Giobbe - 5

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Eliphaz accusa nuovamente Giobbe di iniquità, perchè nissuno è punito dà Dio se non per sua colpa: e perciò esorta Giobbe, che si converta a Dio, e così gli promette ogni prosperità; e celebra le opere della providenza divina verso le creature.

1Chiama adunque, se v'ha alcuno, che ti risponda, e ricorri ad alcuno dei santi.
2Veramente lo stolto è messo a morte dall'ira, e il piccolo è ucciso dall'invidia.
3Vidi io un insensato aver messe sode radici, e subito maledissi la sua appariscenza.
4I suoi figliuoli saran lontani dalla salute, e saran calpestati alla porta, e non troveranno liberatore.
5Le sue messi saran divorate da un affamato, ed ei sarà condotto via dagli armati, e uomini assetati sorbiranno le sue ricchezze.
6Nissuna cosa si fa sulla terra senza cagione, e gli affanni non germogliano dal terreno.
7Nasce l'uomo ai travagli, come al volo gli uccelli.
8Per la qual cosa io pregherò il Signore, e a lui rivolgerò le mie parole,
9Il quale fa cose grandi, e imperscrutabili, e mirabili senza numero:
10Che manda la pioggia sulla faccia della terra, e tutte le cose innaffia colle acque,
11Che in alto pone que' che erano al basso; e gli afflitti rincora colla salute:
12Che dissipa le brame de' maligni, aftinché non conducano a fine le mani loro quel che aveano cominciato:
13Che nella loro astuzia impiglia i sapienti, e sperde i disegni de' cattivi:
14In pieno giorno si troveran nelle tenebre, e nel meriggio andran tentoni come di notte.
15Ma egli salverà il meschino dalla spada della lor bocca, e il povero dalle mani dell'uom violento.
16E il meschino avrà speranza, o l'iniquità chiuderà la sua bocca.
17Beato l'uomo, cui Dio corregge: non disprezzar tu adunque la riprensione del Signore:
18Perocché egli ferisce, e fascia la piaga, percuote, e medica di sua mano.
19Alle sei tribolazioni egli ti libererà, e alla settima il male non ti toccherà.
20Egli nella fame ti salverà dalla morte, e dalla spada in tempo di guerra.
21Sarai messo in sicuro dal flagello di lingua rea, e quando venga calamità, non ne avrai paura.
22Nelle desolazioni, e nelle carestie tu riderai, e non temerai le fiere selvagge.
23Le pietre stesse de' campi ti averanno rispetto, e le bestie selvagge mariteranno pace con te.
24E vedrai regnar la pace nel tuo padiglione, e nel governar la tua bella casa non commetterai mancamento.
25Vedrai eziandìo come numerosa sarà la tua stirpe, e la tua discendenza come l'erba dei campi.
26Pieno di anni entrerai nel sepolcro, come si rinchiude a suo tempo una massa di grano.
27Or quello che noi abbiamo esposto è così: tu che hai ascoltato, ripensavi.
Note:

5,1:Chiama adunque, se v'ha alcuno, ec. Eliphaz dopo aver raccontato quello, che avea udito nella sua visione, si rivolge allo stesso Giobbe e gli dice: credi, o Giobbe, alle mie parole, o piuttosto alle parole del medesimo Dio: che se trovi difficoltà nel persuaderti, o non abbastanza intendi queste verità, chiedi a Dio, che t'illumini, e ricorri perciò ad alcuno de' santi, il quale, colla sua intercessione t'impetri tal grazia.
Gli eretici degli ultimi tempi indarno cercano di ripararsi dall'autorità di questo luogo, in cui viene chiaramente supposta l'utilità della invocazione de' Santi, e la consuetudine di ricorrere al loro patrocinio fino da' tempi di Giobbe.

5,2:Veramente lo stolto è massa a marte dall'ira. Pell'ira intendesi qui l'impazienza, l'eccessiva sensibilità nelle afflizioni, da cui l'uomo si lascia trasportare fino a lagnarsi ingiustamente di Dio e della sua previdenza. Questa sfrenata impazienza è in vera causa della perdizione del peccatore, il quale si fa occasion di rovina di quello, che dovrebbe essere principio di salute per lui. Imperocchè il fine di Dio nell'affliggerlo si e di ridurlo a penitenza e salvarlo. In queste parole Eliphaz prende di mira l'amico Giobbe per le querele e gli sfoghi, de' quall e piena il capo III., e i quali egli attribuisce ad una smoderata impazienza.
E il piccolo è ucciso dall'invidia. Alla impazienza, che nasce dal vivo dolore de' beni perduti, va ordinariamente congiunta ne' miserabili l'invidia verso di quelli, che sono in prospera fortuna, come se questi non fosser felici, se non per aver rubata la loro felicità. La voce piccolo significa lo stesso, che stolto, ovvero colui che in basso stato ed infelice e ridotto. Sembra adunque che Eliphaz rimproveri a Giobbe le precedenti querele, come precedenti non solo da impazienza, ma anche da invidia, che egli avesse del felice stato de' suoi amici. Cosi egli vuol sempre concludere, che Giobbe e afflitto perchè è peccatore; la qual cosa vuol confermare Eliphaz con quello, che ne' seguenti versetti dice di aver veduto altre volte.

5,3:Maledissi la sua appariscenza. Male augurai di sua falsa prosperità.

5,4:Saran calpestati alla porta. Alle porte delle città si teneva regione e decidevansi le cause, come si è notato più volte. Dice adunque che i figliuoli dell'empio saranno calpestati, o sia svergognati, e condannati da'giudici pelle loro malvagità, lo che avvenir non può senza grande scorno, e miseria del padre.

5,6:Nissuna cosa si fa sulla terra ec. Le sciagure che piovono sopra gli empi non sono effetto del caso, ne vengono come certe erbe, e virgulti, che spuntano dalla terra senza che alcun ve li semini. Dall'ira di Dio, che fa vendetta delle iniquità, dall'ira di lui vengono i mali e tutti i flagelli.

5,7:Nasce l'uomo o' travagli, ec.L'uomo nascendo peccatore nasce perciò alle miserie, ed e naturale all'uom peccatore il patire, come agli uccelli il volare.

5,8:Per la qual casa io pregherò il Signore, ec. Vuol far intendere a Giobbe, che in vece d'impazientarsi, e diversarsi in querele e lamenti, la sola consolazione di un uomo afflitto debb'essere di ricorrere a Dio, di cui perciò Eliphaz descrive in potenza, la giustizia, la sapienza, e la misericordia.

5,13:Che nella loro astuzia impiglia i sapienti. Vale a dire quelli che per sapienti si tengono. Vedi I. Corinth. III. 19., dove è ripetuta dall'Apostolo questa sentenza. Dio colle stesse loro armi vince, e abbatte i falsi sapienti, rivolgendo in loro perdizione le loro astuzie, e le loro macchine.

5,14-15:In pieno giorno si troveranno ec. Vivissima descrizione dell'aceecamento, col quale punisce Dio la stolta carnale sapienza de' suoi nemici, riducendogli a non saper discernere nelle cose anche più facili, e piane, e aperte quello ch'essi debbono fare. Cosi Dio fa conoscere la sun possanza sopra di loro, e manifesta la sua bontà, e misericordia verso del poverello, a rovina del quale rivolgevano quelli la loro astuzia.

5,16:L'iniquità chiuderà la sua bocca. L'uomo ingiusto, che già si vantava del suo saper fare, che parlava superbamente contro Dio, e contro i suoi prossimi, si resterà muto, e senza fiato.

5,19:Alle sei tribolazioni egli ti libererà, ec. Il numero di sei e di sette è qui posto per un numero indefinito. Dopo quel numero di tribolazioni, col quale Dio vorra gastigarli, egli ti libererà, e quando a lui piaccia di visitarti con nuove afflizioni, queste non ti saranno di nocumento.

5,22:Le fiere selvagge. Ovvero le bestie della terra: lo che alcuni intendono degli uomini fieri, e crudeli. Ma non mi sembra, che siavi necessità di prendere queste parole in senso improprio. Ne' paesi dove abitava Giobbe, non mancavano le fiere salvatiche.

5,23:Le pietre stesse dei campi ti avranno rispetto. Non ti daranno impaccio nel tuo cammino. ne offenderanno i tuoi piedi le pietre, e i sassi. In vari luoghi della Scrittura è notato come un privilegio del giusto il non inciampare giammai nelle pietre. Davidde assicura, che gli Angeli lo porteranno colle loro braccia, affinché non urti giammai col suo piede ne' sassi. Ps. XC.
Altri intendono per queste parole indicata una barbara usanza, che fu nell'Arabia, dove tra' danni, che procurava di fare un nemico all'altro, vi era quello di mettere attorno a' suoi campi certe pietre, le quali erano come una intimazione di mali gravissimi al nemico od a qualunque uomo, che avesse coltivati, e seminati que' campi. Così Eliphaz, verrebbe a dire, che se mai alcun nemico di Giobbe avesse fatta tal cosa ne' poderi di lui, egli avrebbe potuto coltivarli senza timore, che quelle pietre fossero per lui mal augurose, o che gliene venisse alcun danno. Vedi leg. sunt. quaedam. De extrard crimin. Quasta sposizione sarebbe da preferirsi alla prima, se si avesse argomento per credere, che simil cosa fosse usata ai tempi di Giobbe.

5,24:Non commetterai mancamento. Sembra che Eliphaz indirettamente accusò Giobbe di aver mancato a' doveri di buon padre di famiglia ne' tempi passati.

5,26:Pieno di anni entrerai nel sepolcro, come ec. Sazio di vivere anderai a chiuderti volentieri nel tuo sepolcro in matura vecchiaia, appunto come si mettono appunto a suo tempo le biade mature.

Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap