VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
9,1:Nella sua città. Vale a dire a Cafarnaun, e la chiama la città di Cristo; perchè dopo che ebbe lasciata Nazaret, quivi era solito ordinariamente di dimorare a motivo che era città di commercio, e vi concorreva gran gente d'ogni parte; onde era più propria per la pubblica zione del Vangelo. Vedi Marc. II. I.
9,2:E'veduta Gesù la loro fede, ec. Colla parola fede intendesi qui, come in altri luoghi del Vangelo, non solo il credere di Cristo quello, che era da credere, ma anche la fiducia d' impetrare; la qual fiducia dalla fermezza della fede deriva.
Ti son perdonati i tuoi peccati. Così insegna Cristo, quali siano i mali, de' quali dee principalmente chiedersi a lui la guarigione: e c'insegna ancora, come i mali del corpo sono frequentemente effetto, e pena de' peccati. Quindi diede prima al paralitico il pentimento, e la grazia della conversione, e di poi lo sanò anche dal mal corporale.
9,5:Che è più facile di dire: ec. Significa, che è più forte cosa, e pericolosa il dire a un paralitico: Sorgi, e cammina, che il dire: Ti son perdonati i peccati: perchè se i peccati siano rimessi, o no, nol posson sapere gli uditori; se il paralitico cammini, o no, quando Cristo gli ordina di camminare, lo veggon tutti. Colla potestà di fare l'uno prova la potestà di fare l'altro. Che se a Dio solo appartiene il rimettere i peccati (vedi Luc. v. aI.); certamente Cristo é Dio: mentre ch'ei possa rimetterli, lo dimostra il paralitico, il quale a un comando di lui si leva in piedi, e cammina.
9,8:Tanta potestà diede ad uomini. Il plurale è qui posto pel singolare: ad uomini, in vece di dire a un uomo. Non intesero adunque la maggior parte di coloro la forza del miracolo, e del discorso di Gesù Cristo, mè seppero rico noscere in lui l'essere divino.
9,9:Che sedeva al banco. Al banco de' gabellieri: imperocchè i pubblicani erano gli appaltatori delle gabelle, e il luogo, dove queste pagavamsi, era detto telonio.
Lo seguitò. Mosso non solo dalla esteriore chiamata, ma molto più dalla grazia, che cangiò il cuore di lui: e di un uomo tutto ingolfato nelle cose del mondo ne fece un vero imitatore di Cristo, e della sua povertà.
9,10:Essendo egli a tavola nella casa. In casa di Matteo, il quale invitando Cristo volle rendere pubblica la sua conversione, e procurare anche quella de' suoi conoscenti, e amici.
9,12:Non hanno bisogno del medico ec. Vale a dire: io son medico de' peccatori, non loro compagno: medico de' peccatori, che conoscono i propri mali, e ne bramamo la guarigione; onde niuno dee maravigliarsi, se questi io frequento. Voi vi credete sani, e perciò nulla ho da fare con voi. Non vuole adunque egli dire, che vi fossero al mondo degli uomini, che non avesser bisogno del medico celeste; ma giustificando la sua bontà nel trattare, e convivere co' peccatori, pe' quali era venuto, invita quei superbi mormoratori a rientrare in loro stessi, e a riconoscersi per malati, se volevano disporsi ad esser guariti.
9,13:Io amo meglio la misericordia, ec. A costoro, che tanto si vantavan della scienza delle Scritture, fa vedere quanto ingiustamente censuravano in lui la misericordia, e la carità verso de' peccatori; mentre questa misericordia nelle Scritture medesime è preferita a qualunque ester no sacrifizio. Il giusti sono quelli, che tali in cuor loro si credono, come abbiam detto vers. 12.
9,14:Si accostarono a lui i discepoli di Giovanni. Questi probabilmente furono subornati da' Farisei, i quali volentieri si servirono di loro, sapendo, che per l'affetto, che avevano al proprio maestro, non senza qualche poco d'invidia miravano il concorso del popolo a Cristo. Vedi Joan, III. 26.
Digiuniamo frequentemente. Parlano non de' digiuni comandati nella legge, ma di quelli di libera elezione. I Farisei credevano di ridur Cristo o a biasimare la severità di Giovanni, o a condannare se stesso come troppo indulgente.
9,16-17:Con queste comparazioni volle significare, che non conveniva, ch'egli a' suoi discepoli ( i quali erano avvezzi a una differente maniera di vivere ) imponesse tutto a un tratto soverchio peso d'austerità. Ma tolto che fu loro lo Sposo, cioè a dire dopo la morte del Salvatore, la loro vita non altro fu, che una continua mortificazione. Insegna ancora con questo a non far tanto caso delle mortificazioni esteriori, che in esse costituiscasi quasi la so stanza della legge, e per amore di queste si manchi agli essenziali doveri del proprio stato.
9,20:Una donna, la quale...pativa ec. Questa, a cui dalla sua malattia venne il nome di Emorroissa, secondo Eusebio ( 7. hist. cap. 14. ) era di Cesarea di Filippo: e la memoria del miracolo operato in lei da Gesù Cristo si conservava in due statue di bronzo, che si vedevano in quella città a' tempi del medesimo Eusebio.
9,24:Ma dorme. Atteso quello, ch'ei volea fare, era vero, che la morte della fanciulla non altro era, che un breve sonno.
9,25:La prese per mano. Come suol farsi, quando si vuole svegliare uno, che dorme: lo che dimostrava quanto facile fosse a lui di fare tali miracoli.
9,27:Figliuolo di David, ec. Figliuolo di David, e Messia era lo stesso, come apparisce dal cap. XII. 23.: e siccome tra i miracoli, che dovea fare il Figliuolo di Davidde, era anche l'illuminare i ciechi (Isai. cap. XXXV. 5. ); quindi è, che questi due ciechi riconoscono Gesù per vero Messia, e col chiamarlo figliuolo di Davidde, e col domandargli la vista.
9,28:A casa. Questa casa crede s. Girolamo, che fosse quella della suocera di Pietro, nella quale Gesù soleva abitare quando stava in Cafarnaum. Non illuminò questi ciechi subito nella strada, sì per mostrare come ei fuggiva la gloria degli uomini, e si ancora per provare, ed esercitare, e accendere la loro fede.
9,31:Ma quegli.... sparsero la fama ec. Chi fa bene ad alcuno dee ricoprire il benefizio col silenzio per custodir l'umiltà; chi riceve il benefizio ha obbligo di mostrarne gratitudine, e questa muove a manifestarlo; quindi nissuno de' Padri ha biasimato questi ciechi per aver pubblicato il miracolo.
9,33:E ne restarono maravigliate le turbe. Il popolo semplice non prevenuto dall'invidia contro del Salvatore, come lo erano i Farisei, non poteva non essere altamente commosso, in vedendo con quanta autorità comandasse Gesù alle malattie, ai demoni e alla morte.
9,36:N'ebbe compassione: ec. Compassiona principalmente i mali spirituali di quel popolo, de' quali il massimo era l'essere senza guida; perche avendo cattivi pastori era peggio, che se ne fossero affatto privi.
9,37:La messe è veramente copiosa; ma gli operai ec. Chiama messe la moltitudine di coloro, i quali bramosi di udir la parola, preparati già colle istruzioni de' profeti, e co' miracoli di lui, doveano entrare nella sua Chiesa.
9,38:Pregate.... che mandi operai. Il padrone della messe è Dio. Egli solo puo mandare de' mietitori fedeli: e fedeli non sono, se non quelli, ch'ei manda.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap