VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
30,1:A' padri de' quali non mi sarei degnato ec. Vale a dire: mi deridono de' giovanastri figliuoli di uomini cattivi vilissimi, i quali io non avrei sofferto di tenere in mia casa, e nemmen di mettergli al governo de' cani, che custodivano i miei greggi. Così il Grisostomo.
30,2:De' quali io nulla stimava la forza delle braccia. La forza delle braccia ell'è la facoltà di agire, di operare. Vuol adunque dire, ch'e' non eran buoni a far nulla di bene, ond'eran riputati come indegni di vivere: imperocchè la loro maniera di vita era non solo barbara, ma ferina, come apparisce da quello che segue.
30,4:La radice del ginepro. Non troviamo scritto da verun autore antico, o moderno, che le radiche del ginepro sien buone a mangiare: forse erano buone o almeno non cattive ad esser cibo de' miserabili nell'Idumea: ma non potrebb'ella essere piuttosto una maniera di proverbio il dire, che un uomo vive delle cortecce degli alberi, o delle radiche del ginepro, per dinotare un' estrema fame e miseria? Certamente fa d'uopo riconoscer qui una esagerazione, e amplificazione poetica.
30,5:Con grande schiamazzo. Facendo gran festa per aver trovato di che sfamarsi.
30,7:Per delizia contavano lo star sotto i pruni. Abitatione degna di uomini fieri e salvatichi.
30,11:Perocchè egli apri il suo lurcasso ec. Tali cose sono fatte contro di me, perché Dio mi ha posto qual segno alle sue saette.
E il morso posto alla mia bocca. Mi ha trattato qual giumento, mi ha messo il morso alla bocca, e mi conduce per quella strada, che a lui piace fino a soffrire le cose più dure e aspre, e ripuguanti alla natura. Vedi Ps. XXXI. 9.
30,12:Nel mio fiorire ec. Nel tempo della mia maggior felicità.
30,13:Mi hanno rotto le strade. Mi hanno renduto impraticabili tutte le vie, per le quali potessi cercar salute: non ho dove fuggire, né dove voltarmi.
30,15:I miei desideri. Tutto quello che io bramavo più ardentemente. I LXX lessero le mie speranze.
30,17-18:E non assonnan quelli ec. Tutti gl'interpreti Latini intendono questa parole de' vermi, che rodevano le membra di Giobbe, e anche la stessa veste.
30,22:Ponendomi sopra del vento. Ponendomi in luogo altissimo, in altissimo stato e felice.
30,24:Tu però la tua man non adopri ec. Io so, anzi lo vedo, che le mie miserie mi conducono a morte, ma io non perderò la speranza nella tua misericordia; perocchè nell'affliggere l'uomo, tuo disegno non è di sterminarlo e di perderlo, ma di salvarlo.
30,25:Io piangeva una volta le altrui afflizioni. Per qual motivo adunque non trovo io adesso tra gli uomini, e tragli amici stessi chi abbia di me pietà?
30,28:Io me ne vo malinconico, ma senza trasporti d'ira; mi alzo, e grida ec. Oppresso da infiniti mali pur frenai sempre gl'impeti del dolore e della impazienza, benché la violenza de' mali, ch'io soffro sia tale, che mi costringe talora ad alzar le strida davanti alla gente.
30,29:Divenni fratello dei dragoni, e compagno ec. Imito il lugubre urlare de' dragoni e degli struzzoli. La stessa similitudine si trova, Mich. I. 31.
30,31:Rivolta in pianta è la mia cetra. La mia cetra, sulla quale una volta io cantava a Dio canzoni di laude, cantici di letizia, non da adesso altro suono, che di tristezza e di lutto.
La mia lira. Non abbiamo tradotto organo affinchè, nissuno credesse, che si parli qui d'istrumento simile a quello, a cui diamo tal nome. Lo strumento, che è qui nominato, e affatto ignoto.