VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
8,2:Lo adorava, dicendo: ec. Dagli atti, e dalle parole del lebbroso sembra evidentemente inferirsi, che egli il lustrato da luce superiore riconobbe Gesù Cristo per vero Dio, padrone assoluto della natura. E quanto piena di fede, e di umiltà è questa brevissima preghiera: Signore, se vuoi, puoi mondarmi.
8,3:Stesa la mano lo toccò. La legge, come notano alcuni Interpreti, proibiva di toccare un lebbroso; ma Ge su Cristo lo tocca, e con ciò fa vedere, che nulla è im puro per lui, il quale, essendo la stessa purità, e santità, toglie, e lava ogni macchia; e che la stessa sua carne per l'unione colla divinità è piena di virtù salutare, e vivificante.
8,4:Offerisci il dono ec. L'offerta era, pei ricchi due agnelli, una pecora, tre misure di farina, e una d'olio; pei poveri un agnello, e due tortore, o due colombi, e una misura di farina, e una d'olio, Lev. XIV.
In testimonianza per essi. Affinchè siano testimoni di tua guarigione, e dell'attenzione mia nell'osservare la legge; e questa tua guarigione sia per essi testimonianza di quel, ch'io sono (vale a dire il vero Messia) e siano inescusabili, se in me non credono, Hier.
8,10:Udite queste parole ne restò ammirato. Non conviene a Cristo l'ammirazione, come non conviene alla sapienza del Padre l'ignoranza; ma si dice, che si fece maraviglia della fede del centurione, perchè ne parlò, la lodò, la esaltò, come farebbe un uomo, che ammirasse in altrui qualche inaspettato tratto di gran virtù.
8,11:E sederanno. Si sottintenda a mensa; imperocchè sovente nelle Scritture la gloria celeste è rassomigliata a un convito. Gli Ebrei, non avrebbero ammesso giammai a' loro conviti verun Gentile: ma Cristo dice loro, che, a somiglianza di questo Gentile, la fede di cui era sì umile e viva, sarebbero venuti da tutte le parti del mondo i Gentili alla sua chiesa, e sarebbono ammessi al banchetto di nozze con que' Patriarchi, dei quali avrebbero imitato la fede.
8,12:I figliuoli del regno ec. Figliuoli del regno son chiamati gli Ebrei, perchè nati nella vera religione, e ad essi apparteneva l'adozione in figliuoli, e la gloria, e l'alleanza, e l'ordinazione della legge, e il culto, e le promesse, Rom. IV. 4., onde eran già come cittadini del regno di Dio. Fuori di questo regno ogni cosa è tenebre, e oscurità: e a queste tenebre eterne saranno condannati i figliuoli increduli, e disubbidienti.
8,17:Egli ha prese le nostre infermità, ec. Queste parole d'Isaia riguardano primieramente i patimenti di Cristo, co' quali dovea egli medicina apprestare alle spirituali piaghe del genere umano. Il Vangelista le applica alla guarigione delle malattie corporali, perchè queste sono un'immagine di quelle dell'anima. Per la qual cosa veggiamo sovente nel Vangelo alla grazia della sanazione corporale premessa la remissione de' peccati, la quale era il primo, e principalissimo oggetto della venuta di Gesù Cristo.
8,19-20:Ti terrò dietro, dovunque ec. Queste parole potrebbero far credere, che costui fosse uomo di soda virtù; ma la risposta di Cristo ci dà a conoscere, ch'ei non avea se non fini bassi, e terreni; mentre Gesù viene a dirgli: chi vuol seguirmi, è bene stolto, se si propone ingrandimenti. e fortune mondane, mentre io stesso non ho casa, nè tetto, nè luogo, dove posar la mia testa. Gli uomini del mondo vivono, e operano pei beni del mondo: il vero discepolo di Cristo non vive, nè opera se non pei beni futuri.
Figliuolo dell'uomo. Vale presso gli Ebrei lo stesso che uomo; ma non a caso questo nome lo dà a sè Gesù Cristo, nè mai a lui è dato da altri nel Vangelo, imperocchè in primo luogo ciò dimostra, che questo nome lo prende egli per umiltà, e con esso ci rammenta l'esinanizione, alla quale discese per amor nostro. Un altro nome egli porta, che è sopra ogni nome: nome, che è noto a lui solo, perchè egli solo ne conosce la dignità, e grandezza sovrana. Vedi Filipp. II. 9. Apoc. IV.II.; imperocchè egli è il Verbo del Padre, il Figliuolo di Dio. In secondo luogo appropriandosi questo nome egli viene a manifestarsi per Messia, il quale fu cosi nominato in Daniele, cap. VII. 13., e anche Ps. 8. Ps. 80.
8,22:Lascia, che i morti ec. Vale a dire lascia, che coloro, i quali, quanto all'anima, e alle cose di Dio, sono morti, pensino a dar sepoltura ai defunti loro parenti, amici, ec. Non vuole in così parlando proibire tali uffici di pietà, e di carità; ma vuol dimostrare, come nissuna ragione, o pretesto ci potrà mai servire di scusa, se chiamati da lui nol seguitiamo senza frappor dimora; imperocchè la vera pietà, e la vera carità si è di ubbidire a lui, per amor del quale dobbiamo amare tutto quello che amiamo.
8,24:Nel mare; ec. Nel lago di Genezaret, chiamato mare perchè era molto ampio. È comun sentimento degli Interpreti, che Cristo medesimo suscitasse questa tempesta: imperocchè così egli suole mandare le tentazioni anche a' giusti per provargli, e affinchè imparino a conoscer sè stessi, e vengano a radicarsi nella umiltà, e nella speranza in Dio.
8,26:O uomini di poca fede? Notisi, come non qualunque timore condanna Cristo, ma sì quello che opprime la fede, turba la pace dell'anima, e soverchia la speranza in Dio.
Comandò ai venti, ec. Il Greco porta sgridò i venti. Così si faceva egli conoscere per autore, e padrone della natura chiamando le cose insensate, come quelle che hanno senso, e riscuotendo da esse pronta ubbidienza. Vedesi in fatti (Vers. 27.) che i testimoni di tale avvenimento cominciarono a pensare, che Cristo fosse qual che cosa di più, che semplice uomo.
8,27:La gente ne restò ammirata. Intendasi la gente, che era in altre navi, come ricavasi da s. Marco, v. 36, I Padri hanno osservato in questo fatto un' immagine di quello, che spesso avviene nelle anime. Il mare egli è la vita presente; la tempesta è la tentazione; Gesù, che dorme, dinota la fede addormentata; lo svegliarsi, che egli fa, dimostra l'effetto del ricorrere a lui, e dell'invocarlo. La bonaccia significa la liberazione ottenuta per mezzo di lui, il quale non permette, che siamo tentati oltre a quello, che, aiutandoci la grazia di lui, possiamo.
8,28:Dalle sepolture. Queste erano molto spaziose, e quasi grandi caverne: erano ancora lontane dall'abitato, perchè l'accostarsi ad esse portava impurità legale. Num. XIX. l I.
8,29:Avanti tempo ec. Prima del dì del giudizio: nel qual tempo si aspettano di dover essere giudicati dal Figliuolo di Dio. È gran pena pe' demonii il lasciar di far male agli uomini. Or ei temevano di dover esser cacciati da Cristo nell'abisso ( Luc. VIII.31.) dove soffrendo gli stessi tormenti, che soffrono fuori, restassero privi del maligno piacere di nuocere.
8,31:Mandaci in quel gregge ec. Così riconoscono, che Cristo è padrone di loro, degli ossessi, e di quegli animali. Questa dimanda la fanno sia per olio verso degli uomini, a'quali cercan di fare tutto il male, che possono, sia per rendere odiosa la presenza di Cristo a quella gente, e rimoverla dall'ascoltarlo.
8,32:Andate. Tra i motivi, pe' quali volle Cristo dare tal permissione ai demonii, s. Ilario crede uno essere stato quello di provare contro i Sadducei la esistenza degli spiriti. Con questo ancora più celebre si rendeva la liberazione degl'indemoniati, e meglio si dimostrava l'onnipotenza di Cristo.
8,34:Lo pregarono ec. Il dispiacere del danno ricevuto prevalse a tutti i riflessi, pe' quali dolce e amabile dovea loro essere la presenza del Salvatore. Videro ith lui una potestà superiore all'umana, e questa li riempiè di timore, come notò s. Luca; ma questo timore tutto carna le e politico li condusse a rigettar da sè l'opportunità d'imparare quello, che importava alla loro eterna salute.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap