Evangelio secondo Matteo - 26

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VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008


I principi de1 sacerdoti consultano la morte di Cristo. Egli è unto con prezioso unguento da una donna, contro di cui mormorano i discepoli. E' venduto da Giuda, del tradimento di cui parla egli co' discepoli nella cena, in cui dà ad essi il pane, e il vino. Predice lo scandalo di tutti loro, e le tre negazioni di Pietro. Orazione dell'orto, dopo la quale è catturato da' Giudei; ad uno de' quali Pietro taglia un orecchio. Fuggono i discepoli. Cristo è accusato da' falsi testimoni dinanzi a Caifa, e giudicato reo di morte, sputacchiato, e battuto. Negato tre volte da Pietro.

1Ed avvendo Gesù terminato tutti questi sermoni, disse a' suoi discepoli:
2Voi sapete, che di qui a due giorni sarà la pasqua, e il Figliuolo dell'uomo sarà tradito per essere crocifisso.
3Allora si adunarono i principi de' sacerdoti, e gli anziani del popolo nel palazzo de' principi de' sacerdoti, che si chiamava Caifa:
4E tenner consiglio, affine di catturare per via d'inganno Gesù, e ucciderlo.
5Ma dicevano: Non in giorno di festa, perché non succeda qualche tumulto tra 'l popolo.
6Ed essendo Geiù a Betania in casa di Simone il lebbroso,
7Si appressò a lui una donna con un vaso di alabastro di prezioso unguento, e lo sparse sul capo di lui, ch'era a mensa.
8Veduto ciò, i discepoli se l'ebbero a male, e dissero: A che fine tanta profusione?
9Imperocché poteva quest' unguento vendersi a caro prezzo, e darsi a' poveri.
10Ma avendo ciò inteso Gesù disse loro: Perché inquietate voi questa donna? imperocché ella ha fatto una buona opera inverso di me.
11Conciossiachè avete sempre con voi de' poveri; ma quanto a me non mi avete per sempre:
12Imperocché quand' ella ha sparso quest' unguento sopra il mio corpo, l'ha fatto come per seppellirmi.
13In verità vi dico, che, dovunque sarà predicato questo Vangelo pel monndo tutto, si narrerà ancora in sua ricordanza quel, ch'ella ha fatto.
14Allora uno dei dodici, che chiamavasi Giuda Iscariote, se n'andò a trovare i principi dei sacerdoti:
15E disse loro: Che volete darmi, e io ve lo darò nelle mani? Ed essi gli assegnarono trenta danari d'argento.
16E d'allora in poi cercava l'opportunità di tradirlo.
17Or il primo giorno degli azzimi si accostarono a Gesù i discepoli, e gli dissero: Dove vuoi, che ti prepariamo per mangiare la pasqua?
18Gesù rispose: Andate in città da un tale, e ditegli: Il Maestro dice: La mia ora è vicina; io fo la pasqua in casa tua co' miei discepoli.
19E i discepoli fecero, conforme aveva loro ordinato Gesù, e prepararon la pasqua.
20E fattosi sera, era a tavola coi dodici suoi discepoli.
21E mentre mangiavano, disse: In verità vi dico, che uno di voi mi tradirà.
22Ed essi afflitti grandemente cominciarono a dire a uno a uno: Son forse io, o Signore?
23Ed egli rispose, e disse: Colui, che mette con meco la mano nel piatto, questi mi tradirà.
24E quanto al figliuolo dell'uomo, egli se ne va, conforme di lui sta scritto: ma guai a quell'uomo, per cui il Figliuolo dell'uomo sarà tradito: era bene per lui, che non fosse mai nato quell'uomo.
25Ma Giuda, il quale lo tradiva, rispose, e disse: Son forse io, o Maestro? Dissegli: Tu l'hai detto.
26E mentre quelli cenavano, Gesù prese il pane, e lo benedisse, e lo spezzò, e lo dette a' suoi discepoli, e disse: Prendete, e mangiate: questo è il mio corpo.
27E preso il calice, rendette le grazie, e lo diede loro, dicendo: Bevete di questo tutti.
28Imperocché questo è il sangue mio del nuovo testamento, il quale sarà sparso per molti per la remissione de' peccati.
29Or io vi dico, che non berrò da ora in poi di questo frutto della vite sino a quel giorno, che io lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio.
30E cantato l'inno, andarono al monte Oliveto.
31Allora disse loro Gesù: Tutti voi patirete scandalo per me in questa notte. Imperocché sta scritto: Percuoterò il pastore, saran disperse le pecorelle del gregge.
32Ma risuscitato che io sia, vi anderò avanti nella Galilea.
33Ma Pietro gli rispose, e disse: Quandi anche tutti fosser per patire scandalo per te, non sarà mai, che io sia scandalizzato.
34Gesù gli disse: In verità ti dico, che questa notte, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte.
35Pietro gli disse: Quand' anche dovessi morir teco, non ti negherò. E nello stesso modo parlarono anche tutti i discepoli.
36Allora Gesù andò con essi in un luogo chiamato Getsemani, e disse a' suoi discepoli: Trattenetevi qui, mentre io vado là, e fo orazione.
37E presi con seco Pietro, e i due figliuoli di Zebedeo, cominciò a rattristarsi, e a cadere in mestizia.
38Allora disse loro: L'anima mia è afflitta sino alla morte: restate qui, e vegliate con me.
39E avanzatosi alcun poco, si prostrò per terra orando, e dicendo: padre mio, se è possibile, passi da me questo calice: per altro non come voglia io, ma come vuoi tu.
40E andò da' suoi discepoli, e trovogli addormentati, e disse a Pietro: Cosi, adunque non avete potuto vegliare un'ora con me?
41Vegliate, e orate, affinché non entriate nella tentazione. Lo spirito veramente è pronto, ma la carne è stanca.
42E se ne andò di nuovo per la seconda volta, e orò, dicendo: Padre mio, se non può questo calice passare, senzachè io lo beva, sia fatta la tua volontà.
43E tornato di nuovo li trovò, addormentati; imperocché gli occhi loro erano aggravati.
44E lasciatigli, andò di nuovo, e orò per la terza volta, dicendo le stesse parole.
45Allora andò da' suoi discepoli, e disse loro: Su via dormite, e riposatevi: ecco è vicina l'ora, e il Figliuolo dell'uomo sarà dato nelle mani de' pecccatori.
46Alzatevi, andiamo: ecco che si avvicina colui, che mi tradirà.
47Mentre ei tutt'ora parlava, ecco arrivò Giuda uno de' dodici, e con esso gran turba con ispade, e bastoni, mandata da' principi de' sacerdoti, e dagli anziani del popolo.
48E colui, che lo tradì, aveva dato loro il segnale, dicendo: Quegli, che io bacerò, è adesso: pigliatelo.
49E subitamente accostatosi a Gesù, disse: Dio ti salvi, o Maestro. E baciollo.
50E Gesù dissegli: Amico, a che fine se' venuto? Allora si fecero avanti, e miser le mani addosso a Gesù, e lo tennero stretto.
51Ed ecco uno di quelli, che erano con Gesù, stesa la mano, tirò fuori la spada, e ferì un servo del principe de' sacerdoti, mozzandogli un'orecchia.
52Allora Gesù gli disse: Rimetti la tua spada in suo luogo: imperocché tutti quelli, che daran di mano alla spada, di spada periranno.
53Pensi tu forse, che io non possa pregare il Padre mio, e mi porrà dinanzi adesso più di dodici legioni di Angeli?
54Come adunque si adempiranno le scritture, a tenor delle quali dee esser così?
55In quel punto disse Gesù alle turbe: Come si fa per un assassino, siete venuti armati di spade, e bastoni per pigliarmi: ogni dì io stava tra voi sedendo nel tempio a insegnare, nè mi avete preso.
56E tutto questo è avvenuto, affinchè si adempissero le scritture de' profeti. Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, se ne fuggirono.
57Ma quegli aferrato Gesù, lo condussero da Caifa principe de' sacerdoti, dove si erano radunati gli Scribi, e gli anziani.
58E Pietro lo seguiva alla lontana; sino all'atrio del principe de' sacerdoti. Ed entrato dentro stava a sedere co' ministri per vedere la fine.
59E i principi de' sacerdoti, e tutto il consiglio cercavano false testimonianze contro Gesù per farlo morire.
60E non le trovavano, essendosi presentati molti falsi testimonj. Ma alla fine vennero due testimonj falsi,
61E dissero: Costui ha detto: Posso distruggere il tempio di Dio, e rifabbricarlo in tre giorni.
62E alzatosi il principe de' sacerdoti, gli disse: Non rispondi nulla a quel, che questi depongono contro di te?
63Ma Gesù si taceva. E il principe de' sacerdoti gli disse: Ti scongiuro pel Dio vivo, che ci dica, se tu sii il Cristo il Figliuolo di Dio.
64Gesù gli rispose: Tu l'hai detto; Anzi vi dico, che vedrete di poi il Figliuolo dell'uomo sedere alla destra della virtù di Dio, e venire su le nubi del cielo.
65Allora il principe de' sacerdoti stracciò le sue vesti, dicendo: Ha bestemmiato: che bisogno abbiam più di testimonj? ecco avete ora sentito la bestemmia.
66Che ve ne pare? Quelli risposero: E' reo di morte.
67Allora gli sputarono in faccia, e lo percossero co' pugni: e altri gli dettero degli schiaffi,
68Dicendo: Cristo, profetizzaci, chi è, che ti ha percosso?
69Pietro poi sedeva fuora nell'atrio: e si accostò a lui una serva, e dissegli; Anche tu eri con Gesù Galileo.
70Ma egli negò dinanzi a tutti, dicendo: Non so quel, che tu dica.
71E uscito lui dalla porta, lo vide un'altra serva, e disse a' circostanti: Anche costui era con Gesù Nazareno.
72Ed egli negò di bel nuovo con giuramento: Non conosco quest'uomo.
73E di lì a poco i circostanti si appressarono, e dissero a Pietro: Veramente anche tu se' uno di quegli: imperocché anche il tuo linguaggio ti dà a conoscere.
74Allora cominciò egli a mandarsi delle imprecazioni, e a spergiurare, che non aveva conosciuto tal uomo. E tosto il gallo cantò.
75E Pietro si ricordò della parola dettagli da Gesù: Prima che canti il gallo, mi negherai tre volte, E uscito fuora pianse amaramente.
Note:

26,2:La pasqua. Questa parola significa transito, o sia passaggio, perchè questa gran festa fu istituita in memoria di quello, che avvenne in Egitto, allorchè l'Angelo uccisore de' primogeniti trapassava senza fermarsi le case degli Ebrei segnate col sangue dell'agnello, figura del nostro Agnello divino, e del sangue di lui, per cui dalla giusta ira del Padre fummo salvati.

26,3:Il principi de' sacerdoti. Intendonsi comunemente i capi delle famiglie sacerdotali.

26,4:Tenner consiglio. Questo fu fatto il mercoledì; e per ciò questo giorno della settimana fu da' cristiani onorato per più secoli con severo digiuno.

26,5:Non in giorno di festa, ec. La moltitudine del popolo, di cui era piena Gerusalemme, tanto il dì della pasqua, come i sette seguenti, facea temere a' sacerdoti, che non nascesse tumulto, quando si venisse all'atto di catturare Gesù, il quale era tenuto da molti per vero Messia.

26,7:Una donna. Maria sorella di Marta, e di Lazzaro. S. Matteo non racconta questo fatto nel suo ordine naturale; perchè, come dice s. Giovanni cap. XII. I., ciò avvenne sei di avanti la pasqua: altri però vogliono, che siano due fatti differenti, l'uno riferito qui da s. Matteo, l'altro da s. Giovanni.
Lo sparse sul capo ec. Era molto comune tra gli orientali l'uso degli unguenti ne' conviti solenni. Quello, che facevano gli uomini del secolo per lusso, e magnificenza, lo fece questa pia donna in attestato della sua viva fede, per cui riconosceva in Gesù il Messia, e il Salvatore degli uomini.

26,8:Se l'ebbero a male. Il plurale si pone non di rado nelle Scritture in luogo del singolare. Giuda fu quegli, che mormorò, come dice s. Giovanni.

26,10:Ma avendo ciò inteso Gesù. Si fa conoscere Dio scrutatore de' cuori, e difende la donna senza palesare il mormoratore.

26,12:Lo ha fatto come per seppellirmi. Dicendo Cristo in s. Marco: Ella ha fatto quel che ha potuto, ha anticipato ec. dalle parole dei due Vangelisti sembra doversi intendere, che questa donna con deliberato consiglio volle rendere a Cristo vivo quest'atto di onore, e di religione, temendo, che non le venisse impedito di render glielo dopo la morte. Il frequente conversar, che facea Gesù nella casa di lei, la poneva in istato di essere più istruita de' suoi misteri. Sopra l'uso di imbalsamare i cadaveri: Vedi Joan. XIX. 5. Gen. L.

26,15:Trenta danari. Vale a dire, secondo la più comune sposizione, trenta sicli, de' quali ognuno pesava mezz'oncia di argento.

26,17:Il primo giorno degli azzimi. Vale a dire circa il mezzodì del quattordicesimo della luna, quando al venir della sera cominciavano i sette giorni, ne' quali mangia vasi il pane senza lievito.
Dove vuoi, ec. L'agnello pasquale dovea mangiarsi in Gerusalemme, e oltre il non avervi Gesù fermo ospizio, gli Apostoli avean ragione di temere, che sapendosi, come i principi de' sacerdoti lo cercavano a morte, nissuno volesse riceverlo nella propria casa.

26,18:Da un tale. Non nomina il padre di famiglia, presso di cui volea celebrar la pasqua co' suoi discepoli; ma da loro indizi bastevoli per ritrovarlo. In tutto questo dà egli manifesti indizi della sua sapienza, e dell'assoluto potere, col quale disponeva tutte le cose secondo i suoi altissimi disegni.
La mia ora. Sua ora chiama quella della sua passione, perchè a patire, e a morire era venuto, e non altro bramava fuori che questo.

26,22:Son forse io? I discepoli, benchè si sentano lontanissimi da sì orrendo disegno, temono nondimeno, e diffidano di loro stessi.

26,23:Colui, che mette ... la mano ec. Vuol dire un intimo mio famigliare, uno che mangia meco di continuo alla mia mensa: la qual cosa dimostra la indegnità del tradimento, e la malvagità somma del traditore. Ma tu (parla così Cristo nel Salmo 54.), o uomo, che eri meco un'anima sola, che insieme con me mangiavi le dolci vivande, ec. Lascia Cristo colla sua risposta i discepoli all'oscuro: e infatti si rileva da s. Giovanni, che a lui solo disse Cristo all'orecchio il nome del traditore, cap. XIII. 23.

26,25:Tu l'hai detto. È credibile, che queste parole fossero dette a Giuda dal Salvatore in modo, che non sentissero gli altri.

26,26:E lo benedisse. Non si racconta, che Cristo bene dicesse il pane, se non quando volle operare qualche insigne miracolo. La benedizione di Cristo opera adesso il massimo dei miracoli dell'amor suo, cangiando il pane nel corpo di lui, e il vino nel sangue di lui. Imperocchè che il calice ancora, o sia il vino del calice fosse pur benedetto da Cristo, lo attesta s. Paolo I. Cor. 10.
E lo dette a' suoi discepoli. Dopo averne preso egli stesso, come notò s. Girolamo, Grisostomo, e altri. E intendesi, che diello ad essi nella mano, come per lunghissimo tempo fu usato di poi nella Chiesa.

26,28:Il sangue mio ec. Allude all'istituzione del vecchio testamento confermato col sangue del vitello sacrificato, Exod. XXIV. 8.; onde vale a dire, che il suo sangue servirà di conferma, e di sigillo della nuova alleanza tra Dio, e gli uomini. Vedi l'epistola agli Ebrei cap. 9.

26,29:Vi dico, che non berò ec. Queste parole contengono l'annunzio della vicina morte di Cristo, e un argomento di consolazione per gli Apostoli, a' quali avendo detto, che quella era l'ultima volta, che bevea con essi, aggiunge, che ciò debbe intendersi del tempo della sua vita mortale; conciossiachè sarebbe venuto il giorno, in cui inebriati gli avrebbe del suo vino nuovo nel regno del Padre, additando quasi le parole di Davidde: Saranno inebriati dall'abbondanza della tua casa, e abbeverati al torrente di tue delizie. Da,s. Luca apparisce, che le parole di questo versetto furon dette nel tempo della cena pasquale, e prima della consagrazione del pane, e del vino, e furon dette riguardo al calice della medesima cena, onde s. Matteo non le ha riferite secondo l'ordine naturale. Alcuni però vogliono, che forse le stesse parole siano state ripetute da Cristo anche dopo la consagrazione del calice, e la trasmutazione del vino nel proprio suo sangue.

26,32:Vi anderò avanti ec. Mi porrò di nuovo come buon pastore alla testa del mio gregge.

26,34:Prima che il gallo canti. Prima di quello, che i latini chiamano gallicinio, che è verso l'aurora: imperocchè non si parla qui del canto di mezzanotte. Vedi s. Marco.

26,39:Se è possibile. Vale a dire, se tu vuoi, se piace a te, passi da me questo calice: per altro ec. Nella prima parte della sua orazione espresse Cristo la inclinazione, e il desiderio della natura umana, chiedendo di essere liberato dalla crudel morte, che egli aveva presente: nella seconda parte dimostrò i desideri della ragionevole volontà, da cui quello stesso natural movimento fu pienamente soggettato al divin beneplacito. Furon desideri diversi, ma non contrari, e sotto diversi rispetti ebbe orror della morte, e andò incontro alla morte. Aggiungasi, che secondo l'osservazione de' Padri, Gesù Cristo in questo luogo fece sua propria la voce dell'umana fiacchezza, prendendo così il patrocinio dei deboli, e insieme facendo vedere, e quel che condonasi alla infermità della carne, e come i movimenti di lei al volere di Dio debbono soggettarsi.

26,41:Lo spirito. è pronto, ec. Avverte i discepoli, e particolarmente Pietro, di non fidarsi troppo di quell'ardore, e prontezza di spirito, per cui erano a parer loro abbastanza forti. Una tal fidanza va per lo più a finire in una vergognosa pusillanimità, sopravvenuta che sia la tentazione.

26,45:Su via dormite. Queste parole senza dubbio con tengono una ironia, e un rimprovero meritato certamente dagli Apostoli.

26,51:Un servo del principe ec. È probabile, che questo servo di Caifa si fosse con maggior furore, e insolenza degli altri avventato a Gesù Cristo.

26,52:Tutti quelli, che daran di mano alla spada, ec. E degno di morte (dice s. Agostino ) chiunque senza il comando, e permissione della potestà suprema sparge il sangue di un altro. Un altro senso ancora hanno queste parole, ed è: chi prende a resistere alla pubblica potesta, è reo di morte. Sentenza, che riguardava non il solo Pietro, ma tutti i cristiani, a' quali è comandato di soffrir con pazienza la persecuzione, e gli strazi piuttosto, che valersi della forza, e della spada per la propria difesa. Così fece Cristo, cosi gli Apostoli, cosi i cristiani de' primi secoli inumanamente trattati da tanti piuttosto mostri di crudeltà, che principi.

26,60:E non le trovavano, essendosi presentati ec. Vi volevano de' testimoni, i quali nelle loro deposizioni osservassero almeno il verisimile, e fossero tra di loro concordi per colorir la calunnia.

26,61:Posso distruggere ec. Cristo non avea detto di voler distruggere il tempio, ma di ristorare quello, che essi avrebber distrutto: e per questo tempio intendeva il suo proprio corpo.

26,65:Stracciò le sue vesti. In segno di gran dolore, o di orrore per qualche bestemmia udita, erano soliti gli Ebrei di stracciare le loro vesti; ma al pontefice era proibito un tal atto, Lev. XXI. 10; e facendolo Caifa venne a significare senza saperlo la futura abolizione del sacerdozio Giudaico.

26,68:Profetizzaci. Si dee supporre, che gli avevano ben dati gli occhi, come raccontano s. Marco, e s. Luca.

26,69:Con Gesù Galileo. Avean dato a Gesù il soprannome di Galileo per disprezzo (Joan. VII. 52.). Egli era stato assai tempo nella Galilea, e i suoi discepoli erano Galilei, e per tali riconoscevansi al loro linguaggio, v. 73.

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