VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
11,2:Forse colui, che molto discorre ec. Si vede, che Eliphaz e Baldad udito il ragionamento di Giobbe si davano quasi per vinti, e si tacevano: ma Sophar prende la parola, e più colle ingiurie, che con buone ragioni riprende e accusa l'amico. Egli comincia col dire, che Giobbe non dee credere di aver turata a tutti la bocca, col suo molto parlare; essere cosa giusta, che dopo aver discorso si lungamente ascolti egli quello che gli altri hanno da dire, e che per giustificarsi altro vi vuole, che una gran copia di parole.
11,3:E dopo avere scherniti gli altri ec. il precedente ragionamento di Giobbe è pieno di calore e di fuoco come spremuto dall'estremo dolore; contuttociò non si vede in esso una sillaba, che possa aver dato motivo a Sophar di dire, che egli avea scherniti gli amici. Ma ella e cosa troppo ordinaria, che i felici del secolo di mal cuore a scoltino il povero, che parli con libertà, e si avvera quello dell'Ecclesiastico: il povero parla sensatamente, e non gli è dato retta, e dicono: chi è costui? accusandolo di audacia e di temerità.
11,4:La mia dottrina e pura. Quello, che io ho detto riguardo a Dio, riguardo alla sua provvidenza, intorno alle miserie de' giusti, e alla felicità de' cattivi, tutto è conforme alla verità.
Son mondo negli occhi tuoi. Si sottintende: o Dio. Ma s. Gregorio, e il Grisostomo, e altri osservano, che Giobbe avea detto il contrario, cap. IX. 20, X. 2., e che, quantunque egli in varii luoghi sostenga la sua innocenza, e si protesti esente dalle scelleraggini, di cui lo supponevano reo i suoi amici, si dimostra però sempre pieno di santo timore riguardo alle colpe men gravi, e agli occulti peccati. Sophar adunque per lo meno è cattivo interprete dei sentimenti di Giobbe, e trasportato da indiscreto zelo aggrava l'amico.
11,5-6:Così volesse Dio parlar egli con te, ec. Giacché tu hai avuto ardire di parlare in tal modo con Dio, piacesse pur a Dio di risponderti, e di reprimere la tua baldanza, come potrebbe egli fare agevolmente, dappoichè i più secreti pensieri e difetti del cuor tuo sono a lui manifesti: se egli ti spiegasse gli ascosi misteri di sua providenza, se ti facesse conoscere la moltiplicità de' precetti, e per conseguenza di quante cose tu sii reo dinanzi a lui, intenderesti allora come maggiore senza paragone è il debito, che hai con lui, che tutte le pene, colle quali egli vuole, che tu lo sconti.
11,7:Forse tu scoprirai ec. Non è da te il comprendere perfettamente, ne l'ordine della providenza e della giustizia divina, ne le ragioni di tue sciagure.
11,10:S'ei metterà sossopra ec. Se a Dio piacesse di alterare l'ordine di tutte le cose, di ridurlo tutte in un Chaos, chi è, che ardisse o di opporsegli, o di contradirgli? come adunque ardisci tu di parlare con tanta imprudenza contro di lui per ragione della rovina di tua famiglia?
11,11:Or ci conosce la vanità ec. Vanità, e iniquità sono lo stesso in questo luogo, perocchè questa seconda parola espone in prima. Dio vede l'iniquità degli uomini, e veggendola forse non ne farà egli caso, o la lascerà impunita? Mai no. Cosi Sophar mai dire: Non credere, o Giobbe, che a Dio possano essere occulti i tuoi falli, nè ti dee recar mermiglia s'ei li punisce.
11,12:L'uomo stolto ec. Continua ad accusare l'amico di stoltezza e di superbia, dicendo, che egli in vece, di piegare il capo sotto i meritati flagelli, qual asino salvatico stolido insieme e feroce, a null'altro aspirerebbe, che a scuotere ogni freno, e godere di un' assoluta licenza e impunità.
11,13:Ma tu ti se' indurato... ed hai stese ec. Tu con animo duro e ostinato nella malizia ti sei accostato a Dio, e hai stese le mani verso di lui per offerirgli le tua orazioni e i tuoi sacrifizi, come se non fosse a te noto, che la prima cosa, che Dio richiede dall'uomo si è il cuore, e che se questo è corrotto, tutte le altre offerte non possono esser gradite.
11,14:L'iniquità delle tue mani ec. Per poter con buona e giusta fidanza alzare il Dio le tue mani fa d'uopo, che queste sien pure da ogni macchia. Le mani sono strumenti delle azioni dell'uomo, onde le azioni stesse sono significato per le mani in molti luoghi delle Scritture.
11,15:Alzar la tua faccia, ed avrai ec. Potrai alzar con molta speranza gli occhi al cielo, e aspettare da Dio ogni bene.
11,17:Sulla sera.Vuol dire nell'ultima parte della tua vita.
Sorgerai, come la stella della mattina. Passerai dalle tenebre e dalla notte oscura di tue miserie alla lieta luce delle consolazioni e delle felicità.
11,18:E nella tua espettazione riporrai tua fidanza. Non solo goderai del ben presente, ma ne aspetterai un migliore nella vita avvenire.
E sepolto dormirai. La tua morte sarà un dolce sonno ti addormenterai tranquillo nella speranza della futura risurrezione.
11,19:E non sarà chi ti rechi terrore. Sarai libero da ogni timore, perché non vi sarà chi a te possa nuocere.
E moltissimi a te porgeranno preghiere. Tanta opinione avranno comunemente gli uomini del tuo merito presso Dio, che te invochernnno ne' loro bisogni. Sophar Senza saperlo predice quel che dovea accadere a lui, e a suoi compagni, i quali per comandamento di Dio dovettero ricorrere all'intercessione di Giobbe. Vedi cap. XLI.
11,20:Ma si seccheranno gli occhi degli empi. Mirando da tutte le parti, e aspettando invano chi li soccorra. Perocchè nissuno si moverà a porgere loro la mano onde non potranno fuggire i mali imminenti, e quelle cose stesse, nelle quali riposero la loro speranza non solo non potran consolarli, ma saranno odiose e abominevoli alle anime loro: le ricchezze, gli onori, le felicità terrene, che rendevan superbo il peccatore saran da lui riputate degne di abominazione e di odio nel tempo della sua morte, perchè furono la funesta occasione de' suoi traviamenti, e della sua perdizione.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap