VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
18,1:Usci co' suoi discepoli di là dal torrente ec. Uscì dalla città, della quale erano aperte le porte particolarmente in occasione dell'immenso concorso di gente per le grandi solennità, come era la Pasqua, nelle quali solennità non poteva tutta la moltitudine aver luogo per albergar dentro le mura. Davidde figura di Cristo essendo perseguitato dal figliuolo Assalonne,fuggendo dalla città passò lo stesso torrente accompagnato dalle lagrime di tutti i buoni. L'ingrato figliuolo era l'immagine del popolo Ebreo. Secondo l'opinione più verisimile il nome di questo torrente viene dal nero colore delle sue acque.
18,2:Or questo luogo era cognito ec. Elesse adunque Gesùi questo luogo a posta, perchè quivi volle essere catturato.
18,3:Avuta una coorte, ec. La coorte era, come diremmo noi, una compagnia di soldati, che faceva parte della legione Romana. Vedi Matth. XXVI. 4.
18,5:Gli risposero: Di Gesù ec. I grandi preparativi fatti per andare a prendere colui, il cui proprio carattere era la mansuetudine, e l'umiltà, dimostrano nei nemici di Cristo una vera paura; ed effetto di questa può essere stato il non averlo saputo riconoscere alla luce nè della luna, nè di tante lanterne, e fiaccole accese.
18,6:Dettero indietro, e stramazzarono ec. Così vide Giobbe ad un soffio di Dio perire gli empi, Job. IV. 9. Vedesi qui una gran prova dell'onnipotenza di Cristo.
18,7:E quelli dissero: Di Gesù ec. Si osservi la inflessibile durezza del cuore umano. Un miracolo sì grande, si pa tente non fece nissuna impressione nei nemici di Cristo.
18,8:Lasciate che questi se ne vadano. Comanda quello, che vuole, ed è fatto quello che egli comanda, tralu cendo anche in mezzo alle sue umiliazioni qualche raggio dell'essere divino di Gesù Cristo.
18,9:Di quelli che hai dati a me, nissuno ne ho perduto. Il testo originale dice nissuno è perito: sopra di che alcuni vogliono, che ciò s'intenda della morte del corpo, altri della morte dell'anima, altri finalmente dell'una e dell'altra insieme: il che sembra più verisimile. Il Salvatore non volle, che fosse preso con lui nissuno de' suoi Apostoli, perchè non si trovassero in pericolo o di essere uccisi, come egli lo fu, o di rinnegarlo per timor della morte, essendo essi tutt'ora infermi nella fede.
18,11:Non berò io il calice ec. Vedi Matth. XX.22.
18,14:Caifa poi era quello ec. Vuole l'Evangelista, che si sappia di qual carattere fosse il giudice, davanti al quale dovette comparire Gesù; per questo ricorda quello che avea raccontato nel capo XI.
18,15:E un altro discepolo. Alcuni Padri hanno creduto, che questo discepolo fosse il medesimo s. Giovanni; ma è difficile ad intendersi, come un pubblico discepolo di Cristo potesse essere in un certo grado di conoscenza, e di familiarità con Caifa, e come in tal occasione gli fosse permesso di entrare, e far entrare altri in casa del pontefice, e come finalmente essendo anch'egli Galileo, non fosse egli pure riconosciuto dai circostanti per discepolo di Cristo. Si può creder piuttosto, che costui fosse uno di que' Gerosolimitani, i quali credevano in Gesù Cristo, ma per timore nascondevano i loro sentimenti. Vedi sopra XII. 42.
18,23:Se ho parlato male, ec. Un reo costituito davanti al suo giudice è insieme mente sotto la potestà del medesimo, e sotto la sua tutela; onde non è lecito ad alcuno di usargli violenza o strapazzo, e molto meno ciò e lecito a un ministro del giudice.
18,24:Lo avea ... mandato Anna. Il Greco, e la Volgata dicono: Lo mandò Anna; ma ho tradotto così, perchè s'intenda, che quello, che è riferito di sopra, era succeduto in casa di Caifa, e non di Anna.
18,28:Non entrarono nel pretorio per non contaminarsi. Per non contrarre immondezza coll'entrare in casa di un Gentile, per la quale immondezza avrebber dovuto astenersi dal mangiare la pasqua. Che orribile sconvolgimento di ragione, e di religione in costoro! Si fanno grande scrupolo di metter piede in casa di un Gentile, nissuno scrupolo si fanno di spargere il sangue di un innocente.
18,31:Prendetelo voi, e giudicatelo secondo ec. Giacchè sono noti a voi i suoi delitti, non intesi, nè conosciuti da me, fate voi di lui quello, che vi permette la vostra legge. Parla Pilato con ironia, facendosi beffe di tali accusatori, i quali vogliono, che sopra la loro sola parola Cristo sia condannato da lui.
Non è lecito a noi di dar morte. I suoi delitti (seguitano a discorrere senza dar la minima prova di quel che avanzano) meritano la morte, e a noi è stata tolta l'autorità di condannare chicchessia alla morte. Tu puoi, tu dei farlo.
18,32:Affinchè si adempisse ec. Affinchè Gesù condannato da un giudice Romano morisse di morte di croce, genere di morte usato presso i Romani, non tra' Giudei.
18,33:Se' tu il re de' Giudei? Quel Re, che è tanto aspettato, e desiderato da' Giudei?
18,34:Dici tu questo da te stesso, ovvero ec. Hai tu veramente in cuor tuo qualche sospetto, che io possa pensare a farmi re, ovvero riporti solamente le accuse de' miei nemici? Se il primo, tu, che da molto tempo presiedi al governo della Giudea a nome di Cesare, ben puoi sapere, se io abbia dato mai segno di pensare a far novità nello stato. Se il secondo, appartiene a te come giudice di pesare il valore di tali accuse, le quali altro principio non hanno, che l'odio ingiusto de' capi della Sinagoga contro di me.
18,35:Son io forse Giudeo? Io non posso sapere quello che i Giudei si promettono sulla fede dei loro profeti. Gli stessi pontefici, i capi della nazione, i quali debbono di tali cose essere informati meglio di ogni altro, sono quelli, che ti qualificano reo di sedizione, e di attentato contro la maestà di Cesare.
18,36:Il regno mio non è ec. Il regno descritto, e promesso dai profeti non è un regno temporale, mondano, e caduco, e non ha niente di comune, nè di simile co' regni di questo mondo. E ne dà una prova infallibile: se fosse di questo mondo il mio regno, mi sarei fatto dei seguaci, e degli amici potenti, capaci di difendermi da' miei nemici. Io non ho per intimi amici, se non de' pescatori senz'arme, e senza autorità.
18,37:Tu dunque sei re? Tu, che dici, che non è di questo mondo il tuo regno, convieni adunque, çhe un regno lo hai, e per conseguenza sei re?
Tu dici, che io sono re. Dici quello, che è, perchè dici quello, che di me è stato detto da tanti profeti.
Io a questo fine sono nato ... di rendere testimonianza alla verità: ec. Viene ad accennare qual sorta di regio sia il suo. Io sono venuto al mondo per soggettare gli uomini alla verità, la quale io predico: tutti coloro, che amano la verità, e la seguono, e la mettono in pratica, sono miei sudditi, e mi ubbidiscono non per forza, ma volontariamente.
18,38:Che cosa è la verità? E detto questo, ec. Pilato si infastidi di sentir Gesù parlare di una specie di regno non più udita: quindi gli domanda, che cosa sia la verità, della quale parlava, e glielo domanda non per essere istruito, ma per movimento d'impazienza. E per questo se ne va, senza aspettar la risposta di Cristo, pienissimamente persuaso, che non erano di alcuna importanza per lui le cose, delle quali Cristo voleva parlare.
18,39:Volete adunque, che vi metta in libertà il Re de' Giudei? Scherza Pilato sull'accusa data a Cristo di voler farsi re. Voi dite, che Gesù ha ambizione di esserre; a nissuno dee premere di metter in chiaro un tal delitto, quanto a me. Or io vi dico, che nè io, nè i Romani te miamo un re di tal fatta. Se vi ha tra voi chi re lo chiami, e per re lo tenga, siagli permesso di averlo per re. Io quanto a me lo rimetterò in libertà, se voi lo volete.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap