VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
38,1:Ma il Signore di mezzo al turbine ec. Nella stessa guisa, che Dio apparve a Mosè in mezzo all'ardente roveto, che dinotava il fuoco e le trafitture dell'ardente trlbolazione, sotto di cui gemeva il popol suo nell'Egitto, così adesso apparisce Dio e fa sentir la sua voce in un turbine, per cui veniva significato il violento doloroso stato di Giobbe straziato non meno nell'anima dagli strapazzi dei suoi stessi amici, che nel corpo da' suoi dolori. Da questo turbine adunque e da questa nube viene Dio a parlare, e a terminare il lungo contrasto tra Giobbe e gli amici.
38,2:Chi è costui, che avviluppa ec. A chiunque riflette come nel primo versetto si dice, che Dio parlò a Giobbe, e come per comune indubitato sentimento tutto il ragionamento dal versetto terzo in poi è rivolto allo stesso Giobbe, sembrerà senza fallo assai verisimile, che anche le parole di questo versetto contengano un rimprovero fatto da Dio non ad Eliu, ma a Giobbe. Quest' opinione e favorita dalla lezione de' LXX. ed è tenuta dal Grisostomo, da Agostino e da molti altri. Posto ciò Dio con queste parole riprende Giobbe non di avere offesa in alcun modo la verità, ne di avere parlato male della giustizia e della Previdenza divina, ma di averne parlato confusamente e non con quella chiarezza e dignità, che si conveniva a tal argomento affin di togliere agli amici ogni occasione di sofisticare e di criticare, o stravolgere i suoi sentimenti. Mi sembra ottimamente espresso il senso di questo parole in una versione Latina in tal guisa: chi è costui, il quale coi suoi discorsi da ignorante oscura i consigli di Dio?
38,3:Cingi da uomo forte ec. Risponde qui il Signore ai voti di Giobbe, e gli ordina, che adunque si prepari alla disputa, e si cinga, e rinforzi i suoi fianchi come fa un uomo forte, che va alla tenzone.
38,4:Dov'eri tu quand' io ec.In tutto questo altissimo ragionamento sembra, che voglia Dio non solo convincer Giobbe della tenera e sollecita sua providenza riguardo alle cose sensibili fatte per l'uomo, ma voglia ancora col grandioso racconto de' miracoli di questa medesima in evidenza calmare e ravvivare lo spirito del sant' uomo, perturbato altamente non solo dagl'infiniti suoi mali, ma anche dagli oltraggi dei suoi stessi amici. Dio comincia a far vedere la piccolezza dell'uomo, e quanto gli sia incapace di poter penetrare i consigli del Creatore. Dov' eri tu (dice egli) quand'io qual sapiente architetto gettava le fondamenta della terra, di cui tu se' uno degli abitatori? Le fondamenta della terra sono la stessa sua stabilità datale da Dio. Ps. vn. 5.
38,5-6:Sai tu chi ne fissò le misure? ec. Dio fa qui allusione a tutto quello, che suol fare un architetto quando intraprende una fabbrica. Sai tu in qual modo io sospesi la terra; sai tu qual sia il sostegno e l'appoggio, ch'io le diedi; sai tu le proporzioni, ch'io fissai tra essa e l'Universo, di cui ell' e una parte? Avresti tu saputo ideare, o immaginare giammai una fabbrica si vasta, e si bella e si propria ad essere albergo degli uomini?
38,7:Le stelle della mattina, ec. i figliuoli di Dio sono gli Angeli, come si puo vedere cap. I. 6., e con tutto il fondamento crediamo, che le stelle della mattina siano gli stessi Angeli, così chiamati per essere stati fatti da Dio prima di tutte le cose sensibili. La seconda parte del versetto è una sposizione della prima, com' e uso delle Scritture. Veggasi in questo luogo il Grisostomo.
38,8:Chi chiuse le porte al mare ec. Mi sembra evidente, che la lettera della nostra volgata richiede, che s'intenda descritto l'andamento delle acque in un sol luogo, quando creato il mare faceva forza in certo modo per soverchiare e affogare la terra, se i comandi di Dio (che sono le porte, che lo rattennero) non gliel'avesser vietato.
38,9:La nube gli diedi per vestimenta, e nella caligine ec.Si continua a paragonare il mare con un bambino nato di fresco. Le nuvole tenebrose, che sopra lo stesso mare appariscono continuamente dice, che sono i panni e le fasce, onde cinse lo stesso mare, perocchè non solo la terra, ma anche la densa aria, che cinge il mare, serve al mare stesso di ritegno, come notò un dotto Interprete.
38,11:Sin qua tu verrai, ec.Egli è adunque il solo preciso comando di Dio, che ritiene il mare dentro i suoi limiti, e questo grandissimo effetto dell'onnipotente parola di Dio è sovente celebrato nelle Scritture. Vedi Ps.103.9., Jerem. v. 22. ec.
38,12:Forse dopo che sei al mondo ec.Nè tu, ne alcun uomo era al mondo quando fu creata la luce, e fissata l'alternativa della luce e delle tenebre, e stabilito il punto dove mattina per mattina dee nascer l'aurora, imperocchè questo punto ogni giorno e diverso, e non fosti tu certamente, che a lei lo insegnasti.
38,13:Hai tu scossi ec. Quando la terra cominciò ad essere albergo di tanti empi fosti tu forse, che prendendolo colle tue mani, come si prende un vaglio, la scuotesti con forza, e ne sbalzasti fuora la paglia inutile, e buona solamente a bruciare? Vedi Amos, IX. 9., Luc. XXII. 31.
38,14:Tornerà come fango il sigillo ec. Di questa oscurissima sentenza in sposizione, che mi sembra più coerente e più verisimile ella è questa: il sigillo (vale a dire l'uomo, che porto impresso il sigillo del suo Creatore, nella ragione, di cui in dotato) torna nel fango; e se egli sussiste, come una veste, che invecchia e si consuma.
La lezione de' LXX ci porta a credere, che si tratti qui della formazione dell'uomo, intorno alla quale dice il Grisostomo: Io per ambedue questi titoli ammiro il Creatore, e perché creò il corpo umano, soggetto alla corruzione, e perché nella stessa corruzione espresse la sua possanza e sapienza.
38,15:Sarà agli empi tolto il loro splendore, ec. La providenza di Dio spicca nel gastigo degli empi come nella ristorazione e conservazione delle altre cose.
38,16:Se' tu entrato nel fondo del mare, ec. Avea interrotto il filo del ragionamento per parlare degli empi, che corrompono le opere di Dio: torna adesso a parlare delle opere della Creazione.
38,17:Le porte di morte, ec. Penetrasti tu giammai nelle cupe profonde caverne, ricettacolo de' dannati, onde e il luogo dove essi stanno, e lo stato loro sia a te noto?
38,22-23:Le grandini, preparata da me ec. Preparate da me per gastigo de' miei nemici allorché ad essi dichiaro la guerra. Così della grandine servissi il Signore a flagellare i campi e le biade degli Egiziani. Vedi Exod IX. 18. ec.
38,28:E fece piovere sulla terra deserta ec. Lo (dice il Signore) fo sua parte della pioggia, della rugiada ec. anche alla terra disabitata e incolta, perocchè come padre e creatore di tutto nissuna parte delle opere mie trascuro, o metto in dimenticanza: ne degli uomini solamente, ma anche delle fiere e de' più vili e minuti insetti tengo pensiero.
38,31:Potrai tu forse legare le stelle ec. Parla della mutazione delle stagioni: puoi tu impedire, che al loro tempo non nascano le Pleiadi, che aprono la primavera, o sconvolgere il corso di Orione, affinchè non apparisca ad annunziare il principio dell'inverno? La stessa voce, che qui è tradotta Arturo, è spiegata con quella di Orione, cap. IX. 9.
38,32:Fai nascere l'Espero sopra i figliuoli degli uomini? È come se dicesse: se' tu forse, che fai apparire la stella della sera, che e pe' figliuoli degli uomini annunzio di tranquillità e di ripeso dopo le fatiche della giornata?
38,33:L'ordine del cielo.Ovvero le leggi del cielo, vale a dire le leggi stabilite da me intorno ai movimenti dei corpi celesti.
E stabilirai le ragioni di lui sopra la terra? Se'tu stato forse l'autore della dependenza, che ha la terra dal cielo, da cui impara la terra la diversità delle stagioni proprie per seminare, per lavorare le campagne? Se' tu, che hai ordinato, che il sole presedesse al giorno, la luna e le stelle alla notte, che la terra nelle sue produzioni avesse bisogno delle influenze celesti, e che finalmente dal cielo stesso apparasse la terra a ounoscere la gloria del Creatore?
38,34:Alzerai tu la tua voce alla nube ec. Quando la terra è sitibonda e chiede pioggia se' tu forse, che chiami le nuvole, e loro ordini di rovsciare un diluvio di acque sulle arse campagne? Ell'è la mia voce quella, al di cui suono obbediscono le nuvole, come tutte le creature anche prive di senso.
38,36:E chi al gallo diede discernimento. Chi ha insegnito al gallo a saper dividere i giorni e le notti in certe determinate parti distinte da lui col suo canto?
38,37:E farà tacere la celeste armonia? Gli antichi filosofi hanno dette gran cose sopra l'armonia del cielo. Quest'armonia consiste nella proporzione ordinatissima dei movimenti tutti, e di tutti i corpi celesti tra di loro.
38,38:Così fu fin da quando ec. Tutte queste cose furon con tal ordine stabilite da me (dice Dio) fin da quando fu creata la terra, allorché la minutissima polvere, ond'ella è composta, fu ridotta in materia dura e compatta e solida per mezzo di quella moderata umidità, che io le comunioni.
38,39-40:Anderai tu a far preda per la lionessa, ec. Si rammenta a conforto e consolazione dell'uomo la ineffafil providenza di Dio a favore degli animali. Una lionessa, che ha partorito, ha bisogno, ed e bramosa di provvedere non tanto al proprio sostentamento, quanto quel de' suoeiparti. L'aiuterai tu a far preda? Darai tu da mangiare ai suoi lioncini, quando per la loro picciolezza non possono allontanarsi dalla tana, in cui nacquero?
38,41:Chi prepara il sua nudrimento al corvo, ec. L'affetto materno della providenza divina non è pel solo lione, il re di tutti gli animali, ma anche pel corvo animal voracissimo, né bello a vedersi, ne di piacere a udirsi nel suo gracchiare. Questa razza però di volatili è in grandissimo numero, e Dio non disdegna di farci sapere, che egli ascolta le voci de' pulcini del corvo, e a pietà si muove di essi, e al loro sostentamento provvede. Vedi Ps. 146.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap