura di fede, che è stata data a ciascuno da Dio. Per la fede intende qui tutti i doni divini dati da Dio a ciascheduno o per la fede, o insieme con la fede; ma nomina solo la fede, perchè ella gli altri doni tutti regola, e governa, e perchè la misura della fede, degli altri doni divini è misura; quanto portiamo di capacità, e ampiezza di fede, tanto della ridondante grazia attinghiamo, dice s. Cipriano. Siccome adunque differente è la misura della fede, così differente è la misura dei doni celesti. Secondo questa misura adunque si regoli ciascheduno nell'intraprendere alcun ministero; conciossiachè non tutti a tutto son buoni.

12,4-5:Siccome in un sol corpo abbiam molte membra, ec. Paragona il corpo mistico, cioè la Chiesa, al corpo naturale. In questo corpo naturale, dic'egli, sono molte membra, ma non tutte hanno lo stesso uso, la stessa funzione; si appartiene all'occhio il vedere, all'orecchio l'udire, ec. Nella stessa guisa i molti fedeli un corpo solo com pongono in Cristo, il quale mediante il suo spirito ci unisce tra noi, e con Dio; e ciascuno di noi siam membri l'uno dell'altro, vale a dire, ognuno dei fedeli è membro, che giova all'altro, e tutti sono molti membri, i quali con le varie loro funzioni si aiutano scambievolmente, e hanno bisogno l'uno dell'altro, come nel corpo umano il piede può dirsi membro dell'occhio, perchè l'occhio avvicina agli oggetti, e l'occhio membro del piede, perchè il piede indirizza nel camminare.

12,6:Abbiam però doni diversi secondo la grazia, che ci è stata data.Queste parole si riferiscono al versetto precedente. Siamo membri gli uni degli altri, e membri, che diverse abbiamo le funzioni, perchè diversi sono i doni, che abbiamo, secondochè Dio per sua grazia gli ha a noi comunicati. Chi la profezia, (la usi) secondo la regola della fede. Sotto il nome di profezia s'intende in questo luogo il dono di interpretare la divina Scrittura, e di spiegare i misteri della religione; e ciò dice l'Apostolo, che dee farsi secondo l'analogia della fede, il che vuol dire, che niuna dottrina si mescoli, che non sia conforme alle verità rivelate.

12,7:Chi il ministero, amministri. Ministero significa ne' libri del nuovo testamento talora generalmente tutto il ministero Ecclesiastico, e tutte le funzioni de' ministri della Chiesa, de' Vescovi, de' Sacerdoti, de' diaconi, ec.; talora quella parte del ministero, che riguardava i bisogni corporali de' fedeli, come la dispensazione delle limosine, la cura e il mantenimento de' malati, degli orfani, ec. E in questo senso la Greca voce diaconia fu adoperata costantemente ne' tempi susseguenti, perchè una tale ispezione fu confidata specialmente ai diaconi, onde diaconie sono presso gli scrittori Ecclesiastici chiamati que' luoghi pii, che in gran numero furono ben presto eretti dai Cristiani pel sovvenimento dei fedeli, come gli spedali, le case per gli orfani, ec., e in questo ultimo senso pur crederei, che debba prendersi la voce ministero in questo luogo, perchè le altre parti del ministero Ecclesiastico sono e avanti e dopo assai chiaramente descritte. Dice adunque che, a chi è stata confidata la grazia di tal ministero, in esso si eserciti con umilta, come chiamato non a un posto di onore, ma di fatica.
Chi l'insegnare, insegni. Chi è stato destinato ad istruire dei doveri del Cristianesimo i fedeli, faccia uso della grazia, che ha ricevuto pel bene de' fratelli. Questa è un'altra maniera di profezia diversa da quella del versetto 6, perchè ivi si parla della sposizione delle Scritture, e dei misteri del Vangelo; qui poi di un magistero inferiore, quale è quello de' catechisti.

12,8:L'ammonitore, ammonisca. Chi è stato dotato da Dio di talento per consolare, o esortare, lo ponga in opera: imperocchè sonovi nella Chiesa delle persone, alle quali è data da Dio particolar grazia per consolare, e confortare gli afflitti, gl'infermi, i carcerati, ec.; conciossiachè niuno oggetto fuggiva alla carità de' Cristiani.
Chi fa altrui parte del sito, ec. Il Greco porta questo senso, e questo senso è conforme alla interpretazione degli antichi Padri. Vuol dire adunque, che colui, che ha avuto dal Signore la comodità, e la volontà di aiutare col suo i fratelli, con pura e retta intenzione lo faccia, non per fine mondano.
Chi presiede, sia sollecito. Si parla qui di que' seniori di ciascheduna Chiesa, i quali avevano la principal parte nel ministero Ecclesiastico dopo i Vescovi, e i quali noi chiamiamo adesso curati, o parrocchiani. A questi dice l'Apostolo, che una tale soprintendenza alle pecorelle di Cristo è ufficio di sollecitudine, di zelo, di attività, non argomento di ambizione.
Chi fa opere di misericordia, ec. Chi è chiamato alle opere di misericordia, di qualunque specie elle siano, si ricordi, che, perchè queste divengano utili e alle anime, e ai corpi, è necessario, che siano fatte con soavità di maniere, e con quella ilarità di spirito, che dimostra la pienezza dell'affetto, con cui si fan tali opere, e per la quale principalmente sono le stesse opere amate da Dio, 2. Cor. IX. 7.

12,9:Dilezione non finta. Abborrimento del male; affezione al bene. La carità è il dono comune a tutti i fedeli: e qui, come nota il Grisostomo, parlasi della carità del prossimo, la quale dice l'Apostolo, che non è finta, o (come porta il Greco) è senza ipocrisia, la carità Cristiana consistendo non nelle parole, o nella lingua, ma nelle opere, e nella verità, I. Joan. III. 18.; e perciò egli ancora aggiunge che amandosi il fratello, il male di lui non si ami, vale a dire il peccato, che è in esso; ma il male si abborrisca dovunque egli sia, e ciò per la stretta unione, che avremo col bene, o sia con la virtù.

12,10:Amandovi scambievolmente con fraterna carità. Nel versetto precedente ordinò la carità verso di tutti gli uomini; qui raccomanda quella, che dee avere un Cristiano per l'altro secondo la stretta fratellanza posta tra loro da Gesù Cristo: amandovi scambievolmente. La parola Greca non significa solamente amore, ma amore (dirò così) appassionato. E da questo veemente affetto ne venga la prontezza dell'animo, e la reciproca gara, che sarà tra' fratelli di prevenirsi l'un l'altro con tutti i segni, e dimostrazioni di stima, e di onore. Tanto e considera, e ama l'Apostolo tutte le cose ancor piccole, e in apparenza di poco momento, quando servir possono a sempre più fortemente strignere i vincoli della mutua dilezione.

12,11:Per sollecitudine non tardi: fervorosi di spirito: servendo noi al Signore. Raccomanda la sollecitudine nelle opere di pietà, e negli uffizi di carità verso il prossimo; e questi vuole, che siano fatti come per un certo impeto di quel fuoco divino, da cui sono mossi i figliuoli di Dio; onde dice fervorosi di spirito, vale a dire ardenti per la carità diffusa in noi dal divino Spirito; e ciò ben si conviene a noi, i quali in ogni cosa, che facciamo, non altra mira dobbiamo avere, che di servire, e piacere al Signore.

12,12:Lieti per la speranza: ec. Servire al Signore era lo stesso in que' tempi, che esporsi alle persecuzioni. Tre rimedi adunque suggerisce a que' cristiani nelle loro afflizioni. 1. La speranza de' beni eterni, la quale, se è viva e ardente, riempie e consola il cuore, e lieto e contento lo rende; 2. La pazienza necessaria per conseguire gli stessi beni promessi; 3. L'assiduità, e la perseveranza nell'orazione, per cui l'aiuto divino si impetra.

12,13:Entrando a parte de' bisogni dei Santi: ec. Esprime mirabilmente l'effetto, che dee fare nell'uomo cristiano il vedere il prossimo stretto da necessità, che è di sentire gl'incomodi di lui, come li sentirebbe egli stesso, se li patisse: onde a sovvenirlo si accinga giusta sua possa. Il titolo di Santi fu dato convenevolmente a' cristiani, come abbiam notato negli Atti. Molti erano in quel tempo i cristiani, che si trovavano in miseria per cagione delle persecuzioni o pubbliche, o private, e molti erano costretti ad abbandonare la patria, e i parenti irritati contro di essi per odio della fede; or tutti questi niuno aiuto potevano altronde sperare, se non dalla carità degli altri cristiani. Quindi è, che l'Apostolo forte mente raccomanda l'assistenza, che lor si doveva, e la ospitalità da praticarsi verso di tali cristiani, poveri, esiliati, e perseguitati per Cristo.

12,14:Benedite coloro, che vi perseguitano: benedite, ec. Desiderate ogni bene a' vostri persecutori, e domandatelo a Dio per essi; e guardatevi dal mandare ad essi imprecazioni; la repetizione della voce benedite, e il vietare, che fa l'opposto, dicendo: benedite, e non vogliate maledire, indica l'importanza di tale insegnamento, e quanto stia a cuore all'Apostolo, che sia osservato. Ed è da notare, com'egli non dice amate coloro, che vi perseguitano, ma benedite; perchè egli vuole, che all'affetto interiore vadano unite le esteriori dimostrazioni di carità, delle quali la massima è quella di pregare il Signore a illuminare, e convertire gli stessi persecutori, e in questa le altre si intendon comprese.

12,15:Rallegrarsi con chi si rallegra, piangere ec. La comunione sociale de' membri di uno stesso corpo porta di sua natura, che del bene di un membro gli altri pur godano, e nella stessa guisa ne risentano il male. Così il Cristiano goderà, e si rallegrerà del bene, che rallegra il suo fratello (di quel bene, che tale è secondo la fede, non di un bene falso, o dannoso ), e si affliggerà con l'afflitto, entrando a parte delle sue pene per aiutarlo a portarle con cristiana pazienza.

12,16:Avendogli stessi sentimenti l'uno pell'altro. Abbiate la stessa stima, e concetto l'uno dell'altro, nè perchè uno sia vantaggiato sopra degli altri o per le ricchezze, o per onori, o per dottrina, si creda perciò migliore, e ad altri si preferisca. Dopo le lezioni sopra la carità aggiugne quella dell'umiltà. Origene espone queste parole in un senso alquanto diverso, e forse più adattato al testo Greco: siate talmente unanimi tra di voi, che quello che uno vuole, e ama per sè, lo ami, e lo voglia pel suo prossimo.
Non affettando cose sublimi, ma adattandovi alle cose basse. Queste parole sono come una spiegazione delle precedenti, perchè chi superbamente pensa, e presume di se stesso, necessariamente disprezza gli altri. Dice adunque: guardatevi dall'arroganza, e dal genio di sovrastare, anzi pensate bassamente di voi medesimi, e volentieri abbracciate tutto quello che il mondo reputa piccolo, e vile. In cambio di dire adattandovi alle cose basse, si può anche tradurre adattandovi agli umili, ai piccoli; vale a dire ai poveri, agli ignoranti, e anche ai meno perfetti, e prestandovi volentieri a tutti con vera umiltà.
Non vogliate esser sapienti negli occhi vostri. Non abbiate sì falsa opinione di voi, che crediate di bastare a voi stessi, e che nè di consiglio, nè di ammonizione, nè di aiuto altrui abbiate bisogno.

12,17:Non rendendo male per male. Tollerate le ingiurie, guardandovi dal rendere per ispirito di vendetta male a chi ha fatto del male.
Avendo cura di ben fare non solo negli occhi di Dio, ec. Sia tale la vostra condotta, che non solamente possiate esser certi di piacere a Dio secondo la testimonianza della vostra coscienza; ma meritiate eziandio l'approvazione degli uomini, niuno de' quali possa con ragione biasimarvi. Queste parole possono legarsi con le precedenti, delle quali contengono una ragione, come se dicesse l'Apostolo: non rendete male per male a nissun uomo Gentile, o Ebreo che sia, perchè sommamente importa, che nissuno dalle vostre opere prenda occasione di scandalo, come avverrebbe, se faceste il contrario; essendo a tutti noto, come dal nostro divino Legislatore ci è stato pre critto l'amore de' nemici, e il perdono delle ingiurie.

12,18:Se è possibile, per quanto da voi dipende, ec. La proibizione fatta nel versetto precedente di rendere male per male tende a conservare la pace; e questa pace, dice l'Apostolo, dee mantenersi con tutti gli uomini, anche con gli idolatri, per quanto è possibile, vale a dire, salvi gli interessi della giustizia, della pietà, e della verità; imperocchè vi sono degli uomini co' quali non può aversi la pace se non secondando le loro passioni; ma anche in tal caso, per quanto da lui dipende, procurerà l'uom cristiano di diportarsi pacificamente con quegli ancora, che odiano la pace.

12,19:Non vendicandovi da voi stessi. Tolto il desiderio della vendetta, niente vi sarà, che impedisca la pace.
Date luogo all'ira. Queste parole possono avere tre sensi diversi. Primieramente con vari Padri possono spiegarsi così: Date luogo all'ira, cioè alla giustizia di Dio, che vendicherà le ingiurie fatte a' suoi Santi: non vi vendicate, ma rimettete nelle mani di Dio le vostre vendette. Secondariamente: Reprimete lo sdegno, dategli luogo, che parta da voi. Finalmente: date luogo all'ira del vostro nemico, cedetegli, ritiratevi altrove, lasciate che egli si sfoghi. La prima sposizione conviene meglio di ogni altra con quello, che segue: A me la vendetta ec.

12,20:Se pertanto il nemico tuo ha fame, ec. Spiegasi in questo luogo con due particolari esempli il precetto generale di Cristo: Fate del bene a que', che vi odiano, Matth. V.44. E sotto que' due esempli viene compresa qualunque specie di necessità, in cui si ritrovi il nemico, cui siamo tenuti di prestare il convenevol soccorso, perchè il non farlo sarebbe una specie di vendetta.
Cosi facendo ragunerai carboni ardenti sopra la sua testa. Facendo bene al tuo nemico, accenderai nella mente di lui il fuoco della carità: imperocchè, come dice s. Agostino: Niuna cosa provoca si efficacemente l'amore, quanto il prevenir con l'amore, ed è stranamente duro quel cuore, il quale, se non volle esibire la carità, ricusi di restituirla, de Catech. rud. V.4. Questa sposizione è manifestamente la vera per quello, che segue.

12,21:Non volere esser vinto dal male, ma vinci col bene il male. Se tu ti vendichi, il male, cioè l'ingiuria ricevuta, ti vince, e tragge anche te a fare un altro male, qual'è la vendetta. Ah non voler esser vinto in tal guisa, ma vinci piuttosto con la tua bontà la malizia e perversita del nimico, e co' tuoi benefizii guadagnalo a Cristo, e a te.

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