VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
41,1-2:O morte, quanto è amara ec. Acerba è la ricordanza e il pensiero d'aver a morire per un uomo, che in pace possiede grandi ricchezze, e in esse riposa senza disturbo, a cui tutto va a seconda, ed il quale è sano e robusto da poter valersi de' beni, che ha, e mangiare e bere ec. il Grisostomo dice, che la morte di un ricco fortunato è doppia, dovendo l'anima di lui distacccarsi non solo dal corpo, ma anche dalle ricchezze, le quali egli ama non men che il corpo.
41,3-4:O morte, la tua sentenza ec. Considera la morte come un giudice, che condanna ogni uomo a partire dal mondo. La morte sì dura ai ricchi felici, è grata ai miserabili, che non hanno quaggiù speranza, e perciò mancano di sofferenza per tollerare le miserie: a questi la morte par buona cosa: non dice, che per essi sia buona assolutamente.
41,5:Non temere la sentenza della morte ec. Dice, che la morte non dee temersi, perchè ella è stata pel passato e sarà pel futuro legge generale per tutti gli uomini, dalla quale sarebbe temerità il pretendere di essere eccettuato. L'immenso numero di que', che son morti e morranno, può servire a scemar l'orror della morte.
41,6:E che ti verrà aggiunto oltre la sentenza ec. Potrai tu forse aggiungere col tuo pensare e col temer la morte qualche anno o qualche ora oltre la sentenza già pronunziata da Dio sopra la durazione della tua vita? Sia ella o più lunga o più corta, ella sarà quale Dio l'ha fissata, e non potrai allungarla di un sol minuto.
41,7:Nell'inferno non si conta ec. La voce inferno è posta per lo stato di morte, come molte altre volte. Riguardo ai morti non si bada se abbian vissuto lungamente o poco tempo, ma se abbian bene impiegati gli anni conceduti loro da Dio, e nissuno sarà ripreso perchè sia vissuto o più o meno, ma sì perchè abbia abusa to della vita.
41,8:I figliuoli de' peccatori sono ec. I figliuoli imitano facilmente i costumi de' padri, e di più chi famigliarmente conversa co' cattivi, o è già cattivo o cattivo diverrà.
41,10:Per colpa del quale ec. Perchè egli lascia loro l'infamia di sua mala vita, e perchè colla mala educazione ha avvezzati anch'essi a meritarsi un cattivo nome.
41,12:Quando voi nascerete, nella maledizione nascerete: ec. Sarà degna di maledizione la vostra nascita, sarà degna di maledizione la vostra morte. Quando venite voi al mondo, voi portate sopra la terra gli scandali, i vizi, l'empietà contro Dio, il disamore de' prossimi, e d'infiniti mali siete cagione funesta a' vostri fratelli. Così sareto maledizione nella vita e maledizione nella morte, la quale sarà accompagnata dalla eterna dannazione.
41,13:Così gli empi dalla maledizione ec. Come tutto quello che vien dalla terra va a finir nella terra, così gli empi, de' quali è come il primo elemento la maledizione, dalla maledizione passeranno alla perdizione eterna dell'inferno, dove ogni maledizione va a finire.
41,14:Gli uomini fanno lutto ec. Gli uomini rendono agli empi gli ultimi uffici quando muoiono, si erigono per essi de' monumenti, s' incide il loro nome in pietra o in bronzo per memoria di essi: tutto ciò non servirà a farli vi vere nella memoria de' posteri; che se mai da alcuno per accidente fossero rammentati, con esecrazione e orrore saran rammentati.
41,16:I giorni della buona vita ec. Tanto l'uomo dabbene e giusto, quanto l'uomo felice, vivono poco tempo, ma il buon nome del giusto è eterno dinanzi a Dio e dinanzi a tutto il cielo, e sovente anche tragli uomini della terra
41,17:Conservate nella pace i buoni documenti, ec. Conservate nella pace, vale a dire nella prosperità, i buoni insegna nenti, perocchè allora principalmente è tempo di far uso delle lezioni della sapienza da voi ascoltate; così voi trarrete l'utilità, che dee cercarsi da tale studio; conciossia chè una sapienza, che non si fa palese colle buone opere, è come un tesoro nascosto e tenuto occulto dall'avaro, vale a dire è inutile. Apparirà il frutto di vostra sapienza quando nella prosperità sappiate conservare la modestia, l'umiltà, la mansuetudine ec. Quando ciò non faceste, sarebbe segno, che voi non avete conservato in voi i documenti della sapienza.
41,18:È più stimabile colui, che nasconde ec. Vedi cap. XX. 32.
41,20:Non tutte le cose ben fatte piacciono a tutti. Vi sono di quelli, a' quali le opere anche virtuose non piacciono: si dovrà egli per cattivo rossore e vergogna tralasciare tali opere per non dispiacere ad essi, o vergognarsi di parlare come si dee di questa o di quella virtù? No certamente, dice il Savio.
41,21:Della fornicazione dinanzi al padre, ec. Un figliuolo, che non abbia perduto ogni principio di buona edu cazione, si vergognerà grandemente, che il padre e la madre sappiano, che egli abbia peccato in tal materia, che è per essi di somma confusione e dolore. Della menzogna dinanzi al governatore ec. Tutti quelli, che sono costituiti in dignità, amano gli uomini veraci e schietti, e odiano i bugiardi, perchè non vogliono essere gabbati.
41,22:Della colpa dinanzi al principe e al giudice. Posti da Dio per punirla. Dell'iniquità dinanzi all'adunanza. Se tu se' convinto pubblicamente di peccato, perderai la riputazione e sarai sicuro del gastigo.
41,23:Dell'ingiustizia dinanzi al compagno ec. Ogni in giustizia è vergognosa, ma molto più se è fatta all'amico e al compagno. Così il furto fatto nel luogo, in cui uno dimora, per esempio in casa di un vicino.
41,24:Per riguardo alla verità di Dio ed alla legge. Vergognati del furto e delle ingiustizie e delle altre cose dette di sopra, perchè elle offendono la verità di Dio, cioè la giustizia e la legge.
Vergognati di mettere il gomito sul pane. Ovvero sulla tavola. Era considerata, com' ella è, per cosa improprissima l'appoggiarsi sulla mensa, lo che era anche notato, come un poco rispetto de' doni di Dio, che sono sopra la stessa mensa, e particolarmente del pane. E di non tener chiaro il libro del dare e dell'avere. Lo che farà sospettare o che tu vogli fraudare alcuno, o che tu abbi dissipate le tue sostanze.
41,25:Di tacere con quelli che ti salutano. Di non rispondere loro, come è di dovere. A' Cristiani l'Apostolo comanda, che si prevengano l'un l'altro con simili uffici.
41,26:Non volgere altrove la faccia ec. È cosa da vergognarsi (dice il Savio) non solo di non guardar in viso il parente, ma anche qualunque prossimo ancorchè povero e meschino; e ciò sarebbe argomento d'animo superbo e arrogante. È ancora cosa vergognosa l'appropriarsi la parte, che spettava ad altri, per esempio nella divisione di una eredità, e di non restituire, lo che è gran peccato, e dee fare arrossire un uomo, che abbia qualche idea della naturale onestà.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap