VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
4,4:Sta scritto: Non di solo pane ec. Cristo tentato dal Diavolo tollera con pazienza, e con mansuetudine gl'insulti del maligno, e, potendo con la potenza sua discacciarlo, nol volle fare; imperocchè voleva egli vincere non colla potenza come Dio, ma colla umiltà come uomo; e col suo proprio esempio c'insegna, che nissun'arme v'ha così possente contro del Diavolo, come la meditazione delle sante Scritture, e la divina parola, che è la spada dello spirito, colla quale e si risecano le concupiscenze della carne, e si rispingono le suggestioni del tentatore. S. Luca non ha osservato l'ordine delle tentazioni di Cristo, se pure non è seguita per colpa dei copisti trasposizione del testo di lui. Imperocchè apparisce da s. Matteo, che la seconda tentazione fu quella, che è posta qui in terzo luogo; e la terza è quella, che sta nel secondo. Il Diavolo tentò Cristo in primo luogo di gola, in secondo luogo di vanagloria, in terzo luogo di ambizione coll'apparato di tutti i beni visibili. È da notarsi, che alla terza tentazione non ripete il Demonio quello che nelle prime avea detto: Se tu se' Figliuolo di Dio, ec. perchè quello, che in questa gli avea proposto, non potea convenire a chi era figliuolo di Dio.
4,13:Si parti da lui sino ad altro tempo. Questo tempo è quello notato dallo stesso s. Luca cap. XXII. 13. colle parole di Cristo: Questa è la vostra ora, e la balia delle tenebre; il tempo della passione, quando co' terrori, cogli strapazzi, e co' tormenti tentò in molte maniere la sua costanza, del braccio valendosi degli Ebrei suoi ministri.
4,14:Per impulso dello spirito. Vale a dire dello Spirito santo. Dopo aver superato il maligno spirito egli è tosto condotto dallo Spirito divino nella Galilea a predicare il regno di Dio, a illuminare gli uomini, e a confermare co' miracoli la verità.
4,16:Si alzò per fare la lettura. Da questo racconto, e da quello che si legge negli Atti cap. XIII. 15. si rileva, che, quantunque vi fosse in ogni Sinagoga il lettore, e forse anche più d'uno, contuttociò, arrivando nell'adunanza qualche personaggio di reputazione, soleva farsi a questo l'onore di rimettergli il libro da leggere, e di pregarlo ancora a spiegare quello che aveva letto. Si leggeva ogni sabato alcun capitolo della legge, e alcuno dei profeti. Leggevasi la Scrittura nel suo testo originale; ma da Esdra in poi, non essendo omai più l'Ebreo la lingua del popolo, a colui, che facea la lettura, stava accanto un altro, il quale, letto che era un versetto, immediata mente lo traduceva in Caldeo, o in Siriaco, perchè tutti intendessero.
4,17:Spiegato che ebbe il libro. I libri erano lunghe membrane, le quali si avvolgevano attorno a un bastoncello rotondo, e anche a' nostri tempi si servono di tali libri gli Ebrei nelle loro Sinagoghe; per questo s. Luca dice, spie gato (ovvero svolto) che ebbe il libro, trovò quel passo. Ordinò la provvidenza divina, che il profeta, di cui correva in quel sabato la lettura, fosse Isaia, Vangelista piuttosto che Profeta di Gesù Cristo, come chiamollo s. Girolamo, e che il passo da leggersi fosse una evidente, e magnifica profezia riguardante il Salvatore medesimo; imperocchè gli stessi maestri Ebrei hanno confessato, che del Messia sono queste parole.
4,18:Lo spirito del Signore sopra di me: ec. La interpunzione di questo versetto comunemente nella nostra Volgata per colpa de' copisti, e degli stampatori è scorretta. Il testo originale, s. Girolamo, Teofil. leggono queste parole colla distinzione, che ho messa nella traduzione: e cosi cammina ottimamente il senso della profezia; la quale (per dire anche questo) è riportata da s. Luca piuttosto secondo i LXX, che secondo l'Ebreo; ma la diversità è piccolissima, e quasi nissuna. Dallo spirito del Signore, che in Lui discese visibilmente nel suo battesimo, fu unto, vale a dir consacrato Cristo, perchè a' poveri annunziasse il regno di Dio; onde di lui dice l'Apostolo Pietro (Atti X): Lo unse Dio di Spirito santo, e di virtù. L'olio, e l'unguento sono simboli dello Spirito santo, come apparisce da moltissimi luoghi delle Scritture. Lo stesso Spirito mandò a medicare le piaghe spirituali degli uomini abbattuti, e tormentati dalla coscienza de' propri falli. I poveri sono quelli, che conoscono la propria ingiustizia, e l'estrema miseria, a cui son ridotti per lo peccato.
4,19:Ad annunziare agli schiavi ec. La schiavitùdine, la cecità, l'oppressione s'intendono in un senso allegorico. È opera del solo Messia (e a questo fine egli è mandato) il liberare gli uomini dalla vergognosa schiavitù, in cui gemevano sotto il peccato, lo illuminargli a conoscere le vie della giustizia, il sottrargli al giogo del cru delle loro tiranno, il Demonio, sotto il qual giogo erano oppressi. È mandato ad annunziare a tutte le genti l'anno accettevole, vale a dire il tempo di grazia, e di salute, e il giorno, in cui Dio farà vendetta de' nostri nemici, e caccerà fuori dell'usurpato dominio il principe di questo mondo, a cui quasi tutta la terra rendeva il culto, e l'onore, che al solo Dio è dovuto. Dicendo l'anno accette vole allude all'anno del Giubbileo tanto celebre presso gli Ebrei, nel quale e gli antichi possessori ritornavano nella proprietà de' loro beni, e gli schiavi ricuperavano la libertà. Vedi 2. Cor. VI. 2.
4,20:E ripiegato il libro, ec. Gesù avea ricevuto il libro piegato, e piegato lo rende; la qual cosa non a caso è stata notata dal santo Evangelista, perchè ella dinota un mistero dichiarato dall'Apostolo Paolo, 2. Cor. fii. I4. 15. Vale a dire, che prima di Cristo la Scrittura santa fu pergli Ebrei un libro chiuso; e libro chiuso restò pel maggior numero anche dopo che Cristo venne ad illuminarla, perchè, rigettato Cristo, il quale delle Scritture tutte è l'oggetto e la fine, hanno in leggendola un velo sopra gli occhi, che ne toglie ad essi l'intelligenza, il qual velo da lui solo può esser tolto. Lo rendette al ministro. Dopo l'archisinagogo, e dopo i sacerdoti veniva l'ufficio de' ministri, i quali custodivano le Scritture sacre, e deputavano i lettori, ed avean cura, che si leggesse con esattezza, e secondo l'ordine stabilito, ed altre incumbenze aveano con dipendenza da' capi della sinagoga.
4,21:Oggi di questa scrittura ec. S. Luca ha tralasciato di raccontare la predicazione di Cristo in Cafarnaum, e i miracoli fatti da lui in quella città, come si conosce dal vers. 23. Era dunque già adempiuta la predizione d'Isaia; e il Messia avea cominciato a fare tutto quello, che avea promesso parlando di se medesimo nel suo profeta; e gli stessi cittadini di Nazaret, sapendo già le cose avvenute in Cafarnum, potevan conoscere, che egli era quel liberatore, e quel medico spirituale del genere umano, le parole del quale aveano udite nella precedente lettura. Egli è adunque lo stesso Cristo, e Messia, che dice a quelli di Nazaret, come si ha in un altro luogo d'Isaia cap. LII. 6.: Ecco, che io medesimo, che già parlava a voi per mezzo de' miei profeti, sono oggi a voi qui presente: e leggendo a voi le mie promesse v'invito a paragonarle co' fatti, i quali dimostrano evidentemente, ch'io son quel desso, a cui convengono le parole della Scrittura.
4,22:Lo approvavano. Lo commendavano, lo lodavano udendolo esporre con tanta grazia e autorità le Scritture; ma non per questo credevano, che di lui fosse scritta la predizione d'Isaia; e quelle parole: Non è egli costui il figlio di Giuseppe? non sono dette per lode, ma per disprezzo, perchè non potevano indursi a rico noscere, che fisse il Messia il figliuolo di un artigiano; nè che la dottrina di lui, il quale non avea nè studiato, nè frequentato i dotti, fosse da abbracciarsi con sicurezza. Così la parola di Cristo piena di verità e di grazia non giovò loro, perchè non da essi contemperata colla fede, come dice l'Apostolo Heb. IV. 2. Ne sentiron la forza, e la maestà; ma si contentarono di ammirarla, e strascinati dai carnali lor pregiudizi a questi credetter piuttosto, che alla verità comprovata colle opere di potenza divina. Vedi s. Matth. cap. XIII. 52. ec.
4,23:Medico, cura te stesso: ec. Ecco un altro motivo di scandalo: Tu fai tanti miracoli in altri luoghi; perchè non fai altrettanto per la tua patria, che sarebbe come farli per te stesso, facendoli pe' tuoi concittadini, parenti ec.? Così vogliono screditare, o negare i miracoli di Cafarnaum.
4,24-27:Nissun profeta è gradito ec. Dimostra con un proverbio, e coll'esempio di due profeti, non essere da maravigliarsi, se egli faccia per gli estranei quello, che non faceva pe' suoi concittadini; perchè ordinaria cosa ella è, che il profeta sia invidiato, e perseguitato nella sua patria più che altrove. Così al loro demerito, alla loro incredulità debbono ascrivere, se per essi egli non fa quello, che ad altri concede: così la calunnia stessa ritorce contro i calunniatori. Ma v'ha di piu: due celebri profeti si veggono ne' due fatti riportati da Cristo, l'uno soccorre in tempo di fame una vedova di nazione Gentile, mentre tante altre mancavano di vitto in Israele; l'altro, tralasciati molti lebbrosi Ebrei, curare dalla lebbra un uomo parimente Gentile. E certamente que' due santi uomini ciò facevano, perchè Dio voleva così; la qual cosa accenna Gesù, dicendo che a nissuna delle vedove d'Israele fu mandato Elia. Vedi 1. Reg. XVIII. In tal maniera non solamente ai cittadini di Nazaret, ma a tutto Israele è predetto, che non solo il favor de' miracoli, ma anche il regno di Dio sarà ad essi tolto, e sara trasportato alla chiesa de' Gentili significata per la vedova di Sarepta, e pel lebbroso di Siria. E troppo bene ciò intesero quegli increduli, i quali entrati perciò in furore, e adempiendo gia à per la loro parte la profezia stessa di Cristo, cacciarono da loro il maestro della verita, e tentaron di ucciderlo; perchè troppo pesava a quegli empi e superbi, l'udire che potessero i Gentili non so lo esser chiamati col nome di popolo di Dio, ma esser ancor preferiti ai discendenti di Abramo. Dove si dice (vers. 25.) che il cielo fu chiuso per tre anni, e sei mesi, convien notare, che ciò non ripugna a quello, che leggesi 3. Reg. XVIII. 1., che l'anno terzo fu mandato Elia,ad Acabbo dal Signore, che voleva dare la pioggia; imperocchè questo anno terzo si computa da quando andò Elia a stare in Sarepta. Egli era stato un anno presso al torrente Carith, e seccatosi questo alla fine dell'anno, egli si portò per comando di Dio a Sarepta, dove si fer mò più di due anni, e di poi nel terzo anno si presentò ad Acabbo. In altri modi rispondesi ancora a questa difficoltà; ma questo sembrami il più facile, e piano.
4,30:Passando per mezzo ec. S. Luca ci dipinge Gesù Cristo, il quale senz'ombra di timore, senza fuggire, senza affrettare il passo, senza scomporsi va per mezzo a questi uomini furibondi, che non ardiscono di toccarlo, dimostrando in questo fatto una virtù degna del Figliuolo di Dio, e che sola avrebbe potuto commuovere, e convertire que' miscredenti.
4,32:Era con autorità. Egli in primo luogo non insegnava solamente quello, che era scritto nella legge; ma nuovi insegnamenti promulgava, e nuove promesse, e in suo proprio nome parlando: Io dico a voi ec. In secondo luogo i suoi sermoni eran pieni di forza, e d'energia, e aspersi di grazia tutta celeste, che i cuori muoveva degli uditori: in terzo luogo predicava con libertà grande riprendendo i vizi anche dei magnati, e de' potenti: in quarto luogo confermava la parola coi miracoli. Nulla di tutto questo trovarono gli Ebrei nei discorsi de' loro Scribi, e de' dottori della legge.
4,33:Posseduto da un demonio immondo. Osserva un dotto Interprete, che il minuto racconto, che fanno gli Evangelisti dei molti uomini, che Cristo liberò dal De monio, tende a dimostrare, ch'egli era colui, che dovea vincere quel crudele nemico del genere umano, e cacciarlo dal mondo togliendo a lui l'impero, che si era usurpato sopra le anime; e ciò, sembra intendersi dalle parole di questo demonio, che dice a Gesù: Sei tu venuto a sterminarci?
4,34:Ti conosco, chi sei, ec. Il Demonio anche in questo è bugiardo; imperocchè, che Cristo fosse il santo per eccellenza, il santo figliuolo di Dio, nol sapeva egli di certo, ma solamente ne sospettava; e per adulazione parla in tal modo di lui, affin di ottenere, che non lo molesti, nè lo scacci dal suo luogo.
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