VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
58,1:Grida, non darti posa, ec. S. Agostino, Serm. 106. De temp., sopra queste parole dice: E ordinato adunque ai ministri del Signore, che gridino e gridino forte: non darti posa, non dissimulare l'iniquità del peccatore, affinchè tu pel tuo tacere non perisca, e mentre vuoi risparmiare al peccatore la confusione, tu non tradisca la sua salute; affinchè tu non facci col silenzio peggiorare le piaghe, cui tu col gridare potevi risanare. Voi sapete, che la tromba è strumento non tanto di allegria quanto di terrore, e non tanto dà piacere quanto ispira paura.
58,2:Ogni giorno mi interrogano, ec. Mostrano di non altro desiderare, che di obbedirmi, e vogliono sapere la mia volontà e il perchè io li tratti come fo: persuasi che ei sono buoni e giusti e santi, mi chiamano in giudizio, perchè non do ad essi la pace e i beni da me promessi a coloro, che mi temono: questo vuol dire con quelle parole: mi domandan ragione de' giudizi di (mia) giustizia; e voglion accostarsi a me non per imparare a piacermi, ma per disputare con me e lamentarsi di me.
58,3-4:Perchè abbiam noi digiunato, ec. Ecco le querele miste di superbia e di arroganza. Digiunare e umiliare, ovvero affliggere l'anima propria col digiuno, una stessa cosa significa. Vedi Ps. XXXIV, 13. Levit. XVI. 20. Al digiuno andava unito il vestire e il cilicio, cioè quel sacco di grossa tela, di cui si è parlato più volte, e l'aspergersi il capo di cenere, vers. 5. Il Fariseo del Vangelo rammentava a Dio, che egli digiunava due volte la settimana.
Ecco che nel di del vostro digiuno la volontà vostra si soddisfa. Voi macerate col digiuno la carne, ma non mortificate la vostra volontà, le vostre passioni. E di fatto voi non lasciate nel giorno di digiuno di stringere i vostri debitori impotenti a pagare. Mostra qui Dio (come notò s. Girolamo), che il tormentare un debitore povero, che non può pagare, ripugna alla carità. Sembra (dice il Signore) che i giorni di digiuno sieno destinati da voi a litigare più del solito, a contendere, a maltrattare e colle parole e coi fatti i vostri fratelli. Nella Chiesa cristiana una volta chiudevansi i tribùnali ne' tempi di digiuno e di penitenza. Ma gli Ebrei ricchi e facoltosi il tempo del digiuno, nel qual tempo non potevano occuparsi in opere di fatica, lo impiegavano a litigare e a soddisfare la propria volontà.Sopra queste parole del Profeta notò s. Bernardo: Un male grande è la propria volontà, per cui avviene che i tuoi beni non sono buoni per te, Serm. LXXI. in Cant. Gli Ebrei digiunavano da una sera all'altra, e così fecero i Cristiani per parecchi secoli.
58,5:Il digiuno, che io amo, sta egli in questo, ec. Il digiuno, che io amo, non istà in tutte l'esteriori dimostrazioni affettate di penitenza, come sono star senza cibo, portare il capo cadente or da una, or dall'altra parte per finta debolezza, vestirsi di sacco, aspergersi di cenere. Dal Vangelo apparisce, che i Farisei ponevano molto studio nel far conoscere altrui i loro digiuni con una stravagante e ridicola ostentazione. Vedi. Matth. VI. 6.
58,6:Sciogli i vincoli dell'empietà, ec. Ecco le condizioni del digiuno perchè piaccia al Signore: sciogli i contratti e le obbligazioni usurarie che opprimono i poveri, contratti e obbligazioni formate dalla empietà: metti in libertà, vale a dire condona i loro debiti a' miserabili abbastanza aggravati dal giogo li lor miseria, senza che tu la renda più pesante col farli mettere in prigione, o vessargli in altre maniere: rompi ogni gravame: ripara le ingiustizie e gli aggravi fatti al tuo prossimo.
58,7:Spezza all'affamato il tuo pane, ec. Il tuo digiuno sia ancora condito colla carità e colla limosina; ed è notabile, che il Profeta (come osserva s. Agostino) perchè nissuno sipossa scusare dal far limosina per cagione di povertà, dice: hai tu un solo pane? spezzane una parte pel povero. Vedilo serm. 62. de Temp. e ancora serm. 50. 162. E non ispregiar la tua propria carne. Rifletti, che la carne del povero che patisce ell'è tua carne, perchè gli uomini sono tutti fratelli.
58,8:Allora come di bell'aurora spunterà la tua luce, ec. Sono qui dimostrati i frutti della carità e della limosina. Quando tu farai questo, e accompagnerai con tali buone opere il tuo digiuno, splenderà per te, come una bella aurora, la luce della grazia: i mali onde è afflitta l'anima tua saranno curati: tu sarai illuminato da Dio e sanato, perchè la carità tua verso de' prossimi ti meriterà le misericordie del Signore; la tua giustizia, la tua stessa carità e misericordia ti anderà innanzi nel pellegrinaggio di questa vita per condurti sicuro dagl'inciampi, franco da' pericoli in ogni tempo della tua vita, fino a tanto che il Signore ti accolga nella sua gloria.
58,9:Se torrai di mezzo a te la catena ec. Se torrai di mezzo gli aggravi, le angherie, le oppressioni del povero, notate qui innanzi ver. 6. E cesserai di stendere il dito, ec. Se cesserai di usare contro lo stesso prossimo gli scherni e le minacce, e di parlare con arroganza, con mali termini, e (come porta l'Ebreo) iniquamente.
58,10:Quando tu aprirai le tue viscere all'affamato, ec. Insegna il Profeta con qual pienezza di affetto debba farsi la limosina: e ciò quanto più, che agli Ebrei, debbe insegnarsi a' cristiani, a' quali è stato detto di mirar Cristo medesimo nella persona de' poveri?
Nascerà nelle tenebre a te la luce, ec. In mezzo alle calamità tu avrai libertà, contentezza, felicità così grande, come è la luce nel mezzodì. Ma per queste tenebre può intendersi specialmente quella notte, in cui, come disse Cristo: nissuno può far più bene, vale a dire l'ora della morte e delle agonie: perocchè Dio in quel punto i misericordiosi consola colla viva speranza della salute e della futura gloria, discacciando egli colla sua grazia le nebbie de' timori e di ogni ansietà.
58,11:Darà a te sempre riposo, ec. Quest'anima piena di carità verso de' prossimi per dono del Signore goderà dolce pace, goderà la bella luce della grazia e delle consolazioni dello spirito; le ossa di lei, cioè le sue potenze, saranno confortate e confermate nel bene: ella sarà come un vago giardino pieno di fiori e di frutti, perchè continuamente innaffiato dall'alto; e finalmente ella sarà una fontana, da cui scaturiranno sempre nuove acque senza che ella si secchi giammai, rendendo Dio all'uomo limosiniere anche in questa vita più di quello, ch'ei dà per amore di lui a' poveri. Vedi 2. Cor. IX. 6. 10.
58,12:E saran da te ristorati i luoghi ab antico deserti: ec. Allude alla ristorazione di Gerusalemme e della Giudea dopo la lunga cattività; ma in più proprio e vero senso mira il Profeta ad un' altra ristorazione della spirituale Sionne, la qual ristorazione egli non perde mai di vista, e ad ogni occasione a questa ritorna. Avendo adunque parlato de' frutti della carità e della misericordia, soggiugne adesso, che in tal guisa avverrà, che il nuovo popolo de' Cristiani, la legge de' quali sarà legge di carità, ristoreranno le rovine della Sinagoga, e faranno fiorire la fede e la carità de' Patriarchi e de' santi del Vecchio Testamento; getteranno fondamenti della nuova fabbrica così saldi da durare per generazioni e generazioni, e sino alla fine de' secoli; onde questo popolo e questa chiesa sarà la ristoratrice delle siepi, cioè delle mura diroccate, la ristoratrice della pubblica tranquillità, rimettendo in vigore la legge del Signore, e togliendo i vizi, che turbano la unità e la pace.
58,13:Se conterrai il tuo piede nel sabato, ec. Se non viaggerai nel giorno di sabato, e se questo giorno santo tu non lo darai alle tue passioni, alla gola, al piacere, ai vani divertimenti, ma lo impiegherai a orare, a meditare la legge e all'esercizio delle opere di carità; se questo giorno tu lo amerai e lo chiamerai giorno di delizia e di refezione per lo spirito, giorno consacrato alla gloria del Signore, e se in questo giorno al Signore tu darai gloria col non fare quel che solevi, vale a dire i peccati, che commettevi pell'avanti, e non darai pascolo alle tue passioni co' cicalecci di vanità, di detrazioni, di oscenità, di maldicenza, cicalecci, che frequentemente si fanno nell'ozio del sabato; allora perchè tu ti priverai nel sabato delle delizie della carne, ti darò io, il Signore, le delizie dello spirito, e t'inalzerò sopra l'altezza maggiore della terra, cioè fino al cielo, che è la terra de' vi venti; e ti mettero a parte di quella eredità e di tutti que' beni, che io promessi a Giacobbe, di que' beni, cioè, che occhio non vide, nè orecchio udi, nè cuor d'uomo comprese.
Dopo tali cose il Profeta a confermazione di esse e affine di meglio e più profondamente imprimerle nel cuore d'ogni uomo, soggiunge, che cosi sarà certamente: Perchè il Signore di sua bocca ha parlato.