VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
13,1:Avendo egli amato i suoi, che eran nel mondo, ec. Vuole il santo Evangelista indicare, per qual motivo volle Gesù abbassarsi a un ufficio di tanta umiltà, qual era il lavare i piedi a'suoi Apostoli, che fu per dar loro un pegno del tenero amore, che ad essi portava; del quale amore volle dare una prova tanto sensibile nella circostanza di lasciarli per andare a morire, lasciandoli nel mondo quasi in un mare di pericoli, di affanni, e di dolori.
13,3:Sapendo Gesù, come il Padre ec. Vale a dire, quantunque conscio a se stesso dell'altezza della sua dignità, non ignorando, come eragli stata data dal Padre una assoluta podestà in cielo e in terra, e come disceso dal sen del Padre per la salute del genere umano, al Padre tornar dovea per sedere alla sua destra nel suo Regno, volle contuttociò umiliarsi nella maniera, che qui si racconta.
13,4:Depone le sue vestimenta: ec. Ciò vuolsi intendere del solo pallio, o di questo, e della tonaca, o sia veste lunga di sopra, la quale potea essergli d'impaccio nella funzione, che volea fare.
13,5:Cominciò a lavare i piedi. Secondo l'uso degli Ebrei si praticava un tal uffizio dalla moglie al marito, dal figlio al padre, e dal servo al padrone. Inusitato adunque fu un atto di tanta umiltà in Cristo.
13,6:Va adunque da Simone Pietro. Molti Padri han creduto, che cominciasse da lui Cristo la sua lavanda; lo che non è solamente molto credibile per riguardo al posto, che gia teneva Pietro nel collegio Apostolico, ma sembra rendersi come certo dalla ripugnanza mostrata da lui a permettere, che si abbassasse Cristo in tal guisa: imperocchè non è verosimile, che volesse esser egli il primo, e il solo ad opporsi a una cosa, la quale fosse stata sofferta dagli altri.
13,7:Lo intenderai in appresso. Quando avrò spiegato il mistero, e molto piu, quando dallo Spirito santo ti sarà data l'intelligenza e di questo, e degli altri.
13,8:Non avrai parte meco. Sarai escluso dalla parteci pazione dei miei beni, sarai diseredato da me. Ma la ripugnanza di Pietro procedente dal sommo rispetto, che por tava a Cristo, meritava ella mai un gastigo tanto terribile? Lo avrebbe meritato la sua disobbedienza al volere divino, dice s. Basilio con altri Padri. Il rispetto dovuto a Dio consiste in fare in ogni cosa la sua volontà.
13,10:Chi è stato lavato, non ha bisogno ec. Secondo il suo solito Gesù si fa strada dalla esteriore, e sensibil lavanda per passare a una lavanda di maggior importanza, perchè tutta spirituale, e di cui la prima è figura. Colui, che è purgato dalle gravi brutture, e mortali, non ha bisogno di altro, che di purgare ogni di più l'anima dalle sregolate affezioni, dai movimenti dell'amor proprio, e della superbia, e di espiare per mezzo della quotidiana penitenza i quotidiani mancamenti, da' quali non sono esenti nè meno i giusti in questa vita. Appunto come un uomo, che si è lavato tutto il corpo in un bagno, ha però sempre bisogno di lavarsi dalle sozzure, che naturalmente contraggono i piedi nell'uso quotidiano di camminare.
Ma è interamente mondo. Mondo quanto a tutto il resto del corpo, eccetto i piedi; ed è anche mondo interamente quanto alle gravi macchie, e a que' peccati, che l'anima uccidono d'un solo colpo.
Siete mondi, ma non tutti. Solletica, per così dire, la coscienza del traditore, mostrandosegli pienamente informato de' suoi scellerati disegni, onde sempre più comprenda, chi sia colui, contro del quale cova egli nel cuore un odio sì mortale, e ingiusto, e si confonda del suo ardire, e si ritragga da sì orrendo attentato, vedendo, quanto era impossibile di sottrarsi dalla vista di lui, ngli occhi del quale nudi sono, e aperti i più cupi segreti.
13,14:Dovete anche voi ec. Dovete anche voi essere disposti, e pronti a servire i vostri fratelli con tutti gli uffizi di carità in qualunque loro bisogno, ma principalmente nei bisogni spirituali.
13,16:In verità, in verità vi dico: ec. Continua a raccomandare ai suoi Apostoli l'umiltà, la prima, la secondia, la terza tralle virtù dell'uomo Cristiano, come dice s. Agostino. L'altezza del posto, che doveano occupare nella chiesa gli Apostoli, e la pienezza de' doni celesti, onde doveano essere ripieni dall'alto, diventar potevano tanti incentivi alla superbia. Li premunisce contro un male sì grande, avvisandoli, che quanto più saran grandi, tanto più debbono considerarsi come fatti pel pubblico bene, chiamati non a dominare, ma a servire alle anime, nulla di più attribuendosi di quello, che si è attri buito il padrone, che gli ha eletti, e il principe, da cui sono inviati come ambasciadori di pace. Ragione effica cissima a persuadere in ogni tempo la vera, e soda umiltà a' ministri della Chiesa. Cristo il padrone del gregge, Cristo il Re di quel popolo conquistato colle sue fatiche, co' suoi patimenti, con la sua morte. Nissuno de' servi suoi chiamati da lui a cooperare al ministero della sua carità ardisca di pretender nulla di più di quello, che Cristo ha preteso. Chi non debb'esser contento di tale uguaglianza di trattamento in tanta differenza di merito?
13,18:Non di tutti voi parlo. Quando ho detto, che sarete beati, mettendo in pratica quel che ora vi ho insegnato e con le parole, e co' fatti intorno alla umilta, non ho parlato così, perchè di tutti voi io pensi ugualmente bene. Vedo le interne disposizioni del cuore di ciascheduno: un empio è tra voi, ma la sua empietà è nelle mani della Provvidenza il mezzo, onde si adempia in me quello, che già Davidde (nel quale son io raffigurato) si dolse di aver sofferto da Achitofele. Colui, che io aveva fatto partecipe della mia mensa (la qual cosa era anche tra' Gentili considerata come pegno sacro di amicizia), mi ha dato dei calci; Psal. XI. 10. Così nuovamente ritenta il cuore di Giuda, ponendogli davanti agli occhi in un fatto si celebre nella storia di Davidde, il vivo, e brutto ritratto della sua empietà, e tacitamente minacciandogli lo sventurato fine di quell'uomo ingrato, e crudele. E a un tempo stesso nella terribile apostasia di un loro collega, nuovo argomento propone di umiltà e di timore per tutti.
13,19:Fin d'adesso vel dico. Affinchè non vi pensaste, ch'io mi sia ingannato per ignoranza nell'eleggere, e tollerare tra' miei più intimi discepoli il mio traditore, e affinchè la sua funesta caduta non vi serva di scandalo, vi fo anticipatamente sapere, che in persona di Davidde di me parla la Scrittura, e mie son le parole proferite da lui in occasione del tradimento di Achitofele, perchè son io quello, che in tutta la storia del re profeta, e in tutti i suoi Salmi sono dipinto, essendo egli stato una espressa figura di me.
13,20:Chi riceve colui, che io ec. Dice questo per consolare gli Apostoli, mostrando, che egli e il Padre hanno tanto amore per essi, che riceveranno come fatta a loro medesimi l'accoglienza e l'onore, che sarà ad essi fatto dagli uomini.
13,22:Si guardavano perciò l'un l'altro. Osservando ognuno, se notar potesse nel volto del compagno qualche indizio di misfatto sì atroce, e quasi incredibile.
13,23:Stava.... uno de' discepoli.... posando ec. L'intelligenza di questo passo pende dalla maniera usata da gli Ebrei nello stare a mensa. Stavano adunque su dei letti sedendo inchinati sul sinistro fianco co' piedi distesi, e che passavano dietro alla schiena del vicino. In questo modo ne avveniva, che il secondo quasi posasse sul petto del primo. Il luogo di mezzo era il più onore vole presso gli Ebrei, tra' Greci il primo. Imperocchè a ogni mensa stavano al più tre persone, donde il nome di trielinio.
13,26:Cui io porgerò un pezzetto di pane intinto. Gli Interpreti dicono, che il pane, che Cristo presentò a Giuda, era intinto nella salsa di erbe amare usata per antico rito e solenne in tal cena.
13,27:Quello che fai, fallo presto. Con queste parole Cristo non comanda a Giuda di porre l'ultima mano al suo tradimento, ma gliel permette; nè lo esorta, ma si dimostra apparecchiato a tutto soffrire. Vedi s. Leone Magno serm. 7. de pass.
13,29:Compra quello, che bisogna a noi per la festa. Possono queste parole intendersi delle cose necessarie al vitto. Questo passo di s. Giovanni, ma non il solo, nè il principale, ha dato occasione a molti di pensare, che Cristo anticipasse la Pasqua, facendola egli co' suoi discepoli prima degli Ebrei, avendo risoluto di morire in quell'ora stessa, in cui cominciava a immolarsi nel tempio l'agnello pasquale. Non è questo il luogo di trattare di questo punto tanto dibattuto tragl'Interpreti.
13,31:Adesso è stato glorificato ec. Gesù Cristo mirando con gli occhi del divino suo Spirito Giuda, che va a consumare la sua scelleraggine, i principi de' sacerdoti, e capi del popolo, i quali con una turba di soldati, e di sbirri con Giuda alla testa si muovono per venire a catturarlo, riguardando con generosità grande di cuore la morte, e i patimenti, come principio di sue vittorie, e di sue conquiste, esultando prorompe in queste parole.
13,32:Lo glorificherà egli stesso. Lo glorificherà non per mezzo di profeti, o di Angeli, ma da se medesimo, risuscitandolo, facendolo salire gloriosamente al cielo, ec.
13,34:Un nuovo comandamento. Chiama nuovo il comandamento della mutua carità, o perchè quasi scancellato già da' cuori degli uomini; onde facea di mestieri di rinnovarlo, o piuttosto nuovo per la premura, con la quale Cristo lo raccomanda, nuovo pel carattere specialissimo, che gli aggiugne di essere distintivo de' suoi veri discepoli, nuovo finalmente per l'altezza della perfezione, alla quale lo sublimò, dando per regola del fratellevole amore, l'amore stesso, che egli ha portato a noi. Cosi ci amiamo (diceva Minuzio a' Gentili ) scambievolmente, e questo vi dà nell'occhio; imperocchè non sappiamo che sia odiare; cosi (e questo vi fa invidia) ci chiamiamo fratelli, come tutti figliuoli di un solo Padre Iddio, come consorti della fede, coeredi della stessa speranza.
13,37:E perchè non poss'io seguirti adesso? Pietro non potea sentir parlare di separarsi da Cristo nè meno per breve tempo. Quindi si protesta, che qualunque o fatica, o pericolo abbia a incontrare per seguitarlo nel suo viaggio (che non intendeva bene qual fosse) era pronto a soffrir tutto, e anche la morte.
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