VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
10,1:E' una fortezza grande. Vale a dire, fu a lui fatta vedere una forte milizia, cioè gli Angeli, i quali sono detti sovente milizia celeste, esercito del cielo.
10,2:Pel corso di tre settimane. L'Ebreo propriamente dice: per tre settimane di giorni, distinguendole dalle settimane di anni, delle quali parlò nel capo precedente. È disputa tragli Interpreti intorno al motivo, per cui il Profeta si affliggeva, ed orava, e digiunava. Alcuni cre dono, ch'ei piangesse lo stato di Gerusalemme, e le opposizioni, che incontravano gli Ebrei per parte de' lor nemici nella ristorazione del tempio; altri, ch'ei piangesse la viltà di molti del suo popolo, i quali per non lasciare le comodità e gli agi, che godevano in Babilonia, non si moveano per tornare alla patria secondo la permissione data da Ciro. L'una, e l'altra sposizione può esser vera; e Dio nel suo dolore consola Daniele colla visione descritta in questo, e nei due capi seguenti.
10,3:Non mangiai pane fino. Ovvero pane delicato. Mangiai cibo grossolano pane duro.
10,4:Il Tigri. Curzio, e Plinio affermano, che Tigri presso i Medi vuol dir saetta, e che questo nome fu dato a quel fiume, perchè nella celerità agguagliava il volare della saetta.
10,6:Come il crisolito. Questa pietra (come porta il suo nome) ha un bellissimo color d'oro, che luccica in guisa tale, che l'oro al paragone di essa par che biancheggi. Così Plinio XXXVII. 9.
10,7:Non la videro, ma un eccessivo terrore entrò in loro, ec. Non vider l'Angelo, ma udirono il rumore, e forse anche videro la luce e il fulgore grande, ch'ei mandava dal suo corpo. Vedi un simil fatto Atti XXII.9 ec.
10,13:Ma il principe del regno de' Persiani si oppose a me ec. Non istò qui a riferire le opinioni di alcuni moderni intorno a questo principe del regno de' Persiani, ma con s. Girolamo, Teodoreto, Gregorio ec. dico, che egli è un Angelo buono, dato da Dio custode al regno di Persia. Ma può egli un Angelo opporsi a un altro, e contrastare con esso? Gli Apgeli benchè uniti tra loro con perfettissima carità possono aver diverso parere e diversa volontà in quelle cose, nelle quali il voler di Dio non è ancora ad essi manifesto, e possono, mirando ciascuno al bene, desiderare, e domandare l'uno una cosa, e l'altro la opposta, serbata sempre la condizione del piacimento di Dio. Così l'Angelo custode del reame di Persia potè, per esempio, desiderare, che un numero di Ebrei restassero in quel paese, dove potevan sempre condurre qualche anima alla cognizione del vero Dio, e gli Angeli Gabriele, e Michele poterono desiderare, e domandare, che tutte le poche reliquie della nazione Ebrea tornassero nella loro patria a promuovere la ristorazione del tempio, e della città. Veggasi s. Tommaso prima parte quest. I 13. art. 7. 8., dove con chiarissimo, e saldissimo ragionamento dimostra, che nulla è qui, che ripugni alla carità degli Angeli, nè alla perfetta loro felicità.
Uno de' primari principi. Uno degli Angeli principali; ovvero il primo de' primari principi.
Rimasi colà presso il re de' Persiani. Per ispirare a Ciro sentimenti sempre più favorevoli verso gli Ebrei.
10,14:Va a' giorni rimoti. Solamente dopo lungo spazio di tempo si adempierà quello, che io ti farò vedere e intendere. Ciò riguarda le cose, che si leggono nel capo che segue.
10,16:Colui, che era simile a un figliuolo di uomo. Quegli, che era un Angelo, ma si era fatto vedere a me in figura d'uomo.
10,20:Compariva il principe de' Greci. L'Angelo custode del regno de' Greci, cioè de' Macedoni. Non è detto quello, che questo Angelo domandasse.
10,21:Nella Scrittura di verità. Cioè ne' decreti di Dio, i quali sono stati oramai a me manifestati.
Michele vostro principe. Si è già detto, come l'Arcangelo s. Michele fu sempre riconosciuto per protettore speciale della Sinagoga, e poscia della Chiesa di Gesù Cristo. E in tutto questo capitolo ci vien dimostrato, con quanto amore, e sollecitudine gli Angeli di Dio si adoprino pel bene degli uomini, alla cura de' quali destinolli la divina bontà, e quanto per ciò essi meritino il nostro rispetto, e la nostra riconoscenza.