VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
3,1:L'anima angustiata, e lo spirito ec. Così Davidde Ps. XLIX. 15.: Al Signore alzai le mie voci nella tribolazione. Ed è cosa naturale, che l'anima tribolata a Dio si rivolga, come unico consolatore, che mai non manca. Così fece Giona cap. II., così Tobia III. 24.
3,3:Tu se'in eterno, e noi dovrem perire per sempre? Tu sei immortale, ed immutabile: noi mortali, e soggetti a mali infiniti: vorrai tu farci perire così presto e perire per sempre, mentre, morti che siamo, non torniamo più alla vita? Simili sentimenti gli abbiam veduti e in Giobbe, e ne' Salmi, dove si espone a Dio la fragilità, e mortalità dell'uomo, come argomento attissimo a muovere Dio a pietà. Vedi Job. XIII. 23.26. XIV. I. 2. 3. ec. Ps. CII. 13.
3,4:Ascolta adesso l'orazione de' morti d'Israele, ec. Questi morti d'Israele non sono i santi patriarchi della nazione, Abramo, Isacco ec. perocchè si dice, che questi morti furono peccatori; ma sono gli Ebrei morti nella penitenza in questa ultima calamità; conciossiachè non è da dubitare che per molti Ebrei peccatori la morte della carne accettata in ispirito di umiltà e di perfetta rassegnazione servisse a salvare lo spirito, e farli passare in luogo di salute, cioè nel seno di Abramo, dove pregas sero per i miseri loro figliuoli.
3,8:E la feccia de' peccatori. Letteralmente, e il peccato; vale a dire, sendo noi considerati come i più vili e indegni peccatori del mondo, perchè oppressi da gravissime calamità, dalla atrocità delle quali si argomenta la moltitudine, e la gravezza di nostre iniquita. Così noi circondati di miserie, e di tribolazioni siamo nel cospetto degli uomini, non sol peccatori, ma lo stesso peccato, e un composto di peccati, onde ci dileggiano, e male di noi parlano, e ci svituperano le nazioni; e tutto questo noi lo abbiam meritato pe' nostri peccati, e per quelli de' padri nostri.
3,9:Ascolta, o Israele, i comandamenti ec. Comincia adesso la seconda parte della lettera, in cui gli Ebrei di Babilonia, cioè Baruch, che scrive a nome di essi, valea dire gli avvertimenti adattati alle circostanze presenti al popolo di Gerusalemme. Questa esortazione è piena di mirabil forza, e di nobilissimi, e tenerissimi sentimenti. Ascolta, o Israele, i precetti di vita, gli insegnamenti della vera sapienza, de' quali il disprezzo ti ha condotto a stato sì misero, e alla dura tua cattività.
3,11:Se' contaminato trai morti: ec. Tu vivi in Babilonia nello squallore della cattività, come se tu fossi già morto cadavere, confuso con quelli, che scendono nel sepolcro: perocchè non è molto diversa la trista tua condizione daquella dei morti, e non men di questi tu sei contaminato e immondo.
3,12:Abbandonasti la fonte della sapienza. Cioè Dio, fonte di vita, come è detto, Ps. XXXV. 10., e fonte di acqua viva, come disse Geremia II.13.
3,14:Impara dove sia la prudenza, ec. Da quel che ti è avvenuto impara adesso, che sia l'essere prudente, l'esser forte per resistere a' nemici, l'avere la scienza per ben operare, e impara insieme dove trovisi la lunga vita, la copia de' beni, la luce degli occhi della mente, e la pace del cuore. È manifesto, che tutte queste cose si trovano nella sapienza vera, cioè nella sapienza pratica, che è la vera pieta. Vedi quello, che si è detto Sap. VI.
3,15:Chi trovò la sede di lei? ec. Dimostra come la vera sapienza, che è la beatitudine dell'uomo, non con arte, od ingegno, o con potenza umana si acquista, ma in Dio dee cercarsi, in cui ella risiede, e da lui chiedersi con umiltà.
3,16-17:Dove sono i principi ec. Che è egli stato de' grandi, e potenti monarchi, di questi, dico, che aveano soggetti non solo gli uomini, ma anche le bestie della terra, e pareva, che avesser dominio fin sopra gli stessi volatili. Teodoreto crede, che alluda il Profeta ai re cacciatori, i quali si prendevan divertimento degli animali più feroci, e de' volatili selvaggi e rapaci. In Daniele si dice, che il Signore ha dato a Nabuchodonosor il dominio di tutti i paesi, e di tutti gli animali, e di tutti i volatili. Dan. II. 38.
3,18:Color, che lavoran l'argento, ec. Lo sanno estrarre dalle miniere, lo che è proprio de' principi. E non hanno termine le opere loro? Non si trova, non si può trovare, o veder termine alle imprese,e alle opere grandi, ch'ei fanno per trarre dalle viscere de' monti le ascose ricchezze.
3,20:Questi giovani vider la luce. Sorsero in luogo de' de funti monarchi questi giovani loro figliuoli, ma quanto all'acquisto della sapienza furon essi non men disgraziati, che i padri loro.
3,22:Di lei non si udi parola nella terra di Chanaan. I Fenici (popolo sì scaltro, e astuto, e celebre per l'invenzione della scrittura) non sentiron parlare giammai della vera sapienza, nè lume alcuno ne ebbero li Themaniti, che si vantarono, ab antico, di molto sapere. Vedi Jerem. XLIX. 7. Theman era capitale d'una parte dell'Idumea, popolata da Theman figliuolo di Eliphaz, e nipote di Esaù.
3,23:I figli ancora di Agar, ec. Gli Ismaeliti ancora facevano professione di scienza.
I negozianti di Merrha, ec. Una città di Maara era nella Fenicia, Jos. XIII. 4. E i favoleggiatori. Si può intendere di quelli, che insegnavano per via di favole, e di apologhi, maniera di istruire usitatissima fin da' più antichi tempi in Oriente. Tutti questi nominati sin qui dal Profeta, fecer, com'egli dice, grande studio nell'ap parare e insegnare altrui la sapienza naturale e mondana, ma della vera divina sapienza non conobber la strada.
3,24-25:O Israele, quanto è mai grande la casa di Dio, ec. La casa di Dio ella è qui l'universo tutto creato da Dio, governato da Dio, e per conseguenza dominio di Dio, dominio sì vasto, che l'uomo non è capace di vederne la fine, tanto egli è grande, ed eccelso, e quasi immenso. Il mondo è detto immenso, non perchè tale egli sia veramente, ma perchè è grandissimo, e di una quasi immensa capacità. Viene adunque il Profeta ad accennare la via per giungere alla sapienza, che è di salire dal mondo, che è casa, e tempio di Dio, fino a Dio stesso, e di farsi delle creature una scala per arrivare al loro Creatore.
3,26-28:Ivi furono que' giganti ec. Parla de' giganti, che erano a' tempi di Noè; Dio non elesse questi uomini si robusti, e di statura sì grande, e di somma possanza; elesse Noè, e i figliuoli, e abbandonò quei giganti alla perdizione sotto le acque del diluvio. A Noè, ed a' figliuoli di Noè, Dio fece parte di sua sapienza; e dipoi ai giganti della Palestina, e a tutti gli altri popoli preferì il piccolo, e disprezzato Israele. Vedi Deuter. VII. 6. ec.
3,29-31:Chi salì al cielo, e ne fece acquisto, ec. La sapienza non è un bene, che trovisi sopra la terra; ella è di origine celeste e divina, ella è dono di Dio, e nissuno può averla se da lui non la riceve. Ma chi potrà salire al cielo per rinvenirla, e farne acquisto? E sarà egli possibile, che col valicare i mari giunga l'uomo a trovare in qualche parte del mondo una merce così preziosa, che sorpassa il pregio dell'oro più fino? Nissuno conosce le vie di lei per rintracciarla, se non gli è conceduto dall'alto,
3,32:Ma colui, che tutto sa, ec. Dio solo sapienza eterna, ed increata, Dio solo conosce, ed è il padrone, e il dispensatore di quella sapienza pratica, cui egli comunica all'uomo.
3,33:Colui, che spedisce la luce, ec. Egli dà ordine al sole di illustrar l'universo colla sua luce, e il sole adempie questo ordine; lo chiama, e gli comanda di arrestarsi, ovver di tornare indietro, e il sole con timor rispettoso umilmente ubbidisce alla voce del suo Creatore. Vedi Jos. X. 12. 13., 4. Reg. XX. 9. 10.
3,34:Nelle loro stazioni. Le stelle in molti luoghi delle Scritture sono descritte come una milizia celeste; e a ciò qui si allude dicendo, che elle stanno a' loro posti, come di sentinella ubbidendo agli ordini del gran padrone. Vedi Isai. XXIV. 21. Jud. V. 20. ec.
3,37:Questi fu l'inventore ec. Conclude il Profeta con dire, che da Dio vien la sapienza; e questa egli comunico per mezzo di Mosè a Israele suo popolo diletto, quando sul Sina gli diede la legge.
3,38:Dopo tali cose egli si è veduto sopra la terra, ec. Magnifica predizione della incarnazione del Verbo di Dio: perocchè queste parole di Baruch dicono con eguale chia rezza e precisione quello che disse s. Giovanni: il Verbo si fece carne, e abito tra di noi. La sapienza del Padre scese ella stessa sopra la terra, conversò cogli uomini per istruirgli e fargli saggi e felici. Non istarò a riferire a uno a uno i Padri della Chiesa, i quali non hanno tutti, se non una sola sposizione, ed è quella, che sola risponde alle parole del Profeta, nelle quali ognun vede, che è posto il tempo passato in vece del futuro. La sapienza adunque del Padre, la quale avea insegnata la pietà e la virtù al popolo Ebreo per mezzo di Mosè, e per mezzo de' Profeti, venne ella stessa al mondo a formarsi un popolo accettevole, amante del bene; e laddove prima per mezzo di que' suoi ministri ella avea parlato al solo Israele, ella venne a parlare, e a istruire tutte le genti, delle quali fu composto il nuovo spirituale Israele. Questa sapienza del padre, che si incarno, ella è quella stessa per cui furon fatte tutte le cose, come disse s. Giovanni dopo il nostro Profeta; donde si inferisce evidentemente contro i Giudei, che il Cristo è Dio. Finalmente sopra queste belle parole di Baruch, non posso trattenermi dal riferire la bella riflessione di s. Cipriano: O uomo che vorresti di più? Una volta dicevasi a Dio: tuo è l'uomo: adesso all'uomo si dice: Dio è tuo: Serm. de Ascens.; e s. Agost. serm. 26. De Temp: Dovea seguitarsi Dio, il quale non potea vedersi: non dovea seguitarsi l'uomo, il quale potea vedersi: affinchè adunque avesse l'uomo cui seguire e vedere, Iddio si fece uomo. Ed è questo quel gran mistero della pietà, di cui parla l'Apostolo, I.Tim. III. 16.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap