VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
6,1:Sabato secondo-primo. Dal secondo giorno dell'ottava di pasqua (o sia dai 16 del mese di Nisan ), nel qual giorno si offeriva il manipolo della nuova messe, sino alla festa di Pentecoste, o sino ai 6. del terzo mese, tutti i sabati, che cadevano dentro questi termini, pren devano nome da quel secondo giorno di pasqua; onde il primo sabato dicevasi primo sabato dopo il secondo giorno, o più brevemente secondo-primo, e così degli altri. Joseph. Scal. de emend. lib. VI.
6,9:Se sia lecito... di far del bene, o del male. Voi, che fate professione di sapere, e d'intendere meglio d'ogni altro la legge, rispondete a questo dilemma. Sarà egli lecito nel sabato di far del bene al prossimo? Se voi rispondete che sì, posso io adunque in sabato rendere a un malato la sanità. Sarà egli lecito in sabato di far del male al prossimo? Certo, che voi dovete rispondermi, non esser lecito di far male al prossimo in nissun giorno, e molto meno nel giorno di sabato; ma non è egli un far male al prossimo il lasciarlo perire, quando potrebbe salvarsi? non è egli un far male il lasciarlo in miseria, potendo trarnelo, e liberarlo? Ma siccome i Farisei nè ardivano di rispondere, che potesse esser mai lecito il nuocere, nè volevan concedere, che fosse lecito sempre il giovare, perchè non volevan perdere occasione di calunniarlo, perciò si tacquero.
6,12:Passando la notte in orazione. Alla elezione degli Apostoli Gesù premette il ritiro, e l'orazione; e da questo esempio del suo Sposo e maestro imparò la Chiesa cristiana a far precedere l'ordinazione de' sacri ministri dalla orazione pubblica, e dal digiuno di tutto il popolo, affinchè al Signore piaccia di dirigerla in trascegliere per si alto ministero quelli, che a lui siano accetti, e gli eletti riempia del suo spirito, per cui divengano uomini tutti nuovi, e divini. I digiuni delle quattro tempora sono indiritti a questo fine: e ogni cristiano ha molta ragione di unire la sua alla intenzione della Chiesa, mentre ben sa di quale, e quanta importanza sia la virtù, e la santità dei pastori pel buon governo del gregge. Cosi vedremo negli Atti cap. 2. in qual maniera si preparassero gli stessi Apostoli a surrogare un altro in luogo di Giuda.
6,13:Ai quali diede anche il nome di Apostoli. La voce Greca Apostolo significa mandato, ambasciatore: e a questo significato alludendo Paolo, disse: La facciamo da ambasciadori di Cristo.
6,16:E Giuda Iscariote, che fu il traditore. Della elezione di questo dice Agostino, de civ. lib. XVIII., ebbe Cristo tra' suoi Apostoli un cattivo, del qual cattivo servendosi in bene adempi insieme l'ordine stabilito di sua passione, e alla sua Chiesa lasciò esempio di tollerare i cattivi.
6,22:Vi scomunicheranno. Vi escluderanno dalle sinagoghe, e dal ceto de' fedeli. Dalla chiesa Ebrea imparò la cristiana a separare coloro, i quali caduti fossero in certi delitti; e varie maniere di scomunica eranvi tra i medesimi Ebrei. Quelli, che erano così separati, si riguarda vano, durante la separazione, come Gentili.
6,24:Guai a voi, o ricchi. Quando egli disse (vers. 20.) Beati poveri, intese quelli, che altrove chiamò poveri di spirito: e similmente in questo luogo col nome di ricchi intende coloro, i quali nelle ricchezze pongono la loro speranza, e il cuore hanno, dove è il loro tesoro; onde delle ricchezze non fanno l'uso, per cui furon loro date da Dio. Or poichè all'amore dei beni visibili va congiunta la non curanza de' beni spirituali, ed eterni, con gran ragione si dice, che della felicità eterna saran privi costoro, perchè quella felicità, che hanno voluto, quella, che sola hanno amato, e preferito alla vera, la hanno già ricevuta.
6,26:Vi benediranno. Vi loderanno, vi acclameranno gli uomini; vale a dire i mondani; il piacere a questi è, come insegna l'Apostolo, argomento, che uno non è servo di Cristo.
6,35:Imprestate senza speranza di profitto. Abbiamo e spresso il senso vero, ed evidente, per quanto a noi sembra, della Volgata, e del Greco; e tanto più ciò sembra a noi, perchè a questo passo hanno i Padri comunemente trattata la questione dell'usura, intorno alla quale siami lecito di dir solamente, che oltre l'autorità della chiesa, e dei canoni, e delle costituzioni Apostoliche (alle quali si atterrà ogni vero cristiano, piuttostochè alle ardite opinioni di certi filosofanti, i quali col pretesto dell'interesse di stato non han timore di favorire le passioni degli uomini, e di stravolgere al bisogno anche il Vangelo ), siami, dico, permesso di osservare, essere omai stato abbastanza provato, che la dottrina della Chiesa cattolica maravigliosamente combina col maggior bene della civil società. Ai fedeli su tal proposito insegnava Lattanzio 1. VI.: Del denaro, ove ne dia in prestito, non prenda usura, affinchè e intero sia il benefizio nel soccorrere alla necessità, e si astenga il cristiano dalla roba d'altri: imperocchè in questa sorta di uffizio dee contentarsi del suo capitale egli, cui si conviene che in altre occasioni neppur al suo la perdoni per fare il bene. Il ricever poi più di quello, che ha da to, è ingiustizia. Notisi, che non riceve più di quello, che ha dato, chi per alcuno dei titoli approvati dalla Chiesa, vale a dire, per causa o del lucro cessante, o del danno emergente, ritira più di quello, che ha dato.
6,39:E egli possibile, che un cieco ec. Questo versetto, e il seguente hanno relazione a quello, che Gesù avea detto di sopra, vers. 37.: Non giudicate ec. Imperocchè potea rispondere per esempio il Fariseo: Io giudico, e condanno il fratello, affinchè questi si emendi. Ma risponde Cristo: È egli possibile, che uno, che non ha occhi per conoscere, nè virtù per correggere i propri difetti, sia buono a correggere, e giudicar altri? Un tal cieco, che presuma di farsi condottiere di un altro cieco, cadrà nella fossa, e vi strascinerà anche l'altro: imperocchè, se tu sei peccatore, e vizioso, non è sperabile, che tu coll'opera tua possa rendere un altro migliore; dappoichè per comune proverbio non può esser lo scolare più perfetto, che non è il maestro.
6,41:Perchè poi osservi tu una pagliuzza ec. Riprende qui il vizio di quegli, i quali non sono contenti di biasimare, e condannare i loro prossimi, essendo essi stessi rei, e degni di biasimo, e di condanna; ma i più piccoli mancamenti altrui esagerano senza pietà, e i propri gravissimi errori non conoscono. E con ragione il Signore li chiama ipocriti, perchè voglion far credere di essere mossi da zelo della giustizia, quando non sono mossi, se non da spirito di superbia; imperocchè se amas sero la giustizia, se stessi prima condannerebbero, e contro i propri peccati rivolgerebbero il loro zelo.
6,43:Imperocchè non è buon albero ec. Coll'occasione di aver parlato degli ipocriti nel versetto precedente dà qui la regola per discernerli, sopra la quale vedi Matth. VII. 17.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap