VULGATA NOVA VULGATA CEI1974 CEI2008
13,1:Chi tocca la pece ec. Viene in questo capitolo il Savio a parlare di varie persone, delle quali la società è da fuggirsi pel pericolo o di contrarre i loro vizi, o d'in correre in altri mali. Parla in primo luogo del superbo, il quale tanto più facilmente comunicherà la sua malattia a chi lo frequenta e lo corteggia, perchè a questa è soggetto grandemente l'uomo per effetto della sua natural corruzione, e perchè questa passione si traveste facilmente sotto le apparenze di generosità e di grandezza di animo, onde a prima vista nulla presenta di odioso e di turpe, come in altre passioni succede.
13,2:Si mette un gran peso addosso ec. in questo e ne' seguenti versetti fino al 9. Si dimostrano i pericoli, ai quali si espone chi per vana ambizione cerca l'amicizia e la compagnia de' grandi e de' potenti, donde per lo più ritrarrà molti disgusti, molte amarezze, e poco o nissun frutto.
13,4:Farà ingiustizia, e fremerà. Farà ingiustizia al povero suo amico, e griderà, strepiterà, come se egli fosse l'offeso, e al povero toccherà di tacere e aver pazienza.
13,7:Se avrà bisogno di te, ti gabberà, ec. Ti gabberà facendoti buon viso, lodandoti con belle e dolci parole, dandoti grandi speranze ec.
13,8:Ti confonderà co'suoi desinari ec.T'inviterà a pranzo, e ti tratterà alla grande, affinchè tu pure facci altrettanto, onde in due e tre volte, che tu lo inviti, ti rifinirà, ridurrà al verde, e allora si burlerà di tua vanità, ti abbandonerà e t'insulterà scuotendo il capo, rinfacciandoti la tua stoltezza di aver voluto competere con lui.
13,9-11:Umiliati a Dio, ec. Se ti trovi in necessità di soccorso, di assistenza, di protezione, umiliati dinanzi a Dio piuttosto, che dinanzi a' grandi della terra, e da lui aspetta conforto piuttosto, che da un uomo fallace; bada di non lasciarti sedurre da vane speranze a umiliarti più del dovere: bada di non umiliarti e di non prostrarti dinanzi al ricco e dinanzi al potente credendo falsamente, che ciò sia da uomo saggio, perocchè questa tua umiliazione potrà condurti a far cose da vero stolto, potrà condurti fino a servire alle passioni e ai peccati di colui, la protezione del quale tu credi tanto necessaria, e come la sola, che possa darti salute. Havvi adunque una falsa umiltà, che non è veramente umiltà, ma piccolezza e viltà di animo, perocchè la vera umiltà è coraggiosa e costante nelle avversità mediante la speranza in Dio.
13,12:Se un potente ti chiama ec. Da questo fino al versetto 18. parla delle maniere da tenersi nel conversare co'grandi.
13,14:Nol trattenere per parlare con lui come con un eguale. Guardati dal parlar molto, dal dar libero il corso alla lingua, come faresti con un tuo pari: il grande o non ha tempo per sentire lunghi discorsi, o farà le viste di non averlo.
13,16:A quello che ti senti dire. A quello, che egli ti dice, a quello che ti domanda, affin di rispondere con prudenza.
13,17:Ma tali cose ascoltando ec. In ascoltando le interrogazioni, che egli ti fa, procura di essere simile a un uomo, che vede in sogno un gran male, che gli sovrasta, e si scuote e caccia da sè il sonno: così tu sta' attento e vigilante, e pensa e rifletti bene a quello, che ti dice quel grande, avendo presente il pericolo di errare nelle risposte e di cadere in qualche precipizio.
13,18:Ama Dio, e invocalo ec. Nei pericoli e ne' bisogni onde è piena la vita, la speranza e il rifugio dell'uomo dee essere in Dio, in Dio, cui egli ami ed invochi con fede.
13,19-20:Ogni animale ama il suo simile, ec. Avendo mostrato di sopra, che non può essere nè ferma nè utile, generalmente parlando, la società tra persone molto diverse di condizione, dimostra adesso la stessa verità coll'esempio degli animali, i quali co' loro simili conver sano e vivono. La somiglianza della natura dee produrre l'amor dell'uomo verso dell'uomo; la somiglianza e conformità di stato, d'inclinazioni, di costumi, produce la più stretta unione di un uomo con un altro uomo, come ne' seguenti versetti si fa manifesto.
13,22:Tra un uomo santo e un cane? il Greco dice: Trall'hiena, e il cane? L'hiena è una specie di lupo nimicissimo del cane. Ma la nostra Volgata dà un ottimo senso, perocchè il cane è animale impuro presso gli Ebrei, Levit. XI. 26. Deuter. XXIII. 18., onde era preso per tipo de'Gentili, Matth. VII. 6. XV. 26. Dice adunque: qual re lazione può essere tra un uomo santo e un uomo immondo ed empio?
13,26:E quelli lo giustificano. Tale è la miseria de' grandi, che trovano sempre degli adulatori, i quali sono pronti a difendere ed anche a canonizzare tutte le loro azioni, ancorchè prave e degne di biasimo.
13,29:Chi è costui? La stessa Sapienza increata sofferse simile insulto dagli Scribi, che dicevano: Non è egli costui figlio di un legnaiuolo? Matth. XXIII. 55.
13,30:Buone son le ricchezze, le quali non hanno ec. Si può prendere questo luogo in due sensi: primo, le ricchezze sono buone quando sono nelle mani di chi ha buona e pura coscienza, perchè questo possessore delle ricchezze, di esse si servirà in bene. Secondariamente, buone sono le ricchezze, le quali sono state acquistate senza peccato, e non s' impiegano a peccare. L'uno e l'altro senso è buonissimo, e si viene così a dimostrare come i beni di questa vita non sono cattivi per loro stessi e non sono nemmen veri beni, perchè buono non fanno l'uomo, ma diventeranno buoni se l'uomo saprà valersene secondo le intenzioni di Dio e in pro dell'anima propria.
Ma pessima è la povertà ec. L'empio, che non ad altro pensa, se non alla vita presente, detesta la povertà e crede e dice, che ella è la peggior cosa, che sia al mondo, perchè toglie a lui i mezzi onde sfogare le proprie passioni. Il giusto non odia e non disprezza la povertà, e se Dio lo ha fatto povero, nel suo stato vive contento, confidando nella divina bontà e sperando il premio che ai poveri di spirito è promesso nell'Evangelio.
13,31:Il cuore dell'uomo cangia il volto di lui ec. I sentimenti di allegrezza o di dolore, di ardimento o di paura ec. s'imprimono e spiccano nella faccia, che è specchio dell'anima: parimente la bontà e santità del giusto risplende nella faccia di lui grave, modesta, tranquilla, come i segni contrari ordinariamente si leggono sul volto degli uomini cattivi.
13,32:Il buon viso argomento di buon cuore ec. Difficilmente e con pena troverai uomo di tanta virtù e pazienza, che sia sempre in volto l'istesso, sia sempre tranquillo e sereno in faccia, che è l'indizio di un cuore perfettamente buono, superiore a tutti i movimenti della carne e del sangue, e a tutti gli accidenti della vita; perocchè i santi stessi non sono esenti da perturbazioni e da impazienze almen passeggere. Del gran santo Antonio scrive s. Atanasio, che egli era costantemente di volto talmente lieto e gioviale, che da questo solo era riconosciuto e distinto tralle migliaia di monaci.
Gen Es Lv Nm Dt Gs Gdc Rt 1Sam 2Sam 1Re 2Re 1Cr 2Cr Esd Ne Tb Gdt Est 1Mac 2Mac Gb Sal Pr Qo Ct Sap Sir Is Ger Lam Bar Ez Dn Os Gl Am Abd Gn Mi Na Ab Sof Ag Zc Ml Mt Mc Lc Gv At Rm 1Cor 2Cor Gal Ef Fil Col 1Ts 2Ts 1Tm 2Tm Tt Fm Eb Gc 1Pt 2Pt 1Gv 2Gv 3Gv Gd Ap