VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
10,1:Altri settantadue. Il Greco ha settanta; ma molti manoscritti Greci leggono come la Volgata: e oltre la maggior parte de' Padri Latini, molti Padri Greci (tra'quali Origene, s. Clemente, e s. Epifanio) hanno la stessa lezione. Per la qual cosa il consenso dell'antichità dà ragione di credere, che se in qualche luogo è stato scritto, che questi discepoli fosser settanta, sia ciò avvenuto per fare un numero rotondo; nella stessa guisa, che i famosi traduttori della Scrittura, benchè fossero settantadue, si nominano sempre i settanta: e simili esempi non mancano nella storia profana, come è quello de' centumviri in Roma, i quali essendo eletti tre per ogni tribù, ed essendo le tribù trentacinque, facevano il numero non di cento, ma di centocinque. Da questo luogo tutti gli antichi Padri ne inferirono la distinzione stabilita da Cristo tra i ministri principali della sua Chiesa; imperocchè nè gli stessi, nè nello stesso tempo, nè nello stesso numero furono dichiarati Apostoli, e discepoli: quindi tutta l'antichità riconobbe i vescovi per successori degli Apostoli; i sacerdoti come successori dei discepoli. Li mandò a due a due. La ragione di così fare si trova in quelle parole de' Proverbi, XVIII. 19.: Il fratello assistito dal fratello è come una fortezza ben munita, servendosi l'uno all'altro di sollievo nelle afflizioni, e di aiuto nelle fatiche, e di testimone delle loro azioni, affin di chiudere la bocca alla maldicenza.
10,4:E.... non salutate ec. È una specie d'iperbole, colla quale vuole raccomandare la sollecitudine, e la ce lerità ne' gravissimi affari, pe' quali mandava questi nuovi operai Evangelici, vietando loro le confabulazioni inutili, e tutte le distrazioni. Nella stessa guisa Eliseo mandando il suo servo Giezi per un affare, che esigeva celerità, e speditezza, gli dice: Se t'imbatti in alcun uomo, nol salutare, e se alcun ti saluta, non gli rispondere, 4. Reg. IV. 29. Il saluto presso gli orientali non finiva in un sol gesto, o in una sola parola; ma secondo il genio di quelle nazioni conteneva varie interrogazioni, e risposte, e molte cerimonie, e dimostrazioni di stima, e di affetto.
10,12:In quella giornata. Nell'ultimo giorno, nel giorno grande del giudizio.
10,17:Se ne ritornarono allegramente. Non pare, che possa notarsi di imperfezione il gaudio dei discepoli per li miracoli operati nella loro missione, mentre di tutto quello, che hanno operato, la gloria tutta riferiscono a Cristo, e alla virtù del suo nome. Raccontano in particolare la potesta esercitata sopra i demoni, come quella, che dimostrava il pieno assoluto dominio del Maestro sopra tutte le creature anche invisibili, e spirituali.
10,18:Io vedeva Satana ec. Vale a dire, voi non mi raccontate cosa, ch'io non sappia; imperocchè fino da quando vi mandai ad evangelizzare, io vedeva già, Satana da me vinto, e discacciato dal trono, che si era usurpato. Così Gesù adombra la celerità incredibile, con la quale il Vangelo, e il nome suo dovea stendersi per tutta la terra colla distruzione delle false religioni, e dell'impero del Diavolo; onde dice in s. Giovanni: adesso il principe di questo mondo sarà cacciato fuora, XII. 31. Cadde quasi dal cielo per la seconda volta il Demonio, allora quando per opera di Gesù Cristo perdette la potestà, che si era arrogata sopra gli uomini, e gli onori divini ciecamente renduti a lui da quasi tutta la terra.
10,19:Podestà di calcare i serpenti, ec. Abbiamo di ciò un bell'esempio negli Atti, XXVIII. 5.: e questa potestà continuava ne' fedeli a' tempi di Tertulliano, che dice: In questo modo anche ai Pagani rechiamo soccorso, come dotati da Dio di quella potestà dimostrata dall'Apostolo, allorchè non fe' caso del morso della vipera. Scorp.
10,20:Non vogliate rallegrarvi, ec. Questa maniera di parlare è simile a quella: voglio la misericordia, e non il sacrifizio; vale a dire: amo la misericordia piu, che il sacrifizio. Così benche sia lecito di rallegrarsi dei doni di Dio, perchè e il dono, e il gaudio all'autore del dono si riferisce, vuole nondimeno Cristo, che maggiore argomento di gaudio sia per essi la speranza di essere scritti nel libro della vita, che la potestà di vincere i demoni, e di fare tutti i miracoli. Imperocchè il dono di questi può essere comune anche ai reprobi, ed è dato non per utilità loro propria, ma per l'altrui; l'essere scritto nel libro della vita appartiene alla propria salute, e ai soli giusti può convenire.
10,21:Per Ispirito santo esultò, ec. L'esultazione, e il giubilo di Cristo sono una maniera di affettuoso ringraziamento, che egli faceva al Padre per aver onorato si altamente, e distinto uomini rozzi, e semplici, come erano i suoi discepoli, senza far parte di tali grazie ai sapienti del secolo.
10,25:Per tentarlo, gli disse. Questo dottore superbo si finge ignorante, e bramoso d'imparare, e chiede a cristo qual sia la strada della salute per veder di cavargli di bocca qualche parola contraria alla legge, o alle comuni opinioni, affin di poterlo redarguire come apostata dalla legge. Ma Gesù gli chiude la bocca col rimandarlo alla stessa legge; e al tribunale di sua coscienza lo accusa come trasgressore della legge, in quanto ella comanda l'amore del prossimo, mentre egli lo interrogava con mal animo, e pel solo fine di screditarlo, se avesse potuto.
10,28:Fa'questo, e viverai. Non ti contentar di saperlo, mettilo in pratica, e avrai quella vita eterna, intorno alla quale mi hai interrogato.
10,29:Volendo giustificare se stesso. Volendo far vedere, che era giusto, che osservava esattamente la legge. Chi è mio prossimo? Col nome di prossimo alcuni de' dottori Ebrei volevano, che s'intendessero i soli amici, altri restringevano questo nome ai soli giusti, altri ai soli Israeliti; ed è probabile, che questo stesso dottor della legge non credesse, che Gesù volesse estendere l'obbligazione del precetto oltre i confini della stessa nazione, e in tal caso avrebbe avuto la soddisfazione di farsi conoscere osservator della legge: che se Cristo anche agli stranieri, e Gentili avesse esteso il nome di prossimo, allora avea questo ipocrita il maligno piacere di udirlo contradire alla comune dottrina de' maestri della Sinagoga.
10,30:Un uomo andava ec. Questa storia insieme e parabola ha due sensi. Secondo il primo dimostrasi, che il nome di prossimo comprende tutti gli uomini, anche i nemici, e che coloro, i quali contro l'ordine di Dio restringevano il significato di questo nome, mancavano frequentemente agli obblighi della carità anche verso di coloro, che riconoscevano per loro prossimo.
Da Gerusalemme a Gerico. Su questa strada erano frequentissimi gli assassinamenti.
10,33:Ma un Samaritano, ec. L'odio degli Ebrei contro i Samaritani era maggiore di quello, che avevano contro i Gentili; onde i Samaritani erano esclusi secondo le loro idee dal nome di prossimo anche più che i Gentili. Nulladimeno questo Samaritano soccorre il Giudeo abbandonato dal sacerdote, e dal Levita.
10,36:Chi di questi tre ti pare egli essere stato prossimo ec. Con sommo artificio cava Gesù dalla bocca stessa del dottore una confessione del vero, alla quale non si sarebbe egli mai di buona voglia ridotto. Che il Samaritano facesse bene a soccorrere un Giudeo, un cittadino di Gerusalemme, nol negherà giammai il dottore; e se fece bene il Samaritano, farà bene il Giudeo ancora soccorrendo in simil caso il Samaritano, o il Gentile: imperocchè uguale è il vincolo naturale, e l'obbligazione dell'uno verso dell'altro. Va' adunque, dice Cristo al dottore, fa' tu ancora, non come fecero il sacerdote, e il Levita, ma come fece il Samaritano; e quello che tu avresti caro, che facesse questi per un Giudeo, fallo tu Giudeo per uno straniero, fallo anche per un Samaritano, immutabili essendo i diritti di natura, e la comune fratellanza tra gli uomini fonte di tal diritti. Ma oltre questo primo senso letterale i Padri hanno qui ravvisato un altro senso spirituale, e di gran mistero. L'uom ferito rappresenta Adamo, e tutta l'infelice sua discendenza rimasa per lo peccato spogliata della grazia, ferita nelle spirituali sue facoltà, e ridotta a misero stato. Il sacerdote, e il Levita significano la vecchia legge, dalla quale non ebbe l'uomo salute, fintanto che giunse il pietoso Samaritano a curarla: prese egli l'umana natura, affine di risanarla a spese de' suoi patimenti, e condusse il ferito nella sua Chiesa, e con olio lavollo, e con vino, cioè col suo sangue, e colla sua misericordia, fino a rendergli piena, e perfetta salute. Dove è ancor da notare, che non disprezza Gesù il nome di Samaritano da togli per ischerno da' suoi nemici, perchè questo nome significa custode, ed egli è veramente quel custode, di cui sta scritto: Se il Signore non è il custode della città, veglia inutilmente colui, che la custodisce.
10,41:Marta Marta, tu ti affanni, ec. Gesù non biasimò l'occupazione di Marta; ma e distinse gli uffizi delle due sorelle, e avvertì con amore la prima del pericolo, che va congiunto colla vita attiva, che è il distrarsi di leggieri da quello che infinitamente importa, ed è tutto l'uomo, come dice il Savio.
10,42:Eppure una sola è necessaria. Maria, ec.: Il pensiero della propria salute. Marta cercava lo stesso che Maria; ma lo cercava tra le occupazioni, e le inquietudini delle cose esteriori, e perciò non senza pericolo. Maria intenta ad una sola cosa stava ai piedi del suo Signore, affin di non perderlo giammai di vista.
Non le sarà levata. S. Agost. serm. 27. de verb. Dom. Maria si è eletto quello, che sempre sarà; onde non le sarà tolto giammai... Una sola cosa è necessaria, e questa la elesse per sè Maria. Passa l'amore delle molte cose, e rimane l'amore dell'unità: quindi quel che ella si elesse, non le sarà tolto, ma sarà tolto a te quello che eleggesti, e per tuo bene ti sarà tolto, per darti cioè qualche cosa di meglio. Ti sarà tolta la fatica per darti il riposo. Tu adesso navighi; ella è in porto.