VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
2,1:Che si facesse il censo ec. Di questo censo si conservavano gli atti negli archivi di Roma ai tempi di s. Giustino, e di Tertulliano, donde fo ragione, che niuna Chiesa meglio della Romana potè sapere il dì della nascita di Gesù Cristo: per la qual cosa la tradizione Romana, per la quale fino dai primi secoli trovasi fissato il natale di Cristo ai 25 di dicembre, è da preferirsi alle diverse opinioni delle altre Chiese, le quali una volta discordavano in questo punto da Roma. Il fine di questo censo era di conoscere il numero degli abitanti, e lo stato, e i capitali di ciascuna provincia dell'impero Romano: il quale essendo allora esteso per una gran parte del mondo conosciuto, dicesi perciò, che questo censo abbracciava tutto il mondo con iperbole assai comune anche negli scrittori profani.
2,2:Questo primo censo fu fatto da Cirino ec. Notisi in primo luogo, che Cirino pronunziato alla maniera de' Greci è Quirino alla Latina, e che questo preside, o sia prefetto della Siria egli è Publio Sulpizio Quirino mentovato da Giuseppe, da Svetonio, da Tacito, e da altri. In secondo luogo, dove nella nostra Volgata si legge comunemente, che il censo fu fatto da Cirino preside della Siria, il Greco porta, che fu fatto il censo (intendi nella Siria, sotto il qual nome comprendevasi la Giudea) essendo Cirino preside della Siria. In terzo luogo, che la maniera più plausibile di conciliare con s. Luca quegli scrittori, i quali danno in questo tempo preside alla Siria non Cirino, ma Senzio Saturnino, ella è di dire, che a Cirino fu data da Augusto la speciale incumbenza di far questo censo nella Siria, come a persona ben informata delle cose dell'Oriente, perchè egli aveva guerreggiato nella Cilicia vicina alla Siria: imperocchè la voce Greca tradotta per preside significa qualunque specie di giurisdizione anche straordinaria. In quarto luogo, questo censo dicesi il primo, perchè non mai per l'avanti erasi fatta tal cosa nella Giudea, dopo che era stata soggiogata dai Romani. Nel tempo di questo censo, essendo il mondo in piena pace, volle nascere Gesù Cristo, si perchè con tale occasione la Vergine partita da Nazarette si trasferisse a Betlemme, dove, secondo la celebre profezia di Michea, dovea nascere il Cristo, e si conoscesse, che ed ella, e il figlio erano della stirpe di David; e si affinchè descritto egli pure nella generale descrizione di tutti gli uomini e vero uomo si dimostrasse, e, soggettandosi con essi all'impero di un terreno monarca, colla sua umiliazione da una più funesta schiavitù li togliesse.
2,3:Ciascheduno alla sua città. A quella citta, da cui avea avuta origine ciascuna famiglia. Cosi Betlemme era patria d'Isai padre di Davidde, e ivi era nato Davidde, il quale alla medesima dette il nome; e perciò s. Giuseppe, e la Vergine andarono a Betlemme. Questa maniera di fare il censo era comodissima nella Giudea, dove era tanto diligentemente osservata la distinzione non solo delle tribù, ma anche delle famiglie; e in questo modo era stato fatto ne' precedenti tempi il censo di questo popolo. Vedi Giuseppe Antiq. VII. I4. I Reg. XV. 20. Dando in tal guisa tutti gli Ebrei il loro nome, e professando soggezione all'imperatore di Roma venivano a confessare solennemente di aver perduto e regno e liberta; la qual cosa dovea rendergli attenti alla venuta del Messia.
2,7:In una mangiatoia. Che questa mangiatoia fosse in una spelonca, ci viene attestato generalmente dagli antichi Padri, Giustin. Orig. Euseb. Atanas. Ilar., ec.
2,8:Ed eranvi nella stessa regione de' pastori, ec. Ai pastori (quali erano i patriarchi, e massimamente Abramo, e lo stesso Davidde) era stato promesso Cristo. Ai pastori, prima, che a ogni altro, si fa egli conoscere appena nato, eleggendo Dio, come dice l'Apostolo, le ignobili cose del mondo, e le spregevoli, affinchè nissuna carne si dia vanto dinanzi a lui, I. Cor. I. 28. 29. Questi pastori non solamente furon eletti a vedere, e adorare i primi il nato Salvatore, ma ebber la gloria di annunziarlo anche ad altri, vers. 18. Egli essendo il principe de' pastori, quel pastore per eccellenza, di cui tante cose erano state scritte particolarmente in Ezechiello, cap. 34.; quel pastore venuto a cercare la pecorella perduta, e a dare la propria vita per la salute del gregge, è immediatamente rivelato ai pastori, ne' quali risplendeva un'immagine della sua carità, e una figura del pacifico spirituale regno, che ei dovea esercitare sopra le anime.
2,9:E uno splendore divino gli abbarbagliò. Un antico Interprete osserva, che in tutto il vecchio testamento non mai si legge, che gli Angeli apparissero ammantati di simil luce; perchè questa era una distinzione propria, e conveniente a questo tempo, in cui era nato colui, che è luce ai cuori retti, Ps. CXI.
2,11:Un Salvatore, che è ec. Con questo nome di Salvatore, era stato promesso, e annunziato più volte il Messia, Isai. XIX. 20. Zachar. IX. 9.
2,12:Ed eccovene il segnale: ec. È credibile, che l'Angelo accennasse ai pastori anche il preciso luogo, dove Cristo era nato; ma avendolo s. Luca descritto di sopra, non lo ha ripetuto in questo luogo. Ma quanto è ammirabile il contrasto, che Dio ha voluto che fosse tralle umiliazioni del Verbo fatto uomo, e i miracoli di grandezza tutta divina, che in mezzo alle stesse umiliazioni risplendono! Nasce egli di madre povera, ma vergine; nasce in una stalla, è posto in una mangiatoia, ma tutto riempie all'intorno di luce celeste; è annunziato dall'Angelo ai pastori ma ha al suo servizio la celeste milizia, la quale lo riconosce, e lo predica per suo Dio e Signore. Questo contrasto di oscurità e di luce si osserva costantemente nei misteri del Salvatore, affinchè mani festa si renda ugualmente la volontaria bassezza, a cui discese per amor nostro, e la sovrana maestà del Verbo di Dio, splendor della gloria, e figura della sostanza del Padre.
2,14:Gloria a Dio ec. In Isaia cap. XLIV. 23. XLIX. 13. erano invitati i cieli, cioè i cittadini celesti, a dargloria a Dio per questa stessa opera della possanza, sapienza, e bontà di lui; e ciò eglino fanno adesso con queste parole, le quali sono da tanti secoli nella bocca della Chiesa il principio di quel mirabile cantico, col quale ella benedice, e ringrazia il Signore nella celebrazione de' di vini misteri. Pace in terra. Col nome di pace intendesi nelle Scritture ogni sorta di bene: or dice l'Apostolo, che tutti i beni diede a noi Iddio, allorchè ci diede il suo Unigenito divenuto nostro fratello. Particolarmente però s'intende qui col nome di pace la riconciliazione nostra con Dio, della qual pace il mediatore fu Cristo. Agli uomini del buon volere. Che questa lezione della Volgata sia da preferirsi alla odierna lezione Greca, sembra certissimo dalla maniera, onde è riportato questo luogo da molti antichi Padri e Greci, e Latini. Dove noi leggiamo del buon volere, il Greco ha una parola, la quale in altri luoghi si spiega dal nostro interprete Latino colla voce beneplacito, e a Dio solo suol riferirsi, e significa il buon volere di Dio verso degli uomini. Dice adunque pace in terra agli uomini del buon volere, pe' quali cioè ha il Signore buona, e propensa volontà; e con ciò s'intende i predestinati, i quali soli fanno acquisto della pace por tata da Cristo a tutti gli uomini. Vedi s. Iren. l. 3. II. E come notò il Maldonato, s'insegna qui, che non pel merito degli uomini, ma per la sola misericordia, e liberalità di Dio è stabilita questa pace.
2,18:Restarono maravigliati ec. La semplicità de' pastori toglieva ogni sospetto di finzione, e di falsità, come osservò s. Ambrogio.
2,19:Facea conserva, paragonandole ec. Paragonava tutto quel che vedeva, e udiva con quello, che era scritto in Mosè, e ne' profeti, nutrendo la sua fede, e la sua gratitudine verso Dio, al quale era piaciuto, che in cose sì grandi toccasse a lei ad aver sì gran parte; ma con tentandosi di adorare in silenzio le opere di Dio, conservando in mezzo a tante grandezze la modestia, e l'umiltà, che tanto convengono a una vergine.
2,21:Compiti, che furono gli otto giorni. Questa maniera di parlare non significa, che gli otto giorni fossero passati dalla nascita di Cristo; ma che era venuto l'ottavo giorno, dentro del quale dovea circoncidersi il bambino e darsegli il nome.
2,22:Venuto il tempo della purificazione di lei. La Vergine si soggettò alla legge della purificazione pello stesso motivo, per cui Cristo volle esser circonciso; vale a dire, per dare a tutti esempio d'umilta, e di obbedienza. Secondo la legge di Mosè la donna, che avea partorito un maschio, restava immonda per sette giorni, e l'ottavo giorno si circoncideva il suo parto, e per altri trentatrè giorni non potea nè toccar nulla di santo, nè entrare nel tempio: se partoriva una femmina, si raddop piavano i sette, e i trentatrè giorni.
2,23:Qualunque maschio primogenito ec. In memoria de' primogeniti Egiziani uccisi dall'Angelo, comandava la legge, che fossero offerti a Dio i primogeniti tanto degli uomini, come degli animali. Ma in luogo de' primogeniti erasi Dio riserbata la intera tribù di Levi consacrata al sacerdozio: quindi si offerivano bensì a Dio i primogeniti nel tempio, ma immediatamente si riscattavano col prezzo di cinque sicli dai genitori. Di questo prezzo pagato per Gesù non parla s. Luca, forse perchè nulla ebbe di particolare, essendo in virtù della legge ordinata la medesima somma per tutti e poveri, e ricchi.
2,24:E per fare l'offerta, per la purificazione di Maria. Questa offerta era di un agnello, e di un colombo, o una tortora, ma alle povere donne si permetteva di offerire un paio di tortore, o due colombi, Levit. XII. 8.
2,25:Aspettava la consolazione d'Israele. La venuta del Cristo, la quale con queste parole era intesa non sola mente nei profeti, ma anche tra gli Ebrei comunemente. Vedi Isaia, XLIX. 13., LII. 9., LXVI. 13., Jerem. XXXI. 13., Ezech. I. 17. Ed era in lui lo Spirito santo. Intendesi lo spirito di profezia, il quale avea cessato già tempo nella sinagoga; ma dovea rinnovarsi con gran vantaggio alla venuta del Salvatore.
2,26:Il Cristo del Signore. Dalla schiavitù di Babilonia in poi il nome di Cristo, cioè di unto, fu appropriato al Messia, come quegli, che non dagli uomini, ma dal padre per lo Spirito santo dovea essere unto in re, e sacerdote, e ricolmo dei doni del medesimo Spirito senza misura; per la qual cosa dice egli medesimo in Isaia: lo spirito del Signore è sopra di me, perchè egli mi ha unto, mi ha mandato ad annunziare ai poveri la buona novella.
2,28:E lo prese tra le sue braccia, ec. Lo stesso Spirito santo, che lo aveva condotto al tempio, gli fe' conoscere, che quel bambino era il desiderato Messia. Ma osservisi, come Dio concede a Simeone molto più di quello, che gli aveva promesso, mentre non solo può vedere, ma e toccare, e abbracciare con eccesso di amore il Cristo.
2,29:Adesso lascerai, o Signore, ec. Il santo vecchio pieno di consolazione, vedendo adempiuti i suoi desiderii, dice a Dio, che muore lieto, e contento: e siccome secondo la parola di Dio ha veduto il Salvatore; cosi adesso, null'altro restandogli da bramar sulla terra, morrà in pace.
2,31:Al cospetto di tutti i popoli. Questo Salvatore è stato elevato da te, come segno, argomento, e principio di salute non pel solo Israele, ma per tutte le genti. Così Simeone profetizza la vocazione de' Gentili, della quale il mistero fu sì tardi compreso dai medesimi Apostoli. Vedi Atti XI. Is.
2,32:Luce a illuminare le nazioni. Isai. XLIX. 6. Te io ho dato luce alle nazioni: e nel Salm. XCVIII. 3. Nel cospetto delle nazioni ha rivelata la sua giustizia, quella giustizia, che viene dalla fede in Cristo. E a gloria ec. Gesù fu veramente la gloria d'Israele; perchè a Israele fu primieramente promesso; in Israele fu conosciuto; d'Israele nacque secondo la carne; con Israele passò tutto il tempo della sua vita mortale; in Israele operò i miracoli; a lui annunziò il regno di Dio, e adempì le predizioni de' profeti di quella nazione, dalla quale la fede, e il Vangelo si diramò a tutte le genti.
2,33:Restavano maravigliati ec. Alla Vergine, e a s. Giuseppe era stata rivelata la sostanza dei misteri di Cristo; ma il vederli di poi a parte a parte adempiuti sotto de' loro occhi non potea non risvegliare ne' loro cuori un vivo sentimento di ammirazione, e di gratitudine verso Dio.
2,34:E Simeone li benedisse. Ch'ei benedicesse anche il Bambino, nol dice il santo Evangelista; e non può presumersi, ch'egli ardisse di farlo, dopochè lo stesso Bambino avea riconosciuto e celebrato come autore d'ogni benedizione e salute. Ma è da notarsi, che la parola benedire, si prende non tanto per significar benedizione sacerdotale, ma anche qualunque espressione di congratulazione, o di augurio felice; e in questo secondo senso e usata in questo luogo, non avendo noi nè argomenti, nè autorità sufficiente per credere, che Simeone fosse sacerdote. Disse a Maria. Rivolge il suo discorso non a Giuseppe, ma alla Vergine, come ben istruito dallo spirito del Signore, e sapendo, che vero figliuol di lei è Gesù, e non di Giuseppe. È posto per ruina, e per risurrezione di molti. Egli è quella pietra, di cui parla Isaia, pietra d'inciampo, pietra di scandalo per molti anche del popolo Ebreo: pietra, che per molti altri sarà fondamento, e base di salute. Vedi Rom. IX. 33., ec., Is. VIII. Pietra d'inciampo, e di ruina per gl'increduli, per gli Scribi, pe' Farisei, pei superbi: principio di risurrezione pe' pubblicani, pei peccatori, e le peccatrici. E per bersaglio alla contradizione. Spiega in qual modo potesse avvenire, che il Salvatore di tutti gli uomini fosse rovina, e perdizione per molti. Egli sarà (dice Simeone) e sposto agli strali dell'invidia dei principi, e de' sapienti della sua stessa nazione, sarà esposto alla persecuzione, e alle contumelie; onde egli, e il suo Vangelo sarà in ogni tempo impugnato e rinnegato dagli increduli e dagli empi colle parole e coi fatti. Ripensate attentamente (dice l'Apostolo ) a colui, che tale contro la sua propria persona sostenne contradizione dai peccatori, Heb. XII. 3. Havvi nelle parole di Simeone una tacita comparazione tra l'infinita misericordia di Dio nel concedere un tal Salvatore, e la ingratitudine mostruosa degli uomini, ai quali essendo stato proposto Cristo come oggetto della loro fede, del loro amore, e della loro imitazione, molti nondimeno han voluto fare di lui bersaglio alle loro contraddizioni, impugnando la sua dottrina, disprezzando i suoi esempi, e seguendo tutt'altra via, che quella da lui insegnata.
2,35:E anche l'anima tua ec. Con queste parole piene d'energia descrive Simeone il martirio della Vergine nella passione del suo figliuolo. Davidde, parlando dell'innocente Giuseppe infamato con atroce calunnia dalla padrona, si valse della stessa espressione, dicendo, che l'anima di lui fu trapassata dal coltello. Trasportando per ciò alla Vergine quello, che di quel giusto era stato scritto, ci fa intendere Simeone, come il più atroce dolore, che nel supplizio del figliuol suo soffrisse la Vergine, si fu l'udire le orrende calunnie, che contro di lui si spargevano da' suoi nemici. La viva, altissima cognizione, che ella aveva della santità infinita di Cristo, capace rendevala di sentire più di qualunque altra creatura, e di comprendere tutta l'enormita degli oltraggi, che a lui si facevano, e per questo lato la sua pena fu quasi infinita. Affinchè di molti cuori ec. Queste parole vogliono riferirsi a quelle del precedente versetto, bersaglio alla con tradizione. Questa contradizione avverrà, affinchè dai veri amici di Dio e del Cristo si distinguano i nemici, e i finti amici, e gli ipocriti; e apparisca chiaramente, quali, riguardo al Messia, siano le intenzioni e i disegni di molti, i quali secondo i carnali loro desideri aspettandosi dal Messia prosperità temporali, e grandezze ter rene, e nulla di questo veggendo in Cristo, si accecheranno in guisa, che si opporranno ostinatamente alla sua predicazione; chiuderanno gli occhi alla verità, e a tutte le prove della verità, e finalmente lo rinnegheranno, e lo uccideranno.
2,36-37:Eravi anche una profetessa, ec. Diligentemente descrive s. Luca questa donna degna di rendere anch'ella solenne testimonianza a Gesù Cristo. Ella avea il dono di profezia; era grave di età, avendo già 84 anni, de' quali soli sette ne avea passati in matrimonio, al quale si era legata fanciulla, cioè alla prima pubertà, intorno ai dodici anni; e rimasta poi vedova intorno al ventesimo anno dell'età sua, non avea più pensato, se non a servire a Dio, la maggior parte del giorno consumando nel tempio, e assidua dì e notte all'orazione, alla quale aggiungeva la mortificazione della carne, il digiuno. Quelle parole non usciva del tempio voglion significare, che questa santa vedova era assidua nella casa di orazione, dalla quale usciva appena soltanto per le necessarie indigenze; non già che ella avesse abitazione fissa nel tempio; imperocchè non potevano le donne abitarvi.
2,38:Parlava di lui. Vale a dire di quel Bambino, facendolo conoscere per l'aspettato Messia a tutti quelli, che si trovavan presenti, e di poi ancora a quanti in Gerusalemme aspettavano il Redentore, e a tutti quelli, i quali, simili a Simeone e a questa vedova ammirabile, colla fede e colla speranza nel desiderato liberatore consolavano le afflizioni del loro pellegrinaggio, e alla venuta di lui si preparavano coll'esercizio delle virtui.
2,39:Se ne tornarono nella Galilea. Prima del ritorno nella Galilea seguì l'arrivo de' Magi, e la fuga in Egitto, delle quali cose forse non ha parlato s. Luca, perchè erano state descritte già da s. Matteo.
2,40:Cresceva, e si fortificava pieno di sapienza: ec. Nel Greco si legge cresceva, e si fortificava nello spirito. E così parimente leggesi in molti testi della Volgata, talmente che cresceva si riferisce all'ingrandimento del corpo; si fortificava nello spirito denota i progressi dell'animo. Or non è già che Gesù andasse effettivamente crescendo ne' doni dello spirito, de' quali fin dal primo momento della sua concezione fu senza misura ricolmo; ma vuolsi significare, che quanto andò egli crescendo di corpo e di età, tanto andò in lui sempre più spiccando la virtù celeste, e l'affluenza de' doni spirituali onde crescer sembrava agli occhi degli uomini, i quali le esteriori azioni di lui miravano, perchè in tal modo le temperava egli e le ordinava, che all'età si confacessero, e a poco a poco, e quasi a grado a grado si andas se spiegando e manifestando la sua sapienza e virtù infinita. Imperocchè ciò si conveniva a colui, il quale avea voluto essere simile a noi in tutto, tolto il peccato.
La grazia di Dio era in lui. Col nome di grazia intendono molti in questo luogo l'amore del Padre verso il Figliuolo; onde vuol dire s. Luca, che Cristo era accettissimo al Padre, e talmente accetto, che nissun uomo può essergli accetto, se non in questo diletto Figliuolo.
2,41:Andavano ogni anno ec. Tutti i maschi doveano presentarsi a Dio nel tempio tre volte l'anno; per la pasqua, per la pentecoste, e ai tabernacoli. Le donne non essendo a ciò obbligate dalla legge, vi andavano per divozione una volta l'anno, cioè alla gran festa di pasqua. S. Luca non parla, se non di questa, perchè vi andava anche Maria, e in tale occasione avvenne quello che segue.
2,42:Arrivato all'età di dodici anni. A questa età erano usi gli Ebrei di avvezzare i figliuoli al digiuno, e di applicargli a un'arte, onde potessero poi sostenersi. E in questa età Gesù Cristo comincia ad applicarsi al ministero, per cui era stato mandato. Non essendo fissato nella legge il tempo, in cui principiasse l'obbligazione di presentarsi al tempio per le tre solennità dette di sopra, credesi che l'interpretazione de' sapienti lo avesse deter minato all'anno duodecimo, o al terzodecimo. Alcuni Interpreti credono, che ogni anno per la pasqua Gesù fosse dai genitori condotto al tempio.
2,43:Passati quei giorni. Vale a dire i sette giorni degli azzimi. Non perchè la legge obbligasse a starvi tutto quel tempo; ma per propria divozione si trattennero tutta la settimana. Non se ne accorsero ec. Solevano tutti la mattina prima di partire andare al tempio (1. Reg. I. 19); e siccome separatamente uscivano le donne e gli uomini, sintanto chè la sera si riunivano all'albergo, e i fanciulli erano talor colle madri, talora coi padri, Maria e Giuseppe perdetter di vista Gesù, pensandosi Maria, ch'ei fosse con Giuseppe, e Giuseppe, ch'ei fosse colla sua Madre.
2,44:Lo andavano cercando. La sera alla prima posata avvedutisi di averlo perduto, ne facevano inchiesta ai parenti, e a tutte le persone di lor conoscenza.
2,46:Dopo tre giorni. È lo stesso, che se dicessero il terzo giorno. Vedi Matt. XXVII. 63., Marc. VIII. 31.
Nel tempio. Alla porta orientale del tempio dicesi che fosse il luogo, dove insegnavano i maestri della legge; ed è noto, che tutte le fabbriche intorno al tempio venivano denominate sotto nome di tempio: trovasi però, che presso l'atrio vi era una sinagoga.
2,48:Ne fecer le maraviglie. Vedendo il figlio in tale età sedere in mezzo ai dottori, rispondere, interrogare, e parlar della legge con istupore di que' sapienti, nulla avendo mai veduto di simile in lui, non comprendevano la ragione di tal fatto.
Figlio, perchè ci hai tu ec. Questa tenera doglianza della Vergine, perchè Gesù senza saputa sua e di Giuseppe si fosse rimaso in Gerusalemme, non fu fatta certamente, se non quando, separatosi egli dai dottori, con lei e con Giuseppe si unì per andare a Nazaret. È degno di osservazione il silenzio di Giuseppe, ed è anche più degna d'osservazione l'umiltà di Maria, la quale non isdegna chiamar Giuseppe padre di quello, che di lei sola era figliuolo, e a se stessa lo preferisce dicendo: Ecco che tuo padre, e io ec.
2,49:Perchè mi cercavate ec. Con queste parole non riprende Cristo l'amorosa e pia sollecitudine di Maria e di Giuseppe nel ricercarlo; ma scusa se stesso dell'essere stato causa del loro affanno, e dice, che, sapendo essi com' egli era venuto al mondo per fare la volontà del celeste suo Padre, avean dovuto pensare, che non per altro motivo poteva avergli allora lasciati, se non per fare quello che dal Padre gli era ingiunto.
2,50:Non compresero ec. Che non solo Maria, ma anche Giuseppe conoscesse, che Cristo era vero figliuol di Dio e vero Messia, non v' ha luogo di dubitarne. Quello adunque, che essi non ben compresero, si fu l'ordine, e il modo, onde egli adempir dovea il suo ministero: imperocchè cosi suole Dio non tutti ad un tratto svelare i suoi misteri a' suoi servi anche più cari; ma è degna di riflessione l'umiltà, e la venerazione somma di Maria e di Giuseppe verso Gesù; imperocchè quantun que non penetrassero il senso di sue parole, non osano nondimeno d'interrogarlo, ma si stanno in silenzio, ri spettando quello che non intendono.
2,51:Era ad essi soggetto. Siccome dimostrò col suo esempio, che la volontà di Dio dee preferirsi alla soddisfazione de' genitori carnali; così dimostra l'amore, che avea per l'ubbidienza, tornando con essi a Nazaret, dove impiega tutti gli anni della sua vita fino al cominciamento della sua predicazione nell'ubbidire e servire a Maria e a Giuseppe.
2,52:Avanzava in sapienza, ec. Vedi Vers. 40. Quello che qui s'aggiugne, appresso a Dio ec., dee intendersi in tal modo, che le opere, le quali egli andava facendo, erano sempre più grandi, più accettevoli, e più grate dinanzi a Dio, e più ammirate e stimate dagli uomini: e dicesi prima appresso a Dio, a cui primariamente dee cercar di piacere il giusto; e dipoi appresso agli uomini, i quali veggendo le buone opere del giusto glorificano Dio autor d'ogni bene, e si affezionano al giusto, e sono spronati ad imitarlo.
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