VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
11,1:E di una donna meretrice. Generalmente gl'Interpreti credono, che debba intendersi una concubina presa senza le formalità usate ne' matrimonj, e tenuta in sua casa da Galaad. Certamente o non dee questo termine di meretrice prendersi in questo luogo nell'ordinaria sua significazione (perocchè la donna e il figliuolo stavano in casa di Galaad e Jephte si duole di essere stato cacciato dalla casa del padre, come vedremo), o quando si intenda letteralmente, potremmo credere, che questa donna sia così chiamata per qualche fallo commesso prima di avere sposato il padre di Jephte. Comunque sia, se la nascita di Jephte fu poco onorevole, egli ne levò la macchia col suo valore e colla fortezza dell'animo onde merito di essere innalzato alla suprema dignità in Israele.
11,3:Abitò nella terra di Tob. Paese altrove chiamato Tubim, a settentrione della terra i Galaad.
Che viveano di preda. L'autore della vulgata non ebbe certamente intenzione di diffamare Jephte, facendolo capo di gente non solo mendica; ma che suo mestiere facesse di commettere ladronecci e ruberie. E adunque da notare, che la voce ladro, e il verbo latrocinare non avean quell'odioso significato, che noi ora gli diamo. Veggiamo negli scrittori antichi Latini e Greci, che i latrones erano soldati, e anche scelti, che andavano a servire i principi senza paga, mantenendosi colla preda, che faceano sopra i nemici. Così Jephte, e la sua gente faceano prede nel paese degli Ammoniti e de' Filistei, co' quali avea guerra Israele.
11,7:Non siete voi quegli, che mi avete scacciato, ec. Poteva Jephte parlar cosi a quei seniori, benché non essi, ma i fratelli di lui lo avesser cacciato; perché a questi seniori toccava d'impedire una tale ingiustizia.
11,11:Parlò Jephte di tutte le cose sue dinanzi al Signore in Maspha. In Maspha erano adunati gl'Israeliti, come è detto nel capo precedente, vers. 17. Ivi Jephte fece i suoi patti col popolo, e trattò di tutto quello, che riguardava la guerra, di cui era dichiarato capitano. Quelle parole dinanzi al Signore possono significare il giuramento interposto dall'una e dall'altra parte coll'invocazione del nome del Signore, il quale in ispecial modo era presente alle adunanze del popolo. Vedi Deut. VI. 25., e altrove.
11,13:Israele occupò il mio paese ec. Gli Ebrei vinto Sehon re degli Amorrhei, avevano occupato le terre di suo dominio, tralle quali, Num. XXX. è nominata la terra de' Moabiti soggiogata già prima da Behon: or da questo luogo sembra indicarsi, che anche una parte del paese degli Ammoniti era stata occupata degli Ebrei nel medesimo tempo. Alcuni però son di parere, che il re degli Ammoniti fosse re de' Moabiti, e perciò come sua ridomandi la terra de' Moabiti presa degli Ebrei. Passavo molto amistà tra questi due popoli discesi da' due figliuoli di Lot.
11,21-22:E divenne padrone di tutta la terra degli Amorrhei, ec. Jephte in questo suo ragionamento fa valere queste tre ragioni; primo il diritto di conquista: gli Ebrei avendo fatta guerra giusta contro di Sebon, fecero acquisto di tutto quello, che Sehon già pacificamente possedeva come suo; in secondo luogo fa vedere la disposizione fatta da Dio ( padrone della terra e di tutte le cose ) di quel paese in favor degli Ebrei; e siccome il re di Ammon avrebbe potuto dire: io non conosco questo vostro Dio; Jephte perciò soggiunge: né io conosco Chamos, e se tu tieni per buon acquisto tutto quello, che ti ha dato il tuo dio, io pure posso e debbo tenere tutto quello, che il Signore ha dato a me. Notisi, che gli Ammoniti e i Moabiti aveano occupate le terre, che erano degli Emim, come sta scritto. Deut. II. 10. in terzo luogo Jephte fa valere la prescrizione di trecento anni; nel qual tempo nissuno ha avuto nulla da fine contro il diritto, che creano gli Ebrei sopra quel paese.
11,25:Se pure tu forse non sei qualche cosa di più, che Balac, ec. Balac re di Moab era pien di vita, e signor grande e potente, quando gli Ebrei, ucciso Sehon, si presero il paese tenuto da lui; ed egli non lo ripetè però dagli stessi Ebrei. Tutto quello, che Balac fece, o tentò contro Israele, lo tentò non per riavere le terre occupate dagl' Israeliti, ma per timore di non essere cacciato egli stesso dal trono e dal suo dominio.
11,29:Entrò adunque in Jephte lo spirito del Signore, ec. Dio empiè il cuore di Jephte di zelo e di coraggio e di valore per l'esecuzione dell'impresa a cui lo avea destinato.
11,31:Il primo, chiunque egli sia, che uscirà ec. Secondo questa lezione della nostra vulgata, il voto di Jephte avrebbe per oggetto non veruno degli animali, ch'ei potesse avere in sua casa, ma solamente le persone di sua famiglia, delle quali la prima, che se gli pari davanti al suo ritorno, prometto di offerirla al Signore: e cosi l'intese s. Agostino. Il Cadel e varj moderni suppongono compresi nel voto anche gli animali, e l'Ebreo può avere anche questo senso. Sopra questo voto di Jephte dirò brevemente prima, che considerato in se stesso egli fu temerario e ingiusto: tale è la comune opinione de' Padri, tra' quali s. Girolamo non temè di dire, che Jephte fu stolto nel fare il voto, ed empio nell'adempirlo. Egli fece ( dice s. Agostino ) una cosa proibita dalla legge, e non comandata a lui per veruna speciale intimazione di Dio; anzi lo stesso s. Dottore non dubita, che Dio per punire la temerità di un tal voto permettesse, che la sua unica figliuola fosse quella, che gli venne innanzi la prima dopo la sua vittoria: secondo, che io non ho potuto giammai aderire al sentimento sostenuto da alcuni moderni spositori, i quali senza altro fondamento, che quello delle favole Rabbiniche contraddicendo, per quanto a me sembra, all'espressa testimonianza della Scrittura (vers. 39.), e all'unanime sentenza de' Padri e anche degli antichi maestri della Sinagoga, e a quasi tutti i nostri Interpreti antichi e moderni, pretendono, che Jephte non adempisse il suo voto, ma consacrasse la figlia ad un perpetuo Nazareato. Terzo, se d'altra parte noi rifletteremo, che quest' uomo semplice e militare con pia e retta intenzione si movea fare il suo voto, e perché inevitabile ne crede l'adempimento, con estremo dolore suo lo adempie, sacrificando l'unica figlia; se rifletteremo, ch'egli potè avere in mira il sacrifizio di Abramo, e sperare (come accenna s. Agostino) che Dio accettando il suo buon animo avrebbe impedita la morte della sua figlia, come del figlio di Abramo; se rifletteremo alla grandezza dell'animo, colla quale per amor del pubblico bene si riduce a privarsi della cosa più cara, che avesse al mondo, temendo, che Dio lasciasse di prosperare la repubblica d'Israele, quando egli non isciogliesse il voto fatto per essa; se rifletteremo, che la stessa grandissima vittoria riportata dopo fatto il suo voto, poté confermarlo nell'opinione del debito, che gli correva di adempirlo; se a tali cose vorrem riflettere, potremo facilmente comprendere, donde avvenga, che que' Padri medesimi i quali si sono più fortemente dichiarati contro il voto di Jephte, non lascino di lodarlo per ragion della stessa azione. Se Jephte (dice s. Girolamo in cap. 7. Jerem.) offerì a Dio la vergine figlia, non è gradito il sacrifizio, ma l'animo dell'oblalore. Vedi S. Tommaso 2. 2. q. 88. art. 2. Concludo colle parole di s. Agostino q. 49. in Jud. Jepta meritò gli elogi di Paolo (Heb. XI), e quelli dello Spirito santo (Eccl. XLVI.) per la vita buona e fedele, nella quale dobbiamo credere, che egli morì.
11,36:Padre mio, se tu hai data parola ec. È superiore ad ogni elogio la sommissione, la obbedienza, la pietà verso Dio, l'amore della patria in questa fanciulla. Quello, che in un uomo provetto e sperimentato sarebbe miracolo di virtù e di costanza, divien molto più illustre e grandioso in una fanciulla, dice s. Ambrogio.
11,37:Lasciami andare per due mesi... a piangere la mia verginità. Perché questo? Perché, come dicono gl'interpreti, era una disgrazia il morir vergine, il non lasciare figliuoli, ma che la sterilità, la quale potea considerarsi come pena di qualche occulto peccato, lusso di disdoro ad una donna maritata, questo si vede nella Scritture, particolarmente essendo stato volere espresso di Dio, che la stirpe d'Abramo crescesse e moltiplicasse grandemente; ma che la verginità portasse seco qualche disonore, e fosse una disgrazia lo stato di vergine, questo non si e provato, nè si proverà giammai colle Scritture, nelle quali per lo contrario abbiam veduto degli speciali riguardi verso le vergini (vedi Num. XXXI. 17. ec.), ed esempi di persone riputate assai, le quali elesser di vivere in quello stato. Ma vi è ancora di più, ed è, che tragli stessi Pagani fu rispettata e onorata la verginità, sebben praticata da pochi; quindi la general costumanza delle nazioni di non condannare giammai a morte le vergini: della qual cosa si hanno moltissime testimonianze negli autori profani e negli stessi libri sacri. Sottoscrivo perciò volentieri alla sposizione di un erudito moderno interprete, il quale afferma, che la figliuola di Jephte chiese di andar attorno pe' monti colle sue compagne a piangere la sua verginità non pel disdoro, che a lei ne venisse dal morir tale, ma perché il privilegio di vergine non fosse stato bastante a salvarle la vita per ragion del voto fatto dal padre.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap