VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
4,1:Mio gaudio, e mia corona: ec. Voi, mia dolce consolazione, e mia gloria per la fede, e carità, di cui date sì belli esempi, perseverate nel modo, che vi ho già detto, costanti nel servizio, e nell'amor del Signore.
4,2:Prego Evodia, e... Sintiche, che abbiano ec. Tra queste due donne principali di quella Chiesa qualche legger dissapore era nato probabilmente per motivi riguardanti la religione, e la pietà, come sembra insinuare l'Apostolo in quello che dice di esse nel versetto seguente. Le prega adunque di star unite di sentimenti nella carita di Cristo. Qualche Interprete moderno ha creduto, che il nome di Sintiche debba aversi per di uomo, e non di donna, nè può negarsi, che la voce greca abbia maggior rapporto al mascolino, che al femminino; ma siccome il Grisostomo, e Teodoreto, ed altri Greci lo hanno preso per nome di donna, per tale possiamo prenderlo anche noi col maggior numero degli Interpreti.
4,3:Prego anche te, compagno fedele, ec. Non sappiamo con certezza a chi egli parla con queste parole; elle sono indiritte a un uomo, che aveva molto operato in servigio della Chiesa di Filippi insieme con Paolo, e a lui Paolo raccomanda di adoperarsi a riunire gli animi di queste due donne. Di queste egli dice, che avevano insieme con Iui combattuto per il Vangelo, vale a dire, avevano so stenuto afflizioni, e fatiche, e pericoli, servendo alla fede, particolarmente nel procurare la conversione delle altre donne e nell'istruire le convertite.
Con Clemente, e con gli altri miei aiuti, i nomi dei quali ec. Origene, s. Girolamo, Eusebio, Epifanio, ed altri credono, che questo Clemente sia lo stesso, che fu poi successore di Pietro dopo s. Lino, e s. Cleto, e la Chiesa latina ha dato peso a questa opinione col leggere all'altare nel giorno della festa di s. Clemente papa questo luogo dell'epistola a' Filippesi. Gli altri, che egli non nomina, ma dice, che sono con lo stesso Clemente scritti nel libro della vita, si può credere, che fossero i sacerdoti ed altri ministri di quella Chiesa, alla fondazione della quale molto avevano contribuito come aiuti del nostro Apostolo.
4,4:State allegri sempre nel Signore: ec. Ripete con grande affetto la stessa cosa detta già cap. III. I., perchè in grandi travagli si trovavano que' cristiani.
4,5:La vostra modestia sia nota a tutti gli uomini: il Signore è vicino. Diportatevi con tutta moderazione, e dolcezza verso di tutti gli upmini anche Gentili, anche nemici della fede; il Signore, che è rimuneratore de' buoni, sta per venire: non sarà lungo il tempo di soffrire, la ricompensa e vicina, ed ella è eterna.
4,6:Non vi affannate per niente: ma in ogni cosa ec. Non vi prendete soverchia pena ed affanno per qualunque cosa, che vi accada, lo che sarebbe indizio di animo, che diffida della provvidenza divina, e delle promesse del Signore; ma in qualsisia negozio scabroso e difficile, all'orazione ricorrete, e in essa a Dio esponete i vostri desideri, e le vostre petizioni accompagnate dal rendi mento di grazie. All'orazione di domanda va unita sempre secondo l'Apostolo l'orazione di ringraziamento, quella pe' benefizi futuri, questa per i passati. Vedi I. Cor. XIV. 16., Ephes. V.4.
4,7:E la pace di Dio, la quale ogni intendimento sormonta, ec. La pace di Dio ella è la tranquillità della coscienza nascente dalla viva speranza in Dio, cui siamo stati riconciliati per Cristo; e una tal pace è un bene incomprensibile ad uomo mortale. Questa, dice Paolo, sia a guardia de' vostri cuori, perchè non si allontanino giammai dal bene, e sia a guardia delle vostre menti, perchè non abbandonino giammai il vero mediante la grazia di Gesù Cristo.
4,8-9:Tutto quello che è vero, ec. Vero in questo luogo significa schietto, sincero, senza ipocrisia. Raccomanda in questo versetto tutti i doveri della vita cristiana, la semplicità lontana da ogni finzione e menzogna; la purita nelle parole, ne' portamenti, e nelle azioni; la giustizia, che rende agli altri quel che a ciascuno è dovuto: la santità, che tutto l'uomo consagra a Dio, e al suo servizio; tutte quelle cose, per le quali l'uomo si rende amabile al prossimo; tutte quelle, per le quali si acquista buon nome; l'esercizio di tutte le virtù secondo i tempi, e le circostanze; finalmente una disciplina, e un contegno, che sia non solo irreprensibile, ma degno di lode. Queste cose vuole egli, che abbiano continuamente nell'anino, le quali egli avea loro insegnate, e quasi poste nelle mani, e delle quali aveva dato ad essi l'esempio, esempio veduto da essi co' propri occhi, quando e gli era presente, e udito, quando egli era lontano da loro; queste vuole che pratichino, affinchè abbiano con seco il Dio della pace.
4,10:Io mi son poi grandemente rallegrato nel Signore, che... siate rifioriti ec. Mi sono rallegrato non per riguardo a me stesso, ma per amore del Signor Gesù Cristo, che sia in certo modo rifiorita in voi la sollecitudine vostra, e benevolenza verso di me, la quale veramente non è mancata in voi giammai, ma vi mancava l'opportunità di dimostrarla all'esterno. La metafora è presa dalle piante, che nell'inverno sembrano morte, ma alla primavera fioriscono; così i Filippesi dopo lungo spazio di tempo avean dato all'Apostolo una nuova dimostrazione della loro carità col mandargli soccorso di denaro nella sua prigionia.
4,11-13:Non parlo come per riguardo ec. Non parlo di questa vostra beneficenza relativamente al bisogno, che io ne aveva, ma piuttosto relativamente al vostro bene, e al merito da voi acquistato con questa buona opera, Vers. I7; imperocchè quanto a me, io so adattarmi e al bene e al male, aiutandomi il Signore, che è mia consolazione, e mio sostegno, e mediante la grazia del quale tutto è a me possibile.
4,14:Per altro ben avete voi fatto ec. Nè questo io dico, perchè non sia grato, e riconoscente al vostro amore: anzi vi rendo grazie, che, essendo io afflitto, e bisognoso d'aiuto, e abbiate avuto compassione delle mie tribolazioni, e mi abbiate sovvenuto generosamente.
4,15:Ma voi pur sapete, o Filippesi, come nel principio ec. Ed in ciò seguitato avete il vostro costume; imperocchè fino da quando, seminato la prima volta il Vangelo nella Macedonia, io mi partii per andare nell'Attica (Atti XVII.) voi sapete, come da nissun'altra Chiesa, fuori che da voi, io non ricevetti alcun soccorso temporale a conto de' beni spirituali, i quali aveva io comunicati alle medesime Chiese mediante la predicazione della fede.
4,18:Ho ritirato il tutto. Ho procurato di esprimer la forza della parola greca, la quale significa ricevere alcuna cosa come frutto di un'altra, come il fitto di un podere, o mercede di un lavoro; imperocchè vuol sempre l'Apostolo insinuare, come la mercede è dovuta a' predicatori del Vangelo.
Odore soave, ec. Vedi Atti X. 4. Ephes. V. 2.
4,19:Secondo le sue ricchezze con la gloria in Cristo. Io, dice Paolo, sono povero, nè posso corrispondere alla vostra liberalità; ma il mio Dio è ricchissimo; egli vi renda la ricompensa; ma ve la renda principalmente nella eterna beatitudine per Gesù Cristo, per cui abbiamo ogni bene.
4,22:Quelli, che sono della casa di Cesare. Fino nella casa di Nerone adunque avea l'Apostolo introdotto il nome e il culto di Gesù Cristo, cangiando in una Chiesa la casa del suo tiranno e persecutore, formando in certo modo un regno a Cristo in mezzo all'inferno. Vedi s. Girolamo in epist. ad Philem.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap