VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
16,2:Tu non prenderai moglie, e non averai figliuoli ec. Geremia adunque fino allora era vissuto nella verginità, e Dio gli comanda di perseverare in questo stato, primo, per esimerlo dalle sollecitudini inseparabili dallo stato matrimoniale, conservandolo in quella libertà santa, che è tanto convenevole al ministero sacro; in secondo luogo, per far conoscere, che la condizione di padre di famiglia, che era tanto stimata in quel popolo, non era più da desiderarsi in tempo, che stava già per piombare sopra la nazione l'ira divina, ed era imminente la distruzione di Gerusalemme e del regno. Non si dubita, che Geremia visse vergine fino alla morte. Vedi Hieronym. cap. XXIII. In questo luogo: nella Giudea, di cui è imminente la desolazione,
16,5:Non entrerai nella casa dov'è convito. Intendesi del convito che si faceva a tutta la parentela dopo i funerali.
16,6:Niuno si farà incisioni. Vedi quello che si è detto Levit. XIX. 27., Deuter. XIV. I. sopra l'uso di farsi de' tagli e delle incisioni nelle braccia e per la vita, uso assai comune tra' Gentili, osservato particolarmente ne funerali di Adone, ma proibito espressamente agli Ebrei, i quali facilmente lo avranno messo in pratica a' tempi di Geremia, insieme colle altre gentilesche superstizioni.
16,7:Nè alcuno tra loro spezzerà il pane. Si adunavano i parenti nella casa del morto per consolare la famiglia, procurando gli stessi parenti, che gli afflitti prendesser cibo e si ristorassero, che è quel che vuol dire spezzar il pane.
16,8:Nella casa dove si banchetta. Si parla di un'altra maniera di convito, di convito d'allegrezza, per cagione di nozze; da tali conviti ancora vuole Dio, che stia lontano il Profeta.
16,13:Servirete di e notte a' dei stranieri, i quali non vi daranno requie. Cola voi potrete servire quanto vorrete e adorare gli dei stranieri, ma questi non daranno a voi la requie, nè il ristoro, nè la consolazione, di cui avrete tanto bisogno.
16,14-15:Non si dirà più: Vive il Signore, che trasse i figliuoli d'Israele dalla terra d'Egitto, Ma: Vive il Signore, ec. In vece di quella formula antica usata ne' lor giuramenti dagli Ebrei: Vive il Signore, che ci trasse salvi dall'Egitto, si userà quest'altra: Vive il Signore, che ci ha tratti dalla schiavitù di Babilonia. E due cose sono qui indicate; primo, che la schiavitù di Babilonia sarà più dura e crudele, che quella d'Egitto, onde questa sarà quasi dimenticata; secondo, la grandezza del benefizio di Dio, che da tanta miseria liberò il popol suo. Ma quanto più grande diventa questo benefizio a favore di tutti gli uomini, quando per questa liberazione si intenda la salvazione dello spirituale Israele dalla confusione del peccato e dalla schiavitù del demonio, e il ritorno di tutte le genti al vero Dio, e la lor riunione nella Chiesa di Cristo promessa ad Abramo e agli altri Santi del vecchio Testamento? Imperocchè a questa Chiesa e a Cristo capo di lei e Salvatore si trasporta in ispirito il nostro Profeta.
16,16:Manderò molti pescatori, ec. Zorobabele, Esdra, Nehemia riunirono molti degli Ebrei dispersi ne' paesi dell'impero Caldeo per ricondurli a Gerusalemme. Ma in piccol numero furon questi, come piccola era la pesca da farsi in paragone della pesca grande, a cui furono mandati da Cristo gli Apostoli e gli uomini apostolici, le fatiche dei quali si estesero a tutta la terra, ed Ebrei e Gentili riunirono nella mistica rete. Questi pescatori faranno anche la figura e l'ufficio di cacciatori d'anime, le quali anderanno a cercare ne' luoghi più inospiti e barbari per guadagnarle a Cristo.
16,17:Gli occhi miei osservano tutti i loro passi: ec. Io non perdo di vista nissuno degli uomini, e siccome osservo le iniquità e le punisco, così nel tempo di misericordia li soccorro e li salvo.
16,18:E prima io renderò ec. Ma prima di mandare i miei pescatori io darò, renderò la pena, che è dovuta alle doppie, cioè molteplici iniquità del mio popolo, affinchè afflitto e tribolato ritorni a me.
16,19-20:Signore, mia fortezza, ec. È un bellissimo cantico del Profeta, che annunzia con grande affetto la conversion delle genti, le quali illuminate da Cristo confessano la propria stoltezza e quella de' padri loro, da' quali ad esse fu trasmesso come per eredita il culto de' bugiardi e vani dei. Perocchè (diranno queste genti) che pazzia è il credere, che un uomo mortale, vile, che è terra, e in terra riducesi, così presto possa creare degli dei?
16,21:Per questo, ecco, che io mostrerò loro ec. Nella conversione mirabilissima di queste genti, nelle grazie e nei doni dello Spirito, onde io le ricolmerò, farò, farò loro conoscere qual sia la possanza mia, la possanza di quell'essere, a cui solo l'incommunicabil nome di Dio si compete.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap