VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
18,1:Intorno al dover sempre orare, ec. Esorta alla per severante orazione, come quella che sara unico scampo nelle afflizioni, e ne' pericoli, a' quali saranno esposti i giusti particolarmente negli ultimi tempi della venuta del Signore, come predisse nel capo precedente. Ed è sommamente forte, e convincente questa parabola, nella quale coll'esempio di un giudice dissimilissimo a Dio vien provata l'efficacia dell'orazione.
18,7:E sarà lento in lor danno? Potrà egli esser lento a liberarli da' mali, che soffrono? potrà egli soffrire, che con loro danno siano afflitti dal Demonio, e da' mali uomini impunemente? Vedi Apocal. VI. 10.
18,8:Ma quando verrà il Figliuolo dell'uomo, ec. Avea detto, che Dio non sarà tardo a liberare i suoi eletti; per-chè quantunque differisca talora, nulla di meno li libererà infallibilmente in quel tempo, in cui conviene per loro bene che sian liberati. Dice adesso, che rari saranno in quegli ultimi giorni que' che saran liberati, perchè rara sarà la fede viva sopra la terra; colla qual sentenza dimostra eziandio per qual motivo egli avvenga, che non sempre esaudita sia l'orazione; vale a dire perchè non è animata da vera fede, da cui viene la perseveranza in orare.
18,9:Disse ancora questa parabola. Colla precedente insegnò la perseveranza nell'orazione; con questa insegna un' altra condizione dell'orazione, vale a dire l'umiltà.
18,11:Il Fariseo si stava. Nel tempio non era alcun comodo per sedere; onde e del Fariseo, e del Pubblicano è detto, che stavano in piedi, com' era costume.
Ti ringrazio, o Dio, ec. Costui andato al tempio per pregare il Signore, nulla domanda, ma solamente loda se stesso. Ma non è egli il rendimento di grazie parte essenziale dell'orazione? Sì certamente; ma il Fariseo con questo ringraziamento dispiacque a Dio; perchè si compiacque di se medesimo, e perchè disprezzò i suoi fratelli, e giudicò senza misericordia il Pubblicano.
18,12:Digiuno due volte la settimana: ec. Dopo aver detto da quali vizi egli sia libero, pone in veduta le sue virtù, e specificatamente la mortificazione della carne, e l'esattezza nel pagare le decime, delle quali cose molto gloriavansi i Farisei, come da altri luoghi del Vangelo apparisce. I due giorni di digiuno osservato per tradizione nella chiesa Giudaica dai più religiosi erano il lunedì, e il giovedi, in luogo de' quali giorni nella Chiesa cristiana fu per molti secoli il costume di digiunare il mercoledì, e il venerdì per onorare la passione del Signore; e la chiesa di Roma aggiungeva a questi due di anche il sabato. Quanto alle decime, altrove si è veduto, come non solo del grano, del vino, e dell'olio, ma ancora delle civaie, degli erbaggi, delle uova, del latte pagavano la decima i Farisei per distinguersi dal rimanente del popolo. Corrompeva il Fariseo queste osservanze esteriori, buone per loro stesse, col farne pompa, e col disprezzo di chi non faceva altrettanto.
18,13:Il Pubblicano stando da lungi, ec. Pare, che debba intendersi, ch'ei se ne stava in fondo dell'atrio del popolo, del quale non dovea essere proibito l'ingresso a que' pubblicani, che erano di nazione Giudei. Si notano nell'orazione di quest'uomo tutte le condizioni necessarie in un vero penitente; e sono: 1. Il sentimento della propria indegnità, per cui e's i sta da lungi, e non ardisce di alzare gli occhi verso del cielo, e peccator si confessa: 2. un vivo, e profondo dolore dimostrato col battersi il petto, e con quell'atto di contrizione brevissimo, ma pieno di energia, e di senso; 3. la speranza nella Divina bontà; con questa speranza e orò, ed orò in pochissime parole, perchè tutto in essa ripose, e non ne' propri meriti, o nelle molte parole; e questa bontà confessò in Dio, dicendo: Abbi pietà di me peccatore. In una parola questa orazione tutta contiene lo spirito, e la sostanza di quel celebre Salmo, in cui il penitente Davidde chiede misericordia del suo peccato. -
18,14:Chiunque si esalta, ec. Verità (dice s. Agostino) di infinita importanza, insegnata perciò in tutte le Scritture vedi 1. Pet. v. 5. Jacob, IV. ec.), raccomandata da Cristo altamente coll'esempio, e colle parole in tutto il Vangelo.
18,19:Perchè mi chiami tu buono? ec. A questo Giudeo, il guale non conosceva Cristo, se non per un puro uomo ed era sollecito di sapere con quali opere meritar potesse la vita eterna, risponde egli in maniera, che gli fa intendere, come è necessaria alla salute in primo luogo la fede, colla quale si creda, che Dio solo è buono, e che ogni uomo è peccatore, e nissuno può fare alcun bene per l'acquisto dell'eterna vita, se mediante la bontà di Dio, che fa misericordia, non è fatto buono.
18,26:E coloro... dissero: E chi può salvarsi? Gesù Cristo avea parlato della difficoltà somma, che avrà il ricco a salvarsi; ma quelli che udirono, ragionavano così: Chi adunque potrà esser salvo? perchè, come osservò s. Agostino, quantunque non tutti gli uomini sieno ricchi, pochissimi nondimeno saran quegli, i quali non amino le ricchezze, e non le cerchino, e in esse non pongano la somma felicità dell'uomo; or siccome non le ricchezze medesime, ma la passione per le ricchezze è causa della perdizione de' ricchi, quindi è, che costoro dicono a Cristo: Chi si salverà, se tutti quasi gli uomini o amano disordinatamente le ricchezze che hanno, o desiderano ardentemente quelle che non hanno? Può anche questa interrogazione esporsi in tal guisa: Se è difficilissimo, che uno dei ricchi si salvi, chi degli uomini si salverà, mentre e l'amor de' piaceri, e l'ambizione, e tante altre passioni perdono tanti altri?
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap