VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
14,1-2:Entrato ... nella casa di uno de' principali Farisei. Essendo egli venuto a cercare le pecorelle smarrite della casa d'Israele, non faceva difficoltà di andare, quand' era invitato, nelle case dei Farisei, benchè suoi emuli; questi però, conservando sempre il loro carattere maligno, stavano osservando s'ei trasgredisse alcuno de' riti introdotti dai loro maestri, e osservati da loro molto più esattamente, che la legge di Dio. E non mancano Interpreti, i quali credono, che i Farisei avessero a bella posta fatto comparire l'idropico, di cui qui si parla, per dare occasione a Gesù di fare una cosa, la quale secondo i falsi loro principii violava la osservanza del dì festivo. Tanto è cieca l'invidia di costoro, che per aver pretesto di biasimarlo non badano, che porgo no a lui il mezzo, onde sempre più dimostrare l'infinito suo potere, e stabilire la verità della sua missione.
14,10:Va' a metterti nell'ultimo luogo. S' ingannerebbe chi credesse, che non abbia voluto Gesù insegnar con queste parole, se non una regola di esterior civiltà; egli ha voluto, che i suoi fedeli abbiano il cuore sempre disposto non solo a star contenti negli ultimi posti, ma ad amarli, e a preferirli per sincera umiltà ai più sublimi.
14,12:Quando farai qualche pranzo, ec. Ricompensa il padrone di casa, che lo aveva invitato, della beneficenza usata verso di sè con dargli un ottimo avvertimento intorno al modo di esercitare l'ospitalità, e la liberalità con merito dinanzi a Dio, e col frutto di un' eterna mercede.
14,15:Beato colui, ec. Questo uomo avendo inteso dalla bocca di Cristo, che chiunque nella vita presente avesse a' suoi conviti chiamato i poveri, e gli affamati, il contraccambio, che non poteva essergli renduto da questi, avrebbe avuto nella risurrezione coll'essere invitato al convito celeste, dove Dio stesso è il cibo, e il nudrimento de' giusti; ciò avendo udito, e inteso questo uomo prorompe in questa esclamazione. Cosi nell'Apocalisse cap. XIX. 9.: Beati coloro, che sono stati chiamati alla cena nuziale dell'Agnello.
14,16:Un uomo fece una gran cena, ec. Dalle parole di quell'uomo prende occasione Gesù di mostrare con una parabola, come da quel convito sarebbero rimasi esclusi per la massima parte i Giudei, benchè fossero i primi invitati, e come dopo il rifiuto de' grandi e de' facoltosi l'invito sarebbe accettato dai poveri, e dai meno considerati della nazione, e finalmente dalla moltitudine delle nazioni sforzate, per così dire, dall'efficacia della divina parola, e dall'evidenza de' miracoli a entrare nella Chiesa. Nelle diverse ragioni del rifiuto sono notate le diverse passioni, che ritengono gli uomini dall'andare a Cristo, l'avarizia, l'amor de' piaceri, le sollecitudini del secolo.
14,23:Lungo le siepi. Intorno a piccioli luoghi abitati, che sono cinti di siepi in vece di mura.
14,25-26:Si rivolse, e disse loro: Se uno vien ec. È come se dicesse: Non basta venire dietro a me coi piedi del corpo per essere mio discepolo; ma fa d'uopo l'abbandonare per amor mio qualunque cosa, benchè cara, e di gran pregio; fa d'uopo rinunziare agli affetti carnali, e prepararsi a portar la croce con me.
14,28:Chi di voi fabbricar volendo ec. La professione di discepolo di Cristo non è cosa da uomini delicati, e di piccol cuore, come ha egli fatto vedere nei due versetti precedenti, esponendo le condizioni di tal professione. Quindi con queste due parabole ci insegna a disaminare noi stessi, e a preparare l'animo nostro alle tentazioni, e ai pericoli, che in tal professione s' incontrano, per suasi essendo, che non senza fatica, e sudore arrivar possiamo al premio della vocazione nostra; onde alla costanza ci prepariamo per vincere sì gran cimento, nel quale se ci perdessimo, troppo grande sarebbe per noi la vergogna, e il danno. L'edificio della torre ben esprime la sublime perfezione della vita Cristiana; e il re, che medita di portar guerra al suo ninico ottimamente figura la pugna, che abbiamo da sostenere contro il Demonio, contro il mondo, e contro noi stessi. L'abbandonare la fabbrica mezzo cominciata, il venire a patti coi nostri nemici sarebbe eterna ignominia, e irreparabile sciagura per noi, e peggio, che se mai non avessimo principiato a fabbricare, e a combattere. Imperocchè (dice l'Apostolo Pietro) meglio era il non conoscere la via della giustizia che, conosciutala, rivolgersi indietro dal comandamento santo, che ad essi è stato dato, ep.11. cap. II. 21.
14,33:Cosi pertanto chiunque ec. Affinchè adunque voi sappiate, quanto sia necessario, che, volendo seguirmi, esaminiate le disposizioni, e le forze dell'animo vostro, io vi dico, che per essere mio discepolo fa di mestieri di rinunziare, almen coll'affetto, a tutti i beni presenti, e a tutti i legami, e a tutto quello, che si ama nel mondo; onde pronto sia l'uomo fedele a perdere tutto piuttosto, che mancare alla sua professione santa, e a Dio.
14,34:Buona cosa è il sale: ma se il sale ec. La professione del Cristianesimo è cosa d'infinito progio, ove ad essa corrisponda la santità dei costumi, che in lei si ricerca: tolta questa santità, il nome di Cristiano non serve ad altro, che a render l'uomo più inutile, o dispregevole negli occhi di Dio.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap