VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
26,2:La pasqua. Questa parola significa transito, o sia passaggio, perchè questa gran festa fu istituita in memoria di quello, che avvenne in Egitto, allorchè l'Angelo uccisore de' primogeniti trapassava senza fermarsi le case degli Ebrei segnate col sangue dell'agnello, figura del nostro Agnello divino, e del sangue di lui, per cui dalla giusta ira del Padre fummo salvati.
26,3:Il principi de' sacerdoti. Intendonsi comunemente i capi delle famiglie sacerdotali.
26,4:Tenner consiglio. Questo fu fatto il mercoledì; e per ciò questo giorno della settimana fu da' cristiani onorato per più secoli con severo digiuno.
26,5:Non in giorno di festa, ec. La moltitudine del popolo, di cui era piena Gerusalemme, tanto il dì della pasqua, come i sette seguenti, facea temere a' sacerdoti, che non nascesse tumulto, quando si venisse all'atto di catturare Gesù, il quale era tenuto da molti per vero Messia.
26,7:Una donna. Maria sorella di Marta, e di Lazzaro. S. Matteo non racconta questo fatto nel suo ordine naturale; perchè, come dice s. Giovanni cap. XII. I., ciò avvenne sei di avanti la pasqua: altri però vogliono, che siano due fatti differenti, l'uno riferito qui da s. Matteo, l'altro da s. Giovanni.
Lo sparse sul capo ec. Era molto comune tra gli orientali l'uso degli unguenti ne' conviti solenni. Quello, che facevano gli uomini del secolo per lusso, e magnificenza, lo fece questa pia donna in attestato della sua viva fede, per cui riconosceva in Gesù il Messia, e il Salvatore degli uomini.
26,8:Se l'ebbero a male. Il plurale si pone non di rado nelle Scritture in luogo del singolare. Giuda fu quegli, che mormorò, come dice s. Giovanni.
26,10:Ma avendo ciò inteso Gesù. Si fa conoscere Dio scrutatore de' cuori, e difende la donna senza palesare il mormoratore.
26,12:Lo ha fatto come per seppellirmi. Dicendo Cristo in s. Marco: Ella ha fatto quel che ha potuto, ha anticipato ec. dalle parole dei due Vangelisti sembra doversi intendere, che questa donna con deliberato consiglio volle rendere a Cristo vivo quest'atto di onore, e di religione, temendo, che non le venisse impedito di render glielo dopo la morte. Il frequente conversar, che facea Gesù nella casa di lei, la poneva in istato di essere più istruita de' suoi misteri. Sopra l'uso di imbalsamare i cadaveri: Vedi Joan. XIX. 5. Gen. L.
26,15:Trenta danari. Vale a dire, secondo la più comune sposizione, trenta sicli, de' quali ognuno pesava mezz'oncia di argento.
26,17:Il primo giorno degli azzimi. Vale a dire circa il mezzodì del quattordicesimo della luna, quando al venir della sera cominciavano i sette giorni, ne' quali mangia vasi il pane senza lievito.
Dove vuoi, ec. L'agnello pasquale dovea mangiarsi in Gerusalemme, e oltre il non avervi Gesù fermo ospizio, gli Apostoli avean ragione di temere, che sapendosi, come i principi de' sacerdoti lo cercavano a morte, nissuno volesse riceverlo nella propria casa.
26,18:Da un tale. Non nomina il padre di famiglia, presso di cui volea celebrar la pasqua co' suoi discepoli; ma da loro indizi bastevoli per ritrovarlo. In tutto questo dà egli manifesti indizi della sua sapienza, e dell'assoluto potere, col quale disponeva tutte le cose secondo i suoi altissimi disegni.
La mia ora. Sua ora chiama quella della sua passione, perchè a patire, e a morire era venuto, e non altro bramava fuori che questo.
26,22:Son forse io? I discepoli, benchè si sentano lontanissimi da sì orrendo disegno, temono nondimeno, e diffidano di loro stessi.
26,23:Colui, che mette ... la mano ec. Vuol dire un intimo mio famigliare, uno che mangia meco di continuo alla mia mensa: la qual cosa dimostra la indegnità del tradimento, e la malvagità somma del traditore. Ma tu (parla così Cristo nel Salmo 54.), o uomo, che eri meco un'anima sola, che insieme con me mangiavi le dolci vivande, ec. Lascia Cristo colla sua risposta i discepoli all'oscuro: e infatti si rileva da s. Giovanni, che a lui solo disse Cristo all'orecchio il nome del traditore, cap. XIII. 23.
26,25:Tu l'hai detto. È credibile, che queste parole fossero dette a Giuda dal Salvatore in modo, che non sentissero gli altri.
26,26:E lo benedisse. Non si racconta, che Cristo bene dicesse il pane, se non quando volle operare qualche insigne miracolo. La benedizione di Cristo opera adesso il massimo dei miracoli dell'amor suo, cangiando il pane nel corpo di lui, e il vino nel sangue di lui. Imperocchè che il calice ancora, o sia il vino del calice fosse pur benedetto da Cristo, lo attesta s. Paolo I. Cor. 10.
E lo dette a' suoi discepoli. Dopo averne preso egli stesso, come notò s. Girolamo, Grisostomo, e altri. E intendesi, che diello ad essi nella mano, come per lunghissimo tempo fu usato di poi nella Chiesa.
26,28:Il sangue mio ec. Allude all'istituzione del vecchio testamento confermato col sangue del vitello sacrificato, Exod. XXIV. 8.; onde vale a dire, che il suo sangue servirà di conferma, e di sigillo della nuova alleanza tra Dio, e gli uomini. Vedi l'epistola agli Ebrei cap. 9.
26,29:Vi dico, che non berò ec. Queste parole contengono l'annunzio della vicina morte di Cristo, e un argomento di consolazione per gli Apostoli, a' quali avendo detto, che quella era l'ultima volta, che bevea con essi, aggiunge, che ciò debbe intendersi del tempo della sua vita mortale; conciossiachè sarebbe venuto il giorno, in cui inebriati gli avrebbe del suo vino nuovo nel regno del Padre, additando quasi le parole di Davidde: Saranno inebriati dall'abbondanza della tua casa, e abbeverati al torrente di tue delizie. Da,s. Luca apparisce, che le parole di questo versetto furon dette nel tempo della cena pasquale, e prima della consagrazione del pane, e del vino, e furon dette riguardo al calice della medesima cena, onde s. Matteo non le ha riferite secondo l'ordine naturale. Alcuni però vogliono, che forse le stesse parole siano state ripetute da Cristo anche dopo la consagrazione del calice, e la trasmutazione del vino nel proprio suo sangue.
26,32:Vi anderò avanti ec. Mi porrò di nuovo come buon pastore alla testa del mio gregge.
26,34:Prima che il gallo canti. Prima di quello, che i latini chiamano gallicinio, che è verso l'aurora: imperocchè non si parla qui del canto di mezzanotte. Vedi s. Marco.
26,39:Se è possibile. Vale a dire, se tu vuoi, se piace a te, passi da me questo calice: per altro ec. Nella prima parte della sua orazione espresse Cristo la inclinazione, e il desiderio della natura umana, chiedendo di essere liberato dalla crudel morte, che egli aveva presente: nella seconda parte dimostrò i desideri della ragionevole volontà, da cui quello stesso natural movimento fu pienamente soggettato al divin beneplacito. Furon desideri diversi, ma non contrari, e sotto diversi rispetti ebbe orror della morte, e andò incontro alla morte. Aggiungasi, che secondo l'osservazione de' Padri, Gesù Cristo in questo luogo fece sua propria la voce dell'umana fiacchezza, prendendo così il patrocinio dei deboli, e insieme facendo vedere, e quel che condonasi alla infermità della carne, e come i movimenti di lei al volere di Dio debbono soggettarsi.
26,41:Lo spirito. è pronto, ec. Avverte i discepoli, e particolarmente Pietro, di non fidarsi troppo di quell'ardore, e prontezza di spirito, per cui erano a parer loro abbastanza forti. Una tal fidanza va per lo più a finire in una vergognosa pusillanimità, sopravvenuta che sia la tentazione.
26,45:Su via dormite. Queste parole senza dubbio con tengono una ironia, e un rimprovero meritato certamente dagli Apostoli.
26,51:Un servo del principe ec. È probabile, che questo servo di Caifa si fosse con maggior furore, e insolenza degli altri avventato a Gesù Cristo.
26,52:Tutti quelli, che daran di mano alla spada, ec. E degno di morte (dice s. Agostino ) chiunque senza il comando, e permissione della potestà suprema sparge il sangue di un altro. Un altro senso ancora hanno queste parole, ed è: chi prende a resistere alla pubblica potesta, è reo di morte. Sentenza, che riguardava non il solo Pietro, ma tutti i cristiani, a' quali è comandato di soffrir con pazienza la persecuzione, e gli strazi piuttosto, che valersi della forza, e della spada per la propria difesa. Così fece Cristo, cosi gli Apostoli, cosi i cristiani de' primi secoli inumanamente trattati da tanti piuttosto mostri di crudeltà, che principi.
26,60:E non le trovavano, essendosi presentati ec. Vi volevano de' testimoni, i quali nelle loro deposizioni osservassero almeno il verisimile, e fossero tra di loro concordi per colorir la calunnia.
26,61:Posso distruggere ec. Cristo non avea detto di voler distruggere il tempio, ma di ristorare quello, che essi avrebber distrutto: e per questo tempio intendeva il suo proprio corpo.
26,65:Stracciò le sue vesti. In segno di gran dolore, o di orrore per qualche bestemmia udita, erano soliti gli Ebrei di stracciare le loro vesti; ma al pontefice era proibito un tal atto, Lev. XXI. 10; e facendolo Caifa venne a significare senza saperlo la futura abolizione del sacerdozio Giudaico.
26,68:Profetizzaci. Si dee supporre, che gli avevano ben dati gli occhi, come raccontano s. Marco, e s. Luca.
26,69:Con Gesù Galileo. Avean dato a Gesù il soprannome di Galileo per disprezzo (Joan. VII. 52.). Egli era stato assai tempo nella Galilea, e i suoi discepoli erano Galilei, e per tali riconoscevansi al loro linguaggio, v. 73.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap