Giobbe - 37

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


Eliu dalle mirabili opere di Dio ne deduce la sapienza di Dio, la potenza, la giustizia, e l'imperscrutabilità del suo giudizio: alle quali cose pretende, che Giobbe abbia fatto torto, onde lo avverte a sotto porsi in tutto, e per tutto al cenno di Dio.

1Per questo tremò a me il cuore, e mi sbalzò dalla sua sede.
2Attentamente ascoltate la tremenda voce di lui, e il suono, che parte dalla sua bocca.
3Egli porta il suo pensiero alle cose di sotto de' cieli, e la sua luce fino alle estremità della terra.
4Dietro a lui un suono di ruggito, egli tuona colla voce di sua Maestà, e udita che sia la sua voce, aggiungervi non si potrà.
5Mirabilmente rimbomba nel tuono la voce di Dio, che fa cose grandi, e imperscrutabili.
6Egli comanda alla neve di calar sulla terra, e alle pioggie d'inverno, e alle sue impetuose procelle.
7Egli nella mano d'ogni uomo pone un segno, affinchè ciascuno conosca le opere sue.
8La fiera si ritira nella sua tana, e si sta ferma nel suo covile.
9Da' luoghi reconditi la tempesta vien fuora, e il freddo da settentrione.
10Al soffio di Dio il gelo si addensa, e si spandono dipoi le acque da tutte parti.
11Il frumento brama le nuvole, e le nuvole gettan la loro luce.
12Elle van girando all'intorno dovunque le guidi il volere di lui, che le governa, ad eseguire i suoi ordini per tutte le parti della terra,
13Sia in una data tribù, sia nella terra di lui, o in qualunque altro luogo, dove alla bontà di lui piacerà, che elle si trovino.
14Ascolta queste cose, o Giobbe, levati su, e considera le meraviglie di Dio.
15Sai tu forse quando Dio abbia comandato alle piogge di fare apparire la luce dalle sue nuvole?
16Hai tu conosciute le vie delle nuvole, e quel grande, e perfetto sapere?
17Non son elleno calde le tue vestimenta, allorché l'austro soffia sopra la terra?
18Tu forse insieme con lui fabbricasti i cieli, i quali sono saldissimi, come se fosser gettati in bronzo?
19Insegna tu a noi quello, che abbiamo da dire a lui; perocché noi siamo avvolti nelle tenebre.
20Chi ridirà a lui quello, ch'io dico? Se un uomo ardirà di parlarne, resterà oppresso.
21Ma adesso gli uomini non veggon la luce; l'aria subitamente comprimesi in nuvole, ma un vento, che passa le mette in fuga.
22L'oro vien da settentrione, e a Dio laude diasi con timore.
23Noi non siam degni di raggiungerlo, egli è grande in sua possanza, ne' suoi giudizj, e nella giustizia, ed è ineffabile.
24Per questo gli uomini lo temeranno, e nissuno di quelli, che si credono saggi ardirà di contemplarlo.
Note:

37,1:Per questo tremò a me il cuore, ec. Alla considerazione di tali cose rimango tutto commosso e in timor grande e tremore.

37,2:La tremenda voce di lui, ec. Per questa voce di Dio molti intendono il tuono: altri con più ragione intendono in generale i miracoli dell'Onnipotenza divina, che risplendono in tutta la natura. Con questi, dice un interprete, Dio ci parla, e spiegando sugli occhi nostri il suo potere e la sua sapienza, c'insegna a temer colui che fè tali cose, e con si bell'ordine la governa.

37,3:Egli porta il suo pensiero ec. Commenda la providenza di Dio, che a tutte le cose ancor della terra si estende.
E la sua luce fino ec. La luce di sua virtù, di sua bontà e sapienza penetra per tutte le parti della terra. Colui (dice s. Gregorio), che le superiori cose governa, le infime non abbandona, e quali che dappertutto è presente, anche nelle cose dissimili non è dissimile da se stesso.

37,4:Dietro a lui un suono di ruggito. Parla del tuono, che va dietro a Dio, vale a dire al comando di lui rimbomba quasi leone, che rugge, e col quale intimidisce e abbatte la superbia degli uomini, onde lo stesso tuono è qui detto voce della Maestà di Dio.Aggiungervi non si potrà. Si sente quella voce maestosa e terribile, ma non può l'uomo arrivare a scoprirne perfettamente la cagion naturale.

37,7:Egli nella mano di ogni uomo pone un segno, ec. L'oscurità di questo versetto ha dato luogo a moltissime e diversissime sposizioni. La sola, che possa (per quanto a me pare) convenire intieramente alla lettera della nostra volgata ell'è questa: Dio dando agili uomini le mani, strumento negato a tutti gli altri animali, significò all'uomo le opere sue, vale a dire le opere, che convengono all'uomo, perché mirando l'uomo le sue mani agevolmente conosce, ch'egli è fatto capace di esercitare tutte le arti. Il solo uomo (dice Galeno) ebbe da Dio le mani, strumento convenientissimo a un animale dotato di sapienza, strumento proprissimo all'uomo. De usu part. XIII.2. E Anassagora citato da Aristotele dicea, che le mani sono non uno strumento, ma molti, perocché sono uno strumento, che a tutti gli altri va innanzi. Crederei di far torto a' lettori Cristiani se mi mettessi a confutar di proposito le stravaganti immaginazioni de' Chiromantici, vale a dire di quella specie d'indovini, che intesero di predire mediante l'osservazione delle linee delle mani quello, che a ciascuno dee avvenire, e con pari stoltezza e ardimento pretesero ancora di dar peso a' loro vaneggiamenti colla storta interpretazione di questa parole.

37,8:La fiera si ritira ec. Le fiere atterrite da' tuoni, da' folgori e dalla procella si ritirano nelle lor tane, e stanno immobili ne' loro covili.

37,9:Da luoghi reconditi la tempesta vien fuora. Ragionevolmente credono molti Interpreti, che per questi luoghi reconditi intendansi quelle che Giobbe chiamo le ascose parti del mezzodì, cap. IX. 9.. e che da quelle parti venissero nell'Idumea e nella Palestina i turbini, i venti e le procelle apparisce da varii luoghi delle Scritture. Vedi Ps. LXXVII. ec. Jerm. IV. 4.. Zachar. IX. 14.

37,10:Al soffio di Dio il gelo si addensa, e si spandono dipoi ec. Dio non solamente il Signore e Moderatore dei venti, ma quasi in certo modo soffiano dalla bocca di lui perché ei li manda secondo che vuole. Quando adunque Dio manda il vento di settentrione, questo vento forma il ghiaccio, quando manda ii vento di mezzodì, il ghiaccio si fonde, e scolano in copia le acque da tutte le parti.

37,11:Il frumento brama le nuvole. Vale a dire le piogge, le quali particolarmente co' nitri, che spargono sopra la terra danno nutrimento e vigore alle piante del grano. E le nuvole gettan la loro luce. Questa luce significa i frequenti lampi, che precedono, o accompagnano la pioggia.

37,12:Dovunque le guidi il volere di lui, ec. Non si può meglio descrivere l'assoluta dipendenza di tutte le creature da Dio, e la obbedienza, che tutte rendono al lor Creatore. Le nuvole stesse sono per così dire nelle mani di Dio, egli le spedisce in questa, od in quella parte secondo che a lui piace, ed elle con somma esattezza eseguiscono tutti i suoi comandi. Imperocchè ora sono mandate a oscurare il sole, e temperarne gli ardori, ora ad umettare la terra, ora sono apportatrici di lampi, di tuoni, di fulmini, di grandini.

37,13:Sia in una data tribù, ec. Queste nubi versano la pioggia sopra le terre abitate da questo, o da quel popolo, ovvero in un paese deserto e non assegnato ancora da Dio a veruna nazione, o finalmente, in qualunque luogo, dove secondo le benefiche sue disposizioni vorrà Dio, che alle si portino.
Non debbo però tacere, che per quelle parole in terra sua alcuni intendono un paese, dove il vero Dio fosse adorato. Sembra però più semplice e naturale la sposizione, che ne abbiam data, perchè così viene maggiormente a commemdarsi la Provvidenza divina riguardo anche agli alberi e alle piante salvatiche, le quali da nissuna umana industria sono aiutate. Veggasi in questo luogo s. Gregorio, il quale applica mirabilmente queste parole a' ministri della divina parola, che vanno pel mondo tutto predicando ad ogni creatura il Vangelo.
Noteremo in questo luogo come Eliu propone in tutto il suo discorso a considerare non cose nuove e insolite, ma usuale, e per così dire quotidiane; e veramente il fermarsi a considerare queste, e ad ammirarle è proprio de' soli saggi, perocchè quanto al volgo i più grandi spettacoli della natura sono piccoli per lui quando sono ordinari.

37,15:Di fare apparire la luce dalle sue nuvole? Questa luce, che scappa fuor delle nuvole, dinota l'Arcobaleno. Vedi Eccli. XXXIII. 12. Sai tu in qual modo e in qual punto farà Dio apparire dalle sue nubi l'arco celeste variato di si belli e vivaci colori?

37,16:Hai tu conosciute le vie delle nuvole, ec. Sai tu il come con tanta celerità si muovan le nuvole ora in una, ora in altra parte, e il come si stiano librate nell'aria, e l'infinito perfetto sapere, che Dio dimostra nella formazione e nel governo delle medesime nubi?

37,17:Non sono elleno calde ec. Vale a dire: Le tue vesti ti pesano addosso, e ti riscaldano tosto che soffia il vento di mezzodì; sapresti tu render ragione del perché questo vento riscaldi, del perché da quella parte del mondo soffi un tal vento?

37,18:Tu forse insieme con lui fabbricasti ec. Pel nome di cieli intendasi co' migliori Interpreti l'aria, e le aeree regioni, nelle quali si osservano le meteore descritte di sopra: or in questi aria osserva Eliu questo miracolo, che essendo cosa si leggera e minuta, che fugge la vista, ella però ha tal fermezza e tal momento come se fosse di saldissimo bronzo. Gli effetti dell'aria, particolarmente quando è messa in moto, sono stupendi.

37,19:Insegna tu a noi ec. Noi, che ci conosciamo tanto ignoranti, non sappiamo far altro che ammirare e adorare in silenzio le opere di Dio; tu, che hai tanto sapere insegna a noi quel che dir dobbiamo di sua Previdenza e della sapienza, con cui egli il mondo regge e conserva.

37,20:Chi ridirà a lui quello, ch'io dico? ec. Chi ardirebbe di ripetere dinanzi a lui quel ch'io diceva delle opere di Dio, le quali sono si grandi e ineffabili, che e temerità per un uomo il pretendere di parlarne, ed è un esporsi a restarne oppresso?

37,21:Ma adesso gli uomini non veggon ec. Gli uomini vivono adesso tralle tenebre dell'ignoranza; ma siccome dopo che le nuvole addensate dal vento ci tolsero la luce del sole, viene dipoi un altro vento, che le dissipa, e il giorno ci rende; così avverrà, che dileguate una volta le nostre tenebre, Dio si farà vedere a noi, e ci svelerà se medesimo.

37,22:L'oro vien da settentrione. Cioè la serenità, come espongono comunemente gli Ebrei e i Latini. Il vento aquilonare, che è molto impetuoso e violento, può significare la tribolazione, dopo la quale Dio rende a' suoi giusti la calma e la luce. In tal guisa queste parole hanno relazione col versetto, che precede.

37,24:Per questo gli uomini lo tenteranno, e nissuno di quelli... ardirà di contemplarlo. Nissuno che saggio sia, ardirà, tenteraà, presumera d'investigare i segreti della Providenza. Così tu, o Giobbe, da' lode a Dio con timore, rispetta e adora i suoi consigli, e non credere, che possa un uomo come te ignorante giungere ad intendere le disposizioni della Providenza, le quali sono pe'saggi stessi un impenetrabile arcano.

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