VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
8,2:E le parole della tua bocca saranno ec. Baldad prende a rispondere a Giobbe, e gli rimprovera in primo luogo l'ostinazione nel suo parere: fino a quando parlerai tu in simil guisa? in secondo lungo lo accusa come impetuoso, e violenta nel suo discorrere.
8,3:Forse Dio non è retta ec. Può egli mai avvenire, che ingiusti sieno i giudizi, di Dio, ovvero, che egli si serva di sua onnipotenza per opprimere la giustizia e il giusto?
8,4:Abbenchè abbiano i tuoi figliuoli peccato ec. Pone come indubitato principio, che i figliuoli di Giobbe sono morti, perché contro Dio avean peccato, onde Dio in potere del loro peccato gli avea abbandonati, da cui erano stati condotti alla morte. Dicendo, che Dio lasciò quegli infelici in balia della loro iniquità vuol significare, che Dio non è l'autore della morte dell'uomo ingiusto, a cui il suo proprio peccato reca morte e perdizione. Vedi Isai. XLIV. 7.
8,5-6:Nulladimeno se tu con sollecitudine ec. I tuoi figliuoli sono morti, onde non è speranza per essi; ma a te, che se' vivo riman tempo per convertirli, per placar Dio, e impetrare la sua misericordia; se in lui senza dilazione ricorri, e ottenuto il perdono de' tuoi peccati diventi giusto, e vivi da giusto, il Signore, che adesso ti ha lasciato in tal miseria, si sveglierà, e si moverà non solo a liberarti, ma a rendere felice te, e la tua casa.
8,7:Talmente che se i tuoi principii ec. Giungerai a tanta felicità, che la tua precedente grandezza sarà come un nulla in paragone della seguente.
8,8:Interroga le passate generazioni, ec.Non voglio, che tu ti fidi, o Giobbe, dell'autorità e dalla sperienza di noi soli amici tuoi (noi abbiam vissuto assai poco, e poco abbiamo da vivere); ma istruito come tu se' nell'istoria delle passate generazioni, e di quello, che avvenne fin dai tempi de' padri nostri, da tutto questo potrai comprendere la verità di quello che io affermo, vale a dire, che l'uomo non è mai infelice se non perché è peccatore.
8,11-12:Può egli il giunco serbarsi verde ec. Con un esempio preso dalle cose naturali vuole Baldad confermare l'assunto, vale a dire, che gli empi privi della protezione di Dio periscono. Il giunco, come anche la carice nasce, vive e cresce nell'acqua; se l'acqua vien meno, naturalmente si secca, e in polvere si riduce.
8,14:Non si vanterà di sua stoltezza, ec. Stollezza è qui posta per la stessa empietà, come in molti altri luoghi della Scrittura. L'empio non avrà da potersi vantare delle sue ingiustizie, sopra le quali fondò la sua felicità; Imperocchè alla fine vedrà come tutte le sue fatiche e industrie, nelle quali consuma i suoi pensieri e la sua vita, non altro saranno, che come tele di ragno, le quali ad ogni leggero fiato son rotte e disperse. L'Ebreo porta: la sua fidanza sarà la casa del ragno.
8,15:Si appoggerà alla sua casa ec. Bella descrizione di una casa rovinosa, perché mancante di saldo fondamento, la quale nè può sostenere alcun peso, ne con sostegno veruno tenersi in piedi. Questa casa ell' è la fortuna dell'empio, la quale con tutte le umane industrie non potrà essere stabile, ne di durata.
8,16-19:Una pianta si vede fresca ec. Questi quattro versetti son molto oscuri. Emmi paruto sempre, che la sposizione più naturale sia d'intendere qui descritta la sorte dell'uomo giusto, e la conclusione, che si ha ne' versetti 20-22., mi sembra dimostrare chiaramente, che dopo aver parlato dell'empio, e averlo paragonato a un arido giunco, si paragona adesso l'uom virtuoso a un'arbore sempre verde e rigogliosa. Noterò in primo luogo, che dove la volgata legge in orto suo, l'Ebreo, e anche varie edizioni latine leggono in horto suo; onde senza distaccarci dalla lezione comune si è tradotto nel suol nativo. In secondo luogo dove il latino dice: prima che venga il sole, l'Ebreo porta dinanzi al sole, cioè dinanzi alla faccia del sole, ovvero (come interpetra s. Agostino) sotto del sole. Il giusto adunque è un' arbore sempre fresca, e sempre verde, esposta al sole, arbore, che germoglia la dove ella nacque felicemente, e spande i suoi rami. In luogo anche aspro, e pietroso ella profonda le sue radici, e vive tra' sassi; così il giusto nelle avversità, e nelle afflizioni si sostiene, e cresce nella virtù. Se alcuno schianterà quella pianta dal suo posto, ella non ne sentirà detrimento, né pena, non le importerà di esser recisa dal alto, in cui nacque, come se non lo avesse mai occupato; imperocchè suo destino egli e di ripullulare nuovamente dalle sue radici, e di alzarsi dalla medesima terra. Così il giusto afflitto, spogliata delle facolta e de' beni, risorgerà a stato felice, e avrà motivo di consolarsi di essere trattato con tal durezza e rigore.
8,20-22:Dio non rigetta l'uomo dabbene, ma non porgerà la mano a' malvagi. Conclude Baldad, che Dio non può ne rigettare, cioè abbandonare, mettere in non cale il giusto, ne fare amicizia coll'empio, e aiutarlo a mal fare; donde inferisce, che lo stesso Giobbe, se vive da giusto, sarà un dì consolato, e trionferà di tutte le miserie e afflizioni.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap